La decisione del Comune di Spezia di presentare una variante urbanistica (vedi QUI e più recentemente QUI per rispondere alle opposizioni) nell’area attualmente interessata dalla centrale Enel è un fatto positivo ma deve, anzi in un certo senso doveva come vedremo, essere accompagnata da una serie di atti di contorno oltre detto strumento urbanistico.
Una cosa da non dimenticare è che la autorizzazione del Ministero dello Sviluppo Economico (di seguito MISE) costituisce variante automatica alla pianificazione urbanistica, questione che se unita allo strumento capacity market (NOTA 1) rende la cosa ancora più complicata per le autonomie locali. Ci sono due modi per limitare questo potere.
La prima strada è quella più importante: il diniego di intesa della Regione che blocca tutto visto che in questo campo, vedi corte costituzionale, c'è una intesa definita forte, ma per ora la Regione non si è pronunciata e se fossi nel Comune prima di lanciare l'idea della variante mi sarei premurato di portarla a casa preventivamente almeno come dichiarazione da parte del Presidente della Regione Liguria.
La seconda strada è più impervia ma può essere perseguita: in sintesi la recente giurisprudenza ha affermato che le autorizzazioni in variante automatica devono cmq essere verificate in sede istruttoria. Nel caso del turbogas il Comune può presentare, all'interno del procedimento unico di autorizzazione del Mise, un parere motivato. Quindi il Comune partecipa alla procedura e può dimostrare la non sostenibilità dell'automatismo in variante di detta autorizzazione all'interno delle conferenze dei servizi. Ma è chiaro che la norma è fatta apposta per bypassare i comuni, quindi bisogna vedere cosa metteranno nella variante: se mettono testualmente non vogliamo centrali a fonti fossili come da comunicato vengono bypassati dalla legge c.d. Marzano n° 239 del 2004 che lascia allo stato la competenza esclusiva a “definire i criteri generali per l'autorizzazione alla costruzione e all'esercizio degli impianti di generazione di energia elettrica di potenza termica superiore ai 300 MW”. Devono invece presentare una variante che abbia come motivazione l’avvio di un processo di risanamento dell’area non solo della centrale (quella riguarda la bonifica dei terreni ed è un obbligo di legge per Enel) ma del livello di inquinamento in generale di tutta la zona. Quindi elencare una serie di industrie insalubri da evitare accompagnate da uno studio di impatto sanitario che confermi questa tesi. Uno studio che poteva essere avviato da subito all’inizio della sindacatura attuale e si è perso molto tempo in questo senso. Peraltro l’argomento salute e industrie insalubri è fondamentale per giustificare una variante siffatta perché non dimentichiamoci che l’area enel non è al centro di altre aree a destinazione agricola ma invece a destinazione industriale a cominciare dal porto commerciale di Spezia ( classificato in area industriale persino dalla zoonizzazione acustica comunale), quindi una variante motivata solo in termini urbanistici rischia di avere profili di illegittimità impugnabili da Enel o anche da altri interessati a mantenere l’area in servitù energetica o comunque a destinazione industriale.
Non solo ma un ulteriore rischio è che mentre gli uffici del Comune lavorano alla variante, e al netto di quanto comunque analizzato sopra, il Ministero dell’Ambiente e successivamente quello dello Sviluppo Economico diano comunque la autorizzazione sulla base della attuale destinazione funzionale dell’area. Forse però è possibile che la crisi di governo aiuti il Sindaco ad avere più tempo. Se non sarà così allora occorre che attraverso la Regione si prema sul governo per sospendere il procedimento di verifica di VIA in corso sul progetto di centrale a gas.
Comunque la procedura di autorizzazione unica descritta sopra prevede che “La regione competente può promuovere accordi tra il proponente e gli enti locali interessati… per l'individuazione di misure di compensazione e riequilibrio ambientale”. Ecco questo strumento unito con il meccanismo del capacity market e il potere di intesa della Regione potrebbe trasformare il progetto di centrale a gas in un progetto integrato di produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili e meccanismi di accumulo insieme con interventi di risanamento ambientale nella gestione del porto commerciale.
Vedremo cosa succederà…
Una cosa da non dimenticare è che la autorizzazione del Ministero dello Sviluppo Economico (di seguito MISE) costituisce variante automatica alla pianificazione urbanistica, questione che se unita allo strumento capacity market (NOTA 1) rende la cosa ancora più complicata per le autonomie locali. Ci sono due modi per limitare questo potere.
