L’ultima inchiesta sulle
presunte tangenti per i cantieri di Piazza Verdi si va ad unire a quella sull’ASL
e ad altre precedenti a cominciare dallo scandalo storico di Pitelli e soprattutto della mancata bonifica del sito, golfo compreso.
Ma non è
solo questione di tangenti perché anche quando le scelte vengono fatte senza
sistemi corruttivi queste producono lo stesso costi anomali alla Pubblica
Amministrazione, inefficienze, conflitti giurisdizionali e soprattutto tra Comune
e comunità locale. Si vedano:
1. gli appalti vari finiti
sempre con varianti in corso d’opera (Piazza del Mercato, strada pedecollinare,
etc.),
2. il finto fronte urbanistico dei quartieri del Levante in realtà una mera speculazion edilizia insensata rispetto alla riqualificazione del rapporto porto città
2. il finto fronte urbanistico dei quartieri del Levante in realtà una mera speculazion edilizia insensata rispetto alla riqualificazione del rapporto porto città
3. la bonifica dell’area ex
IP durata anni in danno di migliaia di cittadini spezzini colpiti dalle
emissioni odorigene incontrollate,
4. le sentenze di condanna
per danno ambientale alla centrale Enel mai applicate,
5. la vicenda del dragaggio
del porto che ha dimostrato (senza bisogno di situazioni di corruzione) l’incapacità
della pubblica amministrazione di controllare
e sanzionare autonomamente (senza intervento della magistratura) i
comportamenti della ditta esecutrice,
e potrei continuare…
Allora di fronte a questa
situazione le inchieste della magistratura vengano pure ci mancherebbe anzi
meno male ma se vogliamo cambiare le cose il problema va affrontato alla radice
e riguarda il modello di governo trasparente del Comune.
Tre sono le questioni
fondamentali da affrontare:
1. La
questione della rotazione dei dirigenti
2. La
questione dello spoils system: cambio di singoli o gruppi di dirigenti.
3.
la questione del modello di giunta necessario per garantire una reale funzione
di indirizzo verso la macchina comunale non più fondata sulla logica dello
scambio di “coperture” politiche e
amministrative.
Piccola premessa: tralascio
in questo post per ragioni di spazio la riflessione sulla c.d riforma Madia che
aprirebbe il c.d. “mercato dei dirigenti” e che è stata dichiarata
incostituzionale dalla sentenza n. 251/2016 in relazione alle competenze stato
regioni, e vengo al sodo delle due questioni sopra enunciate.
LA QUESTIONE DELLA ROTAZIONE DEI DIRIGENTI
Il comma 10 articolo 1
legge anticorruzione, delibere ANAC, delibere Corte dei Conti) prevede in
primo luogo questi due principi:
1. la
rotazione è obbligatoria solo per gli operatori assegnati agli uffici che, a
seguito dei processi di valutazione e ponderazione dei rischi, risultino essere
maggiormente esposti ai rischi corruttivi;
2. la
rotazione dev’essere effettiva. E’ importante porre attenzione all’aggettivo
“effettiva”, in quanto l’effettiva rotazione costituisce una delle misure di
prevenzione in presenza delle quali, in caso di commissione all’interno
dell’ente di un reato di tipo corruttivo, consegue la responsabilità del
responsabile anticorruzione.
L’Autorità
Anticorruzione (ANAC) ha
precisato come intendere la rotazione che non è semplicemente uno spostamento
di un dirigente da un settore all’altro ma una filosofia di gestione della
macchina pubblica diversa dai compartimenti stagni del passato e in buona parte
del presente. Ciò deve essere frutto di una politica dell’ente fondata
sui seguenti principi:
Formazione:
Necessità di far acquisire ai dipendenti competenze professionali anche di tipo
trasversale, al fine di rendere fungibili le funzioni in una pluralità di
ambiti lavorativi
Criteri della rotazione:
Vanno definiti in via preventiva i criteri di rotazione, tra i quali: a)
individuazione degli uffici; b) la periodicità; c) le caratteristiche. Sui
citati criteri va attuale l’informativa sindacale per eventuali osservazioni
e/o proposte. Sulla periodicità peraltro è intervenuta delibera della Corte dei
Conti n. 7 del 28 aprile 2016 secondo la quale: “Il rinnovo, infatti, rappresenta un istituto eccezionale a carattere
derogatorio, il quale si pone in contrasto con i principi di trasparenza nelle
procedure di assegnazione e di rotazione degli incarichi dirigenziali”.
