giovedì 24 febbraio 2022

Presidente Regione Liguria: “riapriamo le centrali a carbone”. Una boutade pericolosa!

Il Presidente della Regione Liguria chiede di riaprire le centrali a carbone e aumentare l'estrazione di gas nazionale per "mettere in sicurezza il Paese"

Questa affermazione deve essere analizzata criticamente nei seguenti aspetti:

1. la normativa sulla gestione delle centrali in stato di emergenza che permette la apertura di centrali come quella spezzina in deroga alle vigenti norme ambientali per periodi limitati ma senza gli incentivi del capacity market perché questi si danno solo a centrali che rispettano limiti alle emissioni di CO2 non raggiungibili dall’impianto spezzino

2. Toti non ha alcun titolo a chiedere la riapertura della centrale a carbone (in Liguria possibile solo su Spezia essendo quella di Genova non più utilizzabile)

3. se quella di Toti è una richiesta al Governo avrebbe dovuto motivarla con dati alla mano per dimostrare la emergenza sulla sicurezza del sistema elettrico ma di dati questo signore non li fornisce come è suo solito

4. i dati sugli impianti a gas esistenti e potenziati dimostrano che ad oggi non esiste nessuna emergenza nazionale che potrebbe realizzarsi solo in caso di blocco del gas dall’est europeo cosa ad oggi non all’ordine del giorno neppure nelle proposte di sanzioni di USA ed Europa verso la Russia.

5. anche se ci fosse una emergenza dichiarata l’aumento della estrazione del gas nazionale non la potrebbe affrontare per tempi tecnici e per la quantità limitata di gas estraibile dai giacimenti nazionali

Vediamo come stanno le cose nei particolari per chi ha voglia di approfondire…

 

 

 

RELATIVAMENTE ALLA RIAPERTURA DELLE CENTRALI A CARBONE COMPRESA QUELLA SPEZZINA

 

Cosa dice la normativa

Il Decreto legge 239/2003 convertito nella legge 290/2003 al comma 1 articolo 1  è chiarissima e la riporto : “1. Al fine di garantire la sicurezza di funzionamento del sistema elettrico nazionale, assicurando la produzione in misura necessaria alla copertura del fabbisogno nazionale, con decreto del Ministro delle attività produttive, di concerto con il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio, fatto salvo quanto previsto dal decreto legislativo 23 aprile 2002, n. 110, fino al 30 giugno 2005 e su motivata e documentata segnalazione del Gestore della rete di trasmissione nazionale S.p.a., può essere autorizzato l'esercizio temporaneo di (( singole )) centrali termoelettriche di potenza termica superiore a 300 MW, inserite nei piani di esercizio dello stesso Gestore, anche in deroga ai limiti di emissioni in atmosfera e di qualità dell'aria fissati nei provvedimenti di autorizzazione, ovvero derivanti dall'applicazione del decreto del Presidente della Repubblica 24 maggio 1988, n. 203, nonché dal regolamento di cui al decreto del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio 2 aprile 2002, n.60.” Aggiungo che tali impianti devono comunque rispettare i valori limite di emissione previsti dalla normativa dell'Unione europea e per gli impianti di potenza termica nominale inferiore a 500 MW dell'allegato 3, lettera B, del Decreto del Ministro dell'ambiente in data 12 luglio 1990. Si tratta di limiti molti alti: biossido di zolfo 1700 mg/m 3 . - ossidi di azoto 650 mg/m 3 . - polveri 50 mg/m 3, quindi ben più alti di quelli attuali di cui all'allegato II alla Parte V del DLgs 152/2006 per cui, per fare esempi precisi questo allegato anche per gli impianti vetusti costruiti prima del 2002 prevede: 

1. per l'SO2 prevede massimo 800 mg/Nm3 contro i 1700 del Decreto del 1990. 

2. per gli ossidi di azoto prevede il limite di 200 mg/Nm3 e fino a 400 mg/Nm3 contro i 650 mg/Nm3 del Decreto del 1990.  

La legge 290/2003 sopra riportata è stata confermata da una sentenza della Corte Costituzionale n° 383 del 2005 (QUI) che al punto 17 delle motivazioni afferma:  “I previsti poteri di deroga temporanei ineriscono, contrariamente a quanto ritiene la ricorrente, alla materia della “tutela dell'ambiente” di cui all'art. 117, secondo comma, lettera s), Cost., con la conseguenza che la loro previsione e la loro disciplina spettano alla potestà legislativa esclusiva dello Stato, senza che ricorra la necessità di quegli specifici meccanismi di collaborazione con le Regioni che questa Corte ha ritenuto indispensabili nelle ipotesi della “chiamata in sussidiarietà” cui si è fatto riferimento nel precedente par. 15. Quanto poi alla concreta allocazione in capo ad organi statali dei poteri di deroga contemplati dalle norme impugnate, va osservato che i citati poteri risultano indissolubilmente connessi con il potere principale attribuito al Ministro di autorizzare «l'esercizio temporaneo di singole centrali termoelettriche di potenza superiore a 300 MW» per le finalità di «garantire la sicurezza di funzionamento del sistema elettrico nazionale, assicurando la produzione in misura necessaria alla copertura del fabbisogno nazionale». Anche sulla base di quanto già rilevato nella sentenza n. 6 del 2004, risulta pertanto non implausibile l'attribuzione di tali poteri ad organi statali ad opera delle norme impugnate.”

Peraltro lo stesso ultimo Decreto AIA alla centrale a carbone spezzina del 2019 prevede la possibilità di un continuità della centrale oltre il 2021 alle seguente condizioni:

1. nelle Premesse alle Prescrizioni (Paragrafo 9) contenute nel Rapporto Istruttorio allegato al Decreto AIA 2019 pur confermando l’impegno Enel a dismettere la centrale a carbone entro il 2021 si aggiunge: “fermo restando il pronunciamento del Ministero dello Sviluppo Economico in merito alla sicurezza ed affidabilità del funzionamento del sistema elettrico nazionale”. 

2. la prescrizione n°8 del Paragrafo 9.3. del Rapporto istruttorio allegato alla nuova revisione dell’AIA afferma che: ”ferma restando la fermata definitiva della unità SP2al31/12/2021 di cui alla prescrizione (6), ai sensi del SEN 2017 e del PNIEC 2019, l’utilizzo del carbone quale combustibile per la alimentazione del gruppo SP3 sarebbe stata ammissibile solamente fino al 31/12/2025”. 

 

Il Presidente della Regione non ha alcun titolo per aprire e neppure per chiedere la riapertura della centrale a carbone spezzina

La norma di riferimento è la legge 27 ottobre 2003, n. 290 ed in particolare l’art. 1-quinquies (Disposizioni per la sicurezza e la funzionalità del settore elettrico) secondo il quale: “1. Gli impianti di generazione di energia elettrica di potenza nominale maggiore di 10 MVA sono mantenuti in stato di perfetta efficienza dai proprietari o dai titolari dell'autorizzazione e possono essere messi definitivamente fuori servizio secondo termini e modalità autorizzati dall'amministrazione competente, su conforme parere del Ministero delle attività produttive, espresso sentito il Gestore della rete di trasmissione nazionale in merito al programma temporale di messa fuori servizio.”

Ora le denominazioni degli interlocutori istituzionali sono cambiate: Ministero dello Sviluppo Economico (non più Attività Produttive) e Terna - Rete Elettrica Nazionale Spa che è la società responsabile della trasmissione e del dispacciamento dell'energia elettrica sulla rete ad alta e altissima tensione su tutto il territorio italiano. Attività svolta dal Gestore della rete di trasmissione nazionale (GRTN) fino al novembre del 2005.

Come si vede formalmente il parere lo esprime la burocrazia ministeriale ma sostanzialmente l’istruttoria è di competenza di Terna SpA senza la quale il Ministero non si può pronunciare.

Morale la politica (leggi Ministro) una volta che Terna individua un deficit nell’ambito in cui è divisa la rete elettrica nazionale (nel nostro caso il Nord-Ovest) tra aumento di capacità produttiva e dismissioni, non ha alcun titolo di intervento.

Peraltro il Presidente anche per rispetto della comunità spezzina prima di lanciare una affermazione come quella riportata all’inizio di questo post avrebbe quanto meno dovuto confrontarsi con il Governo e con Terna oppure fornire dati circostanziati per dimostrare la potenziale emergenza del sistema Italia in materia di generazione elettrica.

 

 

La situazione delle centrali a gas esistenti e ripotenziate ad oggi dimostra che un rischio per il sistema elettrico nazionale non esiste

Impianti esistenti potenziati ed autorizzati ad oggi nel corso di tutto il 2021:

1. Centrale termoelettrica di Tavazzano Montanaso (LO) - Realizzazione di un nuovo ciclo combinato in sostituzione della sezione 8 la sostituzione del gruppo 8, a ciclo convenzionale, della potenza di 320 MWe con un ciclo combinato di ultima generazione di potenza pari a 850 MWe. Ha ottenuto la VIA positiva con   Decreto Ministero Transizione Ecologica del 16 aprile 2021

2. Upgrade delle turbine a gas della centrale termoelettrica di Piacenza A2A gencogas S.p.A :  + 160 MWe  Ha concluso la procedura di verifica di assoggettabilità a VIA senza andare a VIA ordinaria con Decreto Ministero Transizione Ecologica del 4 marzo 2021

3. Progetto di rifacimento di due unità di produzione esistenti nella centrale termoelettrica Larino (CB) ENEL Produzione S.p.A 800 MWe ha concluso la procedura di verifica di assoggettabilità a VIA senza andare a VIA ordinaria con Decreto Ministero Ambiente del 19 FEBBRAIO 2021.

4. Centrale termoelettrica di Ravenna - Sostituzione del ciclo combinato TG-501 con nuovi turbogeneratori TG - Capacity Strategy Italia: 130 MWe - Decreto VIA 3 giugno 2021

5. Centrale termoelettrica di Cassano d'Adda: impianto motori a gas: 110 MWe all’interno della centrale esistente - Decreto VIA 3 agosto 2021  

6. Progetto di modifica della centrale termoelettrica di Monfalcone (GO) -  860 MWe nuovo ciclo combinato - Decreto VIA 24 settembre 2021

7. Fusina (840 MWe con efficienza di produzione quasi doppia dei 1136 MWe dismessi a carbone).

 

Totale autorizzazioni potenziamenti impianti a gas esistenti: 3750 MWe nel 2021.

 

A questi occorre aggiungere quelli che hanno avuto la VIA positiva sempre con riferimento a potenziamento di impianti a gas esistenti e non nuovi:

-  "Efficientamento della Centrale di Trapani con Installazione di Nuovi OCGT per 220 MWe"

- Progetto di modifica della centrale termoelettrica di Monfalcone (GO)      A2A Energiefuture S.p.A. 860 Mwe

- Installazione di una nuova unità a ciclo combinato e interventi di miglioramento ambientale sui gruppi esistenti della Centrale di Ostiglia (MN) EP Produzione S.p.A.  923 Mwe

- Centrale termoelettrica di Cassano d'Adda: impianto motori a gas A2A gencogas S.p.A  1482 MWt

 Centrale termoelettrica di Ravenna - Sostituzione del ciclo combinato TG-501 con nuovi turbogeneratori TG - Capacity Strategy Italia Enipower S.p.A. 130 MWe

- Centrale termoelettrica di Tavazzano Montanaso (LO) - Realizzazione di un nuovo ciclo combinato in sostituzione della sezione 8 EP Produzione S.p.A. 850 Mwe

- Progetto di modifica della centrale termoelettrica di Termoli (CB) Snowstorm S.r.l.  148 MWt

Progetto di modifica della centrale termoelettrica ex BGIP di San Nicola di Melfi (PZ) Snowstorm S.r.l.   185 MWt

-Centrale termoelettrica di Marghera Levante - Rifacimento con miglioramento ambientale EDISON S.p.A. 790 Mwe

- Impianto di valorizzazione energetica di CSS (Combustibile Solido Secondario) da realizzarsi nella Centrale Termoelettrica esistente di San Filippo del Mela (ME)  A2A Energiefuture S.p.A. 54 Mwe che consolidano l’esistente centrale a gas da circa 1000 Mwe

 

Totale 5542 ulteriori MWe



L’AUMENTO DI ESTRAZIONE DI GAS NAZIONALE NON POTREBBE AFFRONTARE LA EMERGENZA NAZIONALE

Attualmente come sistema Italia consumiamo 70 miliardi di m3 di gas di questi solo 3,5 miliardi di m3 sono di produzione nazionale, quindi solo qualche punto in percentuale. Per poter aumentare le estrazioni (sempre che sia giusto) ci vorranno almeno un paio di anni infatti oltre agli aspetti autorizzatori (che potrebbero essere accelerati con norme speciali) occorre ricordare che devono essere realizzati gli impianti di estrazione o ripotenziati quelli esistenti con tempi tecnici lunghi. Peraltro anche riuscissimo nel giro di un paio di anni (ipotesi meramente teorica allo stato dei fatti) ad estrarre diciamo circa 4 o 5 miliardi di m3 in più dove verranno collocati relativamente ai consumi in caso di riduzione del gas importato dall’estero? Cosa facciamo tagliamo il gas per gli usi civili? Di queste “quisquilie” il signor Toti non si occupa lui si limita a sparare parole.  

 

 

CONCLUSIONI

Il problema vero è che il nostro Paese è vulnerabile da sempre per le fonti energetiche e non ha sfruttato questi anni per potenziare un sistema di produzione di energia elettrica fondato sul mix fonti rinnovabili e impianti di accumulo. Abbiamo perso almeno dieci anni e ora comunque, carbone o meno, ne stiamo già pagando le conseguenze con l’aumento delle bollette per le famiglie e le imprese, aumenti che non saranno evitati da due o tre miliardi di gas nazionale in più.

Insomma caro signor Presidente Toti le emergenze non si dichiarano con un tweet ma si motivano sulla base di istruttorie serie che producano dati attendibili e da parte di chi ha le competenze istituzionali e tecniche altrimenti si fanno solo danni al Paese creando instabilità nel mercato dell’energia di cui non abbiamo certo bisogno in un momento drammatico come questo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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