venerdì 27 gennaio 2017

Discarica di Saturnia: contraddizioni e balle dal Comune di Spezia

Oggi sulla Nazione, redazione spezzina,  l’Assessore non si capisce bene a cosa (viste le numerose deleghe che ha: 11) del Comune di Spezia ha rilasciato una lunga intervista sulla vicenda del Parere del Comitato Tecnico sezione Valutazione di Impatto Ambientale (VIA) della Regione Liguria sul progetto di discarica in località Saturnia.
La giornalista inizia il suo articolo gratificando l’assessore  di avere  avuto“occhio lungo” nel capire cosa sta succedendo su questo progetto. In realtà più che lungo l’occhio a me appare volutamente strabico nel guardare solo quello che conviene a questo signore che peraltro dimostra una confusione tecnica (voluta?) piuttosto consistente.
Vediamo perché...... 



QUESTIONE BONIFICA AREA SATURNIA
Come è noto l’area interessata dal progetto di Acam rientra nel sito di bonifica di Pitelli. L’Assessore nella sua intervista  getta tutta la responsabilità della mancata bonifica sulla Regione.   
Intanto verrebbe da dire all’Assessore come mai solo ora si accorge dei ritardi della Regione, forse perché è cambiato il colore di chi la governa? Ma non era stato proprio il Sindaco Federici uno dei massimi sponsor della declassificazione del sito di bonifica di Pitelli da nazionale a regionale perché: “solo così si sarebbe davvero avviata la bonifica”.

In realtà l’Assessore con questa affermazione rimuove un parecchie  leggi  e  funzioni in esse disciplinate che non riguardano solo la Regione ma anche il Comune interessato.
Infatti se sotto il profilo dei finanziamenti pubblici nei siti di bonifica regionali è la Regione il soggetto istituzionale principale occorre anche dire che neppure la giunta regionale precedente si è attivata per ottenere questi finanziamenti probabilmente perché oggi pensare di finanziare una bonifica così complessa come quella del sito di Pitelli è operazione quasi impossibile con le sole finanze regionali.  Ecco allora che occorre coinvolgere i privati. E qui salta fuori il progetto Acam che in realtà non ha nulla a che fare con la bonifica ma con il tentativo di realizzare una discarica con la scusa della bonifica per rimpinguare le magre casse della azienda pubblica devastata da 20 anni di gestione del centro sinistra spezzino. Insomma una partita di giro prima si fanno i debiti poi si cercano di colmare, in parte ovviamente,  con una discarica in barba al sito e agli impegni “solenni” presi in campagna elettorale verso i cittadini di Ruffino e Pagliari. In realtà i privati potevano essere coinvolti in altri modi per la bonifica dell’are.  Intanto applicando il principio chi inquina paga ma anche coinvolgendo altri privati per operazioni molto meno impattanti. Le norme lo prevedono come ho spiegato QUI,  ma è più semplice utilizzare i soliti burocrati pubblici di Acam (la camera di compensazione sociale spezzina dopo la crisi delle partecipazioni statali) che andare a cercare i privati sul mercato anche immobiliare.



LA QUESTIONE DELLA DISCARICA DI SERVIZIO
L’Assessore nella sua intervista si dichiara “scandalizzato” per avere letto questo passaggio nel Parere del Comitato Tecnico Regionale sezione per la VIA: “il sito pare presentare le caratteristiche per assolvere alle funzioni di discarica di servizio per l’ATO Spezzino previste dalla vigente pianificazione regionale in tema di rifiuti.”. E allora tuona l’Assessore “No alla discarica di servizio a Saturnia solo riambientalizzazione”.  

Intanto questo fuoco “ambientalista” non lo abbiamo sentito ne letto prima di questo Parere negativo del Comitato Tecnico regionale sezione per la VIA che come ho spiegato QUI, ha demolito il progetto di Acam non sulla discarica di servizio ma su una questione ben più importante quello del profilo idrogeologico del sito, accogliendo così  una gran parte delle tesi delle associazioni ambientaliste, della Associazione Comitati Spezzini, del professore Raggi che nelle loro osservazioni presentate in sede di Inchiesta Pubblica avevano dimostrato la incompatibilità del progetto con il sito.
L’assessore poi contraddicendo se stesso senza neppure rendersene conto dichiara: “siamo favorevoli al progetto di Acam ma non vogliamo la discarica di servizio perché durerebbe 20/30 anni”. Premesso che non sta scritto in nessuna norma italiana ligure od europea che le discariche di servizio debbano durare così tanto e infatti il progetto Acam parla di 6/7 anni al massimo, il punto vero è un altro e cioè che la questione della discarica di servizio l’hanno tirata in ballo proprio le maggioranze di centro sinistra che hanno governato il nostro territorio in tutti questi anni.
Infatti :
1. l’attuale Piano Provinciale di gestione rifiuti al capitolo 11 prevede per il sito di Saturnia la possibilità di essere utilizzato come discarica di servizio
2. il Piano Regionale dei rifiuti versione giunta Burlando confermava questa ipotesi lasciando ovviamente la individuazione del sito alla Provincia di Spezia
3. il progetto presentato da Acam SpA in località Saturnia alla Spezia fa esplicito riferimento, relativamente al quadro di riferimento programmatico del SIA, alla sua coerenza con i Piani Regionale e Provinciale  di gestione dei rifiuti che prevedono la realizzazione di una discarica di servizio oltre ad altri impianti tecnologici

