Il
2021 è stato l’anno del grande rimbalzo dei consumi energetici
con una crescita dell’8% rispetto al 2020, nonostante l’aumento senza
precedenti dei prezzi di elettricità e gas. È quanto emerge dall’Analisi
trimestrale del sistema energetico italiano dell’ENEA (QUI) che
evidenzia per l’intero 2021 anche la crescita delle emissioni di CO2 (+8,5%)
- con il recupero del 70% di quelle “perse” nel 2020 per la pandemia - e il
forte peggioramento (-27%) dell’indice ISPRED, elaborato
dall’Agenzia per misurare la transizione energetica sulla base dell’andamento
di prezzi, emissioni di CO2 e sicurezza degli approvvigionamenti. Inoltre,
la quota di fonti rinnovabili si è
attestata al di sotto del 19% dei consumi finali, in diminuzione di oltre un
punto percentuale rispetto ai massimi raggiunti nel 2020.
Il
40% dell’aumento dei consumi 2021 è imputabile al petrolio, oltre il 30% al gas
naturale, quasi il 20% alle importazioni di elettricità e il resto ai
combustibili solidi.
Nonostante
il calo dell’ISPRED sia legato al peggioramento
di tutti e tre i parametri di riferimento - sicurezza, prezzi ed emissioni di
CO2 - la componente decarbonizzazione ha avuto l’impatto negativo più
consistente (-45%). Sul lato sicurezza degli approvvigionamenti, l’inverno
appena concluso ha evidenziato punte giornaliere ai massimi storici per la
domanda di gas nel settore termoelettrico, mentre il clima relativamente mite
ha frenato la domanda del residenziale.
Vediamo nei particolari le questioni legate alla domanda del gas e di elettricità e i margini di adeguatezza del sistema elettrico nazionale secondo la nuova Analisi di Enea…
DOMANDA
GAS IN ITALIA
La
domanda complessiva di gas in Italia nel 2021 è ammontata a 76,24 mld m3
(Figura 5-20), in aumento del 7,8% rispetto al 2020. Il quarto trimestre, con
consumi pari a 23,05 mld m3 , ha segnato un aumento tendenziale del 9% rispetto
a un anno prima, mostrando così la ripresa del processo di recupero dalla
contrazione del 2020, che aveva conosciuto una temporanea battuta d’arresto nel
terzo trimestre. I valori registrati nel 2021 risultano inoltre superiori anche
a quelli del 2019, assumibili come riferimento prepandemico, dimostrando così
il completo riassorbimento della contrazione provocata dallo shock Covid19. A
livello settoriale, i consumi industriali sono aumentati in media su base
tendenziale del 6,4% rispetto al 2020, mentre quelli nella generazione
termoelettrica del 6,1%: questi ultimi soprattutto negli ultimi due mesi
dell’anno con un’impennata che li ha portati al maggior scostamento dalla media
decennale rilevato su questo orizzonte temporale.
IMPORTAZIONE
GAS IN ITALIA
Per
quanto riguarda le importazioni, nel 2021 sono ammontate a 71,62 mld m3
rispetto a 65,94 del 2020, in aumento dell’ 8,6% (Figura 5-22). Dopo un terzo
trimestre invariato, l’ultimo trimestre dell’anno ha registrato un incremento
tendenziale del 17% rispetto al corrispondente periodo 2020. In termini di
provenienza geografica il 2021, a fronte di una sostanziale stabilità del gas
russo (intorno a 28,3 mld m3 ), che rimane la prima fonte, ha visto un
fortissimo incremento del gas algerino (+76% da 12,2 a 21,2 mld m3 ).
L’import
di GNL è sceso nel 2021 del 22,5% (da 12,6 a 9,8 mld m3), su valori comparabili
a quelli antecedenti il 2019.
