Personalmente sono stufo di tutto questo e dopo 20 anni di prove, all’interno dei quali pure il mio tentativo da assessore che ha portato alle dimissioni proprio sulle questioni della gestione ambientale del porto, non ho più alcuna fiducia ma non sopporto che studi analisi proposte di tutti questi anni vengano ancora trattati come fossero suggestioni “bucoliche”. Dalla seconda metà degli anni 90 è sempre stata in campo un'altra visione dello sviluppo del porto e dell’uso della fascia costiera demaniale ma anche militare. Una visione robusta fatta di analisi normative ambientali socioeconomiche e urbanistiche. Siamo stati trattati come dei paria e da questa classe politica (di destra e di sinistra) degna continuatrice di quella precedente non mi aspetto più nulla. Il grosso dei danni al nostro golfo è stato fatto per quanto mi riguarda quindi c’è ormai ben poco da confrontare. Ma la mia è una posizione personale, penso invece che ci siano ancora alcuni spazi su cui intervenire nell’interesse generale della città. Quelle che seguono sono alcune proposte di azione su temi ancori aperti nel nostro golfo.
Credo sia giusto riproporli per l’ennesima volta e vedremo se qualcuno, tra la politica e la rappresentanza sociale ed economica, avrà voglia di raccoglierli e trattarli con rispetto.
Una cosa è certa la devastazione ambientale del nostro golfo, le occasioni perse in questi anni, il danno alla salute e alla qualità della vita di decine di migliaia di spezzini hanno dimostrato che l’area ambientalista aveva ragione nelle sue analisi e avrebbe dovuto essere ascoltata nelle sue proposte.
Considerate quanto segue almeno una sorta di ricapitolo finale di quello che non è stato fatto e di cosa ancora si potrebbe fare…
RUMORE
DA ATTIVITÀ PORTUALE
L'articolo riprodotto a fianco riporta
una mia intervista a La Nazione del 2018, quell'impegno purtroppo ad oggi non
ha prodotto nulla da parte del Governo ma il tema resta attualissimo, chiedere
a chi vive vicino ad importanti porti commerciali come Spezia e Genova!
Occorre quindi sollevare verso il
Governo la questione della mancanza di un apposito regolamento sulle emissioni
rumorose da attività portuali limitrofe a zone densamente abitate e chi meglio
di un Presidente della Autorità di Sistema Portuale insieme con il Sindaco e il
Presidente della Regione potrebbero farlo?
Ricordo che la stessa legge quadro sul
rumore è inattuata, sul punto, dal 1995. La legge 447/1995 al comma 1
articolo 11 recita: “1. Con uno o più decreti del Ministro
dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, di concerto con i
Ministri della salute, delle infrastrutture e dei trasporti, della difesa, dei
beni e delle attività culturali e del turismo e dello sviluppo economico, secondo
le rispettive competenze, ai sensi dell'articolo 17, comma 3, della legge 23
agosto 1988, n. 400, sono adottati uno o più regolamenti, distinti per
sorgente sonora relativamente alla disciplina dell'inquinamento acustico avente
origine dal traffico marittimo, da natanti, da imbarcazioni di qualsiasi
natura, dagli impianti di risalita a fune e a cremagliera, dagli eliporti,
dagli spettacoli dal vivo, nonché dagli impianti eolici."
Ne ho trattato da ultimo QUI.
Nel frattempo non sarebbe male che
attraverso un apposito protocollo tecnico con Comune, Arpal, ASL e Regione il
neo Presidente applicasse anticipatamente quanto previsto dalla nuova Direttiva
UE 2020/367 (QUI - rettifica QUI) ,
che comunque entrerà i vigore entro il 31/12/2012. La nuova Direttiva ha
modificato l’allegato III della direttiva 2002/49/CE relativa alla
determinazione e alla gestione del rumore ambientale (QUI). Si
tratta dell’allegato che definisce i metodi per determinare gli effetti nocivi
del rumore nell’ambiente esterno. Uno strumento utile, per imporre prescrizioni
alle emissioni rumorose una volta dimostrato specificamente il danno alla
salute anche solo potenziale delle stesse.
Ne ho trattato QUI.
