La nuova Amministrazione
Comunale, usando il linguaggio burocratese delle amministrazioni precedenti, ha
risposto in modo insoddisfacente alla interrogazione del gruppo consiliare
5stelle sullo stato della bonifica del sito di Pitelli.
Vediamo per punti perché…
Il Comune nella sua risposta afferma che la caratterizzazione (verifica dell’inquinamento
nel terreno) è stata svolta nelle aree perimetrale del sito è insufficiente
visto che i ritrovamenti di nuovi stoccaggi abusivi avvengono fuori dell’area
perimetrata.
La mozione
approvata dal Consiglio Comunale nella scorsa sindacatura chiedeva due cose precise: 1.“ avviare, con la collaborazione di
Regione Liguria, Provincia ed Arpal una immediata campagna di monitoraggio
integrativa di quella svolta fino a ora, a partire dalle aree ancora non
caratterizzate, utilizzando strumenti geodiagnostici adeguati”.
2. “convocare la conferenza dei servizi prevista dalla vigente normativa
anche per i siti di interesse regionale al fine di valutare la revisione/integrazione
dell’attuale caratterizzazione”
Il Comune nella sua risposta elenca le 15 conferenze dei servizi tenutesi dopo
la declassificazione del sito da nazionale a regionale di per se stesso è solo
una elencazione burocratica. Il problema vero è che la bonifica del sito
(istituito ben 17 anni fa) langue sia per la parte a mare ma ancora di più per
la parte a terra. Ovvio che la
responsabilità non sia di questa Amministrazione Comunale ma questa verità
andava ammessa nella risposta e soprattutto andava svolta una analisi delle
cause che non solo legate alle risorse necessarie , come ho spiegato ampiamente
nei miei post. Le ragioni sono
1.la
necessità di riportare ogni decisione al livello locale impedendo così l’accesso
ai finanziamenti nazionali
2.
la rimozione dei finanziamenti nazionali ai siti di bonifica nazionale (non
solo di Pitelli) perpetrati da tutti i governi che si sono succeduti dl 2000 in
poi nel nostro Paese
3.
l’incapacità di coinvolgere i privati nelle bonifiche (su questo punto torno
successivamente)
Il Comune quindi con la sua risposta rimuove un altro punto della mozione approvata dal Consiglio Comunale nella scorsa
sindacatura. Quel punto affermava che in relazione a tutte le alte richieste
comprese nella mozione si impegnava la Giunta Comunale: “a verificare e monitorare l’attuazione
di quanto richiesto entro 1 anno, e comunque prima della scadenza del mandato
dell’attuale Giunta regionale, e in caso di inadempienza da parte della Regione
Liguria l’attivazione di un percorso per il rientro del Sito di Pitelli negli
elenchi dei siti di bonifica di interesse nazionale.”!!!
Il Comune nascondendosi dietro l’elencazione burocratica di quel poco che è
stato fatto non aiuta a risolvere il problema della mancata bonifica del sito
di Pitelli. La mozione approvata dal
Consiglio Comunale ripresa nella interrogazione dei consiglieri di
5stelle chiedeva ben altro che tale elencazione e cioè:
“costituire con la Regione Liguria ed altre autorità ed enti competenti,
in tempi brevi dalla approvazione della presente mozione, un
apposito tavolo di lavoro finalizzato:
1. a predisporre un piano tecnico e finanziario, anche
attraverso il reperimento di risorse private, oltre a quelle regionali,
nazionali e comunitarie: utilizzando tutte le procedure di semplificazione che
la normativa ha introdotto da anni per il coinvolgimenti dei privati nelle
attività di bonifica. Il piano dovrà essere finalizzato a sostenere il
completamento della caratterizzazione del sito e la bonifica dello stesso
utilizzando un programma di interventi per scenari tecnici ed economici
2. verificare in tempi brevissimi (due settimane
al massimo) se la norma introdotta dal comma 9 articolo 13 del Decreto Legge
91/2014 che estende l’utilizzo delle somme stanziate dal fondo previsto dalla
legge di stabilità 2014 (combinato disposto commi 6 e 7 articolo 1) non solo ai
siti di bonifica di interesse nazionale ma anche a quelli che contengano
inquinamento da amianto, sia applicabile almeno in parte al sito di Pitelli sia
pure nella attuale classificazione di sito di interesse regionale.”
