Oggi sulla Nazione, redazione spezzina, l’Assessore non si
capisce bene a cosa (viste le numerose deleghe che ha: 11) del Comune di Spezia
ha rilasciato una lunga intervista sulla vicenda del Parere del Comitato Tecnico
sezione Valutazione di Impatto Ambientale (VIA) della Regione Liguria sul
progetto di discarica in località Saturnia.
La giornalista inizia il
suo articolo gratificando l’assessore di
avere avuto“occhio lungo” nel capire
cosa sta succedendo su questo progetto. In realtà più che lungo l’occhio a me
appare volutamente strabico nel guardare solo quello che conviene a questo
signore che peraltro dimostra una confusione tecnica (voluta?) piuttosto consistente.
Vediamo perché......
QUESTIONE BONIFICA AREA SATURNIA
Come è noto l’area
interessata dal progetto di Acam rientra nel sito di bonifica di Pitelli. L’Assessore
nella sua intervista getta tutta la
responsabilità della mancata bonifica sulla Regione.
Intanto verrebbe da dire
all’Assessore come mai solo ora si accorge dei ritardi della Regione, forse
perché è cambiato il colore di chi la governa? Ma non era stato proprio il Sindaco
Federici uno dei massimi sponsor della declassificazione del sito di bonifica
di Pitelli da nazionale a regionale perché: “solo così si sarebbe davvero avviata la bonifica”.
In realtà l’Assessore con
questa affermazione rimuove un parecchie leggi e
funzioni in esse disciplinate che non
riguardano solo la Regione ma anche il Comune interessato.
Infatti se sotto il
profilo dei finanziamenti pubblici nei siti di bonifica regionali è la Regione
il soggetto istituzionale principale occorre anche dire che neppure la giunta
regionale precedente si è attivata per ottenere questi finanziamenti
probabilmente perché oggi pensare di finanziare una bonifica così complessa
come quella del sito di Pitelli è operazione quasi impossibile con le sole finanze
regionali. Ecco allora che occorre
coinvolgere i privati. E qui salta fuori il progetto Acam che in realtà non ha
nulla a che fare con la bonifica ma con il tentativo di realizzare una
discarica con la scusa della bonifica per rimpinguare le magre casse della
azienda pubblica devastata da 20 anni di gestione del centro sinistra spezzino.
Insomma una partita di giro prima si fanno i debiti poi si cercano di colmare,
in parte ovviamente, con una discarica
in barba al sito e agli impegni “solenni” presi in campagna elettorale verso i cittadini
di Ruffino e Pagliari. In realtà i privati potevano essere coinvolti in altri
modi per la bonifica dell’are. Intanto
applicando il principio chi inquina paga ma anche coinvolgendo altri privati
per operazioni molto meno impattanti. Le norme lo prevedono come ho spiegato
QUI, ma è più semplice utilizzare
i soliti burocrati pubblici di Acam (la camera di compensazione sociale
spezzina dopo la crisi delle partecipazioni statali) che andare a cercare i
privati sul mercato anche immobiliare.
LA QUESTIONE DELLA DISCARICA DI SERVIZIO
L’Assessore nella sua
intervista si dichiara “scandalizzato” per avere letto questo passaggio nel
Parere del Comitato Tecnico Regionale sezione per la VIA: “il sito pare presentare le caratteristiche per assolvere alle funzioni
di discarica di servizio per l’ATO Spezzino previste dalla vigente
pianificazione regionale in tema di rifiuti.”. E allora tuona l’Assessore “No
alla discarica di servizio a Saturnia solo riambientalizzazione”.
Intanto questo fuoco “ambientalista”
non lo abbiamo sentito ne letto prima di questo Parere negativo del Comitato
Tecnico regionale sezione per la VIA che come ho spiegato QUI, ha demolito il progetto di
Acam non sulla discarica di servizio ma su una questione ben più importante
quello del profilo idrogeologico del sito, accogliendo così una gran parte delle tesi
delle associazioni ambientaliste, della Associazione Comitati Spezzini, del
professore Raggi che nelle loro osservazioni presentate in sede di Inchiesta
Pubblica avevano dimostrato la incompatibilità del progetto con il sito.
L’assessore
poi contraddicendo se stesso senza neppure rendersene conto dichiara: “siamo favorevoli al progetto di Acam ma non
vogliamo la discarica di servizio perché durerebbe 20/30 anni”. Premesso
che non sta scritto in nessuna norma italiana ligure od europea che le
discariche di servizio debbano durare così tanto e infatti il progetto Acam
parla di 6/7 anni al massimo, il punto vero è un altro e cioè che la questione
della discarica di servizio l’hanno tirata in ballo proprio le maggioranze di
centro sinistra che hanno governato il nostro territorio in tutti questi anni.
