Finalmente
ho potuto avere il testo del ricorso (lo trovate QUI) presentato dal Comune di Spezia contro gli
atti della Soprintendenza che sospesero il cantiere di Piazza Verdi per la
parte centrale.... Intanto questo ritardo è anomalo basta dire che per avere
questo atto abbiamo dovuto intervenire
al TAR in opposizione a detto ricorso (lo trovate QUI). Invece questo ricorso andava reso
pubblico immediatamente dopo il deposito (fine settembre) non solo perché è un
atto pubblico ma anche per una ragione semplice: il ricorso lo paghiamo con i
soldi di tutti noi cittadini.
Sugli
aspetti tecnico giuridici tornerò con calma sul mio blog, ma ora mi preme
sottolineare un aspetto di principio molto significativo: l’importanza della
partecipazione del pubblico nelle scelte rilevanti di una Amministrazione tanto
più se eletta dai cittadini.
Finalmente
in un atto ufficiale del Comune possiamo leggere che, cito testualmente: "negli ultimi anni 30 del novecento nel
marciapiede centrale fu piantato un filare di pini comuni".
Perbacco!
Ci voleva un ricorso al TAR per far ammettere quello che gli atti ufficiali
dell'epoca avevano già ampiamente dimostrato essendo pubblici da mesi.
Il
ricorso successivamente fornisce una interpretazione giuridica discutibile di
questo riconosciuto fatto storico, ma
sui formalismi giuridici ci “scozzoneremo”
al TAR ma già fin d'ora possiamo dire che il
Comitato per piazza Verdi (come ho già scritto nel mio blog) ha vinto
dimostrando di sapere fare le istruttorie sugli interessi culturali meglio dei burocrati
che occupano gli uffici del Comune per
non parlare dei progettisti/artisti
star.
Tutto
questo dimostra quanto la partecipazione sia importante e quanto possa incidere
se ben valorizzata nel migliorare le scelte della pubblica amministrazione. L’approccio partecipativo si fonda, infatti, sul presupposto che il pubblico , qualora gli sia dato modo
di discutere ed esprimersi in forme e luoghi appropriati, sia atto a orientare
gli esperti verso ciò che non sanno –
l’area della tecno ignoranza specifica – o non sanno nemmeno di non sapere – la
tecno ignoranza a-specifica[1].
Tale partecipazione richiede strutture e metodologie idonee. Quelle strutture e
metodologie non applicate mai nella nostra città.
D’altronde "non un gruppo di pericolosi NO TAV” ma
la Corte Costituzionale ha affermato
che, nell’ambito della attività discrezionale della
PA, la singola amministrazione non è più semplicemente un centro d’imputazione
attributario della cura di uno specifico e ben definito interesse, ma è sempre
più spesso una figura soggettiva chiamata ad operare scelte dispositive
(distributive) di risorse limitate, dopo aver condotto una propedeutica
valutazione di compatibilità fra – plurimi - interessi pubblici, e fra questi e
quelli dei privati, in relazione ai vari, possibili usi di tali risorse,
ciascuno corrispondete ad un dato interesse.
Se chi amministra il Comune di Spezia avesse
coscienza dei suddetti principi, di fronte agli atti della Direzione Regionale
per i Beni Culturali e della Soprintendenza, di fronte agli errori istruttori
commessi dai propri uffici e sanciti da documenti ufficiali, avrebbe
semplicemente deciso fin dal giugno scorso di avviare una revisione del
progetto su Piazza Verdi aprendo un confronto con la città vero non finto cioè basato su decisioni
“straprese” come nel passato. Invece
hanno scelto lo scontro al TAR coerenti
con l’arrogante supponenza mostrata fin dall’inizio e con le bugie di una comunicazione unilaterale spacciata per
partecipazione.
La vicenda di Piazza Verdi quindi, al di della
importanza in se della piazza e del progetto contestato, parla alla politica e
a tutti i cittadini spezzini e ci dice che abbiamo bisogno oltre che di nuovi
amministratori anche di una nuova cultura di governo dei processo decisionali.
Siamo solo all’inizio e non ci sono alternative altrimenti tutto finirà nella
degenerazione populista….. ma forse un certo ceto dirigente è quello che vuole, buttarla in rissa per poi produrre svolte autoritarie. Anche
per questo dobbiamo fermarli!
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