Se volessi sintetizzare
quanto è scritto in questo post potrei prendere ad esempio quello che sta
accadendo in due percorsi decisionali nella provincia di Spezia : progetto
Palmaria a Portovenere, progetto fascia di rispetto del Porto di Spezia.
Ebbene in entrambi in percorsi
si spaccia per partecipazione quella che in realtà appartiene alla cultura
cosiddetta DECIDI ANNUNCIA DIFENDI. In altri termini la istituzione decide
insieme con i progettisti poi presenta la decisione e cerca di difenderla da
critiche e richieste di modifica. Questa visione non ha nulla a che fare con la
partecipazione.
Partecipazione non è
presentare e discutere una decisione ma è prima di tutto valutare con la
comunità scenari di decisione sul caso specifico ponderando tutti gli interessi
in gioco, fornendo tutte le informazioni che stanno dietro a quegli interessi e
ai relativi scenari.
La Partecipazione è in
sintesi questa cosa qui, qualsiasi altra variabile assomiglia molto a quella
che è ormai la “cifra” della politica moderna: IL MARKETING!
LE DEFINIZIONI DI PARTECIPAZIONE
Dietro questa parola c’è
molto di più che il semplice concetto di coinvolgere i cittadini nelle
decisioni che riguardano un territorio.
La
partecipazione è regole
Si vedano appunto i
Progetti di legge regionali di cui si discuterà oggi ma, la partecipazione, è
anche regole di funzionamento di una istituzione comunale in chiave
partecipativa: regolamenti su partecipazione istituti di democrazia diretta,
istruttorie partecipate,
In particolare: una
legislazione sulla partecipazione sulla partecipazione può avere molte
finalità:
1. Una
legge di sostegno organizzativo , finanziario , formativo etc. ai processi
partecipativi promossi sia dalle istituzioni che dalla c.d. società civile
2. Una
legge di regolamentazione dei processi partecipativi nei diversi
processi/procedimenti decisionali oppure che fissi principi generali
validi per tutti i procedimenti settoriali e obblighi per i processi
decisionali a maggior rilevanza strategica l’avvio di una inchiesta pubblica
3. Una
legge di garanzia e trasparenza sui processi di formazione e comunicazione dei
dati informativi a supporto dei processi decisionali
4. Una
legge che promuova attività formative del personale regionale sulla cultura
della partecipazione, dell’accesso civico: porre in modo netto , anche con
previsioni di investimenti organizzativi e finanziari la questione del
debito formativo che la PA ha al suo interno rispetto ad una cultura
innovativa della partecipazione
5. Una
legge sulla partecipazione decisionale che affronti le questioni della
sussidiarietà orizzontale , degli accordi volontari e del rapporto con i
processi decisionali di livello istituzionale
6. Una
legge sul rapporto tra democrazia rappresentativa e democrazia partecipata:
strumenti di democrazia diretta come i referendum abrogativi e
propositivi
La partecipazione
è modello di governo:
Basti pensare alla
questione della recente riforma costituzionale ex titolo V poco discussa
sia in positivo che in negativo eppure questione decisiva anche in chiave
partecipativa: perché mette in discussione la autonomia dei territori in
materia decisive come quella della energia.
Per anni ci hanno fatto
credere, con un pensiero unico aggressivo, che dobbiamo smettere di pensare
localmente, che dobbiamo smettere di avere radici perché ormai tutto si decide
a livello globale..... i fatti dimostrano che non è vero, i fatti
dimostrano che gli uomini senza radici senza controllo del territorio dove
vivono......diventano solo ostaggi in mano ad una oligarchia senza
scrupoli......
NON POSSIAMO
PENSARE A GRANDI COSTRUZIONI ISTITUZIONALI INTERNAZIONALI SE PRIMA NON
RIPRENDIAMO IN MANO IL CONTROLLO DEL TERRITORIO IN CUI VIVIAMO COME COMUNITA'
D’altronde le Costituzioni
democratiche, tutte , non nascono per rafforzare il potere ma per limitarlo
nell’interesse dei cittadini
La Partecipazione
è cultura politica
Spesso leader politici
locali o nazionali affermano :"quando le forze politiche assumono
decisioni giuste, i cittadini condividono e partecipano". È un modo
“furbino” per dire che le decisioni giuste e condivise sono solo quelle
che nascono dall'alto, magari con risultato finale definito in partenza!
