domenica 17 febbraio 2013

Promemoria su discarica di Saturnia e sito di bonifica di Pitelli

PREMESSA
Il decreto sulla cancellazione  dell’interesse nazionale per il sito di bonifica di Pitelli non è stato ancora pubblicato ma credo valga la pena riassumere la situazione soprattutto per chiarire la logica che tiene insieme  la riapertura della discarica di Saturnia con la richiesta di cancellazione del sito di Pitelli.





LE PROMESSE NON MANTENUTE SULLA DISCARICA DI SATURNIA
Il 28/1/2011 la maggioranza, che tutt’ora governa il Comune di Spezia, approvò un ordine del giorno  che condizionava la riapertura della discarica di Saturnia:
1. alla costituzione di un osservatorio rifiuti zero partecipato dai cittadini e associazioni ambientaliste che avrebbe dovuto seguire tutto l’iter relativo alla riapertura della discarica sulle colline di Pitelli
2. alla collocazione nella discarica di solo materiale inerte
3. all’avvio immediato dell’aggiornamento dello studio sanitario sulla zona est della città (quella appunto comprensiva dei quartieri di Pagliari, Ruffino, Pitelli)

Ovviamente a tutt’oggi nessuno di questi punti è stato rispettato,  eppure l’iter è andato avanti sia per quanto riguarda la predisposizione dell’ area di Saturnia alla futura discarica, sia per la declassificazione del sito di Pitelli all’interno del quale è collocata la suddetta area.

Non solo ma in quei  punti, approvati dalla maggioranza consiliare, erano già contenute delle falsità.
Infatti il Decreto Ministeriale 27/9/2010 (sulla ammissibilità delle diverse tipologie dei rifiuti nelle discariche) permette la possibilità, a date condizioni, di smaltire nelle discariche per inerti  anche rifiuti che inerti propriamente non sono. Inoltre il rifiuto trattato proveniente dall’impianto di Saliceti è comunque classificato come speciale.
D’altronde lo stesso Sindaco, in una dichiarazione, immediatamente successiva alla sopra citata votazione del consiglio comunale, ammise che a Saturnia sarebbero finiti i fanghi verdi cioè i fanghi di dragaggio del golfo:  necessari per l’ampliamento del porto commerciale e per l’eventuale ampliamento  del rigassificatore di Panigaglia. Questi fanghi hanno come codice di classificazione  il n. 170506 e sono quindi rifiuti speciali.   

Non solo ma nel frattempo è stato approvato un decreto che regolamenta il trattamento delle c.d. terre e rocce da scavo tra i quali rientrano anche i fanghi da dragaggi ma anche quelli da opere infastrutturali in genere (dighe, strade, gallerie). Questo decreto come spiegato da autorevole dottrina (vedi QUI): “ vuole far rientrare tra i materiali da scavo anche quelli provenienti da siti ed aree pesantemente inquinate da residui di lavorazione e rifiuti provenienti da attività umane, al fine di estendere la possibilità di qualificarli come sottoprodotti ed escluderli dalla disciplina sui rifiuti.” 

In sostanza non siamo di fronte ad una prossima discarica di servizio per chiudere il ciclo dei rifiuti in provincia di Spezia ma all’apertura di una discarica per rifiuti speciali che una volta aperta potrebbe ricevere anche materiali potenzialmente pericolosi e inadeguati ad un sito collocato in un’area già fortemente inquinata come quella in oggetto.


 
LA NECESSITÀ DELLA DISCARICA DI SATURNIA NON DERIVA DALLA ESIGENZA DI CHIUDERE IL CICLO DEI RIFIUTI MA DA UN DISEGNO SCIENTEMENTE VOLUTO DAL  SISTEMA DI POTERE LOCALE

