domenica 13 dicembre 2015

Demolizioni in Arsenale Militare: la sicurezza non è una variabile dipendente

Sulle demolizioni delle navi in Arsenale Militare,  il Presidente della Autorità Portuale, colpito improvvisamente dal virus "ambientalista", dichiara sul quotidiano La Nazione di oggi: "Ho timori per la sicurezza"...... evidentemente per il Presidente la sicurezza in porto diventa un problema solo quando si propone qualcosa che non "piace" a lui..... Ma la sicurezza, egregio Presidente, non è una variabile dipendente.

Non ho visto altrettanto pronto interesse del Presidente quando è stata modificata la normativa sul rischio di incidente nei porti rendendoli meno sicuri, vedi QUI

Non ho visto altrettanto pronto interesse del Presidente per verificare quanto e come le norme di sicurezza sul rigassificatore di Panigaglia siano rispettate, vedi QUI

Non ho visto altrettanto pronto interesse del Presidente sui trasporti di materiale militare in pieno centro urbano, vedi QUI

Non ho visto altrettanto pronto interesse del Presidente sulla nave che trasportava materiale nucleare in pieno golfo, vedi QUI

E vogliamo parlare dei rischi di incidente nel porto in generale? Parliamone signor Presidente ma sul serio.... e cominciamo ad essere trasparenti sulla questione della sicurezza ma sul serio non solo con le battute politichesi, vedi QUI

  
Quanto alla prospettata demolizione della nave Carabiniere, ormai in disarmo e non più in grado di navigare, fino ad ora da parte di nessuno dei critici ho letto una analisi seria e rigorosa del problema. Io lo farò a breve in un prossimo post in cui analizzerò in modo puntuale e preciso la normativa di tutela ambientale in questo campo, compresa la questione dei costi zero che non c'entrano un tubo con la sicurezza che è imposta come vedremo da norme rigorosissime a prescindere dai costi.

Intanto un anticipo.  

La Unione Europea ha approvato un regolamento apposito nel 2013 sul riciclaggio delle navi si tratta del Regolamento (UE) 1257/2013. Questo regolamento oltre a stabilire norme di tutela ambientale per gli impianti di riciclaggio e demolizione[1], afferma un principio che nessuno tra coloro che straparlano delle prospettate demolizioni in Arsenale Militare ha ricordato. Il principio è contenuto nel considerando 7 del Regolamento: “Il presente Regolamento è volto altresì a ridurre le disparità tra gli operatori dell’Unione, dei paesi dell’OCSE e dei paesi terzi pertinenti, in termini di salute e sicurezza sul luogo di lavoro e di norme ambientali, e ad orientare le navi battenti bandiera di uno Stato membro verso impianti di riciclaggio delle navi che praticano metodi di demolizione delle navi sicuri e compatibili con l’ambiente anziché verso siti non conformi alle norme com’è attualmente la prassi. “

Il Regolamento non si applica formalmente alle navi militari ma la Comunicazione della Commissione UE  del 21/5/2008 “ Strategia per una migliore demolizione delle navi” al punto 5.2. ha affermato: “A differenza dell'IMO, che tradizionalmente prevede una deroga per le navi di Stato a causa delle preoccupazioni per la sovranità nazionale, all'UE non è proibito a priori stabilire delle norme ambientali e di sicurezza per la navi di proprietà di uno Stato. In particolare, l'articolo 296 del trattato CE non pregiudica l'intervento comunitario e permette una deroga solo in casi eccezionali e definiti con precisione, ovvero qualora essa sia necessaria alla tutela degli interessi essenziali della sicurezza degli Stati membri relativi "alla produzione o al commercio delle armi e di materiale bellico".
Ovviamente nel caso spezzino stiamo parlando di navi ormai in disuso senza alcun interesse strategico dal punto di vista della sicurezza militare del nostro Stato, quindi questa indicazione che emerge dalla Comunicazione UE può essere utilizzata per predisporre un protocollo preliminare che vincoli il proposto cantiere, almeno per la prima nave da demolire, alla stringente normativa del Regolamento UE sopra citato.

Questo è già di per se sufficiente per autorizzare la demolizione della nave nell’Arsenale spezzino? No di certo. Sarà poi la procedura di autorizzazione e tutte le verifiche preventive sul progetto di cantiere che dovranno valutare la fattibilità dell’intervento.

Ma questo è un modo serio per affrontare la questione, entrando nel merito della normativa vigente, individuandone i limiti e come colmarli, non nascondendo che dietro le demolizioni di navi (militari o civili) c’è comunque un business che fino ad ora ha prodotto danni incalcolabili all’ambiente nel terzo mondo e ai lavoratori di cantieri totalmente illegali.

Nel passato i cantieri di demolizione navali spezzini hanno prodotti danni alla salute soprattutto dei lavoratori? Non ditelo a me che ho avuto un padre morto di tumore al polmone a soli 62 anni e dopo che aveva lavorato una vita proprio in questo settore. 
Ma come dire le demolizioni vanno fatte da qualche parte, la nuova normativa europea se rispettata con rigore e innovazione può evitare le tragedie del passato o la continuazione della loro esportazione nel terzo mondo.

Discutiamo quindi con metodo e decidiamo come città se accettare questa demolizione della nave Carabiniere e soprattutto come accettarla.

Quello che non accetto sin da ora, sono gli argomenti di certi ambientalisti “di riporto” che  usano  la questione demolizioni per farsi una immagine ambientalista o magari perseguire scopi politici per ora non chiari. 





[1] Il punto 6 dell’articolo 3 del Regolamento così definisce il riciclaggio delle navi: “l’attività di demolizione completa o parziale di una nave in un impianto di riciclaggio al fine di recuperare componenti e materiali da ritrattare, preparare per il riutilizzo o riutilizzare, garantendo nel contempo la gestione dei materiali pericolosi e di altro tipo, che comprende le operazioni connesse come lo stoccaggio e il trattamento di componenti e materiali sul sito, ma non il loro ulteriore trattamento o smaltimento in impianti separati;










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