Nel territorio comunale spezzino nonostante le proteste di movimenti ambientalisti, comitati
di cittadini si continua a non fornire dati attendibili sullo stato reale del
rapporto tra emissioni inquinanti (porto, centrale enel ad esempio) e la salute
dei cittadini.
Le Autorità preposte ai controlli continuano: 1. ad interpretare, nella migliore delle ipotesi, in modo formale i limiti di legge, senza tener conto delle
specificità ambientali
2. si continuano produrre indagini parziali che non
arrivano mai a chiarire la reale situazione sanitaria della popolazione sotto
il profilo della eziologia delle malattie di origine ambientale,
3. si continuano a dare incarichi (vedi QUI) che
non affrontano i problemi dell’inquinamento in maniera preventiva.
UN ESEMPIO: LA
CAMPAGNA DI MONITORAGGIO DELLE POLVERI NELLA ZONA DI FOSSAMASTRA
Questa campagna (vedi
QUI) gestita
dall’Arpal e promossa da un protocollo con Provincia, Comune di Spezia,
Autorità Portuale, aveva lo scopo di misurare lo stato di qualità dell’aria
nella zona di Fossamastra (limitrofa al porto mercantile e allo scarico del
carbone della centrale enel). A proposito perché l'Autorità Portuale non pubblica la versione integrale di questo studio.... che invece pubblico io? Nel sito della AP c'è solo una sintesi molto di parte (vedi QUI).
Come risulta dalla versione completa della campagna, in
modo totalmente arbitrario, questi Enti hanno deciso di monitorare solo le Polveri Totali Sospese (di seguito PTS), motivandolo con il fatto che queste erano maggiormente
indicative della correlazione tra inquinamento e sbarco del carbone.
Il
problema è che il limite di legge delle PTS è molto alto quindi ormai completamente superato dagli studi epidemiologici degli ultimi decenni che rilevano pericolosi sanitari a limiti ben inferiori per il particolato. Non solo ma anche se fossero emerse violazione dei limiti di legge non
potevano essere usati dal Sindaco per intervenire con ordinanze di
chiusura o limitazione della attività
inquinante (ad esempio quella dello sbarco del carbone), perché da anni non
sono più previsti limiti di legge per le PTS.
Come
ormai è assodato sia da un punto di vista scientifico che normativo il
monitoraggio delle PTS ha senso solo se scomposto a seconda delle
dimensioni delle particelle.
Così
si distinguono
Particolato
grossolano : dimensioni superiori a 10 μm (
milionesimi di metro)
PM10: dimensioni sotto i 10 μm
PM2,5 : dimensioni sotto il 2,5 μm
Non
solo ma i limiti di riferimento presi ad esempio dalla campagna dell’Arpal sono
assolutamente inaccettabili in termini sanitari e ormai anche normativi. I valori di riferimento sono stati infatti
quelli di una vecchia normativa ormai superata dal 2004:
150 μg/m3 come
media annuale
300 μg/m3 come
media giornaliera.
Valoro altissimi che se
parametrati sulle nuove unità di misura
(PM10 e PM2,5) comporterebbero automaticamente la chiusura di ogni attività
Dal
campionamento sono emersi valori di PTS di 60 μg/m3. Ora questo
valore anche solo da un punto di vista normativo sarebbe fuorilegge se
applicato alle PM10 (50 μg/m3). Invece nelle conclusioni di Arpal si afferma: “Le
concentrazioni di PTS, oggi non più normato, rilevate in tutte le postazioni, in
particolare a “Fossamastra”, non presentano criticità anche in presenza dello
scarico del carbone”.
Ora un conto
è dire che le PTS sono nei limiti della legge (una legge che peraltro non c’è
più come abbiamo visto), un conto è dire che i valori di 60 μg/m3 non costituiscono
una criticità ambientale…….
Basi pensare
che per l’OMS i valori di sicurezza sanitari per il particolato fine più
pericoloso non devono superare i 10 μg/m3, mentre i limiti di legge nuovi sono di 25 μg/m3 comunque ben
lontani da quelli indicati dal campionamento dell’Arpal.
Certo
le polveri totali sono una cosa e le PM 2,5 sono un'altra cosa, nel senso che
queste ultime sono più facilmente inalabili dal nostro organismo, ma questo non
dimostra non ci siano criticità sanitarie.........