Infatti :
1. l’attuale Piano Provinciale di gestione rifiuti al
capitolo 11 prevede per il sito di Saturnia la possibilità di essere utilizzato
come discarica di servizio
2. il Piano Regionale dei rifiuti versione giunta
Burlando confermava questa ipotesi lasciando ovviamente la individuazione del
sito alla Provincia di Spezia
3. il progetto presentato da Acam SpA in località
Saturnia alla Spezia fa esplicito riferimento, relativamente al quadro di
riferimento programmatico del SIA, alla sua coerenza con i Piani Regionale e
Provinciale di gestione dei rifiuti che
prevedono la realizzazione di una discarica di servizio oltre ad altri impianti
tecnologici
Quindi il
parere del Comitato Tecnico di VIA si è limitato a prendere atto della coerenza
del progetto di Acam con il quadro pianificatorio esistente. Nella procedura di VIA, come dovrebbe
sapere l’Assessore, occorre valutare proprio la coerenza
del progetto e dello studio di impatto ambientale che lo accompagna con l’esistente
quadro di programmazione, altrimenti si va in variante ai piani esistenti e
occorre non solo la VIA ma anche la VAS
IL COMUNE DI SPEZIA NON
VUOLE UNA DISCARICA DI SERVIZIO MA VUOLE UNA DISCARICA DI RIFIUTI SPECIALI
Ma in
realtà quello che invece l’Assessore non dice nascondendo il tutto dietro la
sua finta battaglia contro la “discarica
di servizio” è che il progetto di Acam non solo è pericoloso per l’ambiente
come confermato dal Parere del Comitato Tecnico VIA ma anche dalle osservazioni
presentate, in sede di Inchiesta Pubblica, dalle associazioni e comitati
ambientalisti, ma è in contrasto con lo stesso Piano Provinciale e Regionale
dei rifiuti, perché quella che si vuole realizzare è una discarica di rifiuti
speciali bella e buona con buona pace della durata e di tutte le sciocchezze pseudo
ambientaliste dichiarate nella intervista dall’Assessore. Infatti una discarica
quando è aperta, come dovrebbe sapere l’Assessore, come rifiuti speciali può a
distanza di tempo essere ampliata, può essere autorizzata a ricevere ulteriori
tipologie di rifiuti con una semplice modifica, magari dichiarata non
sostanziale dalla amministrazione compiacente di turno.
Ma perché
il progetto di Acam prevede una discarica di speciali ed è quindi in contrasto
perfino con i Piani Regionale e Provinciale? Vediamolo...
IL CONTRASTO DEL PROGETTO
DI ACAM CON LA PIANIFICAZIONE REGIONALE E PROVINCIALE SULLA GESTIONE DEI
RIFIUTI
Il progetto in
oggetto prevede che nella discarica
verranno abbancati per 7 anni:
FOS (Frazione Organica
Stabilizzata, ovvero la frazione di RSU derivante dal processo di
trattamento o rifiuti simili di natura
organica stabilizzati
Terre e rocce di scavo o
rifiuti simili (di natura lapidea, terrosa etc.)
Alla luce di quanto sopra
risulta con chiarezza che il sito di Saturnia se utilizzato come discarica, e
se riceverà la c.d. F.O.S (frazione organica stabilizzata) diventerà
comunque discarica per rifiuti speciali. Anche recentemente il Consiglio di
Stato (sentenza del 31 ottobre 2012, n. 5566) ha affermato che la
F.O.S., essendo il risultato di un processo di biocompostaggio
che modifica la natura sostanziale dei rifiuti solidi urbani, li
trasforma in rifiuti speciali. Non solo ma successivamente il Consiglio di
Stato sez V) con sentenza 23 ottobre 2014 n. 5242 ha ammesso ha ammesso l’assimilabilità al rifiuto
urbano del rifiuto urbano sottoposto alla semplice operazione di
trito-vagliatura. Diverso è il trattamento tramite sistemi di stabilizzazione
di cui vengono anche determinate le caratteristiche minime (biossidazione
accelerata in ambiente confinato e maturazione del rifiuto in ambiente protetto
dagli agenti atmosferici) con il risultato di produrre la frazione organica
stabilizzata. In questo secondo caso secondo TAR Liguria sentenza del 8/5/2015
n. 436: “tale operazione consente di
escludere che il rifiuto risultante da tale operazione possa essere ancora
assimilabile ai rifiuti urbani….. il continuare ad assoggettare la FOS alla disciplina
dei rifiuto urbano per quanto riguarda la circolazione e il regime fiscale
equivarrebbe ad ammettere la sostanziale inutilità del trattamento ulteriore di
stabilizzazione imposto dalla delibera; risultato quest’ultimo inaccettabile.”
