sabato 14 febbraio 2015

Piazza Verdi: la verità su ritardi e insulti e l'arroganza del Comune!

Ho da seguire molte altre vertenze ambientali in questo periodo in tutta la Provincia spezzina,  dove gli inquinatori e i cattivi amministratori non ci fanno mancare nulla, ma purtroppo devo tornare sulla vicenda di Piazza Verdi. 

Le dichiarazioni dell’avvocato civico sul Secolo XIX di oggi dimostrano come l’Amministrazione Federici non abbia imparato nulla da questa vicenda,e non sappia analizzare con serenità le responsabilità di tutti, comprese le proprie, nella querelle su Piazza Verdi.
  
Secondo l’Avvocato civico il Comune vuole agire contro la Soprintendenza per i “danni subiti” dalla azione amministrativa di questo ente nella vicenda di Piazza Verdi...... Vedremo, sotto il profilo legale la fondatezza di questa affermazione,  ma intanto sarebbe bene che l’avvocato del Comune “smemorato” facesse lo sforzo di ricordare  che tutto il “casino” su Piazza Verdi, da un punto di vista giuridico - amministrativo, è iniziato perché gli uffici del Comune, con il comportamento arrogante che li ha sempre contraddistinti, non hanno svolto tempestivamente la verifica dell'interesse culturale della piazza come aveva chiesto la Soprintendenza nella autorizzazione al progetto del novembre 2012.
Alla luce della sentenza del Consiglio di Stato si può discutere ovviamente se fosse legittimo o meno chiedere la verifica dell’interesse culturale di ufficio (a mio avviso si e, indirettamente, anche del Consiglio di Stato fino a luglio 2014, per poi cambiare idea a gennaio 2015 , vedi QUI), ma resta il fatto che ci sarebbero volute solo  poche settimane per svolgere quella verifica e senza quella verifica la Soprintendenza non avrebbe mai avuto appigli legali per sospendere il cantiere appena aperto nel giugno 2013 e poi arrivare alla revoca della autorizzazione che ha scatenato il vero contenzioso di fronte prima al TAR (ricorso del Comune) e poi al Consiglio di Stato (appello del Ministero delle associazioni ambientaliste).
Una buona amministrazione, non arrogante, invece che mostrare i muscoli, cerca di predisporre tutti gli atti necessari per arrivare alla realizzazione di un opera che ritiene rilevante per la città che governa.  
Non è una questione di legittimità o meno, è una questione di buon senso redigere un atto che richiede qualche settimana di lavoro piuttosto che rischiare un blocco che può durare per mesi se non per anni. Sarebbe quindi stato corretto che sul punto la Amministrazione avesse fatto autocritica.  Perché le buone istruttorie sono l’anticamere non solo della legalità (che dopo il consiglio di stato non è più in discussione) ma soprattutto della efficienza amministrativa e tecnica.  

Sarebbe stato corretto che il Comune  avesse ammesso che molti blocchi del cantiere anche nelle parti laterali furono dovuti alla emergenze archeologiche  che si evidenziavano con gli scavi. Il tutto prodotto dal fatto che, come aveva sottolineato la Soprintendenza Archeologica nella sua autorizzazione al progetto, non era stato svolto il percorso istruttorio  tecnico ex lege preventivo alla redazione del progetto.

Sarebbe stato corretto che il Comune  avesse riflettuto sul clamoroso errore di datazione del filare dei pini da parte di chi, la direttrice delle Istituzioni Culturali spezzine, ha steso la relazione propedeutica al bando che poi ha selezionato il progetto.  Clamoroso errore che ha sicuramente contribuito alla querelle giuridico amministrativo nella vicenda.   
Sarebbe stato corretto che il Comune avesse ammesso che, se gli uffici Comunali  erano così convinti della bontà legale del loro operato, risultò (e risulta ancor di più dopo il consiglio di stato) incomprensibile e dannosa,  per la realizzazione del progetto, la mancata e immediata impugnazione, da parte del Comune, dell’atto di sospensiva del cantiere nel giugno 2013 emanato dalla Soprintendenza.

Sarebbe stato corretto che il Comune, infine, avesse fatto autocritica sul danno prodotto dalla arrogante apertura del cantiere nel giugno 2013, pur sapendo che sarebbe arrivato l’atto di sospensione della Soprintendenza che ha tenuto il cantiere aperto per mesi creando disagio a residenti e commercianti, per nulla, visto che in quei mesi il cantiere non lavorò. Certo ora il Consiglio di Stato ha dato ragione al Comune sotto il profilo legale, ma sotto il profilo di una amministrazione lungimirante e non arrogante quella apertura fu un inutile atto di arroganza pagato dai cittadini e non dai funzionari del Comune.


Sul tutto il resto poi si può discutere: sui ricorsi e la loro fondatezza e sulla sentenza del Consiglio di Stato e le sue presunte o reali contraddizioni, sulla fondatezza delle ragioni giuridiche (ora smentite dal consiglio di stato) degli oppositori, come pure ovviamente sulla bontà del progetto; ma senza le lacune sopra evidenziate, la cui responsabilità è unicamente e solo a carico degli uffici comunali e del Sindaco, non saremmo mai arrivati a questo punto.


L’avvocato civico ha  infine affermato che sul progetto Buren Vannetti: la “contrapposizione sociale”  è stata a tratti “cattiva:c’è stato  un esercizio a volte smisurato dei diritti di critica e denuncia”. 
Non nego che a volte anche nel fronte del no ci siano state esagerazioni nei toni, ma nessuna ha mai superato il vulnus al rispetto delle istituzioni democratiche e al rapporto tra queste  ed i cittadini dissenzienti, come quella che produsse, nel Consiglio Comunale del 11 luglio 2013, il Sindaco chiamando la forza pubblica in tenuta antisommossa a presidiare la sala del Consiglio contro un centinaio di cittadini inermi e poi, nel suo intervento, proferendo i seguenti epiteti verso il fronte del no al progetto:
falsari
squallidi  approssimatori
mentitori
disinformatori
intimidatori
diffamatori striscianti
diffusori di sfiducia
meschini tecnici dell’uso distorto e manipolante dei social network
ambientalisti esauriti e usurati  e membri di associazioni dalla vita democratica interna oscura
regressori antidemocratici
promotori di sedicente partecipazione
portatori di piccoli asti politici
ambiziosi frustrati
cercatori  di poltrone non avute
pretenziosi e ambiziosi politicamente
propugnatori di una città chiusa in se stessa a macerarsi e autoflaggellarsi
meschini rivolgitori di sguardo all’indietro
squallidi manipolatori


Questi epiteti andrebbero scolpiti nella roccia e depositati nella sala del Consiglio ad esempio negativo di come un Amministratore non debba mai comportarsi nell’esercizio delle sue funzioni contro una manifestazione di dissenso di una parte dei cittadini che dovrebbe invece rappresentare al di la delle appartenenze politiche. 


Se il Comune vuole i danni da parte della Soprintendenza io voglio le scuse da parte del Sindaco per il suo comportamento in quel Consiglio Fino ad allora mi ritengo offeso quanto e più di lui e con me tutti cittadini che si sono battuti contro questo progetto. 

1 commento: