lunedì 20 maggio 2019

Biodigestore a Saliceti, la Regione usa le Inchieste Pubbliche a suo comodo: il caso del biodigestore di Taggia


La Regione Liguria come è noto con DGR 331/2019 ha deciso di avviare una procedura di Inchiesta Pubblica in relazione al progetto di biodigestore che la società RE.COS SpA. Il progetto come è noto riguarda esplicitamente il sito di Saliceti ( Vezzano Ligure) come risulta dal sito della Regione Liguria sui procedimenti in corso in materia di VIA (Valutazione di Impatto Ambientale) vedi QUI  Numero pratica n° 397.

La Regione Liguria avviando l’Inchiesta Pubblica vorrebbe far credere che vuole mettere a confronto due siti (Boscalino ad Arcola) e Saliceti (Vezzano Ligure). In realtà le cose non stanno così: 


1. Il sito di Saliceti non è previsto dal Piano di Ambito Regionale che recependo quello provinciale è lo strumento di pianificazione che decide dove collocare gli impianti di gestione rifiuti
2. l’Inchiesta Pubblica quindi di fatto servirà solo ed unicamente per giustificare l’impianto e il sito deciso a priori fuori dalla pianificazione, magari con qualche prescrizione ambientale. Ma l'Inchiesta Pubblica come dimostra la riproduzione all'inizio di questo post è una cosa ben più seria dei "giochini" politici della giunta regionale ligure!

La Regione Liguria vorrebbe quindi far credere ai cittadini di Vezzano Ligure e di Santo Stefano di coinvolgerli in un percorso partecipativo (Inchiesta Pubblica) dove decidere cosa fare, quando invece cosa fare e dove è stato deciso a priori e in modo a mio avviso illegittimo oltretutto.

La Regione Liguria ha una visione “curiosa” dell’uso della Inchiesta Pubblica. La concede quando gli pare e gli conviene per i suoi scopi politici. Sto esagerando? Non credo proprio, facciamo l’esempio recente (del 2018) quello del progetto di Biodigestore previsto nel Comune di Taggia (Imperia) dove la Regione ha negato l’Inchiesta Pubblica anche al Sindaco usando motivazioni assolutamente false e oltretutto con una procedura illegittima: come dire quando conviene politicamente non fare la Inchiesta Pubblica, la Regione usa tutti i mezzi e argomenti anche quelli non fondati e come vedremo subito scarica la decisione sui burocrati.



L’INCHIESTA PUBBLICA NEGATA AL PROGETTO DI BIODIGESTORE DI TAGGIA
Con la lettera che vedete riprodotta in due parti qui a fianco, la Regione nella figura del Dirigente del settore Ambiente ha negato l’Inchiesta Pubblica con argomentazioni che di seguito si dimostrerà non avere alcun fondamento ne fattuale, ne giuridico amministrativo.
L'inchiesta pubblica del 2015 sul piano regionale dei rifiuti non è stata una inchiesta pubblica vera e propria ma si è svolta con un unico incontro in Regione e non è stato nominato neppure un comitato della Inchiesta (con rappresentato il livello locale), ne almeno tre udienze pubbliche, ne un rapporto finale come peraltro prevede il regolamento regionale  approvato nel 2016. Certamente allepoca il regolamento regionale non era ancora in vigore ma da li a considerare Inchiesta Pubblica un incontro ce ne corre come dimostrano le buone pratiche e le migliori esperienze e normative regionali in materia allepoca invece perfettamente conosciute e in vigore.

I piani di ambito e la relativa VAS non hanno avuto alcuna inchiesta pubblica ma sempre e solo osservazioni e o al massimo consultazioni generiche. Qui invece il regolamento regionale sulla Inchiesta Pubblica era già in vigore anche se curiosamente è stato predisposto solo per la VIA e non per la VAS nonostante la legge regionale ligure preveda lInchiesta Pubblica anche per questa seconda procedura di valutazione di piani e programmi.

Peraltro dovrebbe essere noto agli uffici regionali che il Piano Regionale è un piano di indirizzo e di criteri di localizzazione mentre sono i Piani di Ambito a definire le localizzazioni e le tipologie di impianti da decidere. Sotto il profilo del coinvolgimento del territorio nella forma della Inchiesta Pubblica è quindi semmai a livello dei Piani di Ambito che andava avviata lInchiesta.

Ma c'è di più  l'inchiesta pubblica della VIA non fa riferimento alla pianificazione delle scelte ma ai progetti e quindi all'impatto che gli stessi producono sui siti specificamente scelti. E' qui che si deve cogliere e valutare il livello di consenso e di problematicità della decisione, visto che  il motivo per cui nascono le inchieste pubbliche è proprio quello di gestire anticipatamente i conflitti sulle decisioni potenzialmente impattanti  nelluso dei territori.

