Svolgendo
indagini incomplete come è emerso in udienza, non utilizzando tutte le notizie e gli indizi provenienti dalla voluminosa
documentazione presentata da Legambiente e dal pool legale e tecnico che la ha
sostenuta, la Procura di Spezia ha chiesto l'archiviazione dell'esposto che voleva la riapertura (sarebbe meglio dire la apertura) dello spezzone
spezzino della Inchiesta sulle navi delle veleni. Oggi il Giudice per le Indagini Preliminare ha emesso il decreto di accoglimento di questa richiesta.
Lo ha fatto in una paginetta e mezza con la quale ha "riassunto" centinaia di pagine e di documenti prodotti da Legambiente all'interno del procedimento.
Se
uno legge le motivazioni di questo provvedimento di archiviazione ha netta la
sensazione, anche senza essere un fine giurista, che nel Tribunale di
Spezia i cittadini attivi e i loro
legali non devono portare solo indizi
documenti e fatti devono anche portare le prove dei reati....quelle
prove che dovrebbe essere compito della Procura ricercare.
Quelle
prove che come è emerso dalla dichiarazione del Procuratore in Udienza non sono
state minimamente ricercate comprese le contraddizioni degli stessi ufficiali
di PG sentiti dal PM tra quello che dichiararono a Spezia e quello che
dichiararono in sede di audizione alla Commissione Parlamentare di Inchiesta
sui rifiuti. Per non parlare delle contraddizioni riprese meccanicamente dal provvedimento di archiviazione, della Procura che ha teso a confondere i presunti ritrovamenti nelle banchine del porto con gli affondamenti delle navi fuori del golfo e comunque nel mediterraneo, navi ovviamente partite e/o transitate dal porto di Spezia.
Ovviamente
io sono rispettoso delle istituzioni e quindi prendo atto della decisione del
Tribunale spezzino, la rispetto formalmente ma ho il diritto costituzionale di
criticarlo e lo sto cominciando a fare in questo post.
Ma
in questa vicenda, per me e i colleghi che la hanno seguita, non è in
gioco solo una vittoria professionale in termini meramente legali, è in
discussione la informazione che su una vicenda così grave deve arrivare ai cittadini. Una vicenda che non possiamo dimenticarlo ha visto anche
un omicidio, quello del capitano De Grazia, proprio mentre questa persona
(incaricata dalla procura di Reggio Calabria) veniva a concludere la inchiesta di PG a
Spezia in relazione a quegli affondamenti di cui, secondo il PM spezzino e ora il GIP,
non si è mai avuta notizia.
Valuteremo
sotto il profilo legale le future azioni da intraprendere ma una cosa è certa
dalla enorme documentazione che abbiamo utilizzato emergono troppe notizie,
atti, contraddizioni che non possono rimanere nei polverosi archivi delle
commissioni parlamentari di inchiesta o ancora peggio della Procura spezzina.
Quindi
credo che sarà necessario tradurre tutta questa documentazione in un vero e
proprio dossier per spiegare a tutti i cittadini, non solo spezzini perché questa
è vicenda di livello nazionale se non addirittura internazionale, quello che è emerso dalle carte processuali,
quello che non è stato indagato con sufficienza, quello che poteva emergere da
ulteriori indagini.
È
un atto che dobbiamo a noi stessi prima
ancora che alla giustizia italiana, è un atto che dobbiamo alla memoria del
capitano De Grazia e a tutti coloro che in questi anni si sono battuti tra
mille difficoltà contro i traffici illegali di rifiuti nel nostro Paese.
Ma
dall’atto di archiviazione emerge un dato comunque interessante, resta in
piedi l’inchiesta relativa ai nuovi
ritrovamenti di rifiuti stoccati illegalmente nelle colline di Pitelli. Su questo aspetto tornerò a
brevissimo con un altro post.
P.S.
A
dimostrazione della accuratezza con la quale il Gip ha esaminato le carte c’è
un indizio se vogliamo curioso ma comunque indicativo…..il magistrato che ha
steso l’atto ha perfino sbagliato il cognome del testimone ascoltato….
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