La Commissione ha
riveduto (QUI)
la direttiva sulle acque reflue (91/271/CEE del Consiglio, del 21 maggio 1991 QUI) in linea con i risultati di
una valutazione e sulla base di un'ampia valutazione d'impatto, adeguandola
alle norme più recenti. La revisione mira a:
1) ridurre l'inquinamento, il consumo di energia e le emissioni di
gas serra,
2) migliorare la qualità dell'acqua affrontando l'inquinamento
residuo delle acque reflue urbane,
3) migliorare l'accesso ai servizi igienico-sanitari, in
particolare per i più vulnerabili ed emarginati,
4) far pagare all'industria il trattamento dei microinquinanti,
5) richiedere ai paesi dell'UE di monitorare gli agenti patogeni
nelle acque reflue portare a un settore più circolare.
LA PROPOSTA DI REVISIONE DELLA DIRETTIVA NASCE DALL’ANALISI
DEI BUCHI NELLA DIRETTIVA VIGENTE
a) l'inquinamento proveniente dalle città più piccole al di fuori
del campo di applicazione della direttiva e l'inquinamento causato da
tracimazioni delle acque piovane, quindi la nuova Direttiva si applicherà anche
alla città sopra i 1000 abitanti (versione attuale invece a 2000);
b) attualmente non sono coperti anche i microinquinanti come i
residui di prodotti farmaceutici e cosmetici. Questi residui si trovano
frequentemente in tutti i nostri corpi idrici e hanno un effetto dannoso sulla
natura. Tuttavia, quando questi microinquinanti finiscono nell'ambiente, è
necessario un ulteriore trattamento per rimuoverli di nuovo;
c) il trattamento delle acque reflue è uno dei maggiori
consumatori di energia nel settore pubblico. La direttiva riveduta fissa,
pertanto, anche un obiettivo di neutralità energetica per il settore;
d) infine, recenti esperienze hanno dimostrato che i virus possono
essere rintracciati con elevata affidabilità nelle acque reflue: ciò fornisce
informazioni preziose per le decisioni di salute pubblica. Per poter
raccogliere i dati necessari è stato necessario anche un aggiornamento della
direttiva.
L'attuale revisione della direttiva è in linea con i risultati di
una valutazione del 2019 (QUI),
adeguandola alle più recenti conoscenze scientifiche.
ENTRO IL 2040 LE NUOVE REGOLE
a) risparmiare quasi 3 miliardi di EUR all'anno in tutta l'UE;
b) ridurre le emissioni di gas serra di oltre il 60% rispetto al
1990;
c) ridurre l'inquinamento idrico di oltre 365 mila tonnellate;
d) ridurre le emissioni di microplastiche del 9%;
e) le nuove norme riguarderanno anche l'acqua
piovana e imporranno ai paesi dell'UE di istituire piani integrati
di gestione delle acque reflue urbane nelle grandi città (inizialmente oltre
100.000 abitanti, e successivamente per le città di 10.000 abitanti, ove
necessario). Ciò ridurrà le emissioni dirette di materia organica, azoto e
fosforo nei corpi idrici, ma anche i rifiuti e le microplastiche catturati dal
deflusso urbano. Introduce inoltre un migliore controllo dei singoli sistemi
come le fosse settiche, standard più severi per i nutrienti e standard per i
microinquinanti;
f) gli operatori rendano pubblici gli
indicatori chiave di prestazione;
g) a produttori di prodotti farmaceutici e cosmetici saranno
tenuti a pagare il costo
della rimozione dei microinquinanti che
provengono dai loro prodotti e finiscono nelle acque reflue, attuando così il
principio "chi inquina paga";
h) La direttiva riveduta introduce l'obbligo per i paesi dell'UE
di istituire il monitoraggio dei parametri sanitari nelle acque reflue urbane
per: il virus SARS-CoV-2 e le sue varianti, ma anche i virus della poliomielite
e dell'influenza, i patogeni emergenti, i contaminanti di interesse emergente e
qualsiasi altro parametro di salute pubblica considerato pertinente dalle
autorità nazionali competenti per il monitoraggio.
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