lunedì 18 agosto 2014

"Il Golfo dei Veleni" e la logica paramafiosa negata dalle istituzioni spezzine

Ieri  (17 agosto) ho partecipato ad una bella e soprattutto interessante iniziativa alla Festa del Libro nella splendida cornice del paese di Montereggio. Si discuteva sul libro "Il Golfo dei Veleni"  con l'autrice Sondra Coggio  e l’Avvocato Valentina Antonini.

Si è parlato anche dei legami Stato Mafia in rapporto al trasporto e gestione illegale dei rifiuti pericolosi e radioattivi.

Qualcuno può e potrà pensare che un legame diretto stato mafia e/o organizzazioni criminali in generale, ma soprattutto sul tema rifiuti, sia una affermazione forte. In realtà non è così non solo perché numerosi sono i riscontri a cominciare proprio da quelli che troviamo nel libro di Sondra Coggio  ma perché quello che si dimentica, e Spezia ne è un esempio clamoroso, il brodo di coltura delle invasioni della criminalità organizzata nella gestione dei rifiuti, e non solo, è quello della  cultura paramafiosa


Di questo concetto di cultura paramafiosa viene data una perfetta nozione in  Mafia Enciclopedia delle Scienze Sociali (ed. 1996), definizione che riporto di seguito: “una subcultura locale non necessariamente collegata a manifestazioni delinquenziali, oppure una modalità di esercizio del potere, o anche un'attitudine alla corruzione politica e/o affaristica”.
D’altronde la prima riflessione alta sul fenomeno mafioso (Leopoldo Franchetti “Inchiesta in Sicilia” 1876) poneva al centro il tema della politica e dell'amministrazione locale, il problema di una classe dirigente abituata a considerare le istituzioni strumento di sopraffazione,  incapace di sollevarsi sino alla concezione moderna della legge impersonale e uguale per tutti. Dietro gli aspetti manifestamente delinquenziali della mafia, c’è un substrato di cultura di governo e di mentalità che potremmo definire para mafiosa cioè propedeutica a creare un clima che può favorire illegalità nonché uso spregiudicato della cosa pubblica in mano a gruppo privati di interesse.   

Questo modello para mafioso è stato ben definito dal Procuratore Anti Mafia Pietro Grasso (Ottobre 2006 discorso tenuto a  Crotone):  “...quelle forme di degenerazione dei rapporti fra cittadini, istituzioni pubbliche e private ai vari livelli, che ormai hanno sviluppato una sorta di comportamenti assimilabili alle pratiche mafiose che privilegiano i furbi, i raccomandati, i faccendieri, a scapito delle persone perbene, oneste, capaci, competenti e meritevoli che vengono mortificate e bollate come ingenue.  Queste pratiche squallide e deplorevoli, indirettamente diffondono nel tessuto sociale l’idea che la strada per raggiungere un risultato non è lo studio, l’impegno, l’acquisizione di una formazione seria e specifica, la moralità, bensì la conoscenza della persona giusta, vicina al potente di turno che spianerà la strada per andare a ricoprire un ruolo che invece non spettava. Una mansione magari delicata, importante per il funzionamento della macchina amministrativa, o strategicamente delicata per scelte di indirizzo politico-economico, dove si richiederebbero proprio quelle competenze e integrità morale che invece sono state scandalosamente mortificate. Come si comporterà il beneficiario di simile ruolo? Sarà improvvisamente folgorato sulla via di Damasco e diventerà integerrimo ed irreprensibile? Non siamo così ingenui per crederci ! È molto più probabile che costui vestirà i panni dell’arrogante autoritario, qualità tipica dell’ignorante che è stato messo a ricoprire un ruolo che non è capace di svolgere.


Questa descrizione sembra ritagliata su molte parti istituzionali e politiche del nostro paese ma altrettanto ed ancora di più sul sistema di potere locale spezzino:
1. sulle sue modalità di autorigenerazione attraverso la cooptazione
2. sulle sue modalità di gestione,
3. sulle sue modalità di controllo sociale,
4. sulle modalità di emarginazione dei c.d. dissenzienti.

Le vicende spezzine delle discariche abusive e illegali di Pitelli , della inchiesta sulle navi dei veleni, del ritardata e non completa bonifica dell'area ex IP, delle numerose illegalità non adeguatamente sanzionate nella gestione della centrale enel di Spezia, della indagini epidemiologiche mai avviate, della opaca realizzazione prima e cattiva  gestione dell'impianto di trattamento rifiuti di Saliceti, tanto per fare alcuni esempi,  ci ricordano lo stretto legame tra Cattiva amministrazione (intesa in questo caso come inesistenza di una corretta politica di gestione dei rifiuti), e  l'opacità amministrativa.  Senza opacità amministrativa non c’è cattiva amministrazione e a sua volta la cattiva amministrazione è il presupposto, il leviatano della illegalità.

Cosa intendo per opacità amministrativa?  Fondamentalmente tre sono i sintomi della opacità:
1. Istruttorie non adeguate propedeutiche alle decisioni.
2.Vigilanza superficiale e non pianificata sulle attività autorizzate ed inquinanti.
3. Mancanza di trasparenza non solo sotto il profilo dei principi democratici ma delle stesse norme di legge

Quindi, quando parlo di legame tra cattiva amministrazione e opacità amministrativa non mi riferisco  solo alle scelte definitive che spettano ai rappresentanti istituzionali preposti ex lege, ma :
1. al modo in cui si arriva a queste decisioni: dati informativi, analisi, interessi che muovono le diverse scelte, scenari a confronto
2. al modello di governo nel cui ambito si sviluppano, concludono e attuazione tali decisioni
3. al ruolo che i cittadini hanno in tutto questo

In altri termini mi riferisco alla fase della ponderazione degli interessi  o meglio alla fase di valutazione secondo il principio per cui valutare non è decidere ma mettere il decisore nelle condizioni di  definire scelte nel massimo interesse generale e soprattutto trasparenti e partecipate.
Qui si gioca la partita della democrazia oggi, qui si gioca la ricostruzione della fiducia nelle istituzioni, qui si gioca la partita della prevenzione della illegalità.

Un contributo decisivo in questo senso lo possono e lo devono giocare non solo i politici ma anche i dirigenti (tecnici e burocrati) della pubblica amministrazione che invece, spesso e volentieri, nel nostro territorio svolgono, non la funzione superpartes a cui sarebbero chiamati per legge, ma sono dichiaratamente di parte a sostegno di questa o quella giunta.

Ecco quindi che  la opacità amministrativa è pienamente dentro la definizione della definizione di logica paramafiosa riportata nella prima parte di questo post.  Una logica ben disvelata  dal libro di Sondra Coggio sulle navi dei veleni e non solo...

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