Non mi riferisco tanto agli aspetti penali della vicenda peraltro rilevanti in se, ma alle problematiche politico amministrative che emergono dalla stessa:
1.Modalità di conduzione delle istruttorie finalizzate al rilascio delle autorizzazioni ambientali
2. contenuti prescrittivi delle autorizzazioni ambientali
3. ruolo del sistema dei controlli pubblici ambientali
Tre questioni decisive e che dovrebbero essere al centro di ogni discussione relativamente al tema Ambiente nella campagna elettorale.
Vedo che invece tutti si avventurano in disquisizioni su “sviluppo sostenibile” “consumo del suolo zero”, waterfront “slow”, porti e trasporti “green” e altri slogan più o meno accattivanti ma che non toccano il vero nodo della politica spezzina in campo ambientale e non solo: L’OPACITÀ AMMINISTRATIVA CHE AVVOLGE LE ISTITUZIONI PUBBLICHE LOCALI, TUTTE!
E allora
vediamo di cosa stiamo parlando e rinfreschiamo la memoria a tutti i candidati.
L’AUTORITÀ PORTUALE NELLA
VICENDA DRAGAGGI DEL PORTO DI SPEZIA
Il
Presidente dell’Autorità Portuale di Spezia dichiara, 10 luglio 2015, che i dragaggi non hanno prodotto alcun danno
alla Mitilicoltura e aggiunge: “ per
comprendere quanto ci importi di questo tema, basti pensare che abbiamo portato
avanti i dragaggi con tutte quelle procedure e cautele ben più complesse che si
applicano in caso di bonifica" (vedi QUI).
Nella
audizione alla Commissione Consiliare del Comune di Spezia , nel novembre
2015, gli ingegneri rappresentanti la Autorità Portuale hanno, tra l’altro,
affermato: “IL METODO che abbiamo usato
per il dragaggio alla Spezia è il più sicuro e meno impattante per una realtà
come la nostra”.
IL RUOLO DELL’ARPAL NELLA VICENDA DRAGAGGI
DEL PORTO DI SPEZIA
Arpal che non ha mai esplicitamente accusato il dragaggio per i danni a golfo e mitilicoltura, nella sua relazione del febbraio 2015, ha affermato: “si ritiene
opportuno rivedere le modalità di bonifica dragaggio in quanto quelle
utilizzate non forniscono sufficienti garanzie ambientali stante la compresenza
di siti sensibili nell’area portuale”.
Ma nonostante questa affermazione ne Arpal ma neppure gli altri enti coinvolti direttamente o indirettamente nella vicenda a cominciare dalla AP ente appaltante del progetto, traggono una qualche conseguenza concreta.
Dal Verbale del
tavolo tecnico per il giorno 11.05.2015 con Comune della Spezia Ass.
all’Ambiente, Capitaneria di Porto, ARPAL, ASL 5 Spezzino e Soc. Intercantieri
Vittadello con Coop. San Martino (titolare delle draghe), vedi QUI
emergono dichiarazioni inquietanti dei rappresentanti dell’Arpal. In
particolare: “La dott.ssa Colonna precisa
che vista la frequenza con cui i tecnici ARPAL hanno rilevato problemi nella
gestione del campo panne se ne deduce che l’impresa lavora in condizioni di
criticità.....La dott.ssa Colonna spiega che il campo fisso sarebbe più
garantista ma non essendo utilizzabile in tale contesto chiede se si possa
ampliare il campo panne per ridurre i fenomeni accidentali di rottura del campo
stesso durante l’escavo......L’ing. Vettorazzi spiega che maggiore è il campo
panne più facilmente si crea il fenomeno “vela” con maggiori possibilità che le
panne si alzino e si strappino. L’ing. Simonelli spiega che anche il campo
fisso durante l’escavo è soggetto parimenti a rottura, in particolar modo in
prossimità delle panne......La dott.ssa Colonna spiega che i tecnici ARPAL non
hanno verbalizzato tali circostanze per evitare aspetti sanzionatori
all’impresa”
Quindi dalla, sopra
riportate, dichiarazioni contraddittorie a distanza di pochi mesi emerge come nella
scelta della tecnica di dragaggio (quella a benna) non sia stata condotta una
adeguata istruttoria tecnica che mettesse a confronto le tecniche di dragaggio
indicate da pagina 127 e seguenti del Progetto Preliminare di
Bonifica dell’ICRAM (atto amministrativo base per qualsiasi intervento di
dragaggio bonifica sul golfo spezzino).
