Dissequestrato
l'impianto inerti della Granulati Muto srl nella piana di Ceparana, località lago
scuro (comune di Vezzano Ligure).
Secondo
i giudici del tribunale del riesame: "non
è stato possibile dimostrare il dolo". Da cittadino mi verrebbe voglia
di dire che in questo territorio non è possibile invece dimostrare che esista una giustizia per i cittadini.
Ma
ragionando da un punto di vista legale è chiaro che i giudici hanno
dissequestrato l’impianto in questione, per
un vizio procedurale degli organi di polizia giudiziaria, consistente
principalmente nella carenza di indagini sul campo sulla base delle quali
sarebbe poi stato emanato il provvedimento di sequestro peraltro inizialmente
confermato dal GIP (giudice indagine preliminari)
In
realtà i profili penali sono, allo stato degli atti e dei fatti che di seguito
descriverò e di cui ho tratto ampiamente in questi post
QUI,
QUI e QUI) ,
sono ancora potenzialmente applicabili al caso in esame al di la di questa
decisione che, lo ricordo per i distratti, riguarda solo uno dei due impianti
della ditta Granulati srl, l’altro quella sulla frantumazione degli inerti è
tutt’ora sequestrato ed è collocato in area parco!
Tornando
all’impianto ora dissequestrato (che produce ciotoli derivanti dalla
lavorazione del materiale dell’impianto rimasto sotto sequestro), non solo è stato sequestrato due volte ma è tutt’ora
sotto diffida della Provincia, diffida alla quale a conoscenza del sottoscritto
non risulta che la ditta che gestisca l'impianto abbia dato seguito.
Ricordo
infatti che il primo sequestro era legato proprio alle violazioni delle
prescrizioni autorizzatorie, violazioni che hanno continuato a persistere allo
stato dei fatti e delle denunce dei cittadini che vivono nella zona.
1. Mancati controlli analitici
annuali e conservazione relativi certificati nello stabilimento
2. Mancato rispetto norme
tecniche UNI EN per la rilevazione delle polveri
3. Mancati Controlli semestrali
della efficienza dei filtri a maniche per abbattere le polveri e relativa
tenuta dei registri di tali controlli
4. Mancato funzionamento impianti
di irrogazione piazzale durante la lavorazione
5. Mancata pulizia dei piazzali
esterni all’area di lavorazione per ridurre la polverosità diffusa
6. Mancata chiusura delle
serrande di accesso all’impianto ogni qualvolta l’impianto di frantumazione è
operante
7. Mancato rispetto
dell’obbligo di non lavorare nelle ore dalle 22 alle 6 ex nulla Osta
acustico rilasciato in data 19/01/2010 dal Comune di Vezzano
AL DI LA DEL PROVVEDIMENTO DI SEQUESTRO PERMANGONO PROBLEMATICHE SANITARIE
E PRESCRITTIVE PER L’IMPIANTO GRANULATI SRL
Il mancato uso dei poteri pubblici in materia di prevenzione sanitaria
A
questo occorre aggiungere che l'impianto, nella sua attuale collocazione,
costituisce un rischio permanente alla salute dei residenti in violazione a mio
avviso della normativa sulle industrie salubri che stranamente nessun ente
competente a cominciare dal Comune di Vezzano e soprattutto dal suo Sindaco
(massima autorità sanitaria nel territorio comunale) non ha mai messo sotto la
lente dei controlli e delle decisioni tecnico amministrative. Eppure anche recentemente il Consiglio
di Stato (sentenza del 27/5/2014 n. 2751
vedi QUI) ha confermato i poteri del
Sindaco in questa materia come ho spiegato QUI.
Le prescrizioni inadeguate fino ad ora inserite nelle autorizzazione ai due
impianti
Le prescrizioni fino ad ora date a questa attività,
comprese quelle a cui dovrà adeguarsi, da parte della Provincia risultano
comunque non sufficientemente adeguate per impianti come quello in esame.
Ad esempio non sono mai state prese in considerazione prescrizioni quali:
1. le strade e i piazzali devono essere
realizzati in modo tale da non dare accumulo e sollevamento di polveri a
seguito di passaggio di veicoli (es. umidificazione costante, asfaltatura,
altri tipi di pavimentazione);
2. l’intera area dedicata all’attività di
frantumazione (comprese le aree di deposito e di movimentazione dei mezzi)
dovrà essere dotata di barriera arborea con essenze di alto fusto sempreverdi o
di barriera ombreggiante;
3. la distanza tra i punti di scarico del materiale
nelle tramogge e il cumulo dei materiali trattati non dovrà essere superiore a
due metri;
4. le tramogge devono essere a ciclo completamente
chiuso;
5. il riferimento al rispetto delle prescrizioni
contenute all’allegato V parte I (vedi
QUI) alla parte quinta del decreto legislativo n. 152/2006
per le emissioni di polveri provenienti da attività di produzione,
manipolazione, trasporto, carico, scarico, e stoccaggio di materiali
polverulenti[1].
6. non adegua mento della attuali zoonizzazione acustica comunale agli indirizzi della giurisprudenza in materia di contiguità di aree aventi classificazioni non progressive (caratterizzate, cioè, da valori limite che differiscano per più di 5 decibel )
LA SPECULAZIONE ECONOMICA E I DANNI
AMBIENTALI DIETRO IL COMMERCIO DELLE SCAGLIE DI MARMO
Infine una ultima questione che va al di
la del tema ambientale e riguarda la presunta “utilità socio - economica” del ciclo produttivo che sta dietro
impianti come quello qui esaminato.
Come si rileva anche dalle relazioni
tecniche della ditta in questione, l’attività dell’impianto utilizza come
materia prima le scaglie di marmo bianco di Carrara provenienti
direttamente dalle cave dislocate generalmente sul territorio apuo-versiliese.
Come affermano documenti di Legambiente
Carrara lo sfruttamento delle scaglie ha fatto
sopravvivere le cave con il marmo scadente, provocando un danno ambientale in
cambio di un limitato guadagno. Perché
il carbonato di calcio si ottiene dagli scarti dell’escavazione, che vengono
venduti in grande quantità ma a un prezzo decisamente inferiore rispetto ai
blocchi di marmo puro: il marmo più pregiato può arrivare a costare fino a 2-3
mila euro la tonnellata, i detriti a meno di due euro.
Non solo ma dietro al traffico delle
scaglie di marmo ci potrebbero essere fenomeni di elusione fiscale come denunciato
perfino dalla Commissione Marmo del Comune
di Carrara (vedi QUI).
CONCLUSIONI LA
VICENDA NON FINISCE CON IL DISSEQUESTRO
Dissequestro
o meno il Comune di Vezzano Ligure insieme con gli altri enti competenti non
possono pensare in questo quadro sopra descritto di autorizzare i due impianti
nelle prossime conferenze dei servizi convocate ad ottobre. Un quadro che, come sopra descritto, vede il permanere di gravi lacune
autorizzatorie, di prevenzione
sanitaria, di istruttorie e non ultima di permanere di provvedimenti di
sequestro penale sia pura su uno solo dei due impianti.
Il
Comitato dei cittadini residenti nella zona recentemente costituitosi ha già diffidato il Comune di Vezzano Ligure
ad annullare la convocazione delle due conferenze dei servizi (vedi QUI il
testo della Diffida).
Se
così non sarà ogni ente competente si assumerà le responsabilità morali, prima
di tutto, ed in secondo luogo legali, di nuove autorizzazioni.
Sulla
prevenzione della salute occorre cambiare passo in questa Provincia, mi auguro
che questo accada con la buona politica, ma se questa non bastasse allora sarà
inevitabile rivolgersi ancora una volta alla magistratura e non solo a quella
locale.
[1] Si veda in particolare l’obbligo
relativo “il contenimento ermetico delle polveri” previsto dal punto 2.1. (produzione e manipolazione di
materiali polvurolenti)
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