giovedì 2 ottobre 2014

Impianto Inerti Lagoscuro: il dissequestro non rimuove inquinamento e illegalità.

Dissequestrato l'impianto inerti della Granulati Muto srl nella piana di Ceparana, località lago scuro (comune di Vezzano Ligure).

Secondo i giudici del tribunale del riesame: "non è stato possibile dimostrare il dolo". Da cittadino mi verrebbe voglia di dire che in questo territorio non è possibile invece dimostrare che esista una giustizia per i cittadini.  

Ma ragionando da un punto di vista legale è chiaro che i giudici hanno dissequestrato l’impianto in questione,  per un vizio procedurale degli organi di polizia giudiziaria, consistente principalmente nella carenza di indagini sul campo sulla base delle quali sarebbe poi stato emanato il provvedimento di sequestro peraltro inizialmente confermato dal GIP (giudice indagine preliminari)

In realtà i profili penali sono, allo stato degli atti e dei fatti che di seguito descriverò e di cui ho tratto ampiamente in questi post
QUI, QUI e QUI) , sono ancora potenzialmente applicabili al caso in esame al di la di questa decisione che, lo ricordo per i distratti, riguarda solo uno dei due impianti della ditta Granulati srl, l’altro quella sulla frantumazione degli inerti è tutt’ora sequestrato ed è collocato in area parco!


Tornando all’impianto ora dissequestrato (che produce ciotoli derivanti dalla lavorazione del materiale dell’impianto rimasto sotto sequestro),  non solo è stato sequestrato due volte ma è tutt’ora sotto diffida della Provincia, diffida alla quale a conoscenza del sottoscritto non risulta che la ditta che gestisca l'impianto abbia dato seguito.
Ricordo infatti che il primo sequestro era legato proprio alle violazioni delle prescrizioni autorizzatorie, violazioni che hanno continuato a persistere allo stato dei fatti e delle denunce dei cittadini che vivono nella zona. 
1. Mancati controlli analitici annuali e conservazione relativi certificati nello stabilimento
2. Mancato rispetto norme tecniche UNI EN per la rilevazione delle polveri
3. Mancati Controlli semestrali della efficienza dei filtri a maniche per abbattere le polveri e relativa tenuta dei registri di tali controlli
4. Mancato funzionamento impianti di irrogazione piazzale durante la lavorazione
5. Mancata pulizia dei piazzali esterni all’area di lavorazione per ridurre la polverosità diffusa
6. Mancata chiusura delle serrande di accesso all’impianto ogni qualvolta l’impianto di frantumazione è operante
7. Mancato rispetto dell’obbligo  di non lavorare nelle ore dalle 22 alle 6 ex nulla Osta acustico rilasciato in data 19/01/2010 dal Comune di Vezzano



AL DI LA DEL PROVVEDIMENTO DI SEQUESTRO PERMANGONO PROBLEMATICHE SANITARIE E PRESCRITTIVE PER L’IMPIANTO GRANULATI SRL


Il mancato uso dei poteri pubblici in materia di  prevenzione sanitaria
A questo occorre aggiungere che l'impianto, nella sua attuale collocazione, costituisce un rischio permanente alla salute dei residenti in violazione a mio avviso della normativa sulle industrie salubri che stranamente nessun ente competente a cominciare dal Comune di Vezzano e soprattutto dal suo Sindaco (massima autorità sanitaria nel territorio comunale) non ha mai messo sotto la lente dei controlli e delle decisioni tecnico amministrative. Eppure anche recentemente il Consiglio di Stato (sentenza del 27/5/2014 n. 2751  vedi QUI) ha confermato i poteri del Sindaco in questa materia come ho spiegato QUI.


Le prescrizioni inadeguate fino ad ora inserite nelle autorizzazione ai due impianti
Le prescrizioni fino ad ora date a questa attività, comprese quelle a cui  dovrà adeguarsi, da parte della Provincia risultano comunque non sufficientemente adeguate per  impianti come quello in esame. Ad esempio non sono mai state prese in considerazione prescrizioni quali:
1.  le strade e i piazzali devono essere realizzati in modo tale da non dare accumulo e sollevamento di polveri a seguito di passaggio di veicoli (es. umidificazione costante, asfaltatura, altri tipi di pavimentazione);
2. l’intera area dedicata all’attività di frantumazione (comprese le aree di deposito e di movimentazione dei mezzi) dovrà essere dotata di barriera arborea con essenze di alto fusto sempreverdi o di barriera ombