domenica 12 gennaio 2014

I rischi e gli interessi dietro la proposta di discarica di Saturnia

Come è noto  il sito di Saturnia (vedi punto 4 della foto) come peraltro quello, ora bocciato,  di Mangina (vedi QUI) erano previsti da anni nel piano provinciale dei rifiuti, vedi qui.  In particolare Saturnia viene individuata nel piano provinciale anche come possibile discarica di servizio .  Dopo la bocciatura di Mangina da parte del settore VIA della Regione, torna la possibilità che la discarica di servizio per chiudere il ciclo dei rifiuti venga realizzata a Saturnia.  Ma in realtà la vera partita in gioco è quella di usare il sito di Saturnia per ben altre funzioni: discarica di rifiuti speciali.  Peccato che questo obiettivo potrà essere raggiunto solo aggirando la attuale normativa su discariche, bonifiche, valutazione di impatto ambientale ed autorizzazione integrata ambientale. 

Tutto ciò è spiegato nel seguito di questo post…….



SATURNIA UNA DISCARICA NON DI SERVIZIO MA DI RIFIUTI SPECIALI?  ’   
L’ordine del giorno approvato dal Consiglio Comunale di Spezia del 28/1/2011 impegnava  Regione e Provincia a predisporre un progetto di risanamento del Sito di Saturnia  con  tempi certi di realizzazione, tipologie e quantità di materiali, incluso il sottovaglio prodotto all’impianto di trattamento di Saliceti (Santo Stefano Magra).
Il Sindaco Federici  presentando quell’ordine del giorno specificava, vedi qui,  che: “ Nella discarica di Saturnia in effetti potranno essere conferiti solamente i fanghi verdi risultanti dal dragaggio del golfo, dopo opportuno trattamento di desalinizzazione”. 
I fanghi di cui parla il Sindaco sono rifiuti speciali classificati con il Codice europeo n. 170506. Quindi, secondo il DM 27/9/2010 , se la discarica di Saturnia riceverà tali fanghi diventerà una discarica per rifiuti speciali e non per materiali inerti. Non solo ma si parla di immettere nel sito di Saturnia anche materiali da scavo a terra (come quelli delle infrastrutture viarie come la Variante Aurelia da concludere). Anche in questo caso occorre una grande attenzione, infatti sullo smaltimento  delle terre da scavo è recentemente intervenuto un discutibile regolamento che letto in modo coordinato con la precedente normativa richiede una interpretazione attenta su come debba essere considerato il materiale scavato anche contaminato da inquinanti; infatti secondo la vigente normativa può essere rifiuto, non rifiuto o sottoprodotto.
Per una analisi della nuova disciplina in materia di sottoprodotto e di cessazione dalla qualifica di rifiuto vedi qui 

La domanda sorge spontanea: vista la complessità applicativa di questa normativa sulle terre e rocce da scavo come affermato da autorevolissima dottrina (vedi
 qui),  possiamo fidarci degli organi di controllo pubblici spezzini? Gli stessi (in termini istituzionali)  della vicenda di Pitelli, della vicenda dei dragaggi inizialmente illegittimi del golfo, della discarica di Monte Montada, dell’impianto di Boscalino, delle puzze rimosse per anni nell’area ex IP, dei rumori non rilevati nell’area portuale, dei controlli  confusi sulle emissioni diffuse dall’impianto di trasporto carbone per la centrale enel…..etc. etc.   Ecco possiamo fidarci di queste istituzioni o serviranno cmq dei contrappesi tecnici che controllino i c.d. controllori per iniziare una nuova stagione di trasparenza  nella gestione della cosa pubblica nella nostra città e nella nostra provincia?  



LA ATTUALE NORMATIVA SU BONIFICHE, DISCARICHE , VIA E AIA SE APPLICATA CORRETTAMENTE RENDE IMPOSSIBILE AUTORIZZARE IL SITO DI SATURNIA

1. Attualmente come è noto l’area interessata dalla discarica di Saturnia rientra nel perimento del sito di bonifica nazionale di Pitelli.

2. E’ altrettanto noto, almeno agli addetti ai lavori, come non sia applicabile all’apertura della discarica di Saturnia la normativa speciale del 2011 (comma 9 articolo 57 legge 35/2011) che prevede la possibilità di riattivare impianti esistenti senza effettuare bonifiche specifiche a condizione che si eviti di propagare inquinanti nelle aree limitrofe e si garantisca al contempo la tutela della salute e dell’ambiente.  Questa normativa non è applicabile proprio perché intorno all’area di Saturnia insistono aree tutt’ora inquinate e non bonificate che non permetterebbero di realizzare le condizioni  per applicare la normativa del 2011 sopra indicata. Come afferma un rapporto dell’Arpal frutto di vari sopralluoghi (ultimo nel febbraio 2012) sopra l’area della discarica di Saturnia insiste il vecchio punto di stoccaggio rifiuti di Monte Montada (punto 1 della foto), mai caratterizzato e quindi mai bonificato e neppure messo in sicurezza. Ebbene secondo il rapporto Arpal: “il persistere della situazione rilevata e precedentemente descritta potrebbe in un prossimo futuro interferire, anche con gravi conseguenze, nell’area circostante e soprattutto nella zona di valle della discarica”. 
3. l’apertura della discarica di Saturnia, come tutte le discariche, è sottoposta a procedura di Valutazione di Impatto Ambientale (VIA) e ad Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA). Queste procedure sono caratterizzate dalla necessità di rispettare i seguenti principi:
3.1. specificità del sito e quindi considerare il contesto in cui la discarica verrà riaperta: come abbiamo visto, nel caso di Saturnia, un’area fortemente inquinata
3.2. parere sanitario: il sindaco dovrà dimostrare con proprio parere obbligatorio all’interno del procedimento di AIA che la apertura della discarica è compatibile con la salute dei cittadini residenti nelle zone vicine alla discarica. Difficile da dimostrare visto che permane uno stato di inquinamento in tutta l’area vasta delle colline di Pitelli fino ai quartieri di Ruffino e Pagliari, inquinamento mai stato oggetto di adeguate valutazione sanitarie.
3.3. limitato impatto cumulativo con altre fonti inquinanti. Risulta chiara la presenza a tutt’oggi di altre pesanti fonti di inquinamento nell’area.

4. ai sensi della normativa sulle bonifiche (che vale sia per i siti nazionali che regionali) non si può aprire una discarica senza avere affrontato, almeno in termini di messa in sicurezza il resto dell’area inquinata intorno al sito della futura discarica (in questo caso Saturnia). Si veda in tal senso  l’allegato I al titolo V parte IV del DLgs 152/2006 (Testo unico ambientale) che contiene i criteri di analisi del rischio propedeutica alla messa in sicurezza/bonifica dell’area inquinata. Secondo questo allegato l’analisi del rischio (cioè l’istruttoria utile per capire il livello/diffusione dell’inquinamento e quindi il tipo di attività di bonifica da svolgere)  dipende prima di tutto dalle modalità di diffusione degli inquinanti nell’area interessata dal sito da bonificare.

Quindi come si evince dai motivi sopra elencati non è possibile autorizzare la discarica di Saturnia senza tener conto del contesto territoriale ed ambientale in cui si collocherà la stessa.
Questo comporta:
- una difficoltà a rispettare i principi in materia di VIA ed AIA (vedi sopra punti 3.1. 3.2. 3.3.)
- che, permanendo il sito di bonifica nazionale, il progetto di messa in sicurezza dell’area di Saturnia propedeutico alla apertura della discarica di Saturnia, dovrà  passare dalla approvazione del Ministero dell’Ambiente. Questo anche nel caso in cui la sola area di Saturnia venisse deperimetrata dal sito di bonifica nazionale di Pitelli.



QUANTO SOPRA SPIEGA IL LEGAME TRA SITO DI SATURNIA E DENAZIONALIZZAZIONE DEL SITO DI PITELLI
Ecco spiegato perché si è arrivati alla richiesta degli enti locali spezzini e della Regione Liguria di denazionalizzare l’intero sito di Pitelli. Solo in questo modo la competenza alla bonifica/messa in sicurezza dell’area di Saturnia andrà al Comune di Spezia e non più al Ministero dell’Ambiente e potranno “farsi” l’ennesima bonifica fatta in casa come l’area ex IP.  

P.S.
voglio ricordare che pur essendo stato formalmente declassificato da nazionale a regionale con apposito decreto ministeriale, il sito di Pitelli e la sua declassificazione sono tutt'ora oggetto di un ricorso al TAR Lazio da parte di Legambiente.......


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