Alla luce di quanto sopra rilevo che
1. l'unica Inchiesta Pubblica nominata come tale è stata fatta per il Piano Regionale ma  non è stata una vera Inchiesta Pubblica ma una mero incontro  in unica audizione in Regione lontano dai territori.  
2. non c'è stata Inchiesta Pubblica per i Piani di ambito che invece sono quelli dove si gioca la partita delle localizzazione e delle tipologie di impianti quindi una tematica di maggiore interesse  del pubblico. 
3. non ci sarà, vista la lettera della Dirigente Regionale all'Ambiente, Inchiesta Pubblica neppure sulla valutazione della compatibilità del progetto con il sito scelto che invece sarebbe stata la fase sicuramente più rilevante per la comunità locale. Non  a caso il regolamento della Inchiesta Pubblica (approvato con DGR 811/2016 e poi abrogato ma in vigore al momento della negazione della Inchiesta Pubblica sul progetto di Taggia) afferma che: "una sempre crescente richiesta, proveniente non solo dalle associazioni ambientaliste ma anche dal privato cittadino, di avere un ruolo attivo nei processi decisori inerenti un bene – quale è l’ambiente –, dal carattere comunque finito ed in definitiva consumabile e scarso;". È  indiscutibile che solo a livello puntuale e progettuale (non di scelte di pianificazione regionale su area vasta) emerge il bisogno di controllo sociale attuato con la Inchiesta Pubblica. Infatti sempre il regolamento regionale sulla Inchiesta Pubblica all'articolo 5 prevede che: "Le udienze pubbliche hanno luogo presso il Comune nel cui ambito è localizzato il progetto ovvero presso quello maggiormente coinvolto".

Concludendo se è vero che l'avvio della Inchiesta Pubblica rientra nella discrezionalità della Giunta Regionale sentito il responsabile del procedimento in oggetto è  altrettanto certo che la negazione della Inchiesta per la procedura di VIA sul progetto di biodigestore di Taggia non è stata motivata in modo coerente con il reale svolgimento della procedura fino ad ora svolta e soprattutto con la normativa nazionale e il regolamento regionale approvato con DGR 811/2016. In particolare la negazione della Inchiesta è stata firmata dal vice direttore Ambiente della Regione cioè da un funzionario pubblico mentre come afferma il regolamento regionale la decisione su indire e quindi anche su negare l'Inchiesta Pubblica è compito della Giunta Regionale non del dirigente. 
Insomma una scelta politica che la Giunta Regionale non ha voluto formalmente sottoscrivere scaricandola sul livello burocratico, questo nonostante sia noto dalla stessa giurisprudenza del Consiglio di Stato la reale natura giuridico amministrativa della procedura di VIA dove: “la valutazione di impatto ambientale non si sostanzia in una mera verifica di natura tecnica circa la astratta compatibilità ambientale dell’opera, ma implica una complessa e approfondita analisi comparativa tesa a valutare il sacrificio ambientale imposto rispetto all’utilità socio – economica, tenuto conto anche delle alternative possibili e dei riflessi sulla stessa c.d. opzione – zero. Non può sostenersi pertanto che la valutazione di impatto ambientale sia un mero atto (tecnico) di gestione ovvero di amministrazione in senso stretto, rientrante come tale nelle attribuzioni proprie dei dirigenti, trattandosi piuttosto di un provvedimento con cui viene esercitata una vera e propria funzione di indirizzo politico – amministrativo con particolare riferimento al corretto uso del territorio (in senso ampio), attraverso la cura ed il bilanciamento della molteplicità dei (contrapposti) interessi, pubblici (urbanistici, naturalistici, paesistici, nonché di sviluppo economico – sociale) e privati, che su di esso insistono, come tale correttamente affidata all’organo di governo, nel caso di specie la Giunta regionale” (Consiglio di Stato Sez. V sentenza n.3254 del 31 maggio 2012).

Ebbene non concedendo l’Inchiesta Pubblica, peraltro richiesta addirittura dallo stesso Sindaco del Comune territorialmente interessato dal progetto, si è impedita l’attivazione di una procedura che, rispettando i principi tipici della VIA come sopra descritti, avrebbe permesso una discussione trasparente sugli impatti del progetto non solo ambientali ma anche socio economici, sulla storia di questo progetto, sugli interessi che stanno dietro a questo progetto, sulle possibili alternative tecniche e gestionali a questo progetto. Insomma una vera Valutazione perché valutare non è decidere ma mettere in condizione il decisore di scegliere ciò che è meglio negli interessi generali di un territorio


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