LA REGIONE NELLA VICENDA DRAGAGGI DEL PORTO
DI SPEZIA
La Regione ha svolto una
inchiesta interna (gestita direttamente dalla struttura regionale di Arpal) sul
comportamento dei responsabili del Dipartimento spezzino dell’Agenzia,
inchiesta che si è conclusa con una “assoluzione” di questo personale. Ovviamente
una Inchiesta sul Dipartimento Provinciale spezzino dell'Arpal condotta dal livello regionale dell’Arpal.
LA CASSAZIONE SMENTISCE: AUTORITÀ PORTUALE,
ARPAL E REGIONE
Sentenza della Cassazione n.46170 del 3 novembre 2016 statuisce quanto già rilevato dalle carte precedenti
questa pronuncia. Da parte degli enti pubblici preposti, nell’ambito delle loro
rispettive funzioni e competenze, emerge un atteggiamento “permissivo” verso le
attività di dragaggio gestite chiaramente (come ammesso perfino dalla ordinanza
del riesame dl Tribunale di Spezia)in palese violazione delle prescrizioni.
Questo atteggiamento “permissivo” è confermato proprio dalla stessa
sentenza della Cassazione che nella parte finale afferma testualmente che
il livello di torbidità delle acque dopo il dragaggio è stato: “accertato nonostante l'ARPAL avvisasse
preventivamente dei controlli gli interessati, i quali, opportunamente
evitavano il dragaggio in previsione dei controlli…. (il Tribunale indica
le dichiarazioni di una persona informata sui fatti)”.
Non solo ma secondo la Cassazione il danno potenziale al golfo c'è, nonostante le incaute dichiarazioni della Autorità Portuale nel luglio 2015 sopra riportate, e non è stato valutato adeguatamente dal tribunale del riesame spezzino. La Cassazione nelle sua sentenza scrive di: "presenza nei fanghi fuoriusciti dall'area di bonifica, di sostanze tossiche quali i metalli pesanti ed idrocarburi policiclici aromatici (questi ultimi qualificati anche come cancerogeni e mutageni), la cui presenza nelle acque, indipendentemente dagli effetti letali sulla fauna, può determinarne la contaminazione”.
CONCLUSIONI
Da quanto sopra descritto emergono
le seguenti riflessioni anche di prospettiva:
1. c’è sta
una violazione reiterata e sistematica delle prescrizioni autorizzatorie nella
attività di dragaggio per i moli
Garibaldi e Fornelli;
2. questa
violazione è avvenuta in aree del golfo caratterizzate dalla presenza di
rilevanti
inquinanti pericolosi per
ambiente e salute;
3. la
violazione sistematica delle prescrizioni è avvenuta nella piena consapevolezza
di quello che stava accadendo sia da
parte della ditta, che degli enti preposti ad autorizzazioni e controlli;
4. gli
enti di controllo, prima di tutto l’Arpal ma non solo, pur riconoscendo i
rischi nelle attività in corso, le violazioni in
atto, la necessità di impostare diversamente sia la tecnica di dragaggio che le modalità di monitoraggio,
nulla hanno fatto per fermare l’attività di dragaggio in corso;
5. una
mancanza di approccio indipendente da parte degli enti di controllo per cui le
modalità di controllo e monitoraggio
erano concordate con la ditta che svolgeva l’attività non per garantire il rispetto delle
prescrizioni ma piuttosto per garantire che dalle violazioni derivassero
sanzioni per la ditta che potessero in
qualche modo ritardare i tempi di dragaggio.
In sostanza si
conferma una Pubblica Amministrazione che vive nella costante opacità
amministrativa fondata:
a) sul
mancato rispetto delle distinzioni di ruoli e funzioni tra i diversi enti e
all’interno degli stessi enti
b) su
istruttorie sia di autorizzazione che di monitoraggio confuse non trasparenti e
quindi sempre interpretabili secondo
“convenienze” del momento.
TUTTE TEMATICHE PER ORA
TOTALMENTE RIMOSSE DALLA CAMPAGNA ELETTORALE
SOPRATTUTTO DI QUEI CANDIDATI CHE FANNO RIFERIMENTO A FORZE POLITICHE
CHE GOVERNANO O HANNO GOVERNATO O HANNO
NOMINATO PROPRI RAPPRESENTANTI NEGLI ENTI ENTI RESPONSABILI DI QUESTA VICENDA:
UN CASO?
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