Si tratta di una Direttiva che ha per compito una pianificazione sostenibile non solo degli ambienti naturali marittimi e costieri ma anche degli usi di questi ambienti a cominciare ovviamente dal trasporto marittimo e dai porti commerciali e per la nautica da diporto.
Non solo ma, obbligo interessante per il golfo di
Spezia, anche le attività relative alla Difesa dovranno rispettare principi e
finalità della Direttiva, sia pure nella autonomia lasciata agli organi responsabili, in Italia
la Marina Militare ovviamente.
I PRINCIPI GENERALI DELLA PIANIFICAZIONE DEGLI AMBIENTI COSTIERI
APPLICABILI ANCHE ALLA SITUAZIONE DEL GOLFO DI SPEZIA
I principi sono già stati elaborati in vari documenti
ufficiali a cominciare dal Protocollo UE sulla gestione integrata delle
zone costiere del Mediterraneo (entrato in vigore il 24/3/2011, vedi QUI)
Tra i principi
del Protocollo ve ne sono alcuni che sembrano fatti apposta per essere
applicati al caso del porto commerciale e del relativo progetto di waterfront
spezzino, vediamoli elencati sinteticamente:
1. Occorre applicare l’approccio ecosistemico alla pianificazione e alla gestione delle
zone costiere, in modo da assicurarne lo sviluppo sostenibile.
2. Occorre garantire una governance appropriata, che consenta alle popolazioni locali e ai soggetti della società civile interessati dalle zone costiere una partecipazione adeguata e tempestiva nell’ambito di un processo decisionale trasparente.
3. Occorre garantire un coordinamento istituzionale intersettoriale dei vari servizi amministrativi e autorità regionali e locali competenti per le zone costiere.
4. Occorre elaborare strategie, piani e programmi per l’utilizzo del territorio che tengano conto dello sviluppo urbano e delle attività socioeconomiche, nonché altre politiche settoriali pertinenti.
5. Occorre garantire una distribuzione bilanciata degli usi sull’intera zona costiera, evitando la concentrazione non necessaria e una sovraccrescita urbana.
6. Occorre definire indicatori dello sviluppo delle attività economiche al fine di garantire l’uso sostenibile delle zone costiere e ridurre le pressioni eccedenti la capacità di carico.
2. Occorre garantire una governance appropriata, che consenta alle popolazioni locali e ai soggetti della società civile interessati dalle zone costiere una partecipazione adeguata e tempestiva nell’ambito di un processo decisionale trasparente.
3. Occorre garantire un coordinamento istituzionale intersettoriale dei vari servizi amministrativi e autorità regionali e locali competenti per le zone costiere.
4. Occorre elaborare strategie, piani e programmi per l’utilizzo del territorio che tengano conto dello sviluppo urbano e delle attività socioeconomiche, nonché altre politiche settoriali pertinenti.
5. Occorre garantire una distribuzione bilanciata degli usi sull’intera zona costiera, evitando la concentrazione non necessaria e una sovraccrescita urbana.
6. Occorre definire indicatori dello sviluppo delle attività economiche al fine di garantire l’uso sostenibile delle zone costiere e ridurre le pressioni eccedenti la capacità di carico.
Oltre al Protocollo sopra citato la nuova Direttiva va
letta in modo integrato con
obiettivi e vincoli della Direttiva
sulla biodiversità nonché della
Direttiva che istituisce un quadro per l’azione comunitaria nel campo della
politica per l’ambiente marino, quest’ultima letta in modo coordinato con la
Comunicazione UE sui principi di pianificazione dello spazio marittimo (vedi
QUI).
1.
strategicità temporale: il
tempo, in quanto la compatibilità degli utilizzi e le esigenze di gestione di una determinata area marittima
potrebbero variare nel corso del tempo.
2. integrazione degli interessi: : mettere insieme gli interessi settoriali in
una stessa area marittima attraverso obiettivi dettagliati e non linee generali
da lasciare in mano nella fase attuativa ai privati secondo la logica della
peggiore finanza di progetto
3.
integrazione delle politiche di pianificazione: coerenza fra pianificazione dello spazio
terrestre e di quello marittimo - legame con la gestione integrata delle zone
costiere
4. flessibilità della pianificazione: Il processo di pianificazione deve essere
sufficientemente flessibile da reagire a tali cambiamenti e consentire la
revisione dei piani a tempo debito
5. quadro
conoscitivo sufficientemente ampio e approfondito anche su area vasta: La
PSM deve fondarsi su informazioni affidabili e conoscenze scientifiche. È
necessario che la pianificazione tenga il passo con l'evolversi delle
conoscenze (gestione adattiva). La Commissione ha posto in atto diversi
strumenti scientifici e per la raccolta dei dati destinati a coadiuvare la PSM
in tale processo, fra cui una rete europea di osservazione e di dati
dell'ambiente marino (EMODNET), una banca dati integrata per le statistiche
socioeconomiche marittime (attualmente in fase di elaborazione da parte di ESTAT), l'Atlante
europeo dei mari (previsto per il 2009) e il Monitoraggio globale per
l'ambiente e la sicurezza (Kopernicus).
6. rispetto delle norme sulla sicurezza marittima: si fa riferimento sia alla sicurezza della navigazione che ai rischi di
incidenti navali e industriali
LA NUOVA DIRETTIVA DISCIPLINA LE
MODALITÀ ATTUATIVE E PROCEDURALI DEI PRINCIPI GENERALI NELLE POLITICHE DELLE ARTICOLAZIONI
ISTITUZIONALI DEGLI STATI MEMBRI
Nella Relazione
di presentazione della proposta di Direttiva si legge (pagina 3) che :
“ Gli Stati
membri dovranno elaborare e attuare
processi coerenti per pianificare gli usi umani dello spazio marittimo e garantire la gestione sostenibile delle zone
costiere. Uno dei principali valori aggiunti della proposta è il sostegno offerto alla connettività terra-mare grazie
al requisito di coerenza tra la pianificazione dello spazio marittimo e la
gestione integrata delle zone costiere. I
dettagli della pianificazione e la determinazione degli obiettivi di gestione
sono lasciati agli Stati membri. L'UE
non prenderà parte a tali processi.”
IN PARTICOLARE
GLI OBIETTIVI DELLA DIRETTIVA ANDRANNO APPLICATI AGLI STRUMENTI DI
PIANIFICAZIONE ESISTENTI
Secondo
la Relazione di presentazione della Direttiva: “Il processo di pianificazione propriamente detto deve essere condotto dalle autorità degli Stati
membri in funzione delle rispettive strutture
costituzionali e di governance, delle priorità politiche settoriali
nazionali e, nella misura del possibile,
deve basarsi su meccanismi e politiche esistenti.”
COME DOVRÀ
ESSERE RECEPITA IN ITALIA LA DIRETTIVA
La
Direttiva dovrà essere recepita dagli stati membri entro il 18 settembre 2016, lasciando agli stati membri decidere come recepire nei propri strumenti
di pianificazione, gli strumenti nuovi di
pianificazione (piani di gestione dello spazio marittimo) e di programmazione
(strategia di gestione integrata delle zone costiere).
Ad
esempio i principi e gli obiettivi definiti sia dalla nuova Direttiva che dal
sopra citato Protocollo UE sulla gestione integrata delle zone costiere del
mediterraneo potranno essere trasformati in parametri vincolanti per gli
strumenti di pianificazione esistenti, in Italia e in Liguria, come ad esempio:
1. piani regolatori dei
porti
2. piani regionali di
tutela delle coste
3. piani paesaggistici per
le aree costiere
4. strumenti urbanistici
tradizionali (piani urbanistici comunali, piani territoriali di coordinamento
provinciali e regionali), ma anche strumenti
urbanistici attuativi di questi piani.
5. piani dei trasporti
nazionali e regionali con particolare riferimento alla attività marittima.
L’OBBLIGO DI
COINVOLGERE IL PUBBLICO NELLA ELABORAZIONE APPROVAZIONE DEGLI STRUMENTI DI
PIANIFICAZIONE INTEGRATA DEGLI AMBIENTI COSTIERI CON LE POLITICHE MARITTIME
L’articolo
9 della nuova Direttiva prevede che:: “Gli
Stati membri predispongono le modalità di partecipazione del pubblico affinché tutte
le parti interessate possano contribuire fin dalle fasi iniziali
all'elaborazione dei piani di
gestione dello spazio marittimo e delle strategie di gestione integrata delle
zone costiere. 2. Gli Stati membri assicurano altresì che i soggetti interessati e le autorità competenti, nonché la popolazione interessata, abbiano accesso ai piani non appena questi siano ultimati.”