Quindi il parere del Comitato Tecnico di VIA si è limitato a prendere atto della coerenza del progetto di Acam con il quadro pianificatorio esistente. Nella procedura di VIA, come dovrebbe sapere l’Assessore, occorre valutare proprio la coerenza del progetto e dello studio di impatto ambientale che lo accompagna con l’esistente quadro di programmazione, altrimenti si va in variante ai piani esistenti e occorre non solo la VIA ma anche la VAS



IL COMUNE DI SPEZIA NON VUOLE UNA DISCARICA DI SERVIZIO MA VUOLE UNA DISCARICA DI RIFIUTI SPECIALI 

Ma in realtà quello che invece l’Assessore non dice nascondendo il tutto dietro la sua finta battaglia contro la “discarica di servizio” è che il progetto di Acam non solo è pericoloso per l’ambiente come confermato dal Parere del Comitato Tecnico VIA ma anche dalle osservazioni presentate, in sede di Inchiesta Pubblica, dalle associazioni e comitati ambientalisti, ma è in contrasto con lo stesso Piano Provinciale e Regionale dei rifiuti, perché quella che si vuole realizzare è una discarica di rifiuti speciali bella e buona con buona pace della durata e di tutte le sciocchezze pseudo ambientaliste dichiarate nella intervista dall’Assessore. Infatti una discarica quando è aperta, come dovrebbe sapere l’Assessore, come rifiuti speciali può a distanza di tempo essere ampliata, può essere autorizzata a ricevere ulteriori tipologie di rifiuti con una semplice modifica, magari dichiarata non sostanziale dalla amministrazione compiacente di turno. 
Ma perché il progetto di Acam prevede una discarica di speciali ed è quindi in contrasto perfino con i Piani Regionale e Provinciale? Vediamolo...



IL CONTRASTO DEL PROGETTO DI ACAM CON LA PIANIFICAZIONE REGIONALE E PROVINCIALE SULLA GESTIONE DEI RIFIUTI
Il progetto in oggetto  prevede che nella discarica verranno abbancati per 7 anni:
FOS (Frazione Organica Stabilizzata, ovvero la frazione di RSU derivante dal processo di trattamento  o rifiuti simili di natura organica stabilizzati
Terre e rocce di scavo o rifiuti simili (di natura lapidea, terrosa etc.)

Alla luce di quanto sopra risulta con chiarezza che il sito di Saturnia se utilizzato come discarica, e  se riceverà la c.d. F.O.S (frazione organica stabilizzata) diventerà comunque discarica per rifiuti speciali. Anche recentemente il Consiglio di Stato (sentenza del 31 ottobre 2012, n. 5566) ha affermato che la F.O.S.,  essendo il risultato di un processo di biocompostaggio che modifica la natura sostanziale dei rifiuti solidi urbani, li trasforma in rifiuti speciali. Non solo ma successivamente il Consiglio di Stato sez V) con sentenza 23 ottobre 2014 n. 5242 ha ammesso ha ammesso l’assimilabilità al rifiuto urbano del rifiuto urbano sottoposto alla semplice operazione di trito-vagliatura. Diverso è il trattamento tramite sistemi di stabilizzazione di cui vengono anche determinate le caratteristiche minime (biossidazione accelerata in ambiente confinato e maturazione del rifiuto in ambiente protetto dagli agenti atmosferici) con il risultato di produrre la frazione organica stabilizzata. In questo secondo caso secondo TAR Liguria sentenza del 8/5/2015 n. 436: “tale operazione consente di escludere che il rifiuto risultante da tale operazione possa essere ancora assimilabile ai rifiuti urbani….. il continuare ad assoggettare la FOS alla disciplina dei rifiuto urbano per quanto riguarda la circolazione e il regime fiscale equivarrebbe ad ammettere la sostanziale inutilità del trattamento ulteriore di stabilizzazione imposto dalla delibera; risultato quest’ultimo inaccettabile.