Il Comune, anche con la nuova Amministrazione, continua a nascondersi dietro i
formalismi delle competenze, perché non sa o non vuole affrontare il nodo
decisivo del coinvolgimento dei privati nelle procedura di bonifica non solo
gli inquinatori ma anche privati terzi che vogliano investire in quelle aree
da bonificare a determinate condizioni da anni disciplinate dalla legge
peraltro rimossi dai burocrati del Comune prima ancora che dai vari assessori
che si sono succeduti in questi anni compreso l’attuale.
Il sottoscritto è ben consapevole sul fatto che la bonifica con rivalsa
sui proprietari sia tutt’altro che una passeggiata.
Sul punto sono intervenute
due decisive pronunce della Corte di Giustizia: sentenza del 4/4/2015
causa C534-13 (QUI)
e ordinanza del 6/10/2015 causa C156/14 (QUI). Il
punto è che queste due sentenze pur essendo cogenti sono di indirizzo
devono poi essere articolate nella loro esecutività negli stati membri. Su come
interpretare queste sentenze in termini applicativi nel nostro Paese è
intervenuto recentissimamente il Consiglio di Stato con la sentenza
n. 765 del 5/2/2016(vedi QUI).
Quindi se ci sono casi che
rientrano nei parametri definiti dalla giurisprudenza comunitaria e nazionale
sopra citata, si può agire in sede di bonifica in danno, ma se non si rientra
in questi parametri bisogna utilizzare le procedure che la legge prevede con il
coinvolgimento dei privati.
Le norme che disciplinano le procedure
di coinvolgimento dei privati (intesi
quindi non solo come proprietari inquinatori o meno ma anche come
investitori) esistono eccome ma nessuna amministrazione locale e regionale le
ha attivate in questi anni. Peraltro molte di queste ma non tutte sono applicabili
ai siti di bonifica di interesse nazionale ma questo non esclude, trattandosi
di procedure che devono prevedere accordi specifici a livello locale che
vengano usate come riferimento anche per i siti di bonifica regionali come ora
è diventato quello di Pitelli.
Non sto qui a riportare
queste norme le ho spiegate ed elencate in questo post QUI per chi ha voglia di
capire.
Il Comune sulle aree militari non può
limitarsi a rispondere che il Comune ha sollecitato. Ci vuole qualcosa di più e
la mozione approvata dal Consiglio Comunale nella scorsa sindacatura lo
scriveva: “Promuovere la elaborazione ed approvazione di apposito
accordo di programma per l’avvio della caratterizzazione delle aree militari
interne al sito di Pitelli, verificando anche l’opportunità di utilizzare nel
caso di mancata risposta da parte dei Ministeri competenti (Difesa ed Ambiente)
nonché delle autorità militari competenti anche i poteri di ordinanza che la
legge riconosce anche per l’inquinamento delle aree militari nel momento in cui
questo possa produrre un danno all’ambiente e alla salute del territorio
comunale circostante”. Sulla questione bonifiche aree militari
invita chi vuole capire a leggersi questo mio approfondimento QUI.
Il Comune nella sua risposta rimuove completamente il dato enorme per cui la parte a mare del sito di Pitelli (praticamente tutto il
Golfo di Spezia dentro diga) non è stata bonificata. Anzi sono state bonificate
solo le parti meno inquinate perché utili ad interventi portuali prevalentemente.