L’APPLICAZIONE DELLA VAS ALLA PIANIFICAZIONE DEGLI AMBIENTI COSTIERI
Mentre sugli strumenti di pianificazione, la nuova Direttiva lascia
agli Stati membri la decisione su come coordinare quelli esistenti con quelli
nuovi, sotto il profilo valutativo la nuova Direttiva nel considerando numero 23 prevede che: "Nei casi in cui i piani di gestione dello spazio marittimo possono avere effetti significativi sull’ambiente, è opportuno che siano soggetti alla direttiva 2001/42/CE (vedi QUI)." Non solo ma a pagina 4 della Relazione alla proposta di questa Direttiva si legge che: “La valutazione degli effetti ambientali legati ai piani di gestione dello
spazio marittimo e alle strategie di gestione integrata delle zone costiere
deve essere effettuata in conformità delle disposizioni della direttiva
2001/42/CE”.
Aggiunge
la Relazione alla proposta di Direttiva (pagina 4): “Questa valutazione ambientale strategica farà sì che venga presa in considerazione in una fase
precoce la totalità degli impatti, compresi quelli cumulativi, provenienti dalle varie attività
umane e faciliterà pertanto l'attuazione di progetti futuri. Se in un secondo tempo risultassero
necessarie valutazioni d'impatto ambientale per
singoli progetti, la valutazione specifica sarà in grado di attingere
alle analisi già svolte nell'ambito
della pianificazione ambientale strategica; ciò consentirà di evitare una duplicazione
delle valutazioni e i relativi oneri amministrativi”
Si
conferma quindi che gli strumenti di
pianificazione degli ambienti costieri, devono
essere valutati, non come somme di
progetti, ma tenendo conto dell’area
vasta in cui si vanno a collocare le diverse attività insistenti sullo spazio
costiero e marittimo oggetto della pianificazione/programmazione. Solo così potranno essere presi in
considerazione quegli “impatti cumulativi
provenienti dalle diverse attività umane” citati dalla Relazione di
presentazione della nuova Direttiva.
VAS E STUDI DI
IMPATTO PORTUALE DALLA SOSTENIBILITÀ AMBIENTALE ALLA SOSTENIBILITÀ SOCIO
ECONOMICA NELLA GESTIONE INTEGRATA DELLE AREE COSTIERE E DELLO SPAZIO MARITTIMO
La
visione strategica, tipica della VAS
e quella di strumenti integrativi ad essa come gli Studi di Impatto Portuale, permetteranno
di tenere in considerazione i principi/obiettivi dei documenti UE citati nella
prima parte del presente post. Principi
che come abbiamo avuto modo di vedere hanno
valenza non solo ambientale ma anche socioeconomica.
Non
è un caso, parlando di gestione integrata delle zone costiere e delle relative
politiche marittime, che a livello UE nell'ambito della revisione delle Reti Transeuropee
di trasporto (in pratica l'ossatura delle principali infrastrutture europee )
siano state proposte:
1. una lista di "core-ports" strategici per il
futuro dell'Unione
2. una revisione della
gerarchia degli investimenti portuali.
CONCLUSIONI
I
principi del Protocollo e della nuova Direttiva possono già fin da ora essere
utilizzati ad esempio nell’attuazione del Piano Regolatore del Porto di Spezia
per il quale sono previsti strumenti urbanistici attuativi di ambito che
dovranno essere sottoposti a VAS (vedi QUI, QUI e QUI).
Vedremo se tutto ciò verrà recepito dai nostri
amministratori. Una cosa è certa gli indirizzi della giurisprudenza comunitaria
e nazionali nonché le norme della UE vanno nella direzione che il mondo
ambientalista più attento auspica da tempo, forse sarebbe ora che le nostre
coste cessino di essere ostaggio di
interessi monopolistici legati alle
carriere personali e politiche di personaggi locali di dubbia qualità
professionale e democratica.
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