Ritorna il carbone alla centrale spezzina QUI !
Purtroppo tutto questo ad oggi è inevitabile, in primo luogo perché è falso che la centrale a carbone debba chiudere entro questo anno per l'autorizzazione vigente.
Formalmente l'ho
spiegato più volte, vedi QUI, l’attuale
autorizzazione all'articolo 6 afferma: "la presente autorizzazione ha
durata di sedici anni decorrenti dalla data di pubblicazione...".
Non solo la prescrizione n°8 del Paragrafo 9.3. del Rapporto
istruttorio allegato all’AIA 2019 afferma che: ”ferma restando la
fermata definitiva della unità SP2al31/12/2021 di cui alla prescrizione (6), ai
sensi del SEN 2017 e del PNIEC 2019, l’utilizzo del carbone quale combustibile
per la alimentazione del gruppo SP3 sarebbe stata ammissibile solamente fino al
31/12/2025”.
E' proprio sul come i
Governi succedutesi in questi anni hanno interpretato l’attuazione del PNIEC
che è nato il “ricatto”: o si fa la nuova centrale a gas o ancora per un tempo
non ben definito, l’autorizzazione come visto sopra parla addirittura fino al
2025, funzionerà la centrale a carbone come infatti sta avvenendo.
Ora qualche tifoso dirà:
ma come Grondacci stai avvallando la parte negativa della autorizzazione del
2019! Voglio ricordare al tifoso che quella autorizzazione l’hanno voluta la
Regione e il Comune di Spezia ma diciamo la verità quei passaggi erano
inevitabili. Intanto perché è la legge a stabilire la durata delle
autorizzazioni, in secondo luogo perché comunque occorre garantire la stabilità
del sistema elettrico nazionale anche per evitare procedure di infrazioni
(multimilionarie) da parte della UE oltre che bloccare il Paese.
Questo modo di ragionare
non piace alla politica politicante spezzina tutta presa dagli slogan “via Enel
da Spezia”, ma non c’è nulla fare se si vuole chiudere definitivamente la
centrale a carbone due sono gli scenari possibili:
Il primo, più semplice: autorizzare il progetto di centrale a
gas che comunque visti i tempi di realizzazione comporterà nuovi arrivi del
carbone almeno per un po di tempo.
Il secondo rivedere totalmente il sistema degli incentivi per la
transizione energetica (ora tutto sbilanciato sui fossili) e soprattutto
accelerare la realizzazione dei nuovi impianti da fonti rinnovabili come pure dei
sistemi di accumulo e relative tecnologie che riducano fortemente i limiti
della programmabilità degli impianti da fonti rinnovabili.
Ovviamente il secondo
scenario è quello più auspicabile non solo per Spezia ma per tutto il
Paese, ma rimanendo a Spezia fino a quando non si risolve, in uno dei 2 scenari sopra
riportato, la questione della stabilità del sistema elettrico le uscite su cosa
fare (in termine energetici nell’area Enel) lasciano il tempo che trovano.
I dati tecnici anche
recenti propendono nettamente per il secondo scenario.
Secondo un nuovo studio (QUI) pubblicato
in questo mese il gas come scelta strategica per la transizione nella
generazione elettrica non è economicamente sostenibile. Certo a breve termine
un minimo di centrali ci vorranno ma senza costruirne nuove di zecca ma lavorando sul repowering dell’esistente. Come ho spiegato QUI solo nel 2021 nell’area Nord del sistema
elettrico italiano sono stati autorizzati 2910 MWe a questi ora si vanno ad aggiungere quelli di Fusina
(840 MWe con efficienza di produzione quasi doppia dei 1136 MWe dismessi a
carbone). Il PIANO INTEGRATO ENERGIA E
CLIMA (PNIEC) a pagina 111 afferma che occorrono al massimo 3000 MWe di
cui solo 1500 per l’uscita dal carbone nello scenario temporale 2020-2025.
Quindi non ci sarebbe bisogno di nuove centrali a gas e invece, oltre a Spezia, si vogliono autorizzare 15.000 MWe di centrali a gas! Tutto questo non ha alcuna giustificazione se non quella degli incentivi del capacity market (recentemente prorogato - QUI) tutto incentrato ad oggi nel favorire le fonti fossili.
Ma questi ragionamenti continuano a mancare anche tra gli oppositori alla centrale a gas (praticamente tutti i partiti locali) e questo si nota nella discussione sul NO alla Intesa da parte della Regione che continua ad essere visto come un no politico quando invece sono chiare tre cose:
1. il No deve cmq essere fondato sul principio di leale collaborazione Stato Regioni quindi deve essere adeguatamente motivato;
2. il No non può fondarsi su questioni strettamente ambientali perché l'ambiente è competenza esclusiva dello Stato e gli aspetti legati all'inquinamento sono valutati nella VIA di competenza del Ministero della Transizione Ecologica;
3. il NO deve essere motivato su questioni energetiche (l'energia è materia di legislazione concorrente Stato Regioni) e quindi mettendo in discussione il modo come il governo sta attuando il PNIEC in contrasto con gli indirizzi europei sulla neutralità climatica ma (e questo va dimostrato dalla Regione) in contrasto con gli indirizzi di pianificazione energetica regionale. Così impostato il NO alla Intesa, in termini di pianificazione/programmazione energetica e territoriale, può utilizzare anche la recente riforma della disciplina della Intesa (vedi QUI) che pur con alcune ombre ha confermato il potere della Regione ma al contempo ha valorizzato il parere di conformità urbanistica del Comune riducendo quindi la portata della norma nazionale che prevede l'autorizzazione ministeriale come variante automatica al Piano urbanistico comunale vigente.
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