L’Autorità di Sistema
Portuale del Mar Ligure Orientale comunica che parteciperà al progetto MON
ACUMEN, co-finanziato nell’ambito del Programma Interreg Italia- Francia
Marittimo 2014-2020.
Il progetto ha la finalità di sviluppare nei porti del sistema (vedi porti di Livorno, La Spezia, Cagliari e Bastia) una comune metodologia di analisi della descrizione acustica e del rilevamento del rumore portuale.
Si tratta di un progetto, in se, interessante ma direi che arriva molto in ritardo, appare incompleto e soprattutto sconta una permanente reticenza della Autorità di Sistema Portuale.
PROGETTO CHE ARRIVA IN RITARDO
Da anni sussistono vari sistemi di monitoraggio del rumore dai porti come
1. il LIST Port (QUI), acronimo di “Limitazione Inquinamento Sonoro da Traffico nei Porti commerciali”, progetto europeo, che rientra nell’ambito del programma Interreg –Italia Francia Marittimo
2. il Rumble (QUI) un progetto di 3 anni finanziato per 1,9 milioni di euro (finanziato all’85% dal FESR - Fondo Europeo di Sviluppo Regionale)
3. Report (QUI) che ha come obiettivo la mitigazione delle emissioni sonore dei porti
nell’area di cooperazione transfrontaliera per rendere più sostenibili le
infrastrutture portuali dello Spazio Marittimo.
In realtà la necessità di
monitorare specificamente il rumore dal porto spezzino è vecchia come le
prescrizioni del Ministero dell’Ambiente in sede di VIA al Piano Regolatore
Portuale approvato nel 2006: Decreto Ministero Ambiente 13 aprile 2006 n°
317.
Infatti tra le
prescrizioni previste da quell’atto c’era anche la seguente: “- si
dovrà procedere ad un monitoraggio in continuo in accordo con l’ARPAL- prima,
durante e nella fase di attuazione del Piano- per l’individuazione dei livelli
sonori immessi in corrispondenza dei ricettori più prossimi allo svolgimento
delle attività portuali più impattanti per definire i possibili
interventi anche passivi di mitigazione sui singoli ricettori sensibili;”.
Sono passati 15 anni e siamo ancora a promettere nuovi monitoraggi con nuovo progetto come se fino ad ora non ci fossero stati obblighi di legge (vedi appunto le prescrizioni VIA sopra citate) o metodologie validate (vedi progetti sopra elencati ma sono solo esempi) da anni da rispettare e/o utilizzare.
Non solo ma già nel 2006
la VIA del Ministero dell’Ambiente rilevava che: “
- secondo lo
Studio di Impatto Ambientale (che ha accompagnato il PRP del 2006
ndr), una parte rilevante del disturbo è originata, oltre che
dall’attività portuale vera e propria ,anche da comportamenti degli
operatori generalmente poco attenti a considerare la propria attività in
termini di effetti ambientali;”. L’Autorità Portuale, il Comune hanno fatto
qualcosa per sanzionare e impedire le reiterazione di questi comportamenti? La
risposta è NO!
Eppure sempre la VIA del Ministero
dell’Ambiente affermava: “- per tale aspetto l‘AP è dotata
di poteri decisionali e prescrittivi in grado di contribuire in modo
decisivo al contenimento dell’impatto da rumore, sia agendo dall’interno del
porto con “aggiustamenti” giornalieri rispetto alle modalità di conduzione
delle attività, sia con interventi di indirizzo rispetto ai comportamenti degli
operatori;”.
Non a caso Con ordinanza dello scorso 22 febbraio il GIP del Tribunale della Spezia ha deciso di iscrivere nel registro delle notizie di reato del delitto di omissioni di atti di ufficio in relazione alle emissioni rumorose dalla attività portuale in danno delle migliaia di residenti nei quartieri est della città.
Ma di questo l’Autorità di
Sistema Portuale che si pavoneggia con i nuovi monitoraggi non dice nulla
neppure a parziale giustificazione sulla inerzia del passato!
PROGETTO DI
MONITORAGGIO INCOMPLETO
Perché si continua a rimuovere
la necessità di monitoraggi specifici per le emissioni aeriformi dalla attività
portuale nonostante che da anni ci sia modelli di monitoraggio validati a
livello internazionale, vedi QUI.
PROGETTO COMUNICATO
IN MODO RETICENTE
Reticente non il progetto in
se ovviamente ma la rimozione, nel momento in cui viene comunicato, non solo
dei ritardi e delle incompletezze e
violazioni di prescrizioni sopra ricordate ma anche perché mentre si propongono
nuovi monitoraggi si rimuove un fatto
decisivo. È già stata in buona parte realizzata una fascia
di rispetto per mitigare il rumore assolutamente inadeguata ed in contrasto con
le prescrizioni del 2006 del Ministero dell’Ambiente.
Affermava, tra l’altro, la
VIA del Ministero dell’Ambiente: “- a
tal fine viene proposta nel PRP la creazione di una fascia di
rispetto nel Comune della Spezia, prevedendo la realizzazione di spazi
verdi e di "riambientalizzazione", nonché strutture
fonoassorbenti, di ulteriore compatibilizzazione del rapporto città – porto,.
cioè di un segmento di "spazio pubblico" per mezzo del
quale risolvere in maniera integrata il disegno della recinzione doganale, le
barriere antirumore, l’arredo urbano, la continuità pedonale degli spostamenti
urbani, la circolazione perimetrale al porto e la sosta delle auto, la
vivibilità dei luoghi;”.
Ecco perché la questione rumore da attività portuale a Spezia non finirà di certo con questo nuovo roboante e autoreferenziale annuncio di nuovi monitoraggi che poi, come abbiamo visto, tanto nuovi non sono!
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