Peraltro i dragaggi/bonifica per il porto sono sotto inchiesta della
magistratura per violazione delle prescrizioni autorizzatorie e reato di
inquinamento ambientale, cosa di cui i burocrati del Comune non scrivono perché
nulla hanno fatto nella sindacatura precedente per impedire, denunciare lo
scempio fatto da Autorità Portuale e ditta che gestiva i dragaggi.
Non lo hanno scritto perché
avrebbero dovuto citare il Progetto Preliminare di bonifica
(approvato da Icram-Ministero Ambiente) della parte a mare del sito di Pitelli.
Si tratta del documento che ha caratterizzato l’area a mare ma che ha anche
dettato (è un atto amministrativo cogente) le linee guida operative per lo
svolgimento delle bonifiche a mare che prevedevano di intervenire
prioritariamente nelle parti più inquinate. Citare questo documento da parte
dei burocrati del Comune sarebbe una ammissione del comportamento omissivo
tenuto in questi anni nella vicenda bonifica del nostro Golfo.
Ma cosa dice questo atto Icram:
“
““In considerazione del fatto che gli interventi di bonifica relativi
alle diverse aree potrebbero essere attuati in tempi diversi, dovrà essere data
priorità a quelle aree in cui livelli elevati di contaminazione dei sedimenti
potrebbero determinare situazioni di rischio sanitario-ambientale”. D’altronde che intervenire per fasi nella
bonifica di un area vasta come è il golfo di Spezia non significhi procedere
per compartimenti stagni, come invece si sta facendo, lo dimostra la stessa
legge in materia: ” …..Nel caso di interventi di bonifica o di messa in
sicurezza di cui al periodo precedente,
che presentino particolari complessità a causa della natura della
contaminazione, degli interventi, delle dotazioni impiantistiche necessarie o
dell'estensione dell'area interessata dagli interventi medesimi, il progetto può essere articolato
per fasi progettuali distinte al fine di rendere possibile la realizzazione
degli interventi per singole aree o per fasi temporali successive” (comma 7 articolo 242 del DLgs 152/2006). Come si vede non si parla certo di bonificare
solo quello che interessa economicamente. Tanto è vero che l’allegato 3 alla
parte del DLgs 152/2006 che disciplina le bonifiche prevede che “per i siti in esercizio laddove un
intervento di bonifica intensivo comporterebbe delle limitazioni se non
l’interruzione della attività di produzione, il soggetto responsabile
dell’inquinamento o il proprietario del sito può ricorrere, in alternativa, ad interventi
altrettanto efficaci di messa in sicurezza dell’intero sito, finalizzati alla
protezione delle matrici ambientali sensibili mediante il contenimento degli
inquinanti all’interno dello stesso, e provvedere gradualmente alla
eliminazione delle sorgenti inquinanti secondarie in step successivi
programmati….”.
Non mi pare che sia stata
adottata fino ad ora questa strategia e oltretutto qui sia gli inquinatori
(cantieri navali, Enel, ENI, Snam, gestori discariche colline Pitelli) che il
proprietario (demanio marittimo, quindi
Autorità Portuale) sono ben conosciuti per la parte a mare con riferimento
all’inquinamento chimico come dimostrato dalla mappa ormai famosa con le zone
in rosso del nostro golfo che riproduco all’inizio di questo post.
CONCLUSIONI
La nuova Amministrazione
Comunale nuova appare in questa risposta alla interrogazione dei consiglieri di
5stelle, ancora ostaggio della burocrazia comunale che ha in tutti questi anni
gestito con logica minimalista la vicenda della bonifica del sito di Pitelli. L’Amministrazione
Comunale deve togliere a questi dirigenti la gestione di questa vicenda dare un
incarico esterno gestito direttamente dal Sindaco se vuole affrontare
seriamente una questione che continua a rovinare l’immagine della città ma
soprattutto a produrre danni alla economia cittadina.
L'aspetto ironico di tutto
quanto sopra è che la mozione approvata nella scorsa sindacatura venne
presentata dal centro destra in consiglio comunale, si quello che ora governa
la città e non aggiungo altro che poi dicono che sono strumentale!
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