Il nuovo rapporto di
adeguatezza del sistema elettrico nazionale presentato da Terna pochi giorni fa,
da una lettura apparente e non analitica, sembra affermare la necessità delle
nuove centrali a gas (compresa quella proposta a Spezia) per la transizione
alle fonti rinnovabili.
Il Rapporto va ad
integrare quanto uscito nei giorni scorsi sulla decisione del Ministero della
Transizione Ecologica di permettere l’accesso ai milioni di euro del meccanismo
capacity market anche ai progetti che non hanno avuto l’autorizzazione come è
il caso del progetto di centrale a gas proposto a Spezia.
Il tutto condito dalle
solite dichiarazioni (QUI) arroganti
del tecnocrate Ministro della Transizione Ecologica secondo il quale criticare
il proliferare di centrali a gas nel futuro energetico italiano è “fare voli
pindarici” sic!
Considerata la
autorevolezza sia tecnica che istituzionale di questo Rapporto e di queste
dichiarazioni è necessario entrare nel merito delle stesse sottolineandone le
contraddizioni e i limiti anche normativi.
È quello che cercherò di fare in questo post perché qualsiasi cosa succederà sul progetto di centrale a gas spezzino, e ovviamente mi auguro che non venga realizzata, è giusto che le rimozioni, le contraddizioni, la mancanza di trasparenza e i ritardi clamorosi di chi ci ha governato negli anni passati ed ora siano portate alla discussione pubblica. Dopo oltre 60 anni di centrale a carbone e servitù varie gli spezzini lo meritano!
Il futuro dell’area Enel
riguarda prima di tutto gli spezzini oltre che il resto del Paese, non è
demagogia localistica ma rispetto dei principi stessi affermati dal nuovo Green
Deal europeo.
L’articolo 9 del Regolamento
UE 2021/1119 (quadro per conseguire
la neutralità climatica) recita: “La Commissione coinvolge tutte le
componenti sociali per offrire loro la possibilità, e investirle della
responsabilità, di impegnarsi a favore di una transizione giusta ed equa sul
piano sociale verso una società climaticamente neutra e resiliente al clima. La
Commissione facilita processi inclusivi e accessibili a tutti i livelli,
incluso nazionale, regionale e locale, che coinvolgono le parti sociali, il
mondo accademico, la comunità imprenditoriale, i cittadini e la società civile,
al fine di scambiare le migliori pratiche e individuare le azioni che
contribuiscono a conseguire gli obiettivi del presente regolamento. La
Commissione può avvalersi delle consultazioni pubbliche e dei dialoghi
multilivello sul clima e sull’energia istituiti dagli Stati membri”.
RAPPORTO DI ADEGUATEZZA TERNA 2021 (QUI)
L’adeguatezza consiste nell’assicurare che la capacità produttiva
disponibile, comprese le importazioni e gli accumuli, sia sufficiente a
soddisfare la domanda di energia richiesta in ogni ora e in ogni zona del
paese.
La sicurezza, invece, rappresenta la capacità del sistema
elettrico di resistere a modifiche dello stato di funzionamento a seguito di
disturbi improvvisi, senza che si verifichino violazioni dei limiti di
funzionamento del sistema stesso.
Per un approfondimento su
queste de definizioni vedi QUI.
A pagina 26 del Rapporto di Terna si legge: “…, ad oggi il sistema elettrico italiano presenta ancora circa 6 GW di capacità di generazione (circa il 10% della capacità termoelettrica totale in Italia) da carbone distribuiti su 7 centrali come rappresentate in Figura 11. Tale capacità pur contribuendo in modo marginale alla copertura del fabbisogno in energia, fornisce altresì un contributo determinante alla copertura dei picchi di carico e quindi a garantire l’adeguatezza del sistema elettrico italiano.”
Questa affermazione
purtroppo conferma il rischio del permanere del carbone anche a Spezia, almeno a
breve termine, ma come ho dimostrato QUI questo
non è scontato dipende molto anche dalla politica.
Ma soprattutto per chiudere con il carbone occorre rimuovere il potenziale “ricatto” della nuova servitù energetica legata al progetto di centrale a gas proposto da Enel a Spezia. Ricatto legato agli incentivi del Capacity Market.
A pagina 27 del Rapporto Terna si legge: “ll Capacity Market è stato costruito in un’ottica di neutralità tecnologica, considerando quindi tutte le tecnologie che possono contribuire all’adeguatezza del sistema elettrico”
Davvero è così? non direi proprio.