Possiamo dire che a differenza di quanto pensava la filosofa
Anna Arendt, secondo la quale: “la politica era relazione fra
gli uomini”, in realtà ormai per molti leader politici la politica è
"pubbliche relazioni", per
qualcuno più cattivo di me “è marketing”.
La partecipazione
è informazione e trasparenza
È entrata in vigore da
poco la nuova riforma sulla legislazione per la trasparenza con limiti ma anche
elementi positivi, ma al di la di questo si tratterebbe anche di riflettere su
come la legge attuale (che non di certo cancellata soprattutto nelle sue
procedure attuative Delibera CIVIT n. 50/2013 “Linee guida per
l’aggiornamento del Programma triennale per la trasparenza e l’integrità
2014-2016” ) è stata rispettata e soprattutto su quanto si è fatto per
superare uno dei nodi fondamentali dei conflitti ambientali : la assimetria
informativa tra chi detiene il potere o propone progetti e la comunità locale.
La Partecipazione
è formazione del livello tecnico amministrativo di un ente pubblico.
Su questo aspetto non
serve avere come riferimento i Comuni ma anche enti più strutturati come la
Regione, la Liguria sicuramente, hanno investito sempre poco.
La Partecipazione
è cultura della legalità
Non si tratta solo di
rispettare formalmente le norme ma ancor di più di applicarle e quindi
approntare tutti gli strumenti per farlo:
1. regolamenti
attuativi,
2. strutture
interne adeguate
La Partecipazione
è cura delle istruttorie
Valorizzando la fase di
valutazione nei processi procedimenti decisionali , perché valutare non
è decidere ma creare le condizioni per decidere sulla base di una completa e
trasparente ponderazione degli interessi. Si tratta della gestione
delle istruttorie (il c.d. processo decisionale) che porta alle decisioni in
modo da utilizzare tutti gli strumenti di analisi, valutazione, monitoraggio
che la legge riconosce anche prendendo ad esempio le buone pratiche che
esistono in materia.
Questo è particolarmente
vero nei conflitti ambientali in relazione al c.d rischio sanitario o
percezione sociale del rischio
Quello che dirigenti
funzionari e amministratori pubblici devono capire è che di fronte ad un
rischio non devono limitarsi a fare i notai : "abbiamo fatto i rilievi di legge tutto a posto".
No devono spiegare:
1. quali
sono i rilievi di legge,
2. perché
sono fatti questi rilievi,
3. quali
sostanze o impatti hanno monitorato e quali non hanno monitorato e
perchè,
4. se
esistono al di la delle legge protocolli più aggiornati sul monitoraggio della
situazione specifica,
5. quale
è la percezione sociale del rischio al di la di quello che dicono i monitoraggi
burocraticamente previsti dalla legge
6. come
si può rispondere al disagio manifestato anche se apparentemente i limiti di
legge sono rispettati
7. se
ci sono buchi nella normativa vigente che possano comportare monitoraggi non
adeguati
quali sono rischi sanitari
anche ai valori rilevati ex lege ma pure a quelli che si potrebbero rilevare
etc etc.
Insomma occorre dare
l'impressione che si sta facendo tutto quello che è possibile fare non solo
formalmente ma anche praticamente soprattutto se sono in gioco l'ambiente la
salute e la qualità della vita dei cittadini.
PARTECIPAZIONE COME SUPERAMENTO DELLA
OPACITÀ AMMINISTRATIVA DELLE PUBBLICHE AMMINISTRAZIONI: UN QUESTIONARIO PER I
PUBBLICI AMMINISTRATORI
Insomma partecipazione è
anche e soprattutto prima ancora che promozione di percorsi partecipativi
la necessità di superare la opacità amministrativa
Un questionario
per gli amministratori pubblici che sintetizzi lo stato delle definizioni di
partecipazione sopra esposte:
1. come
vengono impostate le decisioni in questa città: su quali analisi, dati, bisogni
reali dei cittadini e degli interessi che rappresentano?
