Ho
sempre trovato sostanzialmente ipocrita la discussione sulla dismissione dei
due gruppi a gas naturale della centrale termoelettrica di Spezia.
Infatti
da un lato, soprattutto da parte di Enel, non si chiariscono le vere ragioni
che stanno dietro la sbandierata ma mai resa operativa, decisione di dismettere
quei due gruppi (vedi QUI). Dall’altro
in questa discussione si sono rimosse le responsabilità da parte delle Autorità
pubbliche nell’usare tutte le norme di legge per imporre l’uso del metano in
centrale e soprattutto si è rimosso un dato gravissimo la violazione della
precedente autorizzazione (quella del 1997) da parte Enel senza alcun
intervento di dette Autorità. Violazione protrattasi fino al 2013.
D’altronde
il difetto stava nel manico e cioè nel non avere mai, con adeguati atti
prescrittivi, imposto un uso del metano in centrale, non come combustibile
alternativo al carbone, ma come strumento di prevenzione sanitaria.
A
conferma c’è la violazione sistematica delle tre prescrizioni contenute nella
autorizzazione del 1997 che imponevano l’uso del metano:
1. all’avviamento dei
gruppo a carbone (evitando in parte le fumate nere dei c.d. transitori)
2. nelle condizioni
atmosferiche avverse (inversione termica)
3. nei periodi di
criticità ambientali che emergano dalle reti di monitoraggio (peraltro queste
non adeguate allora e anche oggi ma su questo torno dopo)
Gli stessi recenti dati Enel parlano chiaro:
nel
2013 i gruppi a metano hanno funzionato rispettivamente:
9
giorni il gruppo 1
3
giorni il gruppo 2.
Questo
conferma e peggiora i dati forniti dal Rapporto Istruttorio, propedeutico al
rilascio dell’Autorizzazione Integrata Ambientale 2013 (di seguito AIA), che forniva i dati dal 2008 al 2010 con progressiva riduzione
dell’uso dei gruppi a metano.
Tutto
questo nonostante i fenomeni transitori (chiusura e riavvio della sezione a carbone) con
relativi fumate si siano più volte realizzati come ammesso dallo stesso
Rapporto dell’Istituto Superiore di Sanità consulente del Comune di Spezia
(vedi pagina 28).
Il
mancato uso del gas naturale in chiave di prevenzione sanitaria, è ovviamente confermato dall’AIA rilasciata nel 2013. E' quindi mancata la imposizione di un uso del gas naturale come combustibile di transizione alla
futura dismissione della centrale dopo la scadenza dell’AIA attuale, come peraltro prevedeva il referendum del 1990.
In altri termini un uso del metano non alternativo al carbone, perché l'alternativa al carbone deve andare verso un progressivo superamento delle fonti fossili almeno nella generazione elettrica, ma utilizzato in chiave di prevenzione sanitaria in siti a rischio per le caratteristiche meteo climatiche, geomorfologiche, e di impatto cumulativo con altre fonti inquinanti. Così è il sito di Spezia come altri che vedono la presenza di centrali a carbone quasi dentro grossi centri abitati.
Tralasciando
la questione della gestione dei transitori su cui tornerò prossimamente in sede
di analisi del rispetto delle prescrizioni contenute nell’AIA, l’assunto di Enel nel non uso del metano è
stato quello legato a questioni di tipo economico e di “rispetto” delle regole
della Borsa elettrica. Del rispetto
invece, ad esempio, delle prescrizioni contenute nella autorizzazione del 1997
(vedi sopra) nessuno ha mai chiesto ad Enel ovviamente!
Quanto
alla Borsa elettrica questa funziona così: tra i diversi prezzi
offerti dai produttori di elettricità viene scelto quello più alto in tal modo
che chi produce elettricità al minor prezzo cioè con maggior efficienza
guadagna di più dalla vendita: è infatti evidente che, ad esempio, chi offre
elettricità a 10 euro (prezzo di vendita più basso) ed incassa 30 euro (prezzo
di vendita più alto), avrà un utile enorme rispetto ai propri costi.