I dati ufficiali su quanto
assegnato nelle due aste affermano ben altro:
COSA È STATO ASSEGNATO CON LE DUE ASTE DEL CAPACITY MAKET ASSEGNATE AD OGGI
Nelle aste del 2019 (QUI) sono
risultati aggiudicatari di contratti circa 6,5 GW di nuova capacità termica
nominale, a cui si aggiungono oltre 310 MW di capacità solare e di accumulo
Sulla base degli esiti forniti da Terna relativi alla prima asta, risultano aggiudicati circa 36,5 GW di capacità sul territorio nazionale e circa 4,4 GW su territorio estero. Della capacità aggiudicata, 1 GW è generato da fonti rinnovabili non programmabili (eolico, fotovoltaico e idroelettrico).
Nelle aste per anno di consegna 2023 (QUI) sono stati assegnati 43,4 GW, di cui 39 GW di Capacità Nazionale e 4,4 GW di Capacità Estera, 1,3 GW di fonti rinnovabili. Tutta la capacità offerta a livello nazionale è stata assegnata. I partecipanti con maggiore capacità assegnata nazionale sono Enel Produzione (11,8 GW), A2A (5 GW), Eni (3,8 GW)
Tutto questo in palese contraddizione con la vigente normativa UE che ha istituito il meccanismo di capacità. Il Regolamento UE 2019/943 (QUI), che ha previsto detto meccanismo, non vincola la istituzione dei meccanismi di capacità all’uso delle fonti fossili delle generazione termoelettrica e quindi neppure a tetti obbligatori da garantire come si evince dagli articoli 21 (Principi generali per i meccanismi di capacità) e 22 (principi di concezione per i meccanismi di capacità).
QUALE DISCIPLINA NAZIONALE DEL CAPACITY MARKET CONTRADDIZIONI CON IL PROGETTO DI CENTRALE A GAS SPEZZINO E TENDENZE INVOLUTIVE
Intanto un elemento giuridico completamente rimosso dal rapporto.
Il Decreto 28 giugno
2019 (QUI) che ha disciplinato fino ad oggi il meccanismo del
capacity market all’articolo 6 e all’allegato 1 a cui fa rinvio prevede esplicitamente
che senza autorizzazione rilasciata non si possa accedere agli incentivi del
capacity market. La scadenza è stata recentemente prorogata a novembre ma ad
esempio il progetto di centrale a gas di Spezia non ha ancora avuto neppure la
VIA figuriamoci la autorizzazione finale vista la decisione della Regione di
negare l’Intesa avviando quindi un complesso contenzioso con il Governo
Nazionale. Quindi allo stato attuale il progetto di centrale a gas spezzino non
avrebbe diritto a partecipare alla festa del capacity market!
Ma c’è una novità significativa…
Notizia di pochi giorni
fa, il Ministero della Transizione Ecologica avrebbe emanato il nuovo decreto
di disciplina del capacity market per le aste 2024 -2025 che escluderebbe la
necessità della autorizzazione preventiva in palese contraddizione con quanto
affermato del Decreto 2019.
Questa modifica è
coerente con il Regolamento UE che istituisce i meccanismi di capacità negli
stati membri?
L’articolo 22 del Regolamento
UE 2019/943 (QUI) stabilisce i principi dei meccanismi di
capacità che gli stati membri devono rispettare, tra questi abbiamo di significativi:
2. non vanno oltre quanto necessario per affrontare le preoccupazioni in materia di adeguatezza
3. stabiliscono le condizioni tecniche per la partecipazione dei fornitori di capacità prima della procedura di selezione.
Rispetto a questi principi
rilevo che in Italia:
1. rispetto
al principio 1 avere prorogato ex
post la scadenza per ottenere le condizioni di accesso non ha certo favorito
quei produttori che si sono ritirati perché avevano valutato di non riuscire ad
ottenere in tempo le autorizzazioni (vedi caso progetto centrale a gas di Tirreno
Power a Vado Ligure);
2. rispetto
al principio 2 giudicando gli oltre
15.000 MWe di centrali a gas in
autorizzazione non contestati dall’attuale meccanismo italiano del capacity
market siamo oltre le esigenze di adeguatezza del sistema, non a caso
recentemente si è dovuto far marcia indietro da parte di Terna e del MITE sul
reale deficit di potenza installata nell’area nord Italia (QUI);
3. rispetto al principio 3 rilevo come tra le
condizioni tecniche non possano non esserci anche le autorizzazioni soprattutto
l’AIA che entra nel merito del modello gestionale dell’impianto.