Qui occorrerebbe avviare prima di
tutto dei monitoraggi mirati e specifici per le emissioni portuali, come
previsto da progetti europei e metodologie validate a livello internazionale,
in modo da uscire dalla diatriba inquinamento da traffico stradale urbano o
inquinamento da attività portuale. Non solo ma sarebbe necessario anche
la realizzazione di una mappa georeferenziale che individui per ogni
area del porto commerciale ma anche della cantieristica: emissioni potenziali e
reali nonché gli obblighi di legge da rispettare e come sono rispettati. Questo
è un vecchio progetto iniziato dalla Autorità Portuale anni fa e poi lasciata a
languire in un cassetto nella migliore tradizione occultista della burocrazia e
della politica spezzina.
Inoltre il neo Presidente della AdSP insieme con
il Sindaco (come massima autorità sanitaria comunale) dovrebbero impegnare sia
l’ente che presiede, per la parte di sua competenza, che la Capitaneria di
Porto a rendere pubblici tutti gli atti relativi ai controlli delle emissioni
da navi e dei combustibili utilizzati all’entrata nel porto spezzino.
Da ultimo ne ho trattato QUI.
In particolare occorrerà valutare le
tecniche di dragaggio migliori e soprattutto senza dimenticare che l’area
da dragare è dentro un sito di bonifica (sia pure declassificato
formalmente a regionale) ancora fortemente inquinato.
Quindi l’istruttoria che porta alla
autorizzazione non dovrà essere interpretata come una mera
autocertificazione ma dovrà vedere applicato un iter di valutazione
tecnica molto rilevante che diventa più complesso proprio se sia il punto di
escavo che le aree contermini (nel caso in esame il golfo di Spezia) vedano la
presenza sia di fonti rilevanti di inquinamento anche stabilizzato che di aree
di pregio naturalistico e attività di tipo economico turistico.
Da ultimo ne ho trattato QUI e QUI.
I Progetti che vedono un ruolo sempre
maggiore del GNL trasportato all’interno del nostro golfo (QUI e QUI) si
vanno ad inserire in un quadro normativo che vede la scelta folle di rimuovere,
dalla disciplina della Seveso III, le aree portuali con attività
differenziate come quella spezzina.
Per ovviare a questo limite non è
indispensabile modificare la suddetta normativa, sarebbe sufficiente un
accordo Regione Autorità di Sistema Portuale Comune e Prefettura per
applicare, sulla base di apposito protocollo tecnico, le linee guida (QUI)
elaborate dal sistema Agenzie Regionale Protezione dell’Ambiente (ARPA) e Corpo
Nazionale Vigili del Fuoco. Di come attuare queste linee guida ne ho trattato
nell’ultima parte di questo post QUI.
Il molo crociere non deve essere obbligatoriamente quello
genericamente individuato dal PRP del 2006
A conferma si veda il Decreto Ministeriale relativamente
all’ambito 5 del Piano regolatore del porto “Marina della Spezia” dove sono
previsti l’ampliamento del Molo Italia nonché del nuovo Molo Crociere a
servizio della Stazione Marittima, rinvia ad ulteriori e indispensabili
valutazioni di impatto ambientale
Da questo decreto si ricava quanto segue:
1. Sulle emissioni da navi da crociera nel porto di Spezia
siamo all’anno zero (ma questa non è una novità come ho ampiamente dimostrato
anche QUI anche
in relazione alla vigente normativa in materia QUI;
2. Gli interventi previsti per l’ambito 5 (stazione
crocieristica compresa) dovranno avere una nuova valutazione di impatto
ambientale
3. La nuova valutazione di impatto ambientale dovrà
verificare l’impatto di quanto previsto nell’ambito 5. sulla circolazione
delle acque nel golfo, sulla qualità dell’aria nonché sulla valenza storico architettonica
della zona centro della città.
4. occorre superare il limite di elaborazione metodologica
del vecchio progetto di Masterplan del Waterfront che era stato elaborato
senza aver predisposto in precedenza un set di indicatori ambientali in
grado di misurarne , con fondatezza scientifica e trasparenza comunicativa,
l’impatto ambientale potenziale
5. gli interventi previsti nell’ambito 5 possono costituire
variante al Piano regolatore del porto e su questo dovrà pronunciarsi il
Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici. [NOTA 2]
6. Il Piano regolatore del Porto spezzino attualmente vigente
non ha avuto la VAS quando venne approvato.
