lunedì 27 aprile 2015

Centrale Enel: il non uso del gas contra legem – i rifiuti e l’Antitrust

Ho sempre trovato sostanzialmente ipocrita la discussione sulla dismissione dei due gruppi a gas naturale della centrale termoelettrica di Spezia. 


Infatti da un lato, soprattutto da parte di Enel, non si chiariscono le vere ragioni che stanno dietro  la sbandierata  ma mai resa operativa, decisione di dismettere quei due gruppi (vedi QUI). Dall’altro in questa discussione si sono rimosse le responsabilità da parte delle Autorità pubbliche nell’usare tutte le norme di legge per imporre l’uso del metano in centrale e soprattutto si è rimosso un dato gravissimo la violazione della precedente autorizzazione (quella del 1997) da parte Enel senza alcun intervento di dette Autorità. Violazione protrattasi fino al 2013. 

D’altronde il difetto stava nel manico e cioè nel non avere mai, con adeguati atti prescrittivi, imposto un uso del metano in centrale, non come combustibile alternativo al carbone, ma come strumento di prevenzione sanitaria. 

A conferma c’è la violazione sistematica delle tre prescrizioni contenute nella autorizzazione del 1997 che imponevano l’uso del metano:
1. all’avviamento dei gruppo a carbone (evitando in parte le fumate nere dei c.d. transitori)
2. nelle condizioni atmosferiche avverse (inversione termica)
3. nei periodi di criticità ambientali che emergano dalle reti di monitoraggio (peraltro queste non adeguate allora e anche oggi ma su questo torno dopo)


Gli stessi recenti dati Enel  parlano chiaro:
nel 2013 i gruppi a metano hanno funzionato rispettivamente:
9 giorni il gruppo 1
3 giorni il gruppo 2.

Questo conferma e peggiora i dati forniti dal Rapporto Istruttorio, propedeutico al rilascio dell’Autorizzazione Integrata Ambientale 2013 (di seguito AIA),  che forniva i dati dal 2008 al 2010 con progressiva riduzione dell’uso dei gruppi a metano.

Tutto questo nonostante i fenomeni transitori  (chiusura e riavvio della sezione a carbone) con relativi fumate si siano più volte realizzati come ammesso dallo stesso Rapporto dell’Istituto Superiore di Sanità consulente del Comune di Spezia (vedi pagina 28).

Il mancato uso del gas naturale in chiave di prevenzione sanitariaè ovviamente confermato dall’AIA rilasciata nel 2013. E'  quindi mancata la imposizione di un uso del gas naturale come combustibile di transizione alla futura dismissione della centrale dopo la scadenza dell’AIA attuale, come peraltro prevedeva il referendum del 1990. 
In altri termini un uso del metano non alternativo al carbone, perché l'alternativa al carbone deve andare verso un progressivo superamento delle fonti fossili almeno nella generazione elettrica, ma utilizzato in chiave di prevenzione sanitaria in siti a rischio per le caratteristiche meteo climatiche, geomorfologiche, e di impatto cumulativo con altre fonti inquinanti. Così è il sito di Spezia come altri che vedono la presenza di centrali a carbone quasi dentro grossi centri abitati. 

Tralasciando la questione della gestione dei transitori su cui tornerò prossimamente in sede di analisi del rispetto delle prescrizioni contenute nell’AIA,  l’assunto di Enel nel non uso del metano è stato quello legato a questioni di tipo economico e di “rispetto” delle regole della Borsa elettrica.   Del rispetto invece, ad esempio, delle prescrizioni contenute nella autorizzazione del 1997 (vedi sopra) nessuno ha mai chiesto ad Enel ovviamente!

Quanto alla Borsa elettrica questa funziona così:  tra i diversi prezzi offerti dai produttori di elettricità viene scelto quello più alto in tal modo che chi produce elettricità al minor prezzo cioè con maggior efficienza guadagna di più dalla vendita: è infatti evidente che, ad esempio, chi offre elettricità a 10 euro (prezzo di vendita più basso) ed incassa 30 euro (prezzo di vendita più alto), avrà un utile enorme rispetto ai propri costi.
Ma è altrettanto ovvio che la produzione di elettricità a minor costo su una scala nazionale dipende non solo dal combustibile usato ma anche dalla efficienza dell’impianto, dalla evoluzione della domanda, dai vincoli ambientali imposti dalla normativa europea e nazionale.  E’ chiaro quindi che trattasi di un meccanismo su scala nazionale che non può costringere Enel a bruciare per forza carbone nella singola centrale.  
Peraltro come affermato dallo stesso rapporto istruttorio propedeutico al rilascio dell’AIA le sezioni a gas naturale hanno una efficienza di quasi 20 punti superiori a quella a carbone. Tralascio per non appesantire il ragionamento fin qui svolto, quanto questa inefficienza incida sull’aumento di produzione di CO2 non solo nella centrale spezzina ma nel sistema Italia con costi potenziali rilevati dalla stessa Agenzia Internazionale dell’Energia.

In realtà dietro la rimozione del gas naturale come combustibile di transizione sanitaria in situazione come quella di Spezia c’è una interpretazione riduttiva degli strumenti legali che la disciplina dell’AIA fornisce alle Autorità che la rilasciano (Ministero Ambiente dietro parere sanitario del Sindaco).  Non si vuole riconoscere che l’AIA, a date condizioni di rischio ambientale e sanitario, può intervenire anche su qualità e quantità del combustibile. Ovviamente queste condizioni vanno dimostrate ma qui emerge una ulteriore lacuna istruttoria, di cui ho trattato più volte, la mancata emissione del Parere Sanitario da parte del Sindaco Federici  (vedi QUI). 

La questione dell'uso del metano risulta quindi di grande attualità nella gestione transitoria della centrale anche in chiave di possibile revisione dell'AIA. Ma su questo aspetto tornerò in sede di analisi sullo stato di attuazione delle prescrizioni contenute nell'AIA. 



RIFIUTI IN CENTRALE: UNA NOVITA'
Infine una annotazione sull’uso potenziale dei rifiuti nella centrale enel. Come avevo scritto QUI,  ci sono tre elementi che fanno sospettare questa soluzione come qualcosa di più di un semplice “fantasma” prodotti dagli ambientalisti:
1. il progetto di co-combustione di biomasse (comprese alcune tipologie di rifiuti speciali quale la sansa di oliva) tutt’ora depositato presso il Ministero dell’Ambiente
2. l’inserimento nel Documento Economico Finanziario del Governo di richiesta di incentivi europei per la generazione elettrica da biomasse da parte dell’Enel
3. la normativa che declassifica da rifiuti a semplici combustibili la parte trattata e non organica del rifiuto: il cosiddetto combusti
bile solido secondario.

Ora interviene, come ulteriore tassello a sostegno del suddetto scenario,  l’Autorità Garante della Concorrenza che lo scorso 4 marzo ha inviato al Parlamento e al Ministero per lo Sviluppo Economico una segnalazione (per il testo completo vedi QUIche evidenzia come:  gli incentivi riconosciuti per l’utilizzo della sansa ai fini energetici, potrebbero comportare una crescita artificiosa dei prezzi della sansa, turbando le condizioni di approvvigionamento degli altri settori industriali, in particolar modo quello alimentare, che ricorrono alla stessa materia prima. L’Antitrust è già intervenuta in passato per segnalare la preferibilità  di sistemi di incentivazione per la produzione di energia da biomasse dai soli rifiuti e sottoprodotti che non abbiano altra utilità produttiva o commerciale al di fuori di un loro impiego per la produzione di energia.”
E la storia continua............. per questo dobbiamo continuare a vigilare!  




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