Infine le assegnazioni sono state effettuata rimuovendo quanto meno, ma secondo me in palese contrasto, con quanto affermato dal Piano Nazionale Integrato Energia e Clima (PNIEC). A PAGINA 111 del PNIEC, si afferma: “Le valutazioni delle modifiche infrastrutturali eventualmente necessarie ai fini della concreta attuazione del phase out del carbone dalla produzione elettrica si baseranno sul confronto in appositi tavoli settoriali (per zone di mercato elettrico, per singolo sito e specifico per la Sardegna), con gli operatori, le autonomie locali, Terna, le parti sociali e le associazioni ambientaliste e di categoria. I tavoli hanno lo scopo di valutare le condizioni tecniche e normative, le infrastrutture necessarie, nonché le modalità di salvaguardia dell’occupazione (per la quale sono state stanziate apposite risorse)”.
Sempre a pagina 111 del PNIEC si legge che la nuova capacità a gas di 3GW dovrà essere coerente con: “con la pianificazione e la regolamentazione (paesaggistica e ambientale) regionale,…”. Qui sta il grimaldello a favore dela Regione Liguria per ben motivare il proprio no alla Intesa (QUI). In particolare la Dichiarazione di sintesi (22 gennaio 2020) relativa alla procedura di VAS del PNIEC, a pagina 10, afferma: “Il Piano è un documento di natura strategica e non scende nel dettaglio degli interventi, né li localizza sul territorio” per poi aggiungere: “Nelle fasi attuative del Piano è previsto che i Ministeri competenti insieme alle Regioni individuino le aree idonee e quelle non idonee”.
COSA NON TORNA DAL RAPPORTO DI TERNA
A pagina 27 la figura 12 del
Rapporto Terna afferma che mancherebbero 2,2 GW di potenza da installare non
ancora autorizzata ma assegnata con l’ultima asta.
In questo dato non si
comprende intanto cosa è stato autorizzato e cosa ancora non lo è, in secondo
luogo quanto non autorizzato di termico (vedi fonti fossili) poteva e può
essere compensato dai sistemi di stoccaggio di energia per garantire la
programmabilità di quanto prodotto dalle fonti rinnovabili. Il disegno del
sistema autorizzativo per decarbonizzare e rilanciare gli investimenti (QUI), presentato da Elettricità futura –
la principale associazione delle imprese elettriche italiane – realizzato in
collaborazione con Althesys, mostra infatti che ancora oggi un processo
autorizzativo per questi impianti “ha una durata media di 7 anni di cui quasi 6
anni oltre i limiti di legge”.
Intanto un primo aspetto riguarda quanto approvato nel solo 2021 su impianti a gas. Solo nell’area Nord del sistema Italia sono stati autorizzati 2910 MWe (quindi quasi 3 GW) come ho spiegato QUI. A questi ora si vanno ad aggiungere quelli di Fusina (840 MWe con efficienza di produzione quasi doppia dei 1136 MWe dismessi a carbone).
Secondo il grafico a
pagina 27 citato sopra (dal Rapporto Terna) risulta che sono stati autorizzati
oltre 4GW dei necessari ma a livello nazionale, così come a livello nazionale fanno
riferimento i 2,2 GW ancora da autorizzare.
Prima domanda: sommando quanto autorizzato ad oggi (nel solo 2021) siamo già oltre i 4GW solo nell’area Nord del sistema Italia: quanto di questo incide sul fabbisogno nazionale? Quanti GWe per la sola area Nord sono ancora in realtà necessari?
Seconda domanda: perché i dati forniti da Terna riprendono il dato di potenza installata complessiva del Piano Nazionale Integrato Energia e Clima (PNIEC) ma rimuovono completamente un altro passaggio del PNIEC che a pagina 111 afferma che occorrono al massimo 3000 MWe di cui solo 1500 per l’uscita dal carbone nello scenario temporale 2020-2025?
Terza domanda: perché il PNIEC non si è ancora adeguato ai nuovi indirizzi UE sulla neutralità
climatica, si veda da ultimo la Comunicazione della Commissione UE del 29
luglio 2021 (QUI)? Si ricorda che la Raccomandazione 18 GIUGNO 2019 (2019/C 297/12 - QUI) su attuazione meccanismo del capacity market, relativamente alla parte che riguarda l’Italia, afferma che la proposta di Piano nazionale integrato energia e clima presentata dal Governo italiano dovrà: “… precisare la misura in cui il previsto sviluppo nel settore del gas è compatibile con gli obiettivi di decarbonizzazione dichiarati e con il programmato abbandono graduale degli impianti termoelettrici a carbone”. Questa precisazione il Governo nazionale non l’ha mai fatta si è limitato a scegliere il gas, punto.
A queste domande ad oggi non è data risposta!
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