2. come
vengono condotte le istruttorie da parte delle istituzioni competenti,
istruttorie che costituiscono poi la sostanza su cui si basano gli atti decisori
finali?
3. come
e quando viene coinvolto il cittadino direttamente o indirettamente
interessato?
4. come
vengono rispettate le norme su accesso, trasparenza da parte delle istituzioni
pubbliche. Rispetto di queste norme, inteso, come premessa per consentire un
dibattito pubblico informato, consapevole ma soprattutto con i tempi adeguati
rispetto ai tempi amministrativi ma anche tecnico economici delle decisioni;
5. i
limiti delle istruttorie dipendono da carenze legislative, organizzative, di
formazione del personale?
6. gli
enti preposti alla vigilanza e prevenzione di illeciti e illegittimità seguono
protocolli standardizzati corretti e trasparenti come richiesto dalla normativa
europea e nazionale e soprattutto dalle buone pratiche italiane ed
estere?
7. gli
enti preposti ai controlli hanno la sufficiente autonomia organizzativa,
funzionale, finanziaria da livello politico amministrativo
8. il
livello tecnico amministrativo degli enti pubblici preposti alle politiche
ambientali ha una adeguata formazione culturale nell’affrontare i conflitti
ambientali con la cultura della ricerca del confronto trasparente con i
cittadini
INFINE LA PARTECIPAZIONE RICHIEDE
ANCHE CULTURA DI GOVERNO DA PARTE DEI SOGGETTI ORGANIZZATI
ESPRESSIONE DELLA SOCIETÀ CIVILE
Spesso l’atteggiamento di
associazioni e comitati più identitari all’interno di conflitti come quelli
ambientali si può riassumere nella seguente frase: "io le cose le ho
denunciate, contestate etc. ho dichiarato il mio no, quindi non ho altro da dire
e fare se la vedano quelli che contano e decidono e controllano".
In questi anni di
degenerazione della democrazia rappresentativa, quasi per reazione
negativa, dal versante società civile emerge spesso
un disinteresse verso la crisi e la perdita di sovranità delle
istituzioni pubbliche come pure di una riorganizzazione delle stesse, come se
ci fosse una fuga verso un neocorporativismo comunitario e territoriale
anti-istituzionale per principio.
Chi ha fatto vertenze
ambientali o ha presso parte a processi partecipativi in questi anni ha notato
sicuramente il prevalere di una cultura dei percorsi partecipativi vissuti non
come occasione per contribuire a modificare il modello decisionale ma
come strumenti tattici per imporre il proprio punto di vista con mezzi
tradizionali , interni all’attuale modello decisionale :
1. ricorsi alla
magistratura,
2. liste civiche,
3. manifestazioni se
non addirittura trattative dirette con i politici che contano.
INSOMMA NON C’È
PARTECIPAZIONE EFFICACE SE NON SI RICOSTRUISCE UN CIRCUITO DI FIDUCIA
CITTADINO – ISTITUZIONI. A QUESTO DEVONOCONTRIBUIRE TUTTI MA E’ CHIARO
CHE I PRIMI AD AGIRE DEVONO ESSERE COME SEMPRE QUELLI CHE DETENGONO IL POTERE
Nei documenti pubblicati sul sito della Regione Liguria riguardanti gli scenari di intervento e Masterplan per la valorizzazione dell’isola Palmaria, la partecipazione è descritta come “una serie di incontri dedicati a illustrare, approfondire e recepire eventuali istanze o suggerimenti”; ancora: il coinvolgimento dei cittadini avverrà “attraverso una comunicazione chiara e programmata”.
RispondiEliminaPartecipazione = comunicazione condotta da facilitatori non neutri che si limiteranno ad illustrare le decisioni assunte mentre le proposte delle associazioni e dei cittadini saranno prese in considerazione solo se non interferiranno con il quadro complessivo già delineato. Che questa sia la “partecipazione” che verrà attuata si evince anche dal curriculum dell’esperto incaricato, la dott.ssa Baglioni titolare di Basi Comunicanti, curriculum di tutto rispetto ma in altro campo, in quello appunto della comunicazione.
Il primo di questi incontri è previsto per l’11 settembre, lì vedremo come verrà impostato il cammino.