Il
GNL, che già nel 2020 si era visto quasi appaiare dal gas algerino come fonte
di riserva, scivola nettamente dal 19,1 al 13,6%. Crolla in misura ancora
maggiore l’incidenza del gas nordeuropeo (dal 13 al 2,9%) e, in misura minore,
anche il gas libico (da 6,7 a 4,5%). Il Tap quantifica il suo primo contributo
annuale esattamente nella misura del 10%. Infine, la quota della produzione
nazionale rispetto al totale (formato dalla somma dell’import e della
produzione stessa) si riduce dal 5,5 al 4,2% definendo in modo ancora più incisivo
– per differenza – l’entità e l’incremento della già fortissima dipendenza
italiana dall’estero per il gas naturale.
Nel complesso, a consuntivo dell’intero 2021, sono
rilevabili alcune precise tendenze annuali. Innanzitutto una diminuzione del
contributo per tre fonti principali: in particolare quelle nordeuropea,
asiatica e russa, sia pure con intensità nettamente differenziata
(rispettivamente forte, media e leggera). In secondo luogo una sensibile ascesa
dell’importanza del gas algerino; ed infine la significatività sostanziale del
contributo del TAP. L’effetto combinato di tali tendenze ha portato il TAP a
tamponare i flussi in diminuzione e, contestualmente, a bilanciare in termini
di sicurezza geopolitica l’accresciuta incidenza del gas algerino, divenuta
tuttavia comunque tale da comportare un deciso peggioramento dell’indice
complessivo di sicurezza. Mentre nel 2020 la soglia del 70% del totale
dell’import era raggiunta sommando le prime tre fonti (Russia, Algeria e GNL,
con queste ultime due abbastanza equivalenti), nel 2021 per la stessa soglia è
stato sufficiente quasi soltanto il contributo di Russia ed Algeria,
esplicitando così in modo palese una maggior concentrazione / minor
diversificazione. Questo ha rappresentato il peggior presupposto possibile nel
momento in cui poi nel 2022 il gas russo, che si è sempre caratterizzata come
una prima fonte di approvvigionamento stabile ed affidabile, è divenuto una
fonte di approvvigionamento da sostituire.
SICUREZZA
SISTEMA GAS IN ITALIA
I
dati del 2021 confermano la necessità di una particolare attenzione alla
sicurezza del sistema gas, anche perché i consumi complessivi di gas si sono
collocati sui massimi dell’ultimo decennio. Inoltre, nell’inverno appena
concluso la domanda di gas della termoelettrica ha raggiunto punte giornaliere
vicine ai massimi storici, mentre la domanda totale è rimasta molto al di sotto
dei massimi grazie al clima relativamente mite che ha frenato la domanda del
residenziale. Ma in uno scenario pessimistico di punte di domanda molto elevate
e ipotesi conservative sull’effettiva disponibilità delle infrastrutture il
sistema avrebbe avuto difficoltà a far fronte all’indisponibilità della prima
fonte di approvvigionamento. Resta inoltre su livelli storicamente bassi il
livello degli stoccaggi (Figura 5-26), e il raggiungimento di livelli di
riempimento rassicuranti per l’inizio della stagione dei prelievi si presenta
come una sfida non facile nell’attuale situazione del mercato.
DOMANDA
ELETTRICITÀ
La
richiesta di energia elettrica in Italia si è attestata nel 2021 a circa 318,1
TWh, in aumento del 5,1% (15,3 TWh) rispetto al 2020. Anche nell’ultimo
trimestre dell’anno si è registrato un aumento tendenziale superiore al 3%,
nonostante i forti aumenti dei prezzi dell’elettricità.