Programmazione: Preventiva
individuazione delle aree a rischio e programmazione pluriennale della
rotazione degli incarichi.
Gradualità: Al
fine di evitare rilevanti impatti organizzativi, è necessario, in
considerazione delle aree a rischi più elevati, procedere in fasi
successive (es. dai responsabili dei procedimenti, al personale a diretto
contatto con il pubblico, ai funzionari ed infine ai dirigenti).
Monitoraggio: Spetta
al responsabile anticorruzione, indicare almeno a livello annuale le rotazioni
effettuate, le difficoltà incontrate, la formazione attivata o da attivare.
Atto di indirizzo su
criteri e limiti della rotazione: Necessario un atto di indirizzo che
stabilisca i criteri di rotazione e di conferimento in modo chiaro e
trasparente. Negli uffici ad altro rischio sarebbe opportuno limitarla al
minimo legale (tre anni per gli enti locali e quattro nel decreto Madia). La legge
124/2015, prevede l’interpello, su un area dirigenziale vasta tale da eliminare
il problema anche agli Enti con pochi dirigenti.
LA RIMOZIONE DEI DIRIGENTI SULLA BASE DI UNA
VALUTAZIONE DEL LORO OPERATO: SPOILS SYSTEM
Sulla rimozione del dirigente
a livello del singolo caso sia per inefficienza dello stesso nella gestione del
suo settore o per mancanza di fiducia con il livello politico elettivo, la
questione va letta alla luce della giurisprudenza costituzionale e della
Cassazione:
La Corte
Costituzionale
Sono due le sentenze
rilevanti sul punto (n. 103 del 23 marzo 2007 e n. 161 del 20 maggio 2008)
Queste sentenza hanno
chiarito in sintesi che la decadenza automatica - in assenza di valutazioni
concernenti i risultati raggiunti, condotte nel rispetto del principio del
giusto procedimento - risulta in contrasto con l'art. 97 Cost., sotto il
duplice profilo della tutela dell'imparzialità e del buon andamento della
pubblica amministrazione oltre che del principio di continuità dell'azione
amministrativa.
La Cassazione
La Cassazione, Sez.
Lavoro, con la sentenza n. 11015 del 5 maggio 2017, si è pronunciata sulla
portata applicativa dello spoils system negli Enti locali, ai sensi
dell'art. 110, commi 3 e 4, del d. lgs. 18 agosto 2000, n. 267 (TUEL).
Nel caso di specie si
trattava dell'incarico di funzioni di dirigente dei Settori Urbanistica, Lavori
pubblici, Programmazione e progettazione
Secondo questa sentenza:
le uniche ipotesi in cui l'applicazione dello "spoils system" può
essere ritenuta coerente con i principi costituzionali sono quelle nelle quali
si riscontrano i seguenti requisiti:
1. della apicalità
dell'incarico cioè incarichi che non attengano a una semplice attività di
gestione o siano conferiti direttamente dai vertici politici, Si tratta cioè di
quel tipo di incarico deciso intuitu personae dalla giunta regionale per
assicurare quella continuità tra organi politici e dirigenti di vertice ( Corte
di cassazione sentenza n. 2510/20179);
2. della fiduciarietà
della scelta del soggetto da nominare, con la ulteriore specificazione che:
“tale "fiduciarietà", per legittimare l'applicazione dell'indicato
meccanismo, deve essere intesa come preventiva valutazione soggettiva di
consonanza politica e personale con il titolare dell'organo politico, che di
volta in volta viene in considerazione come nominante";
3. il
legame tra rimozione del dirigente e accertamento oggettivo dei risultati
conseguiti. La stessa norma dell'articolo 19 del Dlgs 165/2001 (NOTA [1]) prevede
che la cessazione del rapporto di ufficio possa avvenire solo per accertate
responsabilità dirigenziali con la sola eccezione degli incarichi di vertice.
