Come appare anche oggi sul Secolo XIX, la Provincia della
Spezia ha diffidato (per il testo vedi QUI) la società che
gestisce l'impianto di trattamento rifiuti urbani e produzione combustibile
da rifiuti e che vede la partecipazione di Acam e di altre due società che
hanno realizzato l’impianto a suo tempo.
La notizia è una sicuramente positiva dal punto di vista
della dimostrazione che finalmente chi deve controllare questo impianto sta
cercando di imporre prescrizioni di tutela sanitaria per i cittadini.
Ma non posso non sottolineare i gravi ritardi, come dimostra
peraltro questa ultima Diffida, nell’adeguare l’impianto a misure che rispettino
la qualità della vita dei residenti della zona oltre a coloro che vi svolgono
attività imprenditoriali.
Non posso inoltre non sottolineare come rispetto a questo
impianto sono stati commessi gravi errori da parte delle Pubbliche
Amministrazioni competenti. Gravi errori che hanno prodotti enormi disagi ai
residenti soprattutto per le emissioni odorigene dall’impianto.
Se questi errori non fossero stati fatti a suo tempo
probabilmente non saremmo a distanza di anni ancora alle Diffide ad adempiere
ciò che andava adempiuto fin dalla autorizzazione iniziale.
Qui al di la delle principali e indiscutibili responsabilità
dei gestori dell’impianto (che hanno
continuato a negare la problematica delle emissioni odorigene vedi QUI) ci sono state responsabilità delle istituzioni competenti
che per anni hanno rimosso le loro funzioni, controlli adeguati e necessarie
sanzioni per impedire che l’impianto producesse danni ai residenti......
QUALI RESPONSABILITA' DELLE ISTITUZIONI PUBBLICHE COMPETENTI
Voglio ricordare che se siamo a questi punti ci sono varie
responsabilità istituzionali:
ASL che non ha mai svolto adeguamente analisi sul
potenziale impatto sanitario dell’impianto vedi QUI e QUI.
Comune di Vezzano di Ligure: che non ha rilasciato
al momento della emissione della Autorizzazione Integrata Ambientale, il parere
sanitario obbligatorio per legge. Un parere fondamentale che può prevedere prescrizioni
di prevenzione per la tutela della salute dei cittadini interessati dall’impianto.
Un parere previsto dalla vigente normativa.
La Provincia che per anni non ha imposto il
rispetto di prescrizioni che pure erano presenti nelle autorizzazioni, che ha rilasciato l’AIA in grave ritardo sulle
scadenze di legge, che ha sospese oltre
6 mesi le prescrizioni che ad oggi continuano a non essere rispettate
(sospensione illegittima a mio avviso vedi QUI.
Arpal che non proposto modelli di monitoraggio
delle emissioni odorigene che pure sono applicate in altre zone dell’Italia
vedi QUI.
Regione Liguria: che pur sapendo della situazione
dell’impianto non a norma ne ha rimosso l’esistenza anche recentemente
rispondendo ad una interrogazione in Consiglio Regionale vedi QUI,
ed ha permesso con l’accordo dei Comuni spezzini di far
arrivare notevoli quantità di rifiuti da fuori Provincia ad un impianto
chiaramente non a norma come dimostra l’ultima Diffida della Provincia, vedi
QUI.
COSA ANDAVA FATTO E NON È STATO FATTO
Che le critiche sopra
riportate sono fondate lo dimostra da ultimo proprio la nuova Diffida della
Provincia che chiede ai gestori dell’impianto di rispettare le prescrizioni che
la Provincia stessa aveva sospeso (vedi QUI)
e che vi elenco di seguito:
1. il “Piano dettagliato relativo alla gestione degli
odori” di cui al par. E.1.2 da sottoporre ad approvazione dell’Autorità
competente e al Dipartimento dell’A.R.P.A.L. della Spezia.