Quindi sia che venga utilizzata per operazioni di recupero (bonifiche) che per operazioni di smaltimento sempre di rifiuto speciale si tratta, perché il processo di trasformazione a livello industriale di rigenerazione, esclude il criterio dell’origine ai fini dell’appartenenza alla categoria dei rifiuti urbani.

Non siamo quindi neppure di fronte ad una discarica di servizio come previsto dal Piano provinciale ma ad una vera e propria discarica di rifiuti speciali.  Si veda capitolo 11 pagina 85 di detto Piano sulla scheda per il sito di Saturnia.


Il progetto di Acam non chiarisce neppure la questione della reale dimensione della nuova discarica di Saturnia cosa che rileva proprio il “vituperato”, dall’Assessore spezzino,  Parere del Comitato tecnico regionale sezione per la VIA quando afferma a pag. 18: “La volumetria di rifiuti da allocare nella discarica viene percepita come eccessiva da parte del pubblico”.

tenuto conto quanto indicato dal vigente Piano Provinciale dei rifiuti dove al capitolo 11, nella scheda che descrive il sito di saturnia, si legge: “Il progetto dovrà avere dimensioni molto più modeste rispetto ai 900.000 m3 della discarica iniziale. Sarà finalizzato a restituire una morfologia corretta dell’area attraverso il rimodellamento della valletta utilizzando i materiali che indicherà il Ministero dell’Ambiente ed è per queste motivazioni che la zona è inserita nel Piano di gestione dei rifiuti”. E’ chiaro quindi che secondo il piano nell’area di Saturnia previa caratterizzazione del sito e relativo progetto di bonifica si potrà al massimo fare un recupero ambientale con dimensioni limitate al rimodellamento dell’avvallamento quindi non più di 200-300.000 m3. Un rimodellamento che quindi fa a pugni con l’idea sia della discarica di servizio che dello smaltimento di materiali di dimensioni consistenti: fanghi da dragaggio, terre e rocce da scavi della pedecollinare/Variante Aurelia, etc. 
D’altronde se davvero ci fosse la volontà di spingere la raccolta differenziata nella nostra provincia agli obiettivi di legge (65%) Saturnia potrebbe essere limitata a soli 300.000 mc (corrispondenti a parecchi anni di smaltimento del c.d. stabilizzato non recuperabile dall’impianto di Saliceti come CDR se la raccolta differenziata decolla come promesso). E si veda bene che i 300.000 mc di Saturnia sono al rialzo visto che secondo Acam fino a qualche tempo fa come discarica di servizio poteva bastare il sito di Bonassola (150.000 mc); peccato che improvvisamente dopo averci speso tempo e valutazione di costi assolutamente contraddittorie (si è passati da qualche milioni a 10 milioni di euro per la realizzazione/ampliamento del sito in meno di 1 anno), improvvisamente Acam si è accorta che non si poteva fare, forse per gli stessi motivi nascosti per cui non si possono fare discariche in Val di Magra?
D’altronde ancora nell’aprile 2012 il presidente di Acam di allora dichiarava che occorreva “l’individuazione di una discarica da 300mila metri cubi che consenta di chiudere il ciclo dei rifiuti smaltendo il «fos» (frazione organizza stabilizzata)


INFINE LA NON CHIAREZZA DEL PROGETTO ACAM SULLA TIPOLOGIA DI RIFIUTO DA ABBANCARE NELLA DISCARICA DI RIFIUTI SPECIALI PROPOSTA
Un'altra cosa molto grave completamente rimossa nella intervista dell’Assessore del Comune di Spezia è il passaggio del Parere del Comitato Tecnico Regionale sezione per la VIA dove si afferma (pag. 17): “Non risulta sufficientemente chiarita l'origine della FOS da impiegarsi. Si rileva pertanto la necessità di un piano di conferimento più dettagliato”

La questione è tutt’altro che formale infatti….

La c.d. F.O.S. rientra nella categoria generale dei rifiuti provenienti dal trattamento meccanico dei rifiuti però potrebbe essere classificato sia come compost fuori specifica (codice europeo rifiuti 19.05.03[1]) che come "altri rifiuti" provenienti dal trattamento meccanico (vedi Saliceti) con codice europeo dei rifiuti 19.12.12 sempre che non contenga sostanze pericolose perchè altrimenti diventa appunto rifiuto pericoloso (codice europeo rifiuti 19.12.11) e quindi la discarica diventerebbe per speciali pericolosi.