COSA FARE QUINDI RELATIVAMENTE ALLA MACCHINA
COMUNALE E AI SUOI DIRIGENTI…
Alla luce del sopra esposto
quadro normativo e giurisprudenziale risulta che sul cambio della dirigenze sia
di area che di settore il Sindaco e la Giunta possono anzi devono fare due cose
se vogliono davvero governare in modo innovativo la macchina comunale:
1. impostare
una vera e propria politica della rotazione secondo gli indirizzi sopra esposti
2. avviare
immediatamente una procedura di valutazione del lavoro svolto dai dirigenti
attuali al fine di verificarne incompetenze, violazioni degli indirizzi
politici, violazioni di norme vigenti, non rispetto delle migliori pratiche nel
settore di competenze, produzione di inefficienze e sprechi nella gestione
della macchina comunale ma anche e soprattutto nelle scelte di amministrazione
attiva a cominciare dai bandi degli appalti pubblici e la loro attuazione,
violazione delle norme su trasparenza accesso ai documenti e accesso civico,
situazione di conflitto di interesse.
3. la
procedura di cui al punto 2 deve prevedere momenti pubblici di audizione degli
stessi dirigenti e di chi effettuerà la valutazione attraverso le apposite
commissioni consiliari ma anche la partecipazione del pubblico con possibilità
di formulare richieste, osservazioni, critiche. Il tutto dovrà essere
riprodotto in un dossier da pubblicare nel sito del Comune. Fondamentale sarà
anche la terzietà della composizione del soggetto che svolgerà la valutazione
nonchè i criteri per svolgere questa valutazione.
4. il controllo
partecipato dei dirigenti dopo la nomina: i primi tre obiettivi non
saranno sufficienti se il livello politico amministrativo non stabilisce, al di
la di quanto già prevede la normativa anticorruzione e trasparenza (controllo
strategico, piano di gestione, piani trasparenza e anticorruzione etc. etc.),
modalità di nomina e poi di successivo controllo dei dirigenti apicali
che vedano un periodico coinvolgimento del consiglio comunale e dei
cittadini, attraverso audizioni pubbliche al momento della
candidatura/selezione del dirigente con presentazione del curriculum, del
programma di lavoro, audizioni da ripetersi periodicamente secondo indirizzi e
parametri approvati a larga maggioranza dal consiglio comunale.
QUALE MODELLO DI GIUNTA COMUNALE NECESSARIA
IN PROSPETTIVA
Quanto sopra riguarda l’oggi,
le azioni immediate ma credo che la vera soluzione strategica per avere una
Amministrazione Comunale efficiente, trasparente e partecipata, richieda di
affrontare la questione della qualità di chi compone la giunta Comunale
Il Sindaco eletto dai cittadini dovrebbe costruire intorno a
se una squadra di professionisti di sua fiducia ed il consiglio
dovrebbe essere il primo controllore del rispetto del programma presentato dal
Sindaco.
Quindi gli assessori
dovrebbe essere i Direttori delle macro aree di cui si occupano,
avendo ovviamente le competenze riconosciute da curriculum valutato da soggetti
tecnici indipendenti scelti da maggioranza e opposizione.
Prima della nomina gli
assessori dovrebbero svolgere apposite audizioni davanti al Consiglio Comunale
per spiegare le loro competenze e come intendono attuare tecnicamente il
programma del Sindaco, come avviene per le audizioni dei Ministri statunitensi
o dei Commissari della UE alle loro rispettive assemblee elettive di
riferimento.
Così la finiamo con il
mercato delle vacche preelettorale per i posti di assessore, con le listine
fatte ad hoc per avere un posto prima in consiglio per poi ricattare il sindaco
per un posto di assessore, e soprattutto con assessori che non sanno
minimamente di cosa si occupano o ripetono a pappagallo quello che gli
riferiscono dirigenti e consulenti.
Ma soprattutto
l'attuazione di questa proposta romperebbe il giocattolino del potere
immenso degli attuali 4/5 dirigenti apicali che si riconfermano ad ogni
nuova sindacatura, finito il mandato del Sindaco a
casa i Direttori/assessori e si ricomincia.