Quindi sia che venga utilizzata
per operazioni di recupero (bonifiche) che per operazioni di smaltimento sempre
di rifiuto speciale si tratta, perché il processo di trasformazione a livello
industriale di rigenerazione, esclude il criterio dell’origine ai fini
dell’appartenenza alla categoria dei rifiuti urbani.
Non siamo quindi neppure
di fronte ad una discarica di servizio come previsto dal Piano provinciale ma
ad una vera e propria discarica di rifiuti speciali. Si veda capitolo 11 pagina 85 di detto Piano
sulla scheda per il sito di Saturnia.
Il progetto di Acam non chiarisce neppure la questione della reale
dimensione della nuova discarica di Saturnia cosa
che rileva proprio il “vituperato”, dall’Assessore spezzino, Parere del Comitato tecnico regionale sezione
per la VIA quando afferma a pag. 18: “La volumetria di rifiuti da
allocare nella discarica viene percepita come eccessiva da parte del pubblico”.
tenuto conto quanto indicato dal vigente Piano Provinciale
dei rifiuti dove al capitolo 11, nella scheda che
descrive il sito di saturnia, si legge: “Il progetto dovrà avere dimensioni
molto più modeste rispetto ai 900.000
m3 della
discarica iniziale. Sarà finalizzato a restituire una morfologia corretta
dell’area attraverso il rimodellamento della
valletta utilizzando i materiali che indicherà il Ministero dell’Ambiente ed è
per queste motivazioni che la zona è inserita nel Piano di gestione dei rifiuti”. E’
chiaro quindi che secondo il piano nell’area di Saturnia previa
caratterizzazione del sito e relativo progetto di bonifica si potrà al massimo
fare un recupero ambientale con dimensioni limitate al rimodellamento
dell’avvallamento quindi non più di 200-300.000 m3. Un rimodellamento che
quindi fa a pugni con l’idea sia della discarica di servizio che dello
smaltimento di materiali di dimensioni consistenti: fanghi da dragaggio, terre
e rocce da scavi della pedecollinare/Variante Aurelia, etc.
D’altronde
se davvero ci fosse la volontà di spingere la raccolta differenziata nella
nostra provincia agli obiettivi di legge (65%) Saturnia potrebbe essere
limitata a soli 300.000 mc (corrispondenti a parecchi anni di smaltimento del
c.d. stabilizzato non recuperabile dall’impianto di Saliceti come CDR se la
raccolta differenziata decolla come promesso). E
si veda bene che i 300.000 mc di Saturnia sono al rialzo visto che secondo Acam
fino a qualche tempo fa come discarica di servizio poteva bastare il sito di
Bonassola (150.000 mc); peccato che improvvisamente dopo averci speso tempo e
valutazione di costi assolutamente contraddittorie (si è passati da qualche
milioni a 10 milioni di euro per la realizzazione/ampliamento del sito in meno
di 1 anno), improvvisamente Acam si è accorta che non si poteva fare, forse per
gli stessi motivi nascosti per cui non si possono fare discariche in Val di
Magra?
D’altronde ancora
nell’aprile 2012 il presidente di Acam di allora dichiarava che occorreva “l’individuazione di una discarica da 300mila
metri cubi che consenta di chiudere il ciclo dei rifiuti smaltendo il «fos»
(frazione organizza stabilizzata)”
INFINE LA NON CHIAREZZA DEL PROGETTO ACAM
SULLA TIPOLOGIA DI RIFIUTO DA ABBANCARE NELLA DISCARICA DI RIFIUTI SPECIALI
PROPOSTA
Un'altra cosa molto grave
completamente rimossa nella intervista dell’Assessore del Comune di Spezia è il
passaggio del Parere del Comitato Tecnico Regionale sezione per la VIA dove si
afferma (pag. 17): “Non risulta sufficientemente chiarita l'origine della FOS da
impiegarsi. Si rileva pertanto la necessità di un piano di conferimento più
dettagliato”
La questione è tutt’altro che formale infatti….
La c.d. F.O.S. rientra nella categoria generale dei
rifiuti provenienti dal trattamento meccanico dei rifiuti però potrebbe essere
classificato sia come compost fuori specifica (codice europeo rifiuti 19.05.03[1])
che come "altri rifiuti" provenienti dal trattamento meccanico (vedi
Saliceti) con codice europeo dei rifiuti 19.12.12 sempre che non contenga
sostanze pericolose perchè altrimenti diventa appunto rifiuto pericoloso
(codice europeo rifiuti 19.12.11) e quindi la discarica diventerebbe per
speciali pericolosi.
Secondo il progetto per il
sito di Saturnia oggetto del procedimento di VIA : ”La quota di rifiuti conferita in discarica costituenti la FOS sarà
conforme ai criteri di ammissibilità previsti dalla DGR 1293 del 21/10/2014,
ovvero saranno caratterizzati da un IRD (Indice di Respirazione Dinamico)
inferiore a 1000 mg O2 /kg SV-1 *h-1 [2].