Secondo il progetto per il sito di Saturnia oggetto del procedimento di VIA : ”La quota di rifiuti conferita in discarica costituenti la FOS sarà conforme ai criteri di ammissibilità previsti dalla DGR 1293 del 21/10/2014, ovvero saranno caratterizzati da un IRD (Indice di Respirazione Dinamico) inferiore a 1000 mg O2 /kg SV-1 *h-1 [2]. Analoghe caratteristiche dovranno essere garantite dagli eventuali rifiuti organici stabilizzati di altra natura conferiti in discarica

Dal momento che il DM 27/09/2010, prima delle recenti modifiche introdotte dal DM 24/06/2015, nelle note della tabella 5 all’art.6 prevedeva il controllo e il rispetto dei limiti per i parametri indicativi della putrescibilità residua del rifiuti (IRD – Indice di Respirazione Dinamico; DOC – Carbonio Organico Disciolto) per il solo 190503  e non per il 190501 (nota f), sposando il ragionamento di cui sopra sorge spontanea la domanda: ma come, i criteri di ammissibilità in discarica impongono la misura della putrescibilità residua per un rifiuto per definizione stabilizzato (190503) e non per uno che lo è solo parzialmente (190501)?
Alla luce della prassi consolidata di assegnazione del CER 190501 alla frazione organica che ha subito un trattamento aerobico non completo, non è pertanto da escludere uno scenario attuale nel quale significative quantità di rifiuti organici non stabilizzati vengano conferite, senza alcun controllo dovuto sulla loro putrescibilità, in “normali” discariche per non pericolosi non necessariamente compatibili con probabili elevate produzioni di biogas e percolato.
In aggiunta, per evidenziare la confusione che regna nella gestione di questo CER, si segnala come semplici ricerche sul web permettano di trovare casi estremi nei quali, con il termine FOS, viene indicato indifferentemente il rifiuto con CER 190503 o con CER 190501.





[1]  in funzione della putrescibilità residua del rifiuto in uscita dalla sezione di compostaggio, questo sarebbe da classificarsi con il CER 190501 se non stabilizzato e con CER 190503 (FOS) se stabilizzato

[2] misura dell’Indice respirometrico dinamico reale IRD sul rifiuto stabilizzato secondo le modalità indicate  da Apat (oggi Ispra) nello studio  APAT-ARPA-CIC “Caratterizzazione chimico-fisica del biostabilizzato proveniente da impianti di trattamento meccanico biologico dei rifiuti”, La campagna analitica di questo studio ha preso in esame la valutazione della stabilità biologica, tramite la determinazione dell’Indice di Respirazione Dinamico, per misurare l’efficienza del processo adottato nella riduzione della frazione putrescibile, nonché gli aspetti legati alla presenza di diversi microinquinanti di natura organica (policlorobifenili, idrocarburi policiclici aromatici, diossine e furani) ed inorganica (metalli pesanti). Lo studio ha concluso che In particolare, il valore di 1.000 mgO2kgSV-1h-1 è tecnicamente alla portata degli impianti esistenti ma, per la maggior parte di essi è necessaria l’adozione di criteri gestionali ottimizzati ed in linea con quanto previsto dalle linee guida per l’identificazione e l’utilizzazione delle migliori tecniche disponibili che fissano, comunque, come valore di riferimento 700 mgO2kgSV-1h-1.  I valori di concentrazione riscontrati per i diversi metalli pesanti risultano abbastanza diversi tra un impianto e l’altro, con variazioni comprese in intervalli piuttosto ampi; tali differenze appaiono attribuibili verosimilmente alla estrema eterogeneità della matrice analizzata, sia nei differenti contesti territoriali, sia in seno alla medesima zona di provenienza. Al fine di individuare le possibili fonti di contaminazione la caratterizzazione analitica dovrebbe, pertanto, essere estesa anche alle singole frazioni merceologiche in ingresso. D’altro canto, una riduzione significativa della concentrazione dei metalli pesanti nel rifiuto indifferenziato, in particolare di quelli difficilmente separabili anche mediante l’adozione di opportune tecnologie di pre-trattamento, e, di conseguenza, nel biostabilizzato, può essere attuata solo mediante l’attivazione di efficaci sistemi di raccolta differenziata in grado di intercettare alla fonte le componenti più pericolose. Le concentrazioni mediamente riscontrate nei campioni di biostabilizzato, seppur estremamente variabili, non mostrano, tuttavia, nella maggior parte dei casi valori eccessivamente elevati, sebbene il contenuto di alcune tipologie di metalli pesanti sia tale da non rendere sempre fattibile un utilizzo della frazione organica in attività paesaggistiche e di ripristino ambientale. Va, peraltro, evidenziato che la maggior parte degli impianti non è stata 105 concepita o non opera con lo scopo di produrre un materiale da destinare a tale utilizzo, ma effettua esclusivamente un trattamento preliminare allo smaltimento in discarica.

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