Come
risulta dalla locandina pubblicata a fianco, domani sera insieme con la collega
Avvocato Piera Sommovigo faremo il punto della vertenza legale contro il
progetto di biodigestore previsto a Vezzano Ligure.
La vertenza legale è appena cominciata, a breve arriverà la prima sentenza che riguarda solo una parte dei vizi che rileviamo nella procedura. Nei giorni scorsi abbiamo impugnato, per conto del Comune di Santo Stefano Magra le conclusioni della conferenza dei Servizi dove rileviamo ulteriori potenziali vizi di merito e procedurali.
Ovviamente alla fine decideranno i giudici amministrativi su chi ha ragione o torto e prenderemo atto con rispetto della decisione anche se dovesse dare torto a noi come pure altrettanto ovviamente, se rileveremo delle motivazioni non soddisfacenti proporremo alle Amministrazioni Comunali di Santo Stefano Magra ed Arcola di valutare appello al Consiglio di Stato, appello che verrà deciso nella totale autonomia dalle due Amministrazioni Comunali come è giusto che sia nella dialettica tra consulenti e amministratori.
Nel frattempo comunque andrà a finire la causa legale, il dato politico che emerge è che non è stato possibile trovare una soluzione condivisa sul sito, sulla tecnologia e soprattutto sulle dimensioni del progetto che deve chiudere il ciclo dei rifiuti relativamente a quelli organici.
Questa è una sconfitta della democrazia rappresentativa per tutti e credo che al di la di chi vincerà la causa legale occorrerà che la politica rifletta per il futuro su come impostare i processi decisionali che incidono su usi rilevanti (in termini ambientali e sanitari) dei territori. Questo vale prima di tutto per la politica ma anche per il livello burocratico relativamente al modo in cui vengono gestite le istruttorie.
I Conflitti ambientali devono essere prevenuti e questo comporta un salto di qualità nel confronto sulle decisioni da tutte le parti (istituzioni, dirigenti, imprese, cittadini attivi).
Credo che un indirizzo importante per capire cosa intendo per tale salto di qualità lo si possa cogliere nella Guida alla Comunicazione del Rischio Ambientale redatto dal Sistema Nazionale della Protezione Ambiente (pubblicato nel 2018 - QUI) dove si afferma la: “… palese inefficacia dei modelli di gestione del rischio fondati su mere valutazioni tecnico scientifiche e su calcoli costi benefici” e dove si rileva in relazione alle domande del pubblico come “… è necessario, quando si parla di rischi per la salute, tenere in debito conto anche la loro percezione e quindi utilizzare conoscenze sviluppate nei campi della sociologia, antropologia, psicologia, nonché prodotte dalla comunità”.
Ci riusciremo a cambiare il modo di decidere? Non lo so, il decisionismo imperante, la semplificazione delle procedure senza valutare la qualità delle istruttorie e la formazione di chi le gestisce, il fastidio che i decisori provano sempre di più verso le critiche che provengono dalle comunità locali, non fanno ben sperare.
Eppure dovrebbe essere chiaro che quando i conflitti finiscono nelle aule dei tribunali prima di tutto muore la democrazia rappresentativa a prescindere dal colore di chi governa.
Lo
scrivo con franchezza, seguendo decine di vertenze ogni anno in giro per l’intero
stivale, sono pessimista almeno a breve termine e, se me lo consentite, anche molto stanco di ripetere da anni questi concetti, inascoltato da chi governa sia quelli di prima che quelli di ora.
Nessun commento:
Posta un commento