Qualcuno dirà e la
separazione tra funzione di indirizzo politico e funzione gestionale? Questa
resta; le autorizzazioni le daranno i dirigenti settoriali come avviene
tutt'ora, sulla base di una istruttoria coordinata/vigilata dai Direttori delle
macro aree, ma si romperà il vero meccanismo che non permette la separazione tra
queste due funzioni: il prolungarsi all’infinito nel proprio ruolo di dirigenti
apicali di 4 o 5 persone per decenni come avviene ad oggi nel Comune di Spezia.
E’ chiaro che se per oltre 20 anni decidono sempre i soliti non ci potrà essere
alcuna garanzia seria della separazione tra funzione di indirizzo politico e
funzione gestionale per il semplice motivo che il Dirigente a vita diventa una
sorta di dominus incontrastato nel proprio campo, inattaccabile e
incontrollabile dall’assessore di turno che quasi sempre è incompetente nel
settore dell’assessorato di cui è incaricato. Andate a vedere il curriculum
vitae degli attuali assessori comunali solo 4 hanno una relativa competenza
professionale nei settori loro affidati, ben 8 non c’entrano un tubo con il
settore di cui si occupano.
In tutto bastano 4
Assessori/Direttori:
1.programmazione/ attività
produttive/commercio/pianificazione/ambiente
2.bilancio/finanze
locali/partecipazioni comunali
3.trasporti/traffico/viabilità/lavori
pubblici
4.sociale, cultura, scuola
Basta con assessorati
alla partecipazione, alle cooperazioni internazionali: la coooperazione può
essere svolta dagli uffici su indirizzo politico del consiglio, la
partecipazione deve essere parte integrante di tutta la macchina comunale e non
servire per dare un posto al politico di turno che non ha voglia di
lavorare.
Basta con gli
assessorati che si occupano di cose tecniche (toponomastica, servizi
demografici, polizia municipale, politiche comunitarie, nuove tecnologie, arredo
e decoro urbano, diritti degli animali) di queste cose si devono occupare gli
uffici su indirizzi/vigilanza delle apposite commissioni consiliari e del
Sindaco.
A proposito per dare una
organizzazione come quella sopra descritta non servono riforme legislative,
la Autonomia Statutaria permette di organizzare le competenze degli assessori
anche ad integrazione di quanto previsto dal Testo Unico degli Enti Locali,
infatti solo le competenze del Consiglio Comunale sono fissate esclusivamente
ex lege, mentre il secondo comma dell’articolo 48 del Testo Unico degli Enti
Locali riconosce in capo alla giunta una competenza generale residuale da
articolarsi di volta in volta secondo i principi dello Statuto e dei
regolamenti dell'Ente.
P.S.
Qualcuno ha sostenuto: “ma tu vuoi fare come in America che al cambio politico cambiano anche i burocrati ma così la burocrazia diventa ostaggio della politica”. Mi verrebbe da scrivere magari ma lasciamo perdere gli USA e le facili battute e comunque la questione andrebbe posta diversamente vedi QUI.
Pongo invece una domanda a questi signori: ma perché ora come funziona? Non la politica ma il circuito democratico è ostaggio di una burocrazia “ottuagenaria” senza reali controlli, e questo non avviene perché la politica controlli la burocrazia ma perché la politica oggi punta tutto alla sua sopravvivenza come ceto. Il tassello di unione tra interessi di autonomia dei burocrati e dei politici è oggi la politica marketing volta alla sopravvivenza reciproca dei due ceti che mettono in atto gli interessi forti che si muovono sul territorio fuori dal circuito democratico. Non si va a governare per attuare un programma discusso con i cittadini, si va a governare per mediare interessi tra ceti interni ed esterni alla Pubblica Amministrazione. Non si capisce di chi sia la responsabilità per la mancata attuazione dei programmi perché non esistono momenti di vera valutazione pubblica e anzi il tutto è supportato dalla frammentazione delle competenze istituzionali: i processi decisionali ambientali ed urbanistici sono un esempio da manuale di tutto ciò.
Ottimo Articolo, sarebbe interessante fare un incontro anche per le tematiche di Genova Palmaro.
RispondiEliminaComitato Palmaro
a disposizione, mi potete mandare un messaggio qui marco.grondacci@libero.it o su messenger tramite mio profilo di fb
Elimina