Ieri ho partecipato all'assemblea sulle problematiche dell'inquinamento dal porto di Spezia. Mi era stato chiesto dagli organizzatori di tenere una relazione sulla normativa che disciplina l'inquinamento da attività portuale nonché sulle modalità di attuazione della pianificazione in area portuale.
In sala, a differenza di molte altre assemblee a cui ho partecipato negli ultimi 20 anni, i presenti hanno espresso una tensione e una rabbia che non ho mai percepito così nitidamente.
In sala, a differenza di molte altre assemblee a cui ho partecipato negli ultimi 20 anni, i presenti hanno espresso una tensione e una rabbia che non ho mai percepito così nitidamente.
Ho deciso di tagliare il mio intervento e di affermare che se siamo arrivati a questo punto è perché la problematica degli impatti del porto con la città è stata fatta marcire per decenni.
Il porto è stato fatto crescere dalle istituzioni competenti rimuovendo totalmente un fatto oggettivo: davanti alla attività portuale a poche decine di metri in linea d’aria vivono migliaia di persone in quartieri affollatissimi.
Da decenni queste migliaia di persone subiscono i rumori e i fumi dalla attività portuale. Sono cittadini come sono cittadini i lavoratori del porto. Ognuno ha i suoi diritti ma è chiaro che il diritto alla salute e alla qualità della vita non può essere rimosso.
Parliamoci chiaro se l’Autorità di Sistema Portuale pensa di risolvere il problema dell’inquinamento da rumore con le barrierine della presunta fascia di rispetto vuol dire che sta facendo un danno non solo ai cittadini ma anche alla sua immagine di Ente Terzo di governo del demanio portuale e alla lunga anche alla stessa attività portuale che non può continuare ledendo diritti sacrosanti sanciti dalla Costituzione.
Il porto è stato fatto crescere dalle istituzioni competenti rimuovendo totalmente un fatto oggettivo: davanti alla attività portuale a poche decine di metri in linea d’aria vivono migliaia di persone in quartieri affollatissimi.
Da decenni queste migliaia di persone subiscono i rumori e i fumi dalla attività portuale. Sono cittadini come sono cittadini i lavoratori del porto. Ognuno ha i suoi diritti ma è chiaro che il diritto alla salute e alla qualità della vita non può essere rimosso.
Parliamoci chiaro se l’Autorità di Sistema Portuale pensa di risolvere il problema dell’inquinamento da rumore con le barrierine della presunta fascia di rispetto vuol dire che sta facendo un danno non solo ai cittadini ma anche alla sua immagine di Ente Terzo di governo del demanio portuale e alla lunga anche alla stessa attività portuale che non può continuare ledendo diritti sacrosanti sanciti dalla Costituzione.
D’altronde
che la questione fosse tremendamente seria e non risolvibile con pasticciate
soluzioni di ridicole barrierine di
pochi metri lo scriveva già la Commissione VIA nel parere propedeutico al
decreto del Ministero dell’Ambiente che nel 2006 concluse la procedura di VIA
del PRP attualmente vigente. La Commissione VIA affermava: “VALUTATO… che la prevista fascia di rispetto cuscinetto,per determinare un’efficace difesa dell’area,
dovrebbe necessariamente assumere
altezze fisiche ragguardevoli di
difficile realizzazione affinché il cono
d’ombra acustica possa determinare una perdita di inserzione significativa ai
piani alti degli edifici più prossimi al porto ;…”
Quindi non
casualmente la Commissione VIA del Ministero dell’Ambiente nel 2006 così
concludeva: “ove possibile ,le
attività con maggiore indice di rumorosità,dovranno essere confinate in
apposite strutture protette e isolate
acusticamente; contestualmente ,l’Autorità Portuale dovrà promuovere una campagna di
sensibilizzazione presso gli addetti all’attività del porto mercantile
per il rinnovamento tecnologico degli impianti,macchine o attrezzature nonché dettare norme comportamentali da far rispettare agli
addetti allo svolgimento delle attività
più rumorose individuando appositi e rigorosi
controlli, al fine di limitare gli eventi sonori più fastidiosi associati a manifestazioni discontinue”
Si
tratta per queste ultime non di mere considerazioni ma di vere e proprie
prescrizioni che l’Autorità di Sistema Portuale ad oggi deve attuare e se
violate da chi opera nel porto deve sanzionare.
Così
non è stato e non è ad oggi. Questo è
inaccettabile, così come è inaccettabile che da parte degli enti di controllo
(Arpal) si continui a sostenere che è difficile misurare il rumore del porto
con l’attuale normativa. Sono le tesi
che questi signori esprimevano 20 anni fa quando da assessore litigavo con loro
per le stesse ragioni. Ecco dopo 20 anni un ente pubblico serio non si limita a
dire non abbiamo gli strumenti normativi ma pone la questione nelle sedi
istituzionali giuste. Peraltro e comunque i limiti ci sono ma sono stati
edulcorati da anni mettendo il porto in classica acustica VI . Infatti secondo
la vigente normativa i porti dovrebbe essere in classe IV (aree ad intensa
presenza umana) mentre la classe VI così è descritta dalla normativa vigente: “aree
esclusivamente industriali e prive di insediamenti abitativi.
Ovvio
che i limiti di emissione e immissione per queste ultime aree siano ben più
alti di quelli in classe IV. Nessuno
nemmeno i signori di Arpal hanno mai sollevato questo problema che invece è
decisivo per poter controllare i rumori del porto in termini di emissioni verso
l’esterno. Insomma la normativa potrà anche
essere meglio riformata ma intanto non si applica neppure quello che c’è.
A
proposito di normativa che c’è sul rumore nel 2004 con Decreto Ministero
Ambiente (1 aprile 2004 vedi QUI) sono state approvate Linee
guida per l'utilizzo dei sistemi innovativi nelle valutazioni di impatto
ambientale. In particolare negli allegati a questo Decreto si definiscono
criteri di progettazione, valutazione, esecuzione abbattimento del rumore da
infrastrutture portuali, in particolare si vedano le schede tecniche ST 003 e
ST004 come pure il volume 4 del Centro
Interuniversitario ricerca inquinamento da agenti fisici. Tutto questo e i
relativi aggiornamento sono mai stati presi seriamente in considerazione dalla
Autorità Portuale ieri ed oggi? Non mi pare.
Insomma la situazione è diventata
insostenibile e i palliativi non bastano più soprattutto perché il porto è
ancora di più in espansione. Se le Autorità Competenti continueranno sulla
strada seguita fino ad ora fioccheranno le azioni legali e le denunce. Vedremo
chi vincerà ovviamente ma di sicuro perderemo tutti come comunità e soprattutto mi chiedo come possano gli
operatori portuali lavorare con serenità
avendo contro interi quartieri residenziali. Possono fregarsene ? Forse
20 anni fa si oggi no, oggi il cittadino non delega più e agisce in prima
persona.
Quindi per evitare tutto ciò occorre
ripartire dalle prescrizioni del Ministero dell’Ambiente del 2006 e ripensare
il rapporto città porto profondamente non con i muretti. Ci riusciranno a
capirlo in Autorità di sistema portuale? Non credo e allora si sarà un giudice
a berlino? Spero proprio di si!
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