Ma è altrettanto ovvio che la produzione di
elettricità a minor costo su una scala nazionale dipende non solo dal
combustibile usato ma anche dalla efficienza dell’impianto, dalla evoluzione
della domanda, dai vincoli ambientali imposti dalla normativa europea e
nazionale. E’ chiaro quindi che trattasi di un meccanismo su scala
nazionale che non può costringere Enel a bruciare per forza carbone nella
singola centrale.
Peraltro
come affermato dallo stesso rapporto istruttorio propedeutico al rilascio dell’AIA
le sezioni a gas naturale hanno una efficienza di quasi 20 punti superiori a quella a
carbone. Tralascio per non appesantire il ragionamento fin qui svolto, quanto
questa inefficienza incida sull’aumento di produzione di CO2 non solo nella
centrale spezzina ma nel sistema Italia con costi potenziali rilevati dalla
stessa Agenzia Internazionale dell’Energia.
In
realtà dietro la rimozione del gas naturale come combustibile di transizione
sanitaria in situazione come quella di Spezia c’è una interpretazione riduttiva
degli strumenti legali che la disciplina dell’AIA fornisce alle Autorità che la
rilasciano (Ministero Ambiente dietro parere sanitario del Sindaco). Non si vuole riconoscere che l’AIA, a date
condizioni di rischio ambientale e sanitario, può intervenire anche su qualità
e quantità del combustibile. Ovviamente queste condizioni vanno dimostrate ma
qui emerge una ulteriore lacuna istruttoria, di cui ho trattato più volte, la
mancata emissione del Parere Sanitario da parte del Sindaco Federici (vedi QUI).
La questione dell'uso del metano risulta quindi di grande attualità nella gestione transitoria della centrale anche in chiave di possibile revisione dell'AIA. Ma su questo aspetto tornerò in sede di analisi sullo stato di attuazione delle prescrizioni contenute nell'AIA.
RIFIUTI IN CENTRALE: UNA NOVITA'
Infine
una annotazione sull’uso potenziale dei rifiuti nella centrale enel. Come avevo scritto QUI, ci sono tre elementi che fanno sospettare questa soluzione come qualcosa di più
di un semplice “fantasma” prodotti dagli ambientalisti:
1. il progetto di
co-combustione di biomasse (comprese alcune tipologie di rifiuti speciali quale
la sansa di oliva) tutt’ora depositato presso il Ministero dell’Ambiente
2. l’inserimento nel
Documento Economico Finanziario del Governo di richiesta di incentivi europei
per la generazione elettrica da biomasse da parte dell’Enel
3. la normativa che
declassifica da rifiuti a semplici combustibili la parte trattata e non
organica del rifiuto: il cosiddetto combusti
bile solido secondario.
Ora
interviene, come ulteriore tassello a sostegno del suddetto scenario, l’Autorità Garante della Concorrenza che lo scorso 4 marzo ha
inviato al Parlamento e al Ministero per lo Sviluppo Economico una segnalazione
(per il testo completo vedi QUI) che
evidenzia come: “gli incentivi riconosciuti per l’utilizzo della sansa ai fini
energetici, potrebbero comportare una crescita artificiosa dei prezzi della
sansa, turbando le condizioni di approvvigionamento degli altri settori
industriali, in particolar modo quello alimentare, che ricorrono alla stessa
materia prima. L’Antitrust è già intervenuta in passato per segnalare la
preferibilità di sistemi di
incentivazione per la produzione di energia da biomasse dai soli rifiuti e
sottoprodotti che non abbiano altra utilità produttiva o commerciale al di
fuori di un loro impiego per la produzione di energia.”
E la storia continua............. per questo dobbiamo continuare a vigilare!
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