D’altronde la discarica di Saturnia è stata  pervicacemente voluta da chi governa la nostra città: come?
1. non facendo decollare la raccolta differenziata e quindi mantenendo eccessivamente elevata la quantità di rifiuto proveniente dall’impianto di Saliceti, i cui “scarti”  dovranno/dovrebbero  finire a Saturnia.
2. mantenendo il sito di Saturnia  nel piano provinciale dei rifiuti nonostante le promesse  politiche di non aprire più discariche nelle colline di Pitelli-Ruffino-Pagliari.
3. individuando siti alternativi di discariche di servizio, chiaramente impossibili. Il sito di Bonassola è stato volutamente lasciato in stand by per anni fino a che si è scoperto che non andava bene per l’esistenza di un sistema roccioso che ne limitava la capienza potenziale (sic!). Il sito di Mangina (Val di Vara), oltre a non essere baricentrico per una discarica di servizio, ha problemi di rischio idrogeologico e d’altronde basta andarsi a leggere la scheda apposita nel piano provinciale dei rifiuti per sapere che quel sito non è mai stato indicato per una discarica di servizio ma semmai per un impianto di trattamento del rifiuto secco (come quello di Saliceti) o per  impianto di compostaggio. 
4. non individuando in tempi stretti la discarica di servizio vera si è continuato ad esportare i rifiuti da cui la litania degli alti costi non sostenibili di fronte ad una crisi di Acam, crisi prodotta dagli stessi  responsabili dei fatti e atti descritti nei tre punti precedenti

Insomma Saturnia doveva essere fin dall’inizio  aperta per una tipologia di rifiuti e con una funzione ben diversa da quella enunciata: non discarica di inerti e di chiusura del ciclo dei rifiuti ma una vera e propria discarica di rifiuti speciali per fare business e soprattutto per risolvere problemi ai soliti potentati economici locali: operatori portuali, enti energetici, imprenditori delle escavazioni e perché no  le banche che tengono per le palle Acam ed i Comuni spezzini.  



ECCO I MOTIVI PER I QUALI L’APERTURA DELLA  DISCARICA DI SATURNIA COMPORTA LA DECLASSIFICAZIONE DA NAZIONALE A REGIONALE DEL SITO DI BONIFICA DI PITELLI
1. Attualmente come è noto l’area interessata dalla discarica di Saturnia rientra nel perimento del sito di bonifica nazionale di Pitelli.

2. E’ altrettanto noto, almeno agli addetti ai lavori, come non sia applicabile all’apertura della discarica di Saturnia la normativa speciale del 2011 (comma 9 articolo 57 legge 35/2011) che prevede la possibilità di riattivare impianti esistenti senza effettuare bonifiche specifiche a condizione che si eviti di propagare inquinanti nelle aree limitrofe e si garantisca al contempo la tutela della salute e dell’ambiente.  Questa normativa non è applicabile proprio perché intorno all’area di Saturnia insistono aree tutt’ora inquinate e non bonificate che non permetterebbero di realizzare le condizioni  per applicare la normativa del 2011 sopra indicata. Come afferma un rapporto dell’Arpal frutto di vari sopralluoghi (ultimo nel febbraio 2012) sopra l’area della discarica di Saturnia insiste il vecchio punto di stoccaggio rifiuti di Monte Montada, mai caratterizzato e quindi mai bonificato e neppure messo in sicurezza. Ebbene secondo il rapporto Arpal: “il persistere della situazione rilevata e precedentemente descritta potrebbe in un prossimo futuro interferire, anche con gravi conseguenze, nell’area circostante e soprattutto nella zona di valle della discarica”. 
3. l’apertura della discarica di Saturnia, come tutte le discariche, è sottoposta a procedura di Valutazione di Impatto Ambientale (VIA) e ad Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA). Queste procedure sono caratterizzate dalla necessità di rispettare i seguenti principi:
3.1. specificità del sito e quindi considerare il contesto in cui la discarica verrà riaperta: come abbiamo visto, nel caso di Saturnia, un’area fortemente inquinata
3.2. parere sanitario: il sindaco dovrà dimostrare con proprio parere obbligatorio all’interno del procedimento di AIA che la apertura della discarica è compatibile con la salute dei cittadini residenti nelle zone vicine alla discarica. Difficile da dimostrare visto che permane uno stato di inquinamento in tutta l’area vasta delle colline di Pitelli fino ai quartieri di Ruffino e Pagliari, inquinamento mai stato oggetto di adeguate valutazione sanitarie.
3.3. limitato impatto cumulativo con altre fonti inquinanti. Risulta chiara la presenza a tutt’oggi di altre pesanti fonti di inquinamento nell’area.