Dal
lato della generazione la produzione nazionale è aumentata dell’1,8% rispetto
al 2020, coprendo circa 1/3 dell’aumento della domanda (5 TWh). La produzione
termoelettrica è aumentata in termini assoluti di 5,2 TWh (+3%), l’eolica di
2,1 TWh (+11,2%) grazie soprattutto alla buona ventosità negli ultimi due mesi
dell’anno. Le altre fonti rinnovabili hanno invece avuto tutte performance
negative: il fotovoltaico ha perso 0,5 TWh (-1,9%), penalizzato in particolare
dallo scarso irraggiamento solare a inizio anno, mentre la generazione
idroelettrica ha perso 1,7 TWh (-3,5%), per effetto prevalentemente del
notevole calo dell’ultimo trimestre, protratto del resto anche a inizio del
2022 (secondo i dati Terna a gennaio il coefficiente di invaso si colloca al di
sotto del minimo 1970-2019). Complessivamente nell’anno la produzione nazionale
(pompaggi inclusi) ha coperto l’87,4% della domanda, in calo di 3 punti
percentuali rispetto al 2020 (90,2%). Dietro a questo calo vi è la forte
ripresa delle importazioni nette di elettricità, nel 2021 pari a 42,7 TWh,
contro i 32,2 TWh del 2020 (+33%). Con riferimento alla generazione
termoelettrica, nonostante l’aumento in termini assoluti essa ha coperto il
56,8% della richiesta, un punto percentuale in meno rispetto al 2020, tre punti
in più rispetto al minimo storico del 2014. In termini di potenza prelevata,
nel 2021 il picco di domanda mensile si è registrato il 24 giugno alle ore 14,
a 55,3 GW, un valore pressoché identico ai 55,4 GW del luglio 2020.
Complessivamente, la produzione elettrica da fonti energetiche rinnovabili (FER) è stata pari nell’anno a quasi 116 TWh, un dato pressoché identico a quello del 2020. In termini relativi, la quota di FER sulla richiesta elettrica tra gennaio e settembre 2021 è stata pari al 36,4%, un valore invece inferiore al 38,2 del 2020 e dunque ben inferiore al massimo storico del 38,6% registrato nel 2014.
MARGINI
DI ADEGUATEZZA DEL SISTEMA SARANNO SEMPRE SU VALORI CRITICI, RESTANO ESSENZIALI
LE IMPORTAZIONI DI ELETTRICITÀ
Nella
prima parte del 2020 la flessione della domanda aveva contenuti i rischi legati
al ridotto margine di adeguatezza del sistema elettrico, che negli ultimi anni
si è progressivamente ridotto sottoponendo il sistema ormai strutturalmente a
situazioni di significativo stress in caso di condizioni climatiche estreme e/o
presenza di tensioni sui Paesi confinanti. Nel 2021 il valore minimo della
soglia che individua l’1% delle ore con il margine più ridotto (22 ore per
trimestre) si è registrata nell’ultimo trimestre dell’anno (poco più di 3 GW di
capacità in eccesso, pari all’7% della domanda di quell’ora; Figura 5-36). I
valori minimi sono stati registrati tutti in giorni di dicembre, tra le ore 18
e le 19, in corrispondenza di valori anche non elevatissimi della richiesta di
elettricità sulla rete, ma e pressoché sempre in corrispondenza di valori
estremamente ridotti delle importazioni. Ad esempio, i margini minimi
registrati nel 2021 si sono verificati il 20 e il 21 dicembre, quando, sebbene
la domanda fosse inferiore di ben 3-4 GW rispetto ai massimi annuali, le
importazioni erano invece su valori intorno allo zero. Nell’anno, le 10 ore nelle
quali la capacità in eccesso rispetto alla domanda è scesa ai livelli più bassi
si sono verificate in corrispondenza di valori medi delle importazioni
inferiori a 1 GW (1/5 del loro valore medio annuale). La possibilità di scarsa
disponibilità di importazioni è tra l’altro un fattore di rischio accentuato
negli anni recenti dalla periodica indisponibilità di parte della produzione
nucleare francese, con ripercussioni sull’intero sistema elettrico europeo. In
effetti proprio nell’ultimo trimestre del 2021 le criticità del parco di
generazione nucleare francese hanno determinato una riduzione dell’import
netto, per di più in un contesto di scarsa idraulicità, che si è poi
ulteriormente ridotta nei primi mesi del 2022. Si tratta di valutazioni
confermate anche dall’ultimo Winter Outlook 2021-2022 di ENTSO-E, che evidenzia
da un lato il ruolo essenziale delle importazioni per garantire sufficienti
margini di adeguatezza rispetto alla punta di domanda, da un altro lato il
persistente rischio di carenza di risorse per la downward regulation in giorni
di bassa domanda ed elevata generazione da risorse inflessibili
Nessun commento:
Posta un commento