Nel post precedente sostenevo come l'ambientalizzazione dello scarico termico della centrale comportasse la messa in discussione del gruppo da 600 MW. La potenza di una centrale da 1200 MW infatti non può, anche e non solo per gli scarichi termici, essere compatibile con un ecosistema golfo come il nostro.
Ora è uscito un rapporto della più importante organizzazione ambientalista USA: il Sierra Club. In questo Rapporto (che trovate qui in versione integrale) si dimostrano i danni irreparabili agli ecosistemi acquatici prodotti dagli scarichi termici delle centrali a carbone (solo per il lago Eire uno dei più grandi del Nord America si calcolano 29,7 milioni di dollari ogni anno) ma anche come il 49% dell'acqua, negli USA, sia utilizzata proprio dalle centrali termoelettriche a conferma del legame tra strage termodinamica e strage di risorse naturali indispensabili, prodotto da questi impianti energetici.
Guardate questa animazione popolare creata dal premio Pulitzer fumettista Mark Fiore che dimostra chiaramente i danni prodotti dagli scarichi termici delle centrali a carbone.
Il Rapporto Del Sierra Club dimostra
che le tecniche migliori, per ridurre l'impatto degli scarichi delle acque calde delle centrali, sono quelle a ciclo chiuso (totalmente diverse da quelle usate fino ad ora per le centrali a carbone italiane) che riducono del 95% il prelievo di acqua necessario.
E' chiaro che interventi come quelli relativi alla realizzazione di sistemi a ciclo chiuso richiedono grossi investimenti e una modifica profonda della attuale versione impiantistica della centrale di Spezia. E comunque la introduzione di questo sistema non risolverebbe il mantenimento di un gruppo da 600 MW che brucia oltre 1 milioni di tonnellate di carbone, in pieno centro urbano, sotto il profilo dell'impatto sulle emissioni nell'aria ( in primo luogo polveri ultrafini e impatto cumulativo con altre attività esistenti).
Mi chiedo quindi se non sarebbe auspicabile, anche alla luce del recente odg del consiglio comunale che sollecita la ambientalizzazione degli scarichi termici della centrale, valutare invece la chiusura definitiva del gruppo a carbone entro la fermata di manutenzione programmata da enel (per il 2014 si veda la scheda C5_Programma degli interventi di adeguamento della documentazione integrativa alla domanda di AIA) e utilizzare i tre anni restanti di funzionamento della centrale nella attuale conformazione per mettere a confronto tre scenari sulla base del loro impatto ambientale e sanitario e della loro sostenibilità socio economica (come peraltro richiesto dalla metodologia cross media per valutare le alternative nelle procedure di AIA):
Scenario A. mantenimento dei gruppi a metano con a fianco una unità combustibile a carbone con impianto di potenza non superiore ai 100 MW e tecnologie di dinsinquinamento in caldaia e/o comunque completamente diverse dall'impianto attuale
Scenario B. mantenimento dei gruppi a metano e recupero ad altro uso (non più energetico) dell'area attualmente interessata dal gruppo a carbone
Scenario C. mantenimento dei gruppi a metano (quindi non oltre i 600 MW totali di potenza installata) e realizzazione, nell'area attualmente occupata dal gruppo a carbone di una tipologia di impianti a energia più concentrata ma di tipo rinnovabile (es. solare termodinamico a concentrazione con tagli da 50 MW).
Nel frattempo si potrebbe rilasciare un'AIA che imponga:
1. la chiusura del gruppo a carbone entro il 2014,
2. nei tre anni restanti (2012-2014) una gestione della centrale con l'uso prevalente dei gruppi a metano e con l'uso del metano nella gestione dei transitori del gruppo a carbone oltre che controlli/limiti sulla qualità/quantità del carbone bruciato.
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