2. uno studio che valuti l’efficienza della tenuta della
depressione dell’impianto nelle condizioni operative più critiche (portelloni
parzialmente e completamente aperti) e che definisca il posizionamento di
quattro ulteriori sensori di depressione nelle posizioni più critiche
3. un sistema di registrazione in continuo dei seguenti
dati/sistemi: 1) numero aperture / tempo apertura / orario apertura di tutti i
portelloni dell’impianto; 2) temperatura / umidità / Δp nel condotto comune di
adduzione al biofiltro; 3) linea acque prima/seconda pioggia; 4) stazione meteo
4. uno studio che valuti la possibilità di minimizzare
l’utilizzo delle acque sotterranee utilizzate nelle torri di raffreddamento
dell’impianto, fornendo un cronoprogramma della sua eventuale realizzazione
5. il PIANO di MONITORAGGIO e CONTROLLO dell’impianto.
Quindi un impianto
praticamente gestito senza regole adeguate di monitoraggio controllo e
soprattutto prevenzionedell’inquinamento.
Voglio far notare che le
suddette prescrizioni dovevano essere rispettate entro l’ottobre 2016, siamo a
gennaio 2017! Voglio ricordare che la lettera a) del comma 9 articolo 29-decies
del DLgs 152/2006 e s.m.i. afferma che nella diffida ad adempiere deve essere
predisposto un termine per tale adempimento a carico del gestore. Di fatto la
proroga del 22/1/2016 al rispetto delle prescrizioni sopra elencate costituiva
una diffida ad adempiere nel termine stabilito, termine non rispettato.
C’erano quindi tutti gli
estremi per revocare l’autorizzazione come previsto dalla lettera c) comma 9
articolo 29-decies DLgs 152/2006.
Non solo ma questa
arrivata ora non è certo la prima Diffida ad adempiere della Provincia ai
gestori dell’impianto di Saliceti. Ci sono state precedenti Diffide ad esempio
il 5 agosto 2014 e il 10 settembre 2014 (vedi QUI)
Queste diffide contenevano richieste di rispettare
prescrizioni in gran parte riprese nella nuova diffida. Ci sarebbero gli
estremi quindi per applicare la lettera c) comma 9 articolo 29-decies: “c) alla revoca dell'autorizzazione e alla
chiusura dell'installazione, in caso di mancato adeguamento alle prescrizioni
imposte con la diffida e in caso di reiterate violazioni che determinino
situazioni di pericolo o di danno per l'ambiente;”
So perfettamente che l’impianto
di Saliceti è importante e che la sua chiusura potrebbe comportare gravi
problemi al sistema di gestione rifiuti urbani e assimilati della nostra
Provincia, ma ci sono dei “ma”:
1. continuare per anni a non imporre sostanzialmente il
rispetto delle prescrizioni delle autorizzazioni ma soprattutto la tutela della
prevenzione sanitaria dei cittadini, può realizzare una fattispecie penale di
omissioni con conseguenze anche ulteriori sotto il profilo penale;
2. se le Autorità Competenti si fosse adoperate per
imporre le prescrizioni al fine di adeguare l’impianto non solo alla legge ma
soprattutto alla tutela della qualità dei cittadini (vedi disciplina impianti
insalubri di prima classe) non saremmo a questi punti, peraltro l’impianto è
stato anche chiuso per mesi, ha avuto come abbiamo visto proroghe e nonostante
tutto continua a non rispettare autorizzazioni e leggi;
3. non è accettabile che tutto questo sia fatto pagare
ai cittadini residenti che alla luce dell’ultima Diffida per non parlare del
pregresso sarebbe titolati ad una azione di risacimento danni ambientali e non
solo verso i gestori dell’impianto.
VOGLIAMO CAMBIARE
IL MODO DI AUTORIZZARE E CONTROLLARE LE ATTIVITÀ INQUINANTI NELLA NOSTRA
PROVINCIA O GLI ERRORI LE OMISSIONI LA INDIFFERENZA ARROGANTE DI GESTORI E
AUTORITÀ PUBBLICHE DEVE ESSERE SEMPRE PAGATA DAI CITTADINI CHE PAGANO TRA
L’ALTRO PROFUTAMENTE LA GESTIONE DELLA “RUMENTA”?
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