4. ai sensi della normativa sulle bonifiche (che vale sia per i siti nazionali che regionali) non si può aprire una discarica senza avere affrontato, almeno in termini di messa in sicurezza il resto dell’area inquinata intorno al sito della futura discarica (in questo caso Saturnia). Si veda in tal senso  l’allegato I al titolo V parte IV del DLgs 152/2006 (Testo unico ambientale) che contiene i criteri di analisi del rischio propedeutica alla messa in sicurezza/bonifica dell’area inquinata. Secondo questo allegato l’analisi del rischio (cioè l’istruttoria utile per capire il livello/diffusione dell’inquinamento e quindi il tipo di attività di bonifica da svolgere)  dipende prima di tutto dalle modalità di diffusione degli inquinanti nell’area interessata dal sito da bonificare.

Quindi come si evince dai motivi sopra elencati non è possibile autorizzare la discarica di Saturnia senza tener conto del contesto territoriale ed ambientale in cui si collocherà la stessa.
Questo comporta:
- una difficoltà a rispettare i principi in materia di VIA ed AIA (vedi sopra punti 3.1. 3.2. 3.3.)
- che, permanendo il sito di bonifica nazionale, il progetto di messa in sicurezza dell’area di Saturnia propedeutico alla apertura della discarica di Saturnia, dovrà  passare dalla approvazione del Ministero dell’Ambiente. Questo anche nel caso in cui la sola area di Saturnia venisse deperimetrata dal sito di bonifica nazionale di Pitelli.
 
Ecco spiegato perché si è arrivati alla richiesta degli enti locali spezzini e della Regione Liguria di denazionalizzare l’intero sito di Pitelli. Solo in questo modo la competenza alla bonifica/messa in sicurezza dell’area di Saturnia andrà al Comune di Spezia e non più al Ministero dell’Ambiente e potranno “farsi” l’ennesima bonifica fatta in casa come l’area ex IP.  



CONCLUSIONI
Quindi ancora una  volta assistiamo, nel nostro territorio al fine di coprire i soliti interessi di parte:
ad atti contro la legge vedi QUI ;  
a palesi falsità da parte di dirigenti della pu bblica amministrazione vedi QUI;
alla rimozione degli interessi generali vedi QUI;
allo scaricare sui cittadini i danni prodotti dalla casta politico burocratica di governo locale e regionale vedi  QUI  e QUI.







2 commenti:

  1. nel piano dei rifiuti la discarica di servizio era Val Bosca chiesero alla popolazione del levante di poterla aprire come ultima servitu' al fine di uscire dall emergenza e di poter avere un ciclo pubblico dei rifiuti . quello che nessuno dice è che Valbosca è stata è stata più volte ampliata nel silenzio generale , perchè non c'è chiarezza sulla proprietà di Saturnia società che hanno cambiato più volte nomi e proprietari

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  2. Caro sig. anonimo non è vero quello che scrive. E' Saturnia ad essere indicata come potenziale sito per la discarica di servizio, abbiamo letto due piani diversi? Spero di no altrimenti dovrei preoccuparmi :-)

    Cmq il piano che ho letto io al cap 11.2 prevede proprio come ipotesi di discarica di servizio anche e soprattutto il sito di Saturnia.

    Val Bosca? Lo so bene che è stata ampliata anzi lo sanno tutti quindi non ha prodotto alcuna rivelazione clamorosa sig. anonimo. Non solo ma Val Bosca non è discarica di servizio nel piano, infatti è contenuta nel cap 11.1 (stato attuale degli impianti esistenti al momento della elaborazione del piano) ma poi il sito di Val Bosca non è ripreso dal piano nel paragrafo 2 del cap.11: Siti idonei per la realizzazione di impianti tecnologici e discariche.

    Però sig anonimo lei, oltre ad aver letto il piano sbagliato, mi pare che non abbia neppure letto attentamente il mio post dove spiego che col cavolo che Saturnia sarà discarica di servizio ma soprattutto ed invece strumento di business e di risoluzione di vari problemi dei soggetti attivi del partito degli affari spezzini, compresi i poco chiari, ma in realtà conosciutissimi proprietari dell'area. Oltre che il grimaldello (la scusa?) per chiedere la cancellazione dell'interesse nazionale per il sito di Pitelli.

    Sig. anonimo se ha bisogno le faccio avere la edizione del piano provinciale...quello vero :-D Buona giornata!

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