La prima strada è quella più importante: il diniego di intesa della Regione che blocca tutto visto che in questo campo, vedi corte costituzionale, c'è una intesa definita forte, ma per ora la Regione non si è pronunciata e se fossi nel Comune prima di lanciare l'idea della variante mi sarei premurato di portarla a casa preventivamente almeno come dichiarazione da parte del Presidente della Regione Liguria.
La seconda strada è più impervia ma può essere perseguita: in sintesi la recente giurisprudenza ha affermato che le autorizzazioni in variante automatica devono cmq essere verificate in sede istruttoria. Nel caso del turbogas il Comune può presentare, all'interno del procedimento unico di autorizzazione del Mise, un parere motivato. Quindi il Comune partecipa alla procedura e può dimostrare la non sostenibilità dell'automatismo in variante di detta autorizzazione all'interno delle conferenze dei servizi. Ma è chiaro che la norma è fatta apposta per bypassare i comuni, quindi bisogna vedere cosa metteranno nella variante: se mettono testualmente non vogliamo centrali a fonti fossili come da comunicato vengono bypassati dalla legge c.d. Marzano n° 239 del 2004 che lascia allo stato la competenza esclusiva a “definire i criteri generali per l'autorizzazione alla costruzione e all'esercizio degli impianti di generazione di energia elettrica di potenza termica superiore ai 300 MW”. Devono invece presentare una variante che abbia come motivazione l’avvio di un processo di risanamento dell’area non solo della centrale (quella riguarda la bonifica dei terreni ed è un obbligo di legge per Enel) ma del livello di inquinamento in generale di tutta la zona. Quindi elencare una serie di industrie insalubri da evitare accompagnate da uno studio di impatto sanitario che confermi questa tesi. Uno studio che poteva essere avviato da subito all’inizio della sindacatura attuale e si è perso molto tempo in questo senso. Peraltro l’argomento salute e industrie insalubri è fondamentale per giustificare una variante siffatta perché non dimentichiamoci che l’area enel non è al centro di altre aree a destinazione agricola ma invece a destinazione industriale a cominciare dal porto commerciale di Spezia ( classificato in area industriale persino dalla zoonizzazione acustica comunale), quindi una variante motivata solo in termini urbanistici rischia di avere profili di illegittimità impugnabili da Enel o anche da altri interessati a mantenere l’area in servitù energetica o comunque a destinazione industriale.
Non solo ma un ulteriore rischio è che mentre gli uffici del Comune lavorano alla variante, e al netto di quanto comunque analizzato sopra, il Ministero dell’Ambiente e successivamente quello dello Sviluppo Economico diano comunque la autorizzazione sulla base della attuale destinazione funzionale dell’area. Forse però è possibile che la crisi di governo aiuti il Sindaco ad avere più tempo. Se non sarà così allora occorre che attraverso la Regione si prema sul governo per sospendere il procedimento di verifica di VIA in corso sul progetto di centrale a gas.
Comunque la procedura di autorizzazione unica descritta sopra prevede che “La regione competente può promuovere accordi tra il proponente e gli enti locali interessati… per l'individuazione di misure di compensazione e riequilibrio ambientale”. Ecco questo strumento unito con il meccanismo del capacity market e il potere di intesa della Regione potrebbe trasformare il progetto di centrale a gas in un progetto integrato di produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili e meccanismi di accumulo insieme con interventi di risanamento ambientale nella gestione del porto commerciale.
Vedremo cosa succederà…
[NOTA 1] Un obbligo
di derivazione UE da espletare entro il 31/12/2019 che consiste nella
definizione delle centrali per la produzione di energia elettrica che
devono tenersi pronte ad entrare in funzione in qualsiasi momento per
risolvere emergenze e necessità impreviste. Questo
meccanismo, come risulta dal recente pacchetto energia approvato in sede UE
conferma, sia pure in modo ridotto rispetto al passato, le
remunerazioni supplementari pagati ai grandi impianti di produzione
elettrica per la loro disponibilità a produrre energia in caso di problemi
strutturali di sicurezza, e gli incentivi destinati agli operatori della
gestione della domanda per la disponibilità, invece, a ridurre i propri
consumi.
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