giovedì 26 settembre 2019

Biodigestore a Saliceti: come fermare il procedimento di autorizzazione e avviare il confronto con la comunità locale.


La vicenda del progetto biodigestore di Saliceti (Vezzano Ligure) è un tipico esempio di quello che i sociologi, che si occupano di conflitti ambientali, sintetizzano nell'acronimo D.A.D. (decidi annuncia difendi).
Ora dopo lo scempio di partecipazione fatto in questi mesi, leggo di proposte di confronto con la comunità locale su questo progetto. Da un lato segnale positivo ma francamente occorre capire di quale confronto, per cosa, e soprattutto in che rapporto si pone il confronto con il procedimento di autorizzazione in corso.


Decidi Annuncia Difendi oppure…
L'acronimo D.A.D. significa che: io Amministratore decido cosa fare e  comunico la decisione, ben strutturata e definita,  alla collettività. Se ci sono critiche dalla società io amministratore mi limito a difendere la mia decisione presa a priori e al massimo accetto qualche modifica come "contentino per il popolo". Un metodo di comunicazione che non risolve i conflitti ma produce sicuramente lavoro per studi legali e magistratura.

Di contro al suddetto approccio DAD, l’approccio alternativo (solo apparentemente più complesso ma strategicamente più efficace) è quello ADR (alternative dispute resolution). Il metodo ADR si fonda sull’idea che il problema la cui soluzione crea effetti su un certo numero di soggetti è un problema di tutti quei soggetti; la complessità della parti interessate deve, quindi contribuire all’individuazione della soluzione. Quando la questione è posta nei suddetti termini e gestita con le tecniche della negoziazione ambientale è possibile che vengano individuate soluzioni alternative a quelle inizialmente ipotizzate o comunque soluzioni che hanno fornito a tutta la comunità locale (anche la parte più oppositiva) la sensazione che la soluzione sia stata frutto di un confronto vero in cui tutte le soluzioni e le motivazioni che le sottendono sono state vagliate anche con linguaggio (strumenti e metodi) non riservati agli addetti ai lavori.


Torniamo al progetto di biodigestore di Saliceti…
Il progetto sul sito in questione, nella tipica logica sopra esposta D.A.D.,  non è stato oggetto di alcun confronto preventivo con la comunità locale ma neppure con le amministrazioni comunali interessate.
Dopo la presentazione del progetto nel sito di Saliceti c'è stata la ampia contestazione ma neppure in quella sede si è cercato (da parte di chi governa Regione e Provincia) un confronto con la comunità locale.
Non solo ma la Regione ha avviato, su istanza della società che vuole realizzare l’impianto,  una procedimento di autorizzazione unica regionale comprensiva della VIA fondato sul sito di Saliceti in barba alla pianificazione vigente.
La contestazione è aumentata di intensità ed allora la Regione ha deciso di avviare una Inchiesta Pubblica. Ma le udienze della Inchiesta, fino ad ora svolte, hanno visto la Regione (autorità competente al rilascio della autorizzazione unica, quindi con ruolo improprio) volta solo a difendere il sito e il progetto. In altri termini la Inchiesta Pubblica non è servita per colmare il vuoto di coinvolgimento della comunità su quale tecnologia  e dove collocarla ma solo per giustificare una scelta già fatta unilateralmente: un maldestro tentativo di PLEBISCITO PARTECIPATIVO!


Il confronto a babbo morto…
Ora leggo di timidi tentavi di alcuni rappresentanti della maggioranza in Consiglio Regionale o comunque di rappresentanti di forze politiche che sostengono la Amministrazione Regionale, proporre confronti , tavoli , incontri con chi rappresenta il dissenso al progetto in questione. Certamente il confronto è giusto ma quando si parla di scelte amministrative i tempi sono fondamentali.
Se, seguendo la filosofia ADR sopra esposta, si fosse sviluppato il confronto prima della presentazione del progetto il confronto in se avrebbe avuto un senso. Ad esempio, giusto per fare un esempio sui tempi, se si fosse avviato un confronto con la comunità locale (compresi i Comuni di Vezzano, Santo Stefano M., Arcola) al momento in cui si voleva cambiare il sito dell’impianto e le sue dimensioni.


Quale confronto e per cosa
È chiaro che ora con una procedura di autorizzazione in corso ed una Inchiesta Pubblica, gestita, ma soprattutto impostata come ho sintetizzato sopra, il semplice confronto non basta.  Occorre che insieme al confronto si arresti il procedimento di autorizzazione.  Non si può svolgere un percorso secondo la filosofia ADR mentre parallelamente il processo decisionale formale va avanti! 
Qualche “professore” di diritto amministrativo a questo punto dirà: “se sospendiamo formalmente il procedimento Recos SpA farà ricorso e potrebbe bloccare la sospensione”. 
Bravi!  Infatti non servono atti formali di sospensione, è sufficiente che alla chiusura della Inchiesta Pubblica, l’Amministrazione Regionale insieme con il responsabile del procedimento decidano di non convocare la conferenza dei servizi fino a quando il confronto auspicato non si concluda.  A cosa serve il confronto? A verificare e approfondire insieme con tutti gli enti interessati e i rappresentanti dei cittadini la possibilità di soluzione alternative andando quindi oltre il mandato della “stitica” Inchiesta Pubblica.
Pensate che uno strumento giuridico amministrativo utile in questo senso è perfino previsto nella legge 241/1990: la c.d. conferenza dei servizi preliminare che però in questo caso dovrà essere aperta a rappresentanti di cittadini e dovrà essere finalizzata a raggiungere un accordo ai sensi dell’articolo 11 sempre della legge 241: un accordo sostitutivo del provvedimento.

Si può fare? Io dico di si è solo questione di volontà politica. Però senza un percorso di questo tipo non venitemi a parlare di confronti : la partecipazione richiede tempo ma i cittadini non hanno tempo da perdere!  

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