martedì 1 dicembre 2015

I metodi di dragaggio non sono a discrezione degli ingegneri della Autorità Portuale

Nella audizione alla Commissione Consiliare del Comune di Spezia  gli ingegneri rappresentanti la Autorità Portuale hanno, tra l’altro, affermato: “IL METODO che abbiamo usato per il dragaggio alla Spezia è il più sicuro e meno impattante per una realtà come la nostra”.

Francamente questa affermazione  appare, così come è stata formulata in audizione, quanto meno apodittica in quanto non motivata da una adeguata istruttoria tecnica.

Ma questa istruttoria è solo una richiesta generica dei critici della Autorità Portuale? Non direi.  Costituisce invece una vera e propria prescrizione contenuta nel Documento dell’Icram del 2006.

In particolare  il Progetto Preliminare dell’ICRAM non è un semplice studio a valenza scientifica ma  è attuativo del Decreto Ministeriale che ha istituito e perimetrato il sito di bonifica di Pitelli a sua volta in attuazione della legge nazionale, all’epoca ancora il DLgs 22/1997 (articolo 17). Il Progetto è stato approvato con Conferenza dei Servizi del 24 marzo 2004.
Quindi quando contenuto in quel documento ha carattere prescrittivo per chiunque decida di avviare attività di dragaggio/bonifica del nostro golfo.
Vediamo perché......




LA MANCATA PUBBLICAZIONE DELLE MOTIVAZIONI DELLE TECNICHE DI DRAGAGGIO SCELTE PER IL GOLFO DI SPEZIA
Nella scelta delle tecnica di dragaggio (quella a benna) non è stata condotta una adeguata istruttoria tecnica che mettesse a confronto le tecniche di dragaggio indicate da pagina  127  e seguenti  (vedi QUIdel Progetto Preliminare di Bonifica dell’ICRAM. 
Invece che fare affermazioni generiche sarebbe interessante capire se Arpal, Autorità Portuale e Capitaneria di Porto ritengano necessario svolgere finalmente la suddetta istruttoria, almeno per i dragaggi futuri, magari scegliendo tecniche di dragaggio più sicure e soprattutto più adatte al sito in cui si opera.

In questo senso proprio a pagina 127 il documento ICRAM afferma testualmente: “Nel caso particolare dell’area marina perimetrata come sito di bonifica di interesse nazionale di Pitelli, in considerazione dell’elevata contaminazione riscontrata nei sedimenti e della presenza di obiettivi sensibili ai potenziali effetti delle attività di dragaggio (impianti di mitilicoltura all’interno della diga foranea ed in località Porto Venere, praterie di Posidonia oceanica in località Porto Venere, etc.), nella breve descrizione riportata nel seguito delle tipologie di draghe ambientali utilizzabili, sarà data priorità all’analisi della produzione di torbidità e dell’aumento dei solidi in sospensione.”

Il vero parametro di scelta tra i sistemi di dragaggio è quindi quello dettato dall’ICRAM: limitare torbidità e solidi in sospensione.
Nella successiva messa a confronto tra le draghe a benna tradizionali usate nel nostro golfo e le draghe c.d. ambientali anche ad aspirazione non c’è alcun riferimento alle caratteristiche dei fondali ma semmai al maggiore o minore rischio di produzione di torbidità e di solidi in sospensione, cosa peraltro prodottasi in modo certo nei passati dragaggi nel nostro Golfo.   

Ma c’è di più, in fatto di insufficiente analisi dello stato post dragaggio del nostro golfo, perché  uno studio, commissionato dalla stessa Autorità Portuale, sui rischi di dispersione dei fanghi dalla attività di dragaggio fa riferimento solo a due scenari estremi:
1.rottura completa delle panne distribuite intorno all’area di mare dragata;
2.condizioni di mare estremamente sfavorevoli.
Non ci sono, in questo studio,  scenari relativi a situazione più puntuali legate alla violazione di singole prescrizioni delle attività di dragaggio, che poi sono quelle che molto probabilmente si sono verificate.

Su questo ultimo punto è in corso una indagine della magistratura e attendiamo riscontri nel rispetto della autonomia della Autorità Giudiziaria.

Mi limito in questa sede a ricordare l’elenco delle prescrizioni che potrebbero essere state violate nella attività di dragaggio sia del Molo Garibaldi che di quelle antecedenti e soprattutto successive, vedi ora Molo Fornelli.