La
questione della VAS sull’ambito 5 del PRP spezzino
La Valutazione Ambientale Strategica (VAS) per l’ambito
5 andava e va applicata a tutto l’ambito. Invece la scelta, della Autorità di
sistema portuale avvallata da Amministrazione Comunale e Regione, di spezzare
la progettazione (prima la stazione crocieristica poi il waterfront) slegandola
inoltre dall’area vasta (resto ambiente urbano spezzino, golfo spezzino)
significa aggirare la VAS..
Eppure la delibera del Consiglio Regionale di approvazione
del PRP afferma che quando si andrà a progettare negli ambiti del demanio
portuale spezzino occorreranno “schemi di assetto urbanistico” cioè strumenti
urbanistici attuativi del vecchio PRP del2006. Questi strumenti devono essere
sottoposti a VAS secondo gli indirizzi della giurisprudenza comunitaria e
costituzionale italiana.
In particolare la delibera del Consiglio Regionale di
approvazione del PRP afferma: “Le Norme di attuazione del PRP
risultano per un verso, come afferma la stessa Relazione illustrativa,
generiche, nel senso che l’attuazione degli interventi previsti è demandata a
”Schemi di assetto urbanistico” che vengono prescritti per tutti gli Ambiti
considerati dal Piano”. Questi Schemi di assetto
urbanistico costituiscono strumenti urbanistici attuativi del piano
quadro (il PRP) e dovranno (come afferma la sopra citata
delibera regionale”: “……riportare per ciascun ambito la relativa disciplina di
intervento in termini di destinazione d’uso, parametri e modalità attuative,
flessibilità delle relative indicazioni.”.
In questo quadro importanti parametri di valutazione per tutta la
fascia demaniale e non solo, del nostro golfo, sarebbero fondamentali i
riferimenti delle norme e documenti di indirizzo della UE in tema di spazio
marittimo, gestione integrata delle coste, e direttiva sulla pianificazione
degli ambienti di costieri di cui avevo già trattato a sui tempo QUI.
Allo stesso tempo sarebbe necessario utilizzare adeguati indicatori socio
economici per valutare il reale impatto e quindi utilità economica della
stazione crocieristica anche in relazione al numero di attracchi da
autorizzare.
Per la complessità degli impatti diretti e cumulativi
sinteticamente riportati nella prima parte di questo post, occorrono adeguati
indicatori utili per misurare questi impatti mettendo a confronto scenari
diversi rispetto a quello unilaterale proposto dalla Autorità di Sistema Portuale
e dal Comune di Spezia. In questo senso, ma solo per fare un esempio, un
riferimento è nello studio, da fonte non certo pregiudizialmente contro le
stazioni crocieristiche, della fondazione Eni - Enrico Mattei: “L’impatto
ambientale provocato dalle navi da crociera e dai turisti. azioni e
metodologie”. Secondo questo studio
prima della impostazione della procedura per elaborare un intervento turistico
come una stazione crocieristica: “........bisogna ottenere una chiara
visione del contesto sociale in cui il progetto andrà ad inserirsi, nonché
procedere alla determinazione delle intenzioni e dell’umore generale degli
attori locali.”
Ancora un altro esempio Rapporto del Consiglio Europeo delle
Crociere ( organismo rappresentativo delle più importanti compagnie di crociere
della UE, fonte quindi non sospetta di ambientalismo estremo, per il testo del
Rapporto VEDI QUI) ha
ampiamente dimostrato che la ricaduta economica in termini turistici delle
stazioni crocieristiche è molto limitata a livello locale: fatto 100 il totale
dell’impatto della spesa del comparto crocieristico (diretto, indiretto,
indotto), solo il 3,8 per cento beneficia l’ospitalità in senso stretto, il 6,2
per cento il commercio, il 13,4 per cento il sistema dei trasporti compresi i
cruise operators, mentre il 37 per cento va al settore manifatturiero, con
la cantieristica in prima fila.
