Il Consiglio Provinciale
di stamane ha approvato l’aggiornamento del Piano di Area per la gestione del
ciclo di rifiuti e successivamente il Comitato di Ambito a livello regionale ha
recepito la integrazione.
Le due decisioni appaiono
confuse dal punto di vista dell’iter amministrativo ma anche pericolose per le
conseguenze ambientali che le scelte di sito e di tipo di impianto previste
potranno produrre nel territorio della provincia spezzina.
Vediamo schematicamente perché
con l’impegno di tornare con motivazioni
più tecniche su ognuno dei punti che descrivo di seguito:
1. Vogliono un biodigestore di grandi dimensioni in provincia di Spezia.
2. Individuano Boscalino (Comune di Arcola) come sito prioritario ma con una procedura
scelta potenzialmente illegittima (potenzialmente perchè la illegittimità definitiva la decidono ovviamente i giudici amministrativi) e quindi con il rischio che si ritorni ad
altri siti (Saliceti ma anche area ex centrale Enel Comune di Spezia per
capirci) infatti il Parere Motivato di VAS n°100 del 2018 sui piani di area
provinciali (quindi anche Spezia) indicava la necessità di trovare “siti
alternativi” (pag. 21).
3. Le
quantità di rifiuti al biodigestore saranno ben di più delle 20.000 scritte
citate nella delibera perchè come minimo arriveranno quelli del Tigullio
. Si legga a pagina 6 dove si afferma:“si dovrà tenere conto delle esigenze
impiantistiche derivanti dalla integrazioni delle Aree omogenee La Spezia e
Tigullio in forza della quale la Città metropolitana di Genova si è fatta
carico di pianificare sul proprio territorio la discarica di servizio per l’Area
omogenea spezzina”
4. il Parere motivato di VAS n°100 del 2018 sui piani di area provinciali (quindi anche quello spezzino)
ha valutato la localizzazione, a Boscalino (Comune di Arcola) di un impianto di
dimensioni non superiori alle 20.000 tonnellate/anno (pagina 21).
5. Il Parere motivato di VAS n°
100 del 2018 peraltro ha bocciato tale localizzazione affermando che: ”Tale ipotesi
di localizzazione dell’impianto di Boscalino pare di impossibile realizzazione,
poiché si osserva che la trasformazione dell’attuale impianto di compostaggio
(ora utilizzato come stazione di trasferimento rifiuti) , che era stato
progettato per 8.000 tonnellate/anno di rifiuto organico biodegradabl, in
quello Illustrato nel Piano di Area, previsto per 20.000 tonnellate/anno,
potrebbe presentare criticità in considerazione delle superfici impiantistiche ,
già ora limitate, sia delle strutture esistenti, anche di tipo murario”
(pagina 21)
6. La
delibera approvata oggi in Consiglio Provinciale a Spezia per rimettere in
piedi il sito di Boscalino afferma alle pagine 5 e 6 : “Recos.
SpA ha proposto il sito di Boscalino per realizzare un impianto adeguato alle
produzioni attese dai Comuni della provincia della Spezia e del flusso previsto
dall’area del Tigullio… Recos Spa ha presentato un progetto preliminare dal
quale si evince la adeguatezza del sito di Boscalino per la realizzazione dell’impianto
proposto… la verifica suggerita da Arpal risulta positivamente risolta dall’esame
dei documenti di progetto, documenti che non erano nella disponibilità dell’Arpal
in quanto non inclusi tra quelle trasmessi per la VAS”!
7. Quindi,vedi sopra punto 6, la
delibera del Consiglio Provinciale afferma testualmente che la procedura che ha
portato al Parere Motivato di VAS n°100 del 2018 era incompleta. Quindi detta
procedura ha valutato un Piano e le relative localizzazione per l’Area spezzina
che non corrispondono a quelli che oggi sono stati approvati in Consiglio
Provinciale. In questo modo si è
violata:
7.1.la finalità della VAS: valutare preventivamente (comma 3
articolo 11 DLgs 152/2006) gli impatti ambientali del piano e delle scelte
localizzative previste: un impianto da 20.000 tonnellate è ben diverso da uno
da 60.000 tonnellate. Si pensi ai
parametri di valutazione quali: popolazione umana e salute e vulnerabilità del
progetto a rischio di gravi incidenti (lettera c) comma 1 articolo 5 DLgs
152/2006)
7.2. la funzione collaborativa tra autorità
competente alla VAS (Regione) e il proponente (nel caso la Provincia) e
procedente (il Comitato di Ambito) del
Piano: comma 2 articolo 11 DLgs 152/2006
7.3. la fase delle consultazioni: chi ha
presentato o poteva presentare le osservazioni (pubblico) i pareri (autorità
amministrative interessate) non ha potuto valutare pienamente il reale
contenuto del Piano almeno per l’Area spezzina
7.4. la procedura in caso di modifica,
anche minore, del Piano dopo il Parere
Motivato di VAS: che richiede la riapertura quanto meno di una procedura di
verifica di assoggettabilità a VAS come previsto dal comma 3 articolo 6 del
DLgs 152/2006. Di sicuro una localizzazione diversa dal Parere di VAS (che nel
caso in esame aveva bocciato provvisoriamente il sito di Boscalino) con in più
la triplicazione dei volumi di rifiuti da trattare era una modifica non certo
minore
8. L’Assessore
Regionale all’Ambiente in una dichiarazione, fatta dopo il recepimento da
parte del Comitato di Ambito del Piano di Area spezzina con la suddetta integrazione approvata dal Consiglio Provinciale, pronuncia altre dichiarazioni esplicitamente illegittime e non rispondenti alla verità di
fatti e atti.