LE POSSIBILI VIOLAZIONI DELLE PRESCRIZIONI CONTENUTE NEL CAPITOLATO DI APPALTO DEL DRAGAGGIO
1. per la realizzazione del campo di bonifica e del successivo escavo a quota -11,00 è previsto l’impiego di panne galleggianti speciali, costituite da teli in poliestere ad alta resistenza resinati e vincolati tramite cavi di acciaio INOX austenitico a corpi morti adeguatamente posati sul fondale marino. Le panne dovranno corrispondere a caratteristiche tecniche e prestazionali tali da garantirne la resistenza e la durabilità durante le operazioni di esavo dei fondali, nonché l’impermeabilità ad eventuali particelle solide in risospensione.
2. separazione dell’area di scavo da quella di carico trasferimento del materiale dragato
3. necessità di interrompere i lavori non solo quando si verificano rotture di panne ma anche quando vengano spostate  
4. minimizzazione od eliminazione della perdita di materiale con conseguente ridotta produzione di torbidità e di dispersione dei contaminanti 
5. massimizzazione del contenuto di sostanza solida nel materiale dragato e conseguente minimizzazione dei volumi d’acqua che richiedono trattamento e gestione
6. collocazione sul mezzo dragante di una vasca contenente acqua, con un adeguato franco di sicurezza per immergervi la benna dopo lo sversamento nel pozzo di carico e prima della successiva immersione. Tale acqua dovrà essere preleva in sicurezza e campionata.
7. speciale cautela nel manovrare la benna sul pontone per il prelievo dei sedimenti di dragaggio dalla betta al fine di evitare perdite di materiale e rilascio di contaminanti alla colonna d’acqua 
8. il trasferimento del materiale dragato dalla draga alla nave da trasporto deve avvenire con sistema di aspirazione proteggendo l’area di manovra con ulteriori panne galleggianti che dovranno essere aperte solo dopo la fine della attività di carico e comunque la betta potrà uscire solo dopo che sia stata verificata la assenza di torbidità dell’acqua.


CONCLUSIONI ALLA LUCE DEL SEQUESTRO DEL CANTIERE DI DRAGAGGIO DEL MOLO FORNELLI
Quanto sopra va quindi letto con l'ultimo provvedimento della Procura di sequestro dell'area di dragaggio presso il Molo Fornelli. Al di la delle responsabilità penale che saranno compito della magistratura si conferma in questa vicenda una non adeguata attenzione degli organi istituzionali preposti questo nonostante che le problematiche che sono poi sfociate nell'ultimo provvedimento di sequestro fossero ben chiare già negli scorsi mesi in relazione al dragaggio del Molo Garibaldi. Sia sufficiente leggere alcuni passaggi del Verbale del tavolo tecnico per il giorno 11.05.2015 con Comune della Spezia Ass. all’Ambiente, Capitaneria di Porto, ARPAL, ASL 5 Spezzino e Soc. Intercantieri Vittadello con Coop. San Martino (titolare delle draghe), vedi QUI. In questo verbale tra l'altro sia afferma: "La dott.ssa Colonna precisa che vista la frequenza con cui i tecnici ARPAL hanno rilevato problemi nella gestione del campo panne se ne deduce che l’impresa lavora in condizioni di criticità.....La dott.ssa Colonna spiega che il campo fisso sarebbe più garantista ma non essendo utilizzabile in tale contesto chiede se si possa ampliare il campo panne per ridurre i fenomeni accidentali di rottura del campo stesso durante l’escavo......L’ing. Vettorazzi spiega che maggiore è il campo panne più facilmente si crea il fenomeno “vela” con maggiori possibilità che le panne si alzino e si strappino. L’ing. Simonelli spiega che anche il campo fisso durante l’escavo è soggetto parimenti a rottura, in particolar modo in prossimità delle panne......La dott.ssa Colonna spiega che i tecnici ARPAL non hanno verbalizzato tali circostanze per evitare aspetti sanzionatori all’impresa. L’ing. Simonelli propone al tavolo Consultivo di inserire nel verbale di ripresa lavori le raccomandazioni necessarie peraltro già previste nel progetto.....C.F. Di Cecco chiede se considerati i rischi emersi dall’utilizzo del campo di panne mobili, si possa continuare ad utilizzare ancora tale soluzione senza correre rischi ambientali. La dott.ssa Colonna spiega che il monitoraggio ARPAL è uno strumento utile a rilevare la qualità di salute del Golfo nel tempo, quindi registra efficacemente gli effetti cronici non quelli acuti e non permette quindi di evidenziare immediatamente le situazioni di emergenza. Per queste ultime la migliore indagine è quella visiva. In teoria, spiega, se realizzati e gestiti correttamente sia il campo fisso che quello mobile dovrebbero essere efficaci e garantisti da un punto di vista ambientale, ma a priori ARPAL non può esprimersi sull’efficacia dell’impresa nell’ arginare eventuali criticità che potrebbero nascere in corso d’opera operative......C.F. De Cecco chiede se la Commissione Scientifica abbia valutato in prospettiva i rischi potenziali del campo mobile per le future attività. La dott.ssa Colonna risponde che essendo tali rischi connessi all’operatività dell’azienda non sono stati oggetto della disamina della Commissione Scientifica." 

Emerge da quanto sopra una grande confusione sulle modalità prescrittive e di controllo della attività di dragaggio già per il Molo Garibaldi..... forse è il difetto stava e sta proprio nel manico ed il manico sta in quello che ho scritto sopra: non è stata svolta una adeguata istruttoria nella scelta dei metodi di dragaggio che tenesse in debita considerazione prima di tutto le indicazioni del Piano di Bonifica del 2006 di Icram, che questo sia stato frutto di mala fede o di superficialità sarà compito della Magistratura verificare. Resta comunque ancora una volta la sufficienza di tutti gli enti preposti nello svolgere il processo che ha portato a decidere una attività ad alto rischio ambientale e sanitario.  










Nessun commento:

Posta un commento