venerdì 17 gennaio 2020

Progetto centrale a gas a Spezia: le pressioni vanno fatto sul Governo nazionale prima che sulla Regione


Leggere le dichiarazioni perentorie di esponenti del PD che chiedono al Sindaco spezzino di fare pressioni sulla Regione per bloccare il progetto della centrale a gas, mi appare come un autogoal servito su un piatto di argento alla maggioranza di centro destra.


Come è noto la decisione sul progetto è del Ministero dell'Ambiente (VIA) e del Ministero dello Sviluppo Economico (Energia). E' vero che la Regione può negare l'Intesa ma se il Governo andrà avanti il no della Regione non sarà sufficiente e la partita tornerà al Consiglio dei Ministri sia pure con la presenza della Regione. Su questo potere di Intesa regionale, l’indirizzo prevalente della Corte Costituzionale si può così riassumere: 


... la mancata Intesa Stato Regioni può essere superata da una procedura disciplinata da legge statale (vedi comma 8-bis legge 239/2004 [NOTA [1]]) ma comunque la decisione della Presidenza e del Consiglio dei Ministri non può essere unilaterale, deve permettere una vera trattativa. A sua volta la Regione non può negare a priori l’Intesa ma deve motivare il diniego e non per ragioni strettamente ambientali (qui  torniamo alla competenza esclusiva dello Stato) ma energetico/territoriali.

Queste sono fatti e norme che dovrebbero essere conosciute da chi fa politica dentro le istituzioni, per questo scrivo di autogoal perché alle richieste degli esponenti del PD avranno vita facile i centro destri nel rispondere "ma i Ministri e sottosegretari PD che fanno"?

Perché  invece che regalare argomenti agli avversari i suddetti esponenti del PD non chiedono al Ministero dell'Ambiente (ma qui potrebbero intervenire anche i 5stelle) intanto di applicare la VIA ordinaria al progetto di centrale a gas come si è fatto per il progetto di Civitavecchia?
Il progetto di centrale a gas infatti andava, ex lege,  immediatamente inviato a procedura ordinaria di VIA. Infatti secondo la  vigente normativa:
1. sono sottoposti a screening gli impianti per la produzione di energia elettrica, vapore e acqua calda con potenza termica complessiva superiore a 50 MW (lettera a) punto 1 allegato II-bis alla Parte II del DLgs 152/2006)
2. sono sottoposti a VIA ordinaria le centrali termiche ed altri impianti di combustione con potenza di almeno 300 MW (punto 1 allegato II Parte II al DLgs 152/2006)
Aggiungo che anche concludendo la verifica di assoggettabilità a VIA, applicando i criteri previsti dall'allegato V alla Parte II del DLgs 152/2006, la conclusione dovrebbe essere comunque di applicare la VIA ordinaria prima di qualsiasi eventuale autorizzazione al progetto di centrale a gas! (vedi QUI)

Questo  passaggio a VIA ordinaria sarebbe utile perché permetterebbe alla città di prendere tempo e proporre alternative energetiche al gas ma anche di sito. Come è noto le alternative sono previste solo per la VIA ordinaria non per la verifica di assoggettabilità a VIA. Questa ultima verifica solo se ci sono impatti ambientali significativi del progetto presentato rispetto al sito niente di più e potrebbe concludersi al massimo con qualche prescrizione. Non solo ma con la VIA ordinaria si potrebbe chiedere il rispetto dell’articolo 9 [NOTA 2] della legge  28 dicembre 2015, n. 221 che ha introdotto l’obbligo di svolgere prima del provvedimento finale di VIA una Valutazione di Impatto Sanitario su iniziativa del proponente il progetto da sottoporre a VIA in particolare le centrali termiche e altri impianti di combustione con potenza termica superiore a 300 MW  (punto 2) allegato II alla Parte II del DLgs 152/2006).

Se poi dal tavolo di confronto aperto a Roma dal Governo con associazioni sindacali, enel, associazioni ambientaliste, enti locali si chiarisse una volta per tutte di quanti MW necessita la transizione al 2025 (uscita dal carbone per la generazione elettrica) su quali fonti  con quali impianti e in quali siti, sarebbe elemento di grande chiarificazione. Ma anche questa è competenza statale (Governo con Terna gestore della rete elettrica nazionale integrata con quella europea).

Le cose da chiedere e fare sono molto chiare, per chi vuole informarsi con obiettività e nell’interesse del territorio spezzino ma anche del resto del Paese visto che è in gioco il funzionamento del sistema elettrico nazionale nella transizione alle rinnovabili. Evitiamo gli scaricabarile

  



[1]  8-bis. Fatte salve le disposizioni in materia di valutazione di impatto ambientale, nel caso di  mancata espressione da parte delle amministrazioni regionali degli atti di assenso o di intesa,  comunque denominati, inerenti alle funzioni di cui ai commi 7 e 8 del presente articolo, entro il  termine di centocinquanta giorni dalla richiesta nonché nel caso di mancata definizione dell’intesa  di cui al comma 5 dell’articolo 52-quinquies del testo unico di cui al d.P.R. 8 giugno 2001, n. 327, e nei casi di cui all’articolo 3, comma 4, del decreto legislativo 1º giugno 2011, n. 93, il Ministero  dello sviluppo economico invita le medesime a provvedere entro un termine non superiore a  trenta giorni. In caso di ulteriore inerzia da parte delle amministrazioni regionali interessate lo  stesso Ministero rimette gli atti alla Presidenza del Consiglio dei ministri, la quale, entro sessanta  giorni dalla rimessione, provvede in merito con la partecipazione della regione interessata. Le  disposizioni del presente comma si applicano anche ai procedimenti amministrativi in corso e  sostituiscono il comma 6 del citato articolo 52-quinquies del testo unico di cui al d.P.R. 8 giugno 2001, n. 327
[2] http://www.gazzettaufficiale.it/atto/serie_generale/caricaDettaglioAtto/originario?atto.dataPubblicazioneGazzetta=2016-01-18&atto.codiceRedazionale=16G00006&elenco30giorni=false


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