venerdì 1 agosto 2014

Rifiuti ex Ceramica Vaccari: confermate pericolosità e non bonifica!

La vicenda dei rifiuti pericolosi stoccati impropriamente nell'area della ex Ceramica Vaccari. Una vicende denunciata anche le foto di un cittadino attivo circa due anni fa e che ora torna di attualità dopo la pubblicazione di documenti ufficiali dell'Arpal grazie alla azione di due consiglieri comunali di opposizione e ad un articolo del Secolo XIX.  

Di seguito una analisi puntuale delle conseguenze legali dalle ultime notizie che emergono da questa vicenda..... 




LA VIOLAZIONE DEL DIVIETO DI MISCELAZIONE DI RIFIUTI PERICOLOSI

Il 13 Agosto 2012 con questo post (vedi  QUIspiegavo, nonostante le rassicurazioni del sindaco  di Santo Stefano Magra, che se i rifiuti stoccati nei capannoni dell’ex stabilimento fossero stati pericolosi al di la delle questioni strettamente legate alle autorizzazioni  di quello stoccaggio esisteva una probabile violazione di un divieto fondamentale della attuale normativa sui rifiuti: il divieto di miscelazione nel caso di rifiuti classificabili come pericolosi.
Ricordo che tale divieto è espresso nell’articolo 187 del DLgs 152/2006: ““1. È vietato miscelare rifiuti pericolosi aventi differenti caratteristiche di pericolosità ovvero rifiuti pericolosi con rifiuti non pericolosi. La miscelazione comprende la diluizione di sostanze pericolose.”
Il divieto vale in qualsiasi fase gestione rifiuti.
Il divieto è derogabile solo alle rigide condizioni previste dai commi successivi dell'articolo 187  e cioè: 
1. I rifiuti pericolosi non devono presentare la stessa caratteristica di pericolosità (es. esplosivi, comburenti, infiammabili  etc. vedi allegato I alla Parte IV del DLgs 152/2006 vedi  QUI

2. non ci siano pericoli per ambiente e salute
3. la miscelazione sia effettuata da impresa appositamente autorizzata a queste operazioni
4. l'operazione di miscelazione rispetti le migliori tecniche disponibili.

Quindi la miscelazione è sempre un trattamento di rifiuti da cui si ottengono rifiuti che dovranno a loro volta essere recuperati o smaltiti, quindi deve essere autorizzata come operazione di smaltimento rientrante nelle tipologie di cui all’allegato B al dlgs 152/2006 (sentenza Corte di Giustizia  11/12/2008 C387-07).



Da un articolo del Secolo XIX di oggi che riprende le dichiarazioni di due consiglieri comunali di opposizione di quel Comune, viene reso pubblico un rapporto Arpal dal quale emerge che nell’area industriale dell’ex Ceramica Vaccari sono tutt’ora stoccati: “1.440 tonnellate di terreno contaminato; 1.530 tonnellate di terreno fortemente contaminato;400 vecchi fusti stimati in circa 30 mila litri di sostanze con etichette riportanti le diciture tossico-nocivo-pericoloso”. 
Si tratta di terre contaminate da idrocarburi pesanti e di circa 1.500 tonnellate di acidi, detergenti, solventi etc.

Allo stato attuale delle informazioni fornite pubblicamente risulterebbe altamente probabile che tale divieto nel caso in esame sia stato ampiamente violato.



LA CONFUSIONE SULLO STATO DELLA PROCEDURA DI BONIFICA DEL SITO EX CERAMICA VACCARI
Ma  a prescindere dalla suddetta potenziale violazione di legge occorre ricordare che l’area è stata inserita nell’Anagrafe dei siti da bonificare della Regione Liguria  (vedi QUIex Delibera Giunta Regionale n. 1717 del 2012.
Aggiungo che proprio questa deliberazione afferma nelle sue premesse: “l’inclusione nell’Anagrafe dei soli siti per i quali sia stato approvato il progetto di bonifica o l’analisi di rischio abbia evidenziato il superamento delle concentrazioni soglia di rischio”. Non risulta che sia stato approvato un progetto di bonifica ne tanto meno siano stati stanziati fondi adeguati per bonificare l’area, ma solo che sia stata effettuata la analisi di rischio e dimostrato il superamento delle concentrazioni di inquinanti che fanno scattare, ex lege, l’obbligo di bonifica.

Peraltro relativamente allo stanziamento di fondi per la bonifica e quindi alla tempistica della sua realizzazione il Piano regionale di bonifica delle aree inquinate ( vedi QUIprevede nel suo allegato 1 il “MODELLO PER LA DEFINIZIONE DELLE PRIORITA' DEGLI INTERVENTI DI BONIFICA”.  
Il modello valuta le priorità secondo tre fattori per la classificazione dei siti:
Fattore 1: Fattore di rischio. relativamente alle tre problematiche ambientali
indicate nel seguito, ritenute di importanza prevalente: o il rischio per l'utilizzo attuale del suolo e per la popolazione esposta; o il rischio per la contaminazione della falda; o il rischio per la contaminazione delle acque superficiali.
Il Fattore di Rischio per ciascuna componente ambientale è stato calcolato come prodotto del Fattore di Probabilità e del Fattore di Conseguenza.

Fattore 2: Il Fattore di Probabilità.  Può assumere un punteggio massimo pari a 10 (situazione più critica), quantifica la Probabilità di inquinamento della componente ambientale esaminata (suolo, acque profonde, acque superficiali).

Fattore 3: Fattore di Conseguenza che, analogamente al Fattore di Probabilità può assumere un punteggio massimo pari a 10 (situazione più critica), esprime la sensibilità del sito per quanto riguarda gli aspetti relativi alla vulnerabilità di suolo, acquiferi e corpi idrici.
La domanda che sorge è per il sito della Ceramica ex Vaccari tale verifica è stata svolta e se si quali risultati ha prodotto?.  In che classifica di priorità il sito della ex Vaccari è stata collocato e  perché?  

Domande che ad oggi non hanno risposte ne dal Comune interessato, ne dalla Regione ne dall’Arpal il cui sito peraltro sia nella sezione procedimenti in corso (vedi QUIsia in quella controlli sulle imprese ( vedi QUIlascia, come dire giusto per essere “buoni”,  molto a desiderare in quanto trasparenza ed informazione. 



CONCLUSIONE
Quindi all’autore della foto che vedete pubblicata in questo post il Comune di Santo Stefano alla luce delle notizie e dell’analisi sopra riportata andrebbe dato un riconoscimento pubblico di cittadino attivo e consapevole e non la minaccia (non so se poi portata a compimento) di querela solo per aver messo in evidenza pubblicamente una situazione che si sta rivelando ben più grave e comunque confusa  di quanto non abbiano fino ad ora voluto far credere le istituzioni pubbliche: Comune di Santo Stefano in primo luogo. 









  

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