Secondo
il direttore della Autorità di Sistema Portuale (oggi su Città della Spezia): “Se
le luci della nave vengono accese grazie all’energia prodotta da una centrale
termoelettrica alimentata da fonte fossili, capite che il problema si sposta di
qualche chilometro ma non si risolve“.
Trovo queste dichiarazioni sconcertanti e di seguito spiego perché…
1. intanto
visto che i tecnici della Autorità di Sistema Portuale trattano da sempre gli
ambientalisti come degli ignoranti, voglio ricordare a questi signori che le
emissioni di una centrale a gas moderna sono imparagonabili alle emissioni da
gasolio delle navi in porto, in secondo luogo che la centrale a gas PROPOSTA A SPEZIA non c’entra
un tubo con l’inquinamento del porto visto che riguarda la stabilità del
sistema elettrico nazionale nella fase di transizione alla produzione di
energia elettrica da sole fonti rinnovabili.
2. quello che
avrebbe dovuto dire questo signore invece è che il progetto di centrale a gas
deve tenere conto dell'impatto esistente del porto come uno dei parametri fondamentali
per bocciare il progetto di centrale a gas all'interno del procedimento di VIA.
Quindi non è il progetto di centrale a gas in quanto tale ad essere
incompatibile ma semmai il sito dove si vuole collocarlo che vede già fonti di
inquinamento rilevanti.
3. ma il
punto 2 per onestà intellettuale dovrebbe portare la Autorità di Sistema Portuale ad ammettere che l'attuale inquinamento prodotto dal porto è
inaccettabile ma soprattutto che ad oggi mancano totalmente studi sull'impatto
sanitario della attività portuale , non solo ma i monitoraggi spot non
servono a capire il rischio per la salute pubblica e non sono neppure
impostati (come sarebbe invece tecnicamente possibile) per poter distinguere
l'inquinamento prodotto dal porto rispetto a quello ad esempio del traffico
automobilistico o da altre fonti inquinanti presenti nel territorio. Di questo
si continua a non parlare, per non ricordare il mancato regolamento che disciplini il rumore dai porti in pieno centro urbano come previsto da anni dalla legge quadro nazionale (vedi QUI).
4. I
previsti progetti di risanamento ambientale delle attività portuale continuano
a non essere chiari soprattutto nella tempistica realizzativa questo nonostante
si preveda sia per il porto commerciale che per le navi da crociera un
incremento degli attracchi in porto, nel 2022, assolutamente insostenibile
nella attuale situazione come confermano gli stessi dati di Arpal.
5. I
progetti proposti dalla Autorità di Sistema Portuale come pure la dichiarazione
riportata all'inizio sulla centrale a gas servono per distogliere la
discussione su quello che non si è fatto fino ad ora o che si è, purtroppo,
fatto. In particolare:
5.1. si è
realizzata una fascia di rispetto inadeguata e contro le stesse prescrizioni
del decreto di valutazione di impatto ambientale del Piano Regolatore Portuale
approvato nel 2006 come ho spiegato QUI.
5.2. non
esiste trasparenza sugli atti di controllo delle navi che attraccano nel porto come
ho ampiamento spiegato QUI.
5.3. sulle navi da crociera sussiste una rimozione totale
del problema sanitario in atto e di quello che potrebbe succedere nel 2022
quando sono previste oltre 190 navi in attracco nel porto di Spezia. Su questo
occorrerebbero nuovi monitoraggi e studi sul rischio sanitario da avviare
subito per valutare la attuazione di provvedimenti di limitazione del numero di
navi in porto come ho spiegato QUI, anche perché
gli accordi volontari non sono sufficienti quando si parla di una nave in attracco
quasi ogni giorno in pieno centro città! (vedi QUI)
5.4. l’ampliamento del porto (non solo il terzo bacino ma
anche gli interventi fatti sul molo Garibaldi) hanno rimosso l’obbligo scritto
nelle prescrizioni del Piano Regolatore Portuale del 2006 di effettuare nuove
valutazioni ambientali in sede di approvazione degli interventi nei singoli
ambiti in cui è divisa la fascia di demanio portuale come ho spiegato da ultimo
QUI.
CONCLUSIONI
PARLIAMO DI QUELLO CHE NON HA FATTO L’AUTORITÀ PORTUALE ALTRO CHE CENTRALE A
GAS
Si è continuato a
privilegiare lo sviluppo del porto senza rispettare la chiara indicazione
del Ministero dell’Ambiente: valutare preventivamente gli impatti nei diversi
scenari di sviluppo del porto commerciale e predisporre misure preventive
di tipo ambientale: della serie prima lo sviluppo delle banchine e dei
container poi vedremo di metterci qualche pezza ambientale.
Il punto di caduta finale
è stato la approvazione del Documento di Pianificazione Strategica di
Sistema (DPSS) che ha congelato il PRP del 2006 (a mio avvio in modo
illegittimo vedi QUI) ma
soprattutto senza effettuare una necessaria verifica di ottemperanza delle
prescrizioni fissate nel 2006.
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