lunedì 8 settembre 2025

Il Comitato Economico Sociale della UE conferma i rischi irrisolti dei rifiuti da nucleare

Chi pensa che il nucleare sia davvero uno soluzione sicura (per ambiente e salute) a breve termine si legga questo Parere (QUI) del Comitato Economico e Sociale che pur non partendo da una posizione pregiudiziale contro la tecnologia nucleare dimostra tutte le problematiche irrisolte ad oggi del ciclo di questa fonte energetica. Un insegnamento, che ovviamente non verrà ascoltato, per il governo italiano.

In particolare, dal Parere emergono:

1. Una grave mancanza di trasparenza nella gestione dei rifiuti radioattivi come pure un inadeguato coinvolgimento delle comunità locali interessate dagli interventi sul nucleare

2. La lontananza nel tempo (addirittura si fa riferimento in alcuni casi fino al 2130!) della soluzione per lo stoccaggio dei rifiuti radioattivi ad alta attività. In questo modo, afferma il Parere, “Il prolungamento dello stoccaggio dei rifiuti ad alta attività per più di un secolo potrebbe far aumentare i rischi e i costi ed essere un onere a carico delle future generazioni.”

Il Parere conclude con alcune raccomandazioni a Commissione e Stati Membri.

 

 

RIFIUTI RADIOATTIVI IN AUMENTO E NON ADEGUATA TRASPARENZA NELLA LORO GESTIONE

La produzione annuale di rifiuti radioattivi aumenterà nel prossimo decennio e anche negli anni successivi, in quanto si andrà alla chiusura e disattivazione programmate di alcuni impianti nucleari.

Gli Stati membri dovrebbero agevolare non solo un coinvolgimento inclusivo della società civile, ma anche l'apertura e la trasparenza nei confronti dei cittadini – comprese le attuali comunità ospitanti e quelle potenzialmente interessate – in tutti i settori della gestione dei rifiuti radioattivi. I finanziamenti disponibili dovrebbero essere utilizzati per accrescere la capacità dei gruppi della società civile, e in particolare delle comunità locali situate nelle vicinanze di impianti nucleari, a partecipare in maniera indipendente a progetti e studi volti a valutare il grado di partecipazione nella gestione dei rifiuti radioattivi e le pratiche di trasparenza al riguardo.

Il tutto dovrebbe fondarsi sul paragrafo 2 articolo 10 Direttiva 2011/70: “Gli Stati membri provvedono affinché la popolazione abbia le necessarie occasioni di effettiva partecipazione ai processi decisionali concernenti la gestione del combustibile esaurito e dei rifiuti radioattivi conformemente alla legislazione nazionale e agli obblighi internazionali” (QUI).

 



MANCANO DEPOSITI O SOLUZIONI DEFINITIVI PER I RIFIUTI RADIOATTIVI

Il CESE sottolinea che permangono preoccupazioni per la mancanza di progressi chiari in relazione allo smaltimento del combustibile esaurito e/o dei rifiuti ad alta attività nella maggior parte dei paesi e per le date di messa in funzione dei depositi, che si collocano tra gli anni 2050 e 2070, e anche più tardi per alcuni paesi. Il prolungamento dello stoccaggio dei rifiuti ad alta attività per più di un secolo potrebbe far aumentare i rischi e i costi ed essere un onere a carico delle future generazioni.

Alla fine del 2019 l'inventario totale stimato di rifiuti radioattivi nell'UE ammontava a 2 334 000 m3. Circa il 66 % di questi rifiuti è già stato smaltito, mentre il 34 % è ancora stoccato e dovrà essere gestito in futuro. Il combustibile esaurito è stoccato in attesa dello smaltimento o del ritrattamento, a seconda della strategia sulla gestione dei rifiuti radioattivi dello Stato membro considerato. Le proiezioni attuali sulle stime degli inventari non vanno oltre il 2030 e non sono complete, in quanto mancano alcuni dati e non si prendono in considerazione i piani degli Stati membri per costruire nuovi impianti o per prolungare il periodo di attività di quelli esistenti.

