sabato 29 febbraio 2020

Il biodigestore a Vezzano Ligure e i burocrati della Regione. Liguria: abbiamo un problema!


Per giustificare la scelta del biodigestore a Vezzano Ligure la Dirigente della Regione Liguria (precisamente vice direttore generale) in materia ambientale scrive ai Comitati e Associazioni Ambientaliste: " Il Piano Regionale rifiuti del 2015 ha individuato tra le priorità la realizzazione di impianti per trattare il rifiuto organico IDEALMENTE INTEGRATI IN POLI IMPIANTISTICI INTEGRATI".
Non commento la frase , chiunque abbia un minimo, non dico di nozioni ambientali, ma di conoscenza della lingua italiana penso possa farsi una idea di chi decide le questioni ambientali in Liguria.

D'altronde questa è la dirigente che:



1. con meri rapporti epistolari (lettera del 6 febbraio 2018 - n° prot. 2018/0041744) con il committente dell’opera decide di rimuovere una prescrizione di VIA (decisa dalla Regione stessa attraverso un procedimento formale) relativamente al progetto di biodigestore ad Isola del Cantone (Genova);

2. che ritiene che la VIA ex post non è applicabile in Liguria solo perché la Regione ha abrogato la legge regionale sulla VIA. Dimenticando che applicare la VIA a impianti e progetti che non l’hanno avuta violando la legge è un principio di diritto comunitario sancito da numerose sentenze della Corte di Giustizia e della Corte Costituzionale (vedi QUI) e da ultimo anche dal Consiglio di Stato (QUI);   

3. che, in una Commissione Consiliare Regionale, confonde, volutamente altrimenti sarebbe ancora più grave,  il  numero che definisce i codici dei rifiuti con la definizione di rifiuto, il tutto per giustificare la scelta della giunta Toti di chiedere nel quadro della autonomia regionale di potere escludere la applicazione della normativa dei rifiuti da vari tipologie di materiali in palese contrasto con la giurisprudenza comunitaria (QUI);  
4. che millanta inchieste pubbliche mai tenute sul Piano Regionale Rifiuti quando anche i sassi sanno benissimo che non di Inchiesta Pubblica  trattasi ma di una inutile riunione ristretta tenuta dentro gli uffici della Regione (QUI);

5. che in una lettera dichiara offensive le critiche, chiedendo in tono intimidatorio di ritrattarle,  che il Comitato Sarzana che Botta,  aveva sollevato sulla partecipazione dei dirigenti regionali alla Inchiesta Pubblica sul progetto di biodigestore proposto a Vezzano Ligure. Dimenticando che nella Inchiesta Pubblica ( ho partecipato a molte di queste e ho scritto il regolamento per la Regione Toscana) è inopportuna e foriera di conflitti di interesse una partecipazione diretta e conflittuale degli stessi dirigenti che dovranno decidere (secondo principio costituzionale di terzietà della P.A.) e quindi concludere il procedimento di VIA all’interno del quale è incardinata l’Inchiesta Pubblica

Potrei continuare con altri esempi ma credo siano sufficienti quelli sopra riportati.

Io sono un convinto assertore della terzietà della Pubblica Amministrazione nei processi decisionali e non ho mai pensato neppure per un secondo che i dirigenti di qualsiasi ente pubblico debbano dare ragione a comitati e cittadini a prescindere da valutazioni obiettive e rispettose della legge e della prevalente giurisprudenza. 

Ma credo anche che ci sia un limite nel respingere le tesi di chi critica progetti e procedure decise e svolte in Regione e che dai comportamenti sopra citati questo limite sia stato ampiamente superato.

Il tema della terzietà degli uffici regionali, quanto meno in materia ambientale, credo quindi debba essere portato al centro dei programmi delle forze politiche che si candidano al governo della Regione la prossima primavera. Ne va della credibilità della intera istituzione Regione Liguria.








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