Analoghe caratteristiche dovranno essere garantite dagli eventuali rifiuti
organici stabilizzati di altra natura conferiti in discarica”
Dal momento che il DM 27/09/2010, prima delle recenti
modifiche introdotte dal DM 24/06/2015, nelle note della tabella 5 all’art.6
prevedeva il controllo e il rispetto dei limiti per i parametri indicativi
della putrescibilità residua del rifiuti (IRD – Indice di Respirazione
Dinamico; DOC – Carbonio Organico Disciolto) per il solo 190503 e non per il 190501 (nota f), sposando il
ragionamento di cui sopra sorge spontanea la domanda: ma come, i criteri di
ammissibilità in discarica impongono la misura della putrescibilità residua per
un rifiuto per definizione stabilizzato (190503) e non per uno che lo è solo
parzialmente (190501)?
Alla
luce della prassi consolidata di assegnazione del CER 190501 alla frazione
organica che ha subito un trattamento aerobico non completo, non è pertanto da
escludere uno scenario attuale nel quale significative quantità di rifiuti
organici non stabilizzati vengano conferite, senza alcun controllo dovuto sulla loro putrescibilità, in “normali”
discariche per non pericolosi non necessariamente compatibili con probabili
elevate produzioni di biogas e percolato.
In
aggiunta, per evidenziare la confusione che regna nella gestione di questo CER,
si segnala come semplici ricerche sul web permettano di trovare casi estremi
nei quali, con il termine FOS, viene indicato indifferentemente il rifiuto con
CER 190503 o con CER 190501.
[1] in funzione della putrescibilità residua del rifiuto in uscita dalla
sezione di compostaggio, questo sarebbe da classificarsi con il CER 190501 se
non stabilizzato e con CER 190503 (FOS) se stabilizzato
[2] misura dell’Indice respirometrico dinamico reale IRD
sul rifiuto stabilizzato secondo le modalità indicate da Apat (oggi Ispra) nello studio APAT-ARPA-CIC “Caratterizzazione
chimico-fisica del biostabilizzato proveniente da impianti di trattamento
meccanico biologico dei rifiuti”, La campagna analitica di questo studio ha
preso in esame la valutazione della stabilità biologica, tramite la
determinazione dell’Indice di Respirazione Dinamico, per misurare l’efficienza
del processo adottato nella riduzione della frazione putrescibile, nonché gli
aspetti legati alla presenza di diversi microinquinanti di natura organica
(policlorobifenili, idrocarburi policiclici aromatici, diossine e furani) ed
inorganica (metalli pesanti). Lo studio ha concluso che In particolare, il
valore di 1.000 mgO2kgSV-1h-1 è tecnicamente alla portata degli impianti
esistenti ma, per la maggior parte di essi è necessaria l’adozione di criteri
gestionali ottimizzati ed in linea con quanto previsto dalle linee guida per
l’identificazione e l’utilizzazione delle migliori tecniche disponibili che
fissano, comunque, come valore di riferimento 700 mgO2kgSV-1h-1. I valori di concentrazione riscontrati per i
diversi metalli pesanti risultano abbastanza diversi tra un impianto e l’altro,
con variazioni comprese in intervalli piuttosto ampi; tali differenze appaiono
attribuibili verosimilmente alla estrema eterogeneità della matrice analizzata,
sia nei differenti contesti territoriali, sia in seno alla medesima zona di
provenienza. Al fine di individuare le possibili fonti di contaminazione la
caratterizzazione analitica dovrebbe, pertanto, essere estesa anche alle
singole frazioni merceologiche in ingresso. D’altro canto, una riduzione
significativa della concentrazione dei metalli pesanti nel rifiuto
indifferenziato, in particolare di quelli difficilmente separabili anche
mediante l’adozione di opportune tecnologie di pre-trattamento, e, di
conseguenza, nel biostabilizzato, può essere attuata solo mediante
l’attivazione di efficaci sistemi di raccolta differenziata in grado di
intercettare alla fonte le componenti più pericolose. Le concentrazioni mediamente
riscontrate nei campioni di biostabilizzato, seppur estremamente variabili, non
mostrano, tuttavia, nella maggior parte dei casi valori eccessivamente elevati,
sebbene il contenuto di alcune tipologie di metalli pesanti sia tale da non
rendere sempre fattibile un utilizzo della frazione organica in attività
paesaggistiche e di ripristino ambientale. Va, peraltro, evidenziato che la
maggior parte degli impianti non è stata 105 concepita o non opera con lo scopo
di produrre un materiale da destinare a tale utilizzo, ma effettua
esclusivamente un trattamento preliminare allo smaltimento in discarica.
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