lunedì 5 agosto 2013

Progetto Buren: la confusione di Repubblica e le bufale di Liberation

 La Repubblica di oggi nelle sue pagine culturali (vedi  QUIriprende un articolo di Liberation (noto quotidiano francese) sulla vicenda del progetto Buren in piazza Verdi. 
L’articolo di Repubblica cita, dal quotidiano francese, una serie di affermazioni assolutamente false. Il grave è che la giornalista di Repubblica non si è presa neppure la “briga” di verificarle.

Il comitato per il No al Progetto Buren Vannetti, risponderà adeguatamente chiedendo uno spazio all’interno del quotidiano italiano e vedremo se gli sarà dato.

Nel frattempo in questo post mi limito a contestare  le affermazioni più apertamente false del quotidiano francese poi riprese in automatico da Repubblica, riportandole in corsivo ed in riquadro con i successivi commenti miei.



Chi contesta il progetto di Buren usa  “il pretesto di salvare gli alberi di pini”
Nessun pretesto i pini fanno parte della piazza dagli anni 30 del secolo scorso, c’è una procedura di verifica in corso sull’interesse culturale della piazza che dovrà dimostrare quali elementi della stessa (pertinenze e componenti arboree comprese) costituisce parte fondante della facies storica dell’immobile in questione.   
Non solo ma, come avrebbe potuto appurare la giornalista di Repubblica, se si fosse adeguatamente informata sul campo,  la stessa relazione storico culturale allegata al bando che ha selezionato il Progetto Buren – Vannetti, contiene, proprio sui pini, sia un errore di datazione della loro collocazione che sul rapporto che gli stessi hanno con la definizione della facies della piazza così come è arrivata ai giorni nostri.
Questo errore è stato oggetto di una autocritica della stessa autrice (direttrice delle Istituzioni Culturali) di detta relazione, ed è stato corretto anche dalla Soprintendenza con lettera dello scorso 17/7  con la quale si conferma che i pini sono stati collocati negli anni 30 e non nella seconda metà degli anni 50 del secolo scorso (su questa lettera tornerò alla fine del post).
Soprattutto la giornalista di Repubblica e Liberation con lei, omettono di spiegare che è grazie a questo errore che ha potuto essere selezionato un progetto come quello Buren Vannetti che prevedeva appunto il taglio dei pini e al centro della Piazza.


In questi giorni sono stati aperti i cantieri
Scritto così sembra che i lavori procedano regolarmente.
In realtà il cantiere relativamente al progetto complessivo (in particolare alla parte centrale della piazza dove dovrebbero essere collocati i portali di Buren)  è stato sospeso dalla Direzione Regionale dei Beni Culturali per carenze istruttorie, è stato concesso solo di lavorare sulle parti esterne della piazza, ma anche qui negli ultimi giorni ci sono stati rallentamenti per i ritrovamenti di reperti, potenzialmente a rilevanza archeologica,  a conferma che il progetto ha sottovaluto oltre al vincolo storico architettonico anche quello archeologico.  Voglio ricordare agli autori degli articoli di Repubblica e Liberation che secondo l’atto (del 25/5/2012) della Soprintendenza dei Beni Archeologici: “la progettazione dell’opera pubblica è stata effettuata in totale difformità” con la vigente normativa in materia di vincolo archeologico.  
Secondo Liberation i contestatori del progetto Buren hanno usato mezzi “faziosi e manovre politiche”
Invito la giornalista di Repubblica a fare un salto in piazza Verdi a discutere con i rappresentanti del Comitato del No al progetto Buren. Si renderà conto che fanno parte del Comitato,  cittadini senza appartenenza partitica alcuna,  anzi molti di loro alle ultime elezioni votarono il Sindaco Federici.  E poi se vogliamo parlare di faziosità ecco l’elenco degli insulti pronunciati nel consiglio comunale dello scorso 11 luglio dallo stesso Sindaco all’indirizzo dei contestatori di questo progetto:  
falsari,  squallidi  approssimatori, mentitori, disinformatori, intimidatori, diffamatori striscianti, diffusori di sfiducia, meschini tecnici dell’uso distorto e manipolante dei social network, ambientalisti esauriti e usurati  e membri di associazioni dalla vita democratica interna oscura, regressori antidemocratici, promotori di sedicente partecipazione
portatori di piccoli asti politici, ambiziosi frustrati, cercatori  di poltrone non avute
pretenziosi e ambiziosi politicamente, propugnatori di una città chiusa in se stessa a macerarsi e autoflaggellarsi, meschini rivolgitori di sguardo all’indietro, squallidi manipolatori“.


Secondo Liberation gli oppositori al progetto Buren sono “una piccola minoranza di cittadini”
Premesso che, trattandosi di questione che riguarda immobile soggetto a vincolo ai sensi del codice dei beni culturali, la quantità dei cittadini conta poco e soprattutto la istruttoria di valutazione dovrebbe rispondere a parametri tecnici e non certo decisa a colpi di maggioranze sia pure elettorali.  Premesso tutto ciò sono state organizzate due grandi manifestazioni soprattutto la seconda che ha visto la partecipazione di almeno un migliaio di cittadini senza contare la petizione per il No al progetto Buren sottoscritta da più di un migliaio di cittadini.
Quindi l’argomentazione di Liberation oltre che sbagliata nei principi istituzionali è pure falsa! Anche qui se la signora giornalista di Repubblica si fosse informata almeno dai colleghi delle testate locali avrebbe potuto verificare tali falsità.  


“Il ministero dei Beni Culturali aveva da tempo deliberato l’autorizzazione al progetto Buren”
Il progetto era stato autorizzato  dalla Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici nello scorso novembre 2012, ma si trattava di una autorizzazione condizionata all’avvio della procedura di verifica dell’interesse culturale della piazza ai sensi dell’articolo 12 del Codice dei Beni Culturali.
Si tratta di uno di quei casi classici come affermato da autorevole dottrina”…. in cui l’amministrazione stimi di poter giungere ad un esito positivo riguardo alla sussistenza dell’interesse culturale dei beni che ne costituiscono oggetto, ma, allo stesso tempo, detto interesse risulti dubbio o, comunque, opinabile.  In tali casi, difatti, può essere opportuno confermare espressamente la presunzione legale di “culturalità” per evitare ogni possibile incertezza sull’operare del regime di tutela;…”  (Aicardi,  vedi  QUIcitato in Codice dei Beni Culturali ed. Giuffrè 2012).

Non avendo avviato la procedura di verifica come indicato dalla autorizzazione del novembre 2012 si è verificata una carenza istruttoria e quindi un vizio di merito da cui consegue la sospensione amministrativa.
Per questo (sia pure in ritardo e su questo c’è sicuramente un responsabilità della Soprintendenza), lo scorso 17 giugno,  l’attività di esecuzione del progetto Buren è stata sospesa ai sensi del comma 2 articolo 28 del Codice dei Beni Culturali (mancato avvio procedura di verifica) ma anche del comma 1 (mancato rispetto della autorizzazione del novembre 2012), infatti questa autorizzazione chiedeva un approfondimento istruttorio attraverso la procedura di verifica che non è mai stato avviato e questo approfondimento era richiesto dalla Soprintendenza proprio per definire in modo puntuale l’interesse culturale dell’intera facies della piazza, come ho spiegato sopra.

Che questa sia la interpretazione giusta è dimostrato dalla comunicazione della Soprintendenza del 17/7 con la quale conferma l’avvio di ufficio della procedura di verifica: “al fine di verificare la sussistenza dell’interesse culturale della piazza che, per quanto ad oggi risultante, rappresenta l’esito di un importante intervento di disegno urbano conseguente al piano regolatore del 1904-1908, realizzato tra gli anni Venti e gli anni Quaranta del Novecento grazie alla demolizione del Politeama, alla progressiva definizione di quinte architettoniche di pregio – tra cui emerge il Palazzo delle Poste – ed al completamento con alberature, questo ultimo eseguito tra il 1937 e il 1939…”

Quindi mi pare chiaro l’interesse culturale della piazza è da definire, in tutti i suoi elementi,  e fino a quando non verrà colmata questa lacuna istruttoria non potrà essere avviato il progetto Buren - Vannetti. Non solo ma se da questa verifica, come peraltro sembra già anticipare la stessa soprintendenza, dovessero emergere valenze culturali ulteriori e/o in contraddizione con il progetto Buren - Vannetti , questo andrebbe rivisto e nuovamente autorizzato con la possibilità di avviare anche una nuova selezione pubblica.


Il caso lo ha risolto il Sindaco di Spezia: quei pini sono malati e morirebbero comunque”
Questa è la balla più grave perché la più gratuita in assoluta. Il Sindaco non ha risolto nulla. E’ in corso una perizia di valutazione della stabilità dei pini.  Perizia caso strano avviata solo dopo che il progetto è stato sospeso per le ragioni sopra evidenziate, eppure se c’era un rischio stabilità i pini erano in quel posto da 70 anni quindi??????  
Comunque la perizia non è ancora conclusa e saranno i tecnici non un politico a decidere se i pini sono o meno malati e stupisce che una giornalista di Repubblica non evidenzi la assurdità della dichiarazione del Sindaco.


“se ne sono viste di tutti i colori compresa una rissa che si è conclusa con un vigile urbano e un consigliere del  movimento 5stelle al pronto soccorso”
Altra balla inaudita su un quotidiano serio come Repubblica!!!  
Non c’è stata nessuna rissa ma una vera e propria aggressione al consigliere 5stelle nella quale è stato parzialmente coinvolto il vigile che era intervenuto per bloccare l’aggressore. Infatti e non a caso sono partite denuncie verso l’aggressore e non certo verso l’aggredito cioè il consigliere 5stelle.   Non solo ma nonostante ciò il Sindaco non ha avuto neppure il bon ton istituzionale di esprimere solidarietà al consigliere.



CONCLUSIONI
Questa è la verità dei fatti e degli atti amministrativi,  altro che le battutine sciocche, contenute nell’articolo di Repubblica, sulle contraddizioni presunte del Ministro….. il Ministro e gli organi periferici del Ministero hanno solo applicato la legge, certo potevano farlo con maggior celerità ma alla fine lo hanno fatto.  
E la giornalista in questione dovrebbe quindi preoccuparsi non di difendere il progetto Buren (come di fatto fa nel suo articolo), riportando fatti e commenti totalmente infondati,  ma piuttosto di come si svolgono le procedure autorizzatorie per interventi sui beni a valenza storico architettonica.

L’unica cosa vera contenuta in questo articolo confuso e non degno della tradizione di un quotidiano prestigioso come Repubblica è il riferimento finale ai partigiani….. si loro hanno chiarito che i pini c’erano già negli anni 40. 
Noi del NO al progetto Buren siamo in buona compagnia quindi..... anche perché la storia non si può e non si deve adeguare alle convenienze politico/amministrative  e alle amicizie e/o cordate artistiche personali! 


1 commento:

  1. Lo sciovinismo francese esce dai suoi confini per
    proporre in Italia a La Spezia in piazza Verdi un loro progetto. Immaginate quale credibilità avrebbe avuto in Francia un progetto di un italiano,sostenuto da un referendum italiano per costruire in casa loro un qualsiasi monumento. Renzo Piano a suo tempo realizzò il Beauburg a aParigi senza referendum italioti.
    In questo voler adottare,a prescindere progetti stranieri,si evidenzia il tentativo di strizzar l'occhio agli erogatori dei fondi europei(comunque denaro nostro)ed un mai superato provincialismo, che una città di provincia non deve mai esorcizzare,salvo essere condannata a rimanere in tale condizione.

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