Ho
da seguire molte altre vertenze ambientali in questo periodo in tutta la Provincia spezzina, dove gli inquinatori e i cattivi amministratori non ci fanno mancare
nulla, ma purtroppo devo tornare sulla vicenda di Piazza Verdi.
Le
dichiarazioni dell’avvocato civico sul Secolo XIX di oggi dimostrano come l’Amministrazione
Federici non abbia imparato nulla da questa vicenda,e non sappia analizzare con
serenità le responsabilità di tutti, comprese le proprie, nella querelle su
Piazza Verdi.
Secondo
l’Avvocato civico il Comune vuole agire contro la Soprintendenza per i “danni
subiti” dalla azione amministrativa di questo ente nella vicenda di Piazza
Verdi...... Vedremo, sotto il profilo legale la fondatezza di questa
affermazione, ma intanto sarebbe bene
che l’avvocato del Comune “smemorato” facesse lo sforzo di ricordare che tutto il “casino” su Piazza Verdi, da un punto di vista giuridico - amministrativo,
è iniziato perché gli uffici del Comune, con il comportamento arrogante che li
ha sempre contraddistinti, non hanno svolto tempestivamente la verifica dell'interesse culturale
della piazza come aveva chiesto la Soprintendenza nella autorizzazione al
progetto del novembre 2012.
Alla
luce della sentenza del Consiglio di Stato si può discutere ovviamente se fosse
legittimo o meno chiedere la verifica dell’interesse culturale di ufficio (a
mio avviso si e, indirettamente, anche del Consiglio di Stato fino a luglio 2014, per poi
cambiare idea a gennaio 2015 , vedi QUI),
ma resta il fatto che ci sarebbero volute solo poche settimane per svolgere quella verifica e
senza quella verifica la Soprintendenza non avrebbe mai avuto appigli legali
per sospendere il cantiere appena aperto nel giugno 2013 e poi arrivare alla
revoca della autorizzazione che ha scatenato il vero contenzioso di fronte
prima al TAR (ricorso del Comune) e poi al Consiglio di Stato (appello del Ministero
delle associazioni ambientaliste).
Una
buona amministrazione, non arrogante, invece che mostrare i muscoli, cerca di
predisporre tutti gli atti necessari per arrivare alla realizzazione di un
opera che ritiene rilevante per la città che governa.
Non è una questione di legittimità o meno, è
una questione di buon senso redigere un atto che richiede qualche settimana di
lavoro piuttosto che rischiare un blocco che può durare per mesi se non per
anni. Sarebbe quindi stato corretto che sul punto la Amministrazione avesse
fatto autocritica. Perché le buone
istruttorie sono l’anticamere non solo della legalità (che dopo il consiglio di stato non è più in discussione) ma soprattutto della efficienza amministrativa
e tecnica.
Sarebbe stato corretto
che il Comune
avesse ammesso che molti blocchi del
cantiere anche nelle parti laterali furono dovuti alla emergenze
archeologiche che si evidenziavano con
gli scavi. Il tutto prodotto dal fatto che, come aveva sottolineato la
Soprintendenza Archeologica nella sua autorizzazione al progetto, non era stato
svolto il percorso istruttorio tecnico ex
lege preventivo alla redazione del progetto.
Sarebbe stato corretto
che il Comune
avesse riflettuto sul clamoroso errore di
datazione del filare dei pini da parte di chi, la direttrice delle Istituzioni
Culturali spezzine, ha steso la relazione propedeutica al bando che poi ha
selezionato il progetto. Clamoroso
errore che ha sicuramente contribuito alla querelle giuridico amministrativo
nella vicenda.
Sarebbe
stato corretto che il Comune avesse
ammesso che, se gli uffici Comunali erano così convinti della bontà legale del
loro operato, risultò (e risulta ancor di più dopo il consiglio di stato) incomprensibile e dannosa, per la
realizzazione del progetto, la mancata e immediata impugnazione, da parte del
Comune, dell’atto di sospensiva del cantiere nel giugno 2013 emanato dalla
Soprintendenza.
Sarebbe stato corretto
che il Comune,
infine, avesse fatto autocritica sul danno prodotto dalla arrogante apertura
del cantiere nel giugno 2013, pur sapendo che sarebbe arrivato l’atto di
sospensione della Soprintendenza che ha tenuto il cantiere aperto per mesi
creando disagio a residenti e commercianti, per nulla, visto che in quei mesi
il cantiere non lavorò. Certo ora il Consiglio di Stato ha dato ragione al
Comune sotto il profilo legale, ma sotto il profilo di una amministrazione
lungimirante e non arrogante quella apertura fu un inutile atto di arroganza
pagato dai cittadini e non dai funzionari del Comune.
Sul
tutto il resto poi si può discutere: sui ricorsi e la loro fondatezza e sulla
sentenza del Consiglio di Stato e le sue presunte o reali contraddizioni, sulla fondatezza delle ragioni giuridiche (ora smentite dal consiglio di stato) degli oppositori, come
pure ovviamente sulla bontà del progetto; ma senza le lacune sopra evidenziate, la cui responsabilità
è unicamente e solo a carico degli uffici comunali e del Sindaco, non saremmo
mai arrivati a questo punto.
L’avvocato civico ha infine affermato che sul progetto Buren
Vannetti: la “contrapposizione sociale” è stata a tratti “cattiva:c’è stato un esercizio a volte smisurato dei diritti di critica
e denuncia”.
Non nego che a volte anche nel fronte del no ci siano state
esagerazioni nei toni, ma nessuna ha mai superato il vulnus al rispetto delle
istituzioni democratiche e al rapporto tra queste ed i cittadini dissenzienti, come quella che produsse, nel
Consiglio Comunale del 11 luglio 2013, il Sindaco chiamando la forza pubblica
in tenuta antisommossa a presidiare la sala del Consiglio contro un centinaio
di cittadini inermi e poi, nel suo intervento, proferendo i seguenti epiteti verso il fronte del no al progetto:
falsari
squallidi approssimatori
mentitori
disinformatori
intimidatori
diffamatori striscianti
diffusori di sfiducia
meschini tecnici dell’uso distorto e
manipolante dei social network
ambientalisti esauriti e usurati e
membri di associazioni dalla vita democratica interna oscura
regressori antidemocratici
promotori di sedicente partecipazione
portatori di piccoli asti politici
ambiziosi frustrati
cercatori di poltrone non avute
pretenziosi e ambiziosi politicamente
propugnatori di una città chiusa in se
stessa a macerarsi e autoflaggellarsi
meschini rivolgitori di sguardo
all’indietro
squallidi manipolatori
Se il Comune vuole i danni da parte della Soprintendenza io voglio le scuse da parte del Sindaco per il suo comportamento in quel Consiglio Fino ad allora mi ritengo offeso quanto e più di lui e con me tutti cittadini che si sono battuti contro questo progetto.
Bravo Marco, Limpido e chiaro come sempre
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