sabato 7 novembre 2015

Consiglio di Stato su Marina del Canaletto e PRP: riflessioni giuridiche e politiche



L'Autorità Portuale ha vinto in consiglio di stato (vedi QUI e QUI) contro il ricorso sulla controversia della anticipazione dell'attuazione del PRP (Piano Regolatore del Porto) nell'area della Marina del Canaletto. Come si dice in questi casi: prendo atto della sentenza. 
Però continuo a non capire alcune questioni di ordine generale che vado a spiegare di seguito. 


In particolare continuo a non capire perché, in relazione al PRP, nessuno abbia mai voluto impegnarsi seriamente nell'impugnare o, una volta impugnato, nel coltivare seriamente l'impugnazione, contro altri aspetti ben più rilevanti del PRP in particolare in relazione alla clamorose contraddizioni tra le modalità di attuazione del PRP di questi anni da parte della Autorità Portuale (da ultimo l'ampliamento del molo Garibaldi , vedi QUI) e quanto a suo tempo approvato in Consiglio Regionale (vedi questione presentazione strumenti urbanistici nei diversi ambiti di intervento del PRP da sottoporre a VAS) e soprattutto nelle prescrizioni di VIA del Ministero dell'Ambiente, per non parlare delle illegittimità sulle distanze, in materia urbanistica, delle nuove costruzioni in VIA San Bartolomeo con le norme degli atti urbanistici del Comune. 
Di questi temi ho trattato in molti post a cui rinvio per chi ha voglia di approfondire come ad es. QUI e QUI.

Non solo ma nessuno del fronte critico al PRP ha mai voluto sviluppare, al di la dei ricorsi, una ragionamento serio su cosa voglia dire nel 2000 pianificare lo sviluppo di un'area portuale all'interno di un golfo con qualità ambientale e con potenzialità di sviluppo economico diverse dalla logica dei container (vedi QUI)

Ovviamente non è detto che queste altre tipologie di ricorsi sarebbero andate a buon fine ma almeno avrebbero attaccato il PRP in punti strategici sopratutto sotto il profilo ambientale ma anche di pianificazione/programmazione sull'area vasta, non limitandosi ad una "guerra di bassa intensità" su questioni importanti certo ma che riguardano solo una parte dei cittadini..... non solo ma questi ulteriori ricorsi avrebbero costituito ragioni giuridiche in più per fermare almeno in parte l'attuale PRP e come è noto maggiori sono i profili di illegittimità e maggiori sono le possibilità per vincere una causa.

Non penso che tutto questo sia imputabile alla responsabilità degli avvocati, peraltro di ottima qualità, che hanno supportato i ricorrenti. Penso invece che ci sia stata, in questi anni, una sottovalutazione sui limiti e le contraddizioni più generali tra l'operato della AP e quanto approvato a suo tempo dal Consiglio Regionale e dal settore VIA del Ministero dell'Ambiente. Sottovalutazione da parte di tutti o quasi i critici del PRP, insomma è passata una logica del tipo "il PRP ormai c'è al massimo possiamo metterci qualche zeppetta" .....ora possiamo dire che questa logica non ha pagato.

Una visione dei ricorsi più ampia forse non avrebbe fatto vincere nelle aule giudiziarie ma avrebbe sicuramente aperto una discussione seria in città su come si pianifica il territorio costiero in chiave strategica, ragionando su scenari alternativi.

D'altronde questa visione riduttiva delle contestazioni al PRP l'ho potuta verificare nel modo in cui le associazioni ambientaliste hanno gestito la loro partecipazione al Tavolo di confronto sulla attuazione del PRP: sottovalutando gli aspetti di pianificazione strategica, non cogliendo le potenzialità esistenti nel primo regolamento di quel tavolo (vedi QUI), soprattutto accettando di fatto il depotenziamento del ruolo del Tavolo attuato dalla Autorità Portuale senza mai svolgere contestazioni di merito all'altezza e lasciando, i rappresentanti all'interno della commissione tecnica del Tavolo, abbandonati a se stessi. Vedi QUI.

La prova ancora più significativa di questa visione riduttiva della vertenza sull'attuazione del PRP le associazioni ambientaliste nazionali l'hanno dimostrata anche nella vicenda dell'AIA alla centrale Enel dove per ragioni, giuridicamente incomprensibili per il sottoscritto, non si è voluto impugnare l'AIA (autorizzazione integrata ambientale) che presentava rilevanti profili di illegittimità soprattutto sul delicatissimo terreno della prevenzione sanitaria.


Per concludere e tornando alla vicenda del PRP, la Autorità Portuale in questi anni (con la passiva accettazione da parte del Comune di Spezia e dei Comuni limitrofi: Portovenere e Lerici) ha certamente pianificato il porto in modo autoritario rimuovendo atti ufficiali di altre istituzioni (Regione e Ministero dell'Ambiente) ma è indiscutibile che il fronte critico, al di della buona volontà di alcuni singoli, non ha mai saputo articolare una critica strategica a tali comportamenti delle istituzioni competenti. 

Abbiamo perso tutti una occasione quanto meno di alzare il confronto sulle grandi scelte strategiche del nostro territorio, ma in questo caso si conferma un principio classico delle situazioni di conflitto ambientale: "cattivi amministratori producono cattivi confliggenti" anche se nel caso spezzino forse ha giocato un ruolo un altro concetto di fondo tipico del nostro territorio che esprimo da tempo: "C'è in questa città un intreccio perverso tra chi gestisce il potere, chi gli gira intorno, chi fa finta di opporsi e chi si oppone senza costruire progetti e proposte, senza entrare nel merito dei problemi".

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