Come risulta dalla Relazione (QUI) della Commissione UE del 2024 solo Finlandia, Francia e Svezia hanno selezionato siti per lo smaltimento geologico in profondità del combustibile esaurito e dei rifiuti ad alta attività. Il primo deposito geologico di profondità dovrebbe essere operativo in Finlandia entro il 2025, seguito da quelli in Francia e Svezia (dove si prevede siano operativi dal 2035) e poi in Germania e Belgio (si prevede dal 2050), mentre altri Stati membri hanno fatto sapere di aver bisogno di periodi molto più lunghi. È il caso, ad esempio, della Spagna (dove sarebbero operativi entro il 2060), della Cechia e della Slovacchia (in entrambe nel 2065) e dei Paesi Bassi (addirittura nel 2130)

 



NECESSITÀ DI APPROCCIO INTEGRATO NELLA GESTIONE DEI RIFIUTI RADIOATTIVI

Il CESE ritiene fondamentale considerare la R&S in materia di gestione dei rifiuti radioattivi in modo integrato e interdisciplinare. Per assicurare una comprensione migliore e venire efficacemente incontro alle aspettative, esigenze e preoccupazioni della società per quanto riguarda la gestione dei rifiuti radioattivi, il Programma congiunto europeo sulla gestione dei rifiuti radioattivi (EURAD- QUI) e la Piattaforma tecnologica per lo smaltimento geologico dei rifiuti radioattivi (IGD-TP-QUI) dovrebbero interagire con la piattaforma SHARE (Scienze sociali e umane unite nella ricerca sulle radiazioni ionizzanti) e con i rappresentanti delle organizzazioni della società civile, impegnandosi a garantire l'inclusività. Bisognerebbe inoltre stanziare le risorse finanziarie in modo da garantire che le organizzazioni della società civile – locali o nazionali – interessate siano adeguatamente coinvolte in questo programma.

 



CLASSIFICAZIONE RIFIUTI RADIOATTIVI E MODALITÀ DI GESTIONE

I rifiuti a bassa attività e quelli ad attività molto bassa rappresentano il 90,7 % del volume totale dei rifiuti radioattivi, i rifiuti a media attività rappresentano il 9,1 % e quelli ad alta attività lo 0,2 %. Alle ultime due tipologie è riconducibile oltre il 90 % della radioattività totale (QUI). Sono stati compiuti passi avanti per quanto riguarda lo smaltimento sicuro dei rifiuti a bassa attività nell'UE. Tuttavia, la maggior parte degli Stati membri non dispone di soluzioni per la gestione a lungo termine dei rifiuti a media attività e di quelli ad alta attività, compreso il combustibile esaurito. In alcuni Stati membri si ricorre allo stoccaggio dei rifiuti radioattivi per dare il tempo necessario allo sviluppo di innovazioni radicali.

 



LA RELAZIONE DELLA COMMISSIONE

Si tratta della Relazione (QUI), del 22 maggio 2024, della Commissione al Consiglio e Parlamento UE sui progressi compiuti nell'attuazione della direttiva 2011/70/EURATOM del Consiglio e sull'inventario dei rifiuti radioattivi e del combustibile esaurito presenti sul territorio comunitario e le prospettive per il futuro.

La Commissione ritiene che i rifiuti radioattivi e il combustibile esaurito siano stati gestiti in modo sicuro nell'UE. Inoltre, nella relazione si afferma che in tutta l'UE sono in atto programmi nazionali che in genere sono stati definiti in modo trasparente e partecipativo. Tuttavia, vi si osserva anche che diversi Stati membri non hanno ancora definito alcuna politica nazionale per la gestione a lungo termine dei loro rifiuti radioattivi e in particolare di quelli a media e alta attività. Inoltre, sempre secondo la relazione, gli obiettivi fissati in alcuni programmi nazionali non sono sufficientemente ambiziosi e prevedono lunghi periodi per la loro attuazione, il che potrebbe gravare sulle generazioni future. Le questioni principali da affrontare sono il controllo e il finanziamento dei programmi.

 

 

 

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