Intanto l’Assessore
afferma una cosa non vera: che i biodigestori previsti per la Liguria (3)
tratteranno 60.000 tonnellate/anno di rifiuti organici. In realtà il solo
progetto del biodigestore previsto a Taggia (IM prevede una taglia di 102.000
tonnellate/anno, quello di Isola del Cantone (GE) parte da 33.000
tonnellate/anno ma ha già in se previsto una flessibilità per aumentare le
quantità di rifiuti da fuori Regione, quello di Cairo Montenotte (SV) dalle
45.000 tonnellate/anno iniziale è stato recentemente autorizzato per trattare
altre 40.000 arrivando quindi a 85.000 tonnellate/anno
L’Assessore
fa una ulteriore affermazione che non rientra nei suoi poteri: il tetto della quantità di
rifiuti per i biodigestori liguri non lo decide l’Assessore ma le procedure di
VAS e poi successivamente di VIA e l’autorizzazione finale (a mio avviso una
AIA). Questa affermazione è la conferma definitiva della superficialità ed
arroganza amministrativa della Amministrazione Regionale nel trattare una
questione delicata come quella della chiusura del ciclo dei rifiuti
9. Ultimo ma non ultimo la delibera approvata stamane in Consiglio
Provinciale rimuove la grave lacuna della VAS regionale sui piani di area compreso
quello spezzino. La lacuna consiste nel fatto che non hanno fatto alcuna valutazione di impatto sulla salute come
invece prevede una apposita delibera regionale la n° 1295 del 2016
In
conclusione sul biodigestore voglio
ricordare due cose a quelli che minacciano la possibilità che "senza
biodigestore a Spezia si riparte con la discarica di servizio":
1.il biodigestore non esclude di per se una discarica di servizio, si veda
il progetto di Taggia;
2. le
soluzioni impiantistiche non possono essere frutto di ricatti verso i residenti
di territori che non hanno alcuna responsabilità per le emergenze rifiuti che
la politica ha prodotto nella nostra Regione delle quali sono certamente
responsabili in primo luogo le giunte di centro sinistra ma anche quella del centro destra che ha
governato per 5 anni la Liguria solo 10 anni fa!
L’IMPIANTO
ESISTENTE IN LOCALITÀ SALICETI (VEZZANO LIGURE –SP)
Infine oltre alla questione del biodigestore la delibera, approvata stamane in
Consiglio Provinciale, conferma l'esistente impianto a Saliceti
potenziandolo senza alcun impegno a verificarne l'impatto sanitario. Tra
l'altro i potenziamenti precedenti sono anch'essi illegittimi perché non hanno
avuto alcuna valutazione di impatto e autorizzazione vedi QUI.
CONCLUSIONI:
IL METODO PER DECIDERE E’ SOSTANZA
Il presidente della Provincia della Spezia ha dichiarato che spetterà ad Iren decidere dove fare
il biodigestore. Una dichiarazione frutto sicuramente della confusione
amministrativa di questo amministratore ( i siti li decidono Provincia e
Comitato di Ambito con la VAS della Regione) che ha già dato prova di se nella
vicenda dell’impianto rifiuti di Cerri di Follo (vedi QUI) ma che dimostra che
ormai nella nostra Regione la pianificazione dei rifiuti urbani e assimilati è
uscita dalle priorità programmatiche delle Pubbliche Amministrazioni
Ma questo è ormai la norma non scritta per le
scelte di uso dei territori soprattutto nel campo dei rifiuti.
Gli inglesi distinguono
due termini nei processi democratici: deliberation e decision.
La deliberazione precede la decisione, in Italia invece deliberazione e
decisione sono continuamente confuse. Ecco chi sono quelli del "SI":
quelli che vogliono decidere senza deliberare, in altri termini senza
confrontarsi nel merito prima.
In particolare nei rifiuti
la tecnica è più esplicita prima per anni non si rispettano le leggi, si
autorizzano impianti obsoleti dalla nascita e non li si adeguano alle norme
europee poi l’Europa interviene e allora scatta l’emergenza arrivano i
commissari, eppoi le scelte a prescindere senza respiro strategico dettate solo
per uscire dalla emergenza. Tutto questo con cifre da capogiro comprese le
multe della UE.
In tutto questo i
cittadini non hanno voce in capitolo. In generale ( tutti quelli che pagano la
tassa sui rifiuti) ed in particolare (quelli che si
beccano gli impianti vicino casa perché c’è l’emergenza e non se ne può fare
a meno).
Nel frattempo soldi
pubblici ce ne sono sempre meno, ma niente paura c’è il project
financing e così l’emergenza ha sicuramente una utilità per i
monopolisti locali e per i gestori della emergenza
Chi paga sono i cittadini tutti
e i residenti vicino ad impianti imposti a scatola chiusa sia per il
sito che per la tecnologia usata. Ovviamente il tutto supportato da
semplificazioni normative di ogni genere (declassificazione dei rifiuti
a materiali – procedure accelerate in variante ai piani urbanistici –
interpretazioni delle procedure a favore di chi vuole comunque realizzare
l’impianto - valutazioni confuse e incomplete).
Alla fine il cerino acceso
resta in mano a chi si oppone: volete prolungare l’emergenza siete degli irresponsabili, etc
etc…
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