Recos (gruppo Iren) la società che vuole realizzare il biodigestore nel Comune di Vezzano Ligure
dichiara che sia falso affermare che l'impianto potrebbe avere una dimensione
di 90.000 tonnelate/anno di rifuti organici da gestire. In realtà in questa sua
dichiarazione la società dimentica tre particolari oggettivi molto rilevanti
1. la provincia di Genova, dopo
il definitivo annullamento del progetto di Isola del Cantone e la rinuncia
dichiarata da Amiu di realizzare un biodigestore in località Scarpino, non ha
attualmente in previsione neppure nei prossimi anni alcun impianto di questo
tipo
2. l'esistente biodigestore di Cairo
Montenotte in provincia di Savona con Decreto Dirigenziale n° 114 del 2 maggio
2018 ha ottenuto la approvazione dell’ampliamento di ulteriori 40.000 ton/anno
che si vanno a sommare alle già autorizzate 45.000, quindi vicinissime alle
90.000 nonostante che le esigenze della Provincia di Savona siano di non oltre
le 44000 ton/anno di rifiuti organici prodotti e quindi da gestire e nonostante
che in Provincia di Imperia sia in costruzione un altro biodigestore da oltre
54.000 ton/anno di organico e fanghi di
contro ad una producibilitàdi rifiuti organici provinciali di non oltre 35.000
ton/anno. Guarda caso il biodigestore di Cairo è gestito da Iren al cui gruppo
appartiene come è noto Recos.
3. già ora l'esistente impianto
di trattamento biologico meccanico per il rifiuto indifferenziato in località
Saliceti (Vezzano Ligure) prevede una capacità enormemente sovradimensionata rispetto alle esigenze
della provincia di spezzina: oltre 105.000 tonnellate/anno contro una
produzione spezzina di circa 40.000 ton/anno. Peraltro mai rispettato il tetto
del 10% massimo in più di rifiuti provenienti da fuori provincia. Tetto non
rispettato perché non è mai stato calcolato in rapporto alla effettiva
produzione di indifferenziato della provincia spezzina ma su oltre 90.000 ton/anno (da autorizzazione formale di AIA) quindi una percentuale fatta apposta per giustificare le enormi quantità di
rifiuti indifferenziati provenienti da anni dalla provincia di Genova anche per
l’indifferenziato. Il tutto con una procedura a suo tempo no rispettosa dei passaggi di valutazione previsti dalla legge (vedi QUI).
I tre
punti sopra esposti non sono interpretazioni ma fatti e atti e autorizzano a
pensare, visto lo sfascio della pianificazione regionale per non parlare di
quello della raccolta differenziata in provincia di Genova, che l'impianto
spezzino possa tranquillamente una volta realizzato o anche prima ottenere
ampliamenti di quantità dei rifiuti da trattare oltre a quelli di progetto
attualmente in discussione come avvenuto per gli impianti di Cairo e per quello
esistente a Saliceti.
Tutto questo prima di
tutto è in contrasto con:
1. il
principio della norma regionale sull’ambito che deve coincidere con la Regione
Liguria ma allo stesso tempo articolato in 4 aree (comma 1 articolo 14 legge
regionale 1/2014)
2. con la
necessità che il piano di ambito regionale garantisca le
integrazioni funzionali fra le quattro aree, motivate da esigenze tecniche e di
efficienza dei servizi (lettera a) comma 2 articolo 15 legge regionale 1/2014)
3. La necessità che siano la
Città metropolitana e le province a
definire il fabbisogno di servizio per il bacino territoriale di riferimento,
in relazione alla quantità e qualità di rifiuti da raccogliere e avviare a
recupero o smaltimento (comma 1 articolo 16 legge regionale 1/2014), il tutto
proprio per garantire quelle integrazioni funzionali di cui al punto 2 sopra
esposte.
Inoltre quanto sopra
esposto viola il principio di prossimità affermato anche nella sentenza del TAR
Liguria (n°877 dl 2018) sul progetto di biodigestore per Isola del Cantone dove
si afferma: “ il ricorrente denuncia la violazione
degli artt. 181 e seguenti del d.lvo 152/2006, nella parte in cui essi
prescrivono come obiettivo il raggiungimento dell’autosufficienza nello smaltimento
dei rifiuti da parte degli ambiti territoriali (art. 181 comma 5) e la
preferenza per il principio di prossimità degli impianti di recupero. Il
collegio deve condividere il motivo, posto che gli atti regionali impugnati
hanno sottovalutato le ricordate prescrizioni normative, dando con ciò
l’impressione di considerare il territorio periferico di Isola del Cantone come
idoneo allo smaltimento dei rifiuti che vengono prodotti soprattutto sulla
costa che tuttavia dista circa quaranta chilometri.”
Quindi
non è questione di vero o falso ma di come sta evolvendo, sarebbe meglio dire
involvendo, la situazione impiantistica in Regione Liguria. In un modo che
oltre ad essere chiaramente in contrasto con norme di legge nazionali e
regionali appare un chiaro tentativo di scaricare sulle aree periferiche della
Regione una incapacità di pianificare sia la tipologia e la localizzazione
degli impianti (in spregio ai principi di pianificazione e alle specificità dei
siti) come di programmare la gestione generale del ciclo dei rifiuti a
cominciare dalla riduzione della produzione alla fonte nonché di una adeguata e
diffusa raccolta differenziata.
Certo
sicuramente la giunta Regionale attuale ha ereditato anni di gravi errori delle
giunte di centro sinistra precedenti ma ormai dopo 5 anni anche questa rischia
diventare una scusa buona per la campagna elettorale ma non certo per una
gestione efficiente e sostenibile del ciclo dei rifiuti urbani e assimilati.
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