IL PRIMO riguarda il rapporto, a livello mondiale, tra le emissioni di particolato fine (PM 2,5: dove 1 micron (μ) corrisponde ad un millesimo di millimetro) e impatto sulla salute pubblica. Dallo studio emerge che oltre 10milioni di morti premature all'anno sono prodotte dall'inquinamento del particolato da fonti fossili.
IL SECONDO analizza la presenza del COVID-19 nell'aria rilevando una significativa presenza negli ambienti domestici.
MORTALITÀ
GLOBALE PER INQUINAMENTO DA PARTICELLE FINI ALL'APERTO GENERATO DALLA
COMBUSTIONE DI COMBUSTIBILI FOSSILI (DOCUMENTAZIONE INTERNAZIONALE)
Studio pubblicato su
Science Direct (ScienceDirect.com | Science, health and
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Secondo lo studio (per il testo vedi QUI) la combustione di combustibili fossili – in
particolare carbone, benzina e gasolio – è una delle principali fonti di
particolato fine aereo (PM2,5) e un fattore chiave per l’impatto globale della
mortalità e delle malattie. Precedenti valutazioni dei rischi hanno esaminato
la risposta sanitaria al PM2,5 totale, non solo al PM2,5 dalla combustione di
combustibili fossili, e hanno utilizzato una funzione di risposta alla
concentrazione con un supporto limitato dalla letteratura e dati a concentrazioni
sia elevate che basse. Questa valutazione esamina la mortalità associata al
PM2,5 solo a causa della combustione di combustibili fossili, facendo uso di
una recente meta-analisi di studi più recenti con una gamma più ampia di
esposizione.
Lo studio ha inoltre stimato
la mortalità dovuta a minori infezioni respiratorie (LRI) tra i bambini di età
inferiore ai cinque anni nelle Americhe e in Europa, regioni per le quali abbiamo
dati affidabili sul rischio relativo di questo risultato per la salute derivanti
dall'esposizione al PM2,5. Lo studio ha utilizzato il modello di trasporto chimico
GEOS-Chem per stimare i livelli di esposizione globale al PM2,5 legato ai
combustibili fossili nel 2012. I rischi relativi di mortalità sono stati
modellati utilizzando funzioni che collegano l'esposizione a lungo termine al
PM2,5 e alla mortalità. Lo studio è arrivato a stimare un totale globale di
10,2 (CI 95%: da -47,1 a 17,0) milioni di morti premature all'anno attribuibili
alla componente fossile del PM2,5. L'impatto maggiore sulla mortalità è stimato
nelle regioni con pm2,5 sostanziali correlati ai combustibili fossili, in
particolare Cina (3,9 milioni), India (2,5 milioni) e parti degli Stati Uniti
orientali, dell'Europa e del sud-est asiatico. La stima per la Cina precede un
sostanziale calo delle emissioni di combustibili fossili e scende a 2,4 milioni
di morti premature a causa della riduzione del 43,7% del PM2,5 dei combustibili
fossili dal 2012 al 2018 portando il totale globale a 8,7 (95% CI: da -1,8 a 14,0)
milioni di morti premature. Abbiamo anche stimato decessi annuali in eccesso
dovuti all'LRI nei bambini (0-4 anni) di 876 in Nord America, 747 in Sud
America e 605 in Europa.
Questo studio dimostra che
la componente di combustibile fossile di PM2,5 contribuisce a un grande carico
di mortalità. La pendenza più ripida della funzione concentrazione-risposta a
concentrazioni più basse porta a stime più grandi di quelle precedentemente
riscontrate in Europa e Nord America, e il calo più lento della pendenza a
concentrazioni più elevate si traduce in stime più grandi in Asia.
La combustione di
combustibili fossili può essere controllata più facilmente rispetto ad altre
fonti e precursori del PM2,5 come polvere o fumo di fuoco, quindi questo è un
chiaro messaggio ai responsabili politici e alle parti interessate per
incentivare ulteriormente il passaggio a fonti di energia pulite.
PRESENZA
COVID-19 NELL’ARIA INDOOR E OUTDOOR (DOCUMENTAZIONE NAZIONALE)
Studio Arpa Piemonte (QUI), in collaborazione con il Laboratorio di Virologia
Molecolare e Ricerca Antivirale del Polo Universitario San Luigi Gonzaga di
Orbassano (TO), che individuato un metodo riproducibile e validabile per
determinare la presenza del virus in aria, sia essa indoor che outdoor.
I risultati ottenuti con un
grado di certezza quantificabile supportano le seguenti considerazioni:
- in ambiente esterno, il
virus non è finora risultato rilevabile nell’aria;
- negli ambiti ospedalieri, ed
in particolare all’interno dei reparti con presenza di malati anche
caratterizzati da elevati carichi virali, le concentrazioni rilevabili del
SARS-CoV-2 sono risultate generalmente molto contenute, anche in virtù
dell’elevato tasso di ricambio dell’aria realizzato in tali aree (6-8 ricambi
d’aria ogni ora);
- in ambito domestico, al
contrario, le concentrazioni di virus si sono rilevate più consistenti, fino a
40÷50 copie genomiche del virus al metro cubo di aria. Tali valori risultano
fortemente influenzabili dalle frequenze di ricambio d’aria e dal numero di
soggetti positivi presenti nelle abitazioni, oltreché dallo sviluppo dei
sintomi più comuni della malattia (tosse secca).
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