Non
solo perché il valore di 60 μg/m3 rilevati di PTS è significativo dal punto di vista della evoluzione della normativa e
delle conoscenze scientifiche ma anche perché si va ad inserire in una zona (Fossamastra) dove i valori rilevati delle PM 2,5
nella centralina Arpal sono sempre stati in questi anni oscillanti tra i
15 e i 20 μg/m3: quindi nei limiti formali
di legge, ma sempre ben al di sopra, spesso del doppio, al limite di sicurezza
sanitaria dell’OMS.
Su richiesta della
Commissione europea, nel quadro della revisione 2013 della politica dell’aria,
è stato prodotto uno studio dell’OMS intitolato REVIHAAP – “Review of evidence on health aspects of air pollution” (vedi QUI), che suggerisce lo
sviluppo di malattie collegate al sistema neurologico, al danneggiamento delle
funzioni cognitive e in grado di provocare il diabete, da esposizioni di Pm 2,5 superiori ai 10 μg/m3.
Secondo
questo studio oltre l’80% degli europei sono
esposti a livelli di particolato (PM) superiori a quanto disposto dalle Linee
guida di qualità dell’aria dell’OMS risalenti al 2005. Questo, in media,
priva ogni cittadino di 8,6 mesi di vita!
Il Commissario Europeo per l’Ambiente Janez
Potočnik, nel presentare questo studio, ha dichiarato: “La politica dell’UE sull’aria deve essere
basato sulla scienza più recente. È per questo che abbiamo chiesto all’OMS
di intraprendere questa ricerca. I collegamenti che sono stati trovati tra
inquinamento atmosferico e salute umana rafforzano la necessità di rivedere la
nostra politica: sarà un contributo essenziale al 2013 per la revisione della
politica della qualità dell’aria.”
Ha aggiunto Zsuzsanna
Jakab, Direttore Regionale dell’OMS per l’Europa: “Solo
pochi anni fa, in assenza di prove certe, gli standard di inquinamento
dell’aria e i regolamenti non sono stati sufficientemente modificati per
salvaguardare la salute umana. Siamo certi che questa nuova conoscenza alla
fine porterà a politiche anti inquinamento più severe e di controllo dell’aria
per proteggere la salute dei cittadini europei “.
ULTERIORI ELEMENTI MANCANTI PER UN ADEGUATO MONITORAGGIO
DELL’INQUINAMENTO
Ma
oltre a quanto scritto sopra un ulteriore limite di questi campionamenti svolti
dalle autorità locali spezzine è nel mancato utilizzo di quelle metodologie di
monitoraggio integrato degli inquinanti come quella del PM10 secondario. che si forma in atmosfera a partire
da altri inquinanti primari come ossidi di azoto, ossidi di zolfo, ammoniaca e
composti organici. Il PM10 secondario contribuisce alla concentrazione in aria
di polveri sottili per oltre il 50% (fonte APAT Rapporto sull’inquinamento
nelle aree urbane).
Non
solo ma continua a mancare nella zona di cui stiamo parlando maggiormente
interessata dalle emissioni dello sbarco del carbone associate a quelle della
attività portuale e del traffico automobilistico, il monitoraggio dei micro
inquinanti cancerogeni quali: l'arsenico, il cadmio, il mercurio, il nickel e gli idrocarburi
policiclici aromatici.
Basti pensare
che le centraline che li rilevano attualmente ( non con regolarità peraltro)
sono situate in Viale Amendola e alla
Maggiolina (sic!)
Ora questi
microinquinanti sono emessi dalla combustione del carbone. Quindi un
campionamento che voglia misurare lo stato ambientale e sanitario di un’area
interessata dalle emissioni dello scarico del carbone, del porto etc. deve
tener conto anche di questo ulteriore fattore di impatto.
CONCLUSIONI
Il monitoraggio dell'area di Fossamastra conferma una serie di limiti nella azione degli enti preposti ai controlli ambientali, peraltro presenti anche per altre situazioni e problematiche ambientali:
1. il monitoraggio svolto ha utilizzato un indicatore: le PTS superato normativamente e scientificamente;
2. i valori prodotti dal monitoraggio
se parametrati ai nuovi valori di qualità dell’aria del particolato fine sarebbero fuori legge;
3. i valori prodotti dal monitoraggio
non tengono conto dei nuovi limiti di qualità dell’aria dell’OMS ben inferiori a quelli di legge anche più recenti;
4. il monitoraggio non tiene conto di indicatori integrati dell’impatto
ambientale degli inquinanti come il c.d. PM10 secondario;
5. il monitoraggio non tiene conto
dell’impatto cumulativo dei microinquinanti
rispetto alle emissioni di polveri totali rilevate.
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