La questione della Valutazione di Impatto Ambientale e
Sanitario (VIIAS)
Se si applica la VAS (la VIA restando statale non prevede la
VIIAS) la procedura di VAS (di competenza regionale perché la pianificazione
portuale viene approvata dalla Regione) deve essere integrata da
una valutazione integrata di impatto ambientale e sanitario (VIIAS) dei
progetti di Waterfront e Stazione Crocieristica diventata ormai legge nella
Regione Liguria. In particolare, il nuovo articolo 15 della legge
regionale 32/2012 (modificato con legge regionale 6/2017: testo
coordinato QUI) prevede
che il Rapporto Ambientale che deve accompagnare il Piano ai fini dello
svolgimento della VAS debba contenere tra gli altri i criteri per
effettuare la VIIAS.
Questo è necessario se dal contenuto del Piano soggetto a VAS
possano emergere potenziali impatti sulla salute dei cittadini. Quindi
comunque questa valutazione deve essere prima elaborata dalla Autorità
Procedente del Piano (in primo luogo la Autorità di Sistema Portuale che lo
predispone) e poi la Autorità Competente di VAS regionale dovrà valutare se e
come tale VIIAS è stata svolta al fine del rilascio del Parere Motivato
positivo o negativo a conclusione della procedura di VAS.
[NOTA 1] il
Decreto nelle sue premesse che hanno portato alla decisione di rinviare a nuove
valutazioni sui progetti sopra indicati afferma che: “ Si ritiene opportuna
una ulteriore veridica di compatibilità ambientale per l’ambito n. 5,
prima dell’inizio dei relativi lavori, in ragione del fatto che il
progetto non prevede specifiche mitigazioni per tale ambito puntando sulla
completa elettrificazione delle banchine e il conseguente annullamento delle
emissioni atmosferiche e di rumore provocate dallo stazionamento delle navi
crociera; non sono tuttavia prodotti accordi con le compagnie
crocieristiche che possano garantire l’attuazione di tale progetto che se
resta solo sulla carta metterebbe in crisi una parte importante del porto
prossimo al centro storico e ad elementi di pregio del paesaggio urbano.
Inoltre, la morfologia del Molo Italia e del Nuovo Molto Crociere risulta
diversa da quella prevista nel PRP, mentre i modelli matematici illustrati
mostrano una modifica dell’idrodinamismo costiero per l’ambito n. 5, anche
se non significativo, tuttavia su questi progetti non si è ancora espresso il
Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici; si ritengono pertanto opportuni
approfondimenti ambientali con riferimento all’ambito omogeneo n. 5 a seguito
del parere del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici”.
Questa lunga premessa ha prodotto la prescrizione n.1 riportata
dal Decreto Ministeriale in esame che recita: “la documentazione che dovrà
essere presentata dovrà dimostrare la compatibilità delle funzioni e delle
attività portuali ivi previste, previa determinazione degli impatti cumulativi
con le restanti opere e funzioni del PRP e con il traffico attuale
cittadino, ovvero dovrà dimostrare con documenti certi i tempi dell’attuazione
della alimentazione elettrica delle banchine ai fini dell’azzeramento delle
emissioni su atmosfera e rumore; dovranno inoltre essere approfondite le
modellazioni per l’idrodinamismo e il ricambio idrico nell’ambito 5
[NOTA 2] Occorre
considerare che la normativa tecnica sulle varianti è cambiata non ci sono
più solo gli adeguamenti tecnici funzionali e le varianti generali ma anche le
varianti stralcio (vedi Le nuove linee guida CLSP ([2]) approvate in conferenza
stato regioni dopo la riforma della legge quadro sui porti dl 2016). Le nuove
linee guida però stabiliscono che la variante stralcio si applicherà solo ai
nuovi Piani regolatori attuativi della riforma del 2016, quindi non è
applicabile al caso di cui stiamo parlando ma se andiamo a fare una analisi di
merito quanto proposto nell'ambito 6 del porto di Spezia costituirebbe
quanto meno una variante stralcio e non un semplice adeguatamento tecnico
funzionale. Questo a me pare significativo anche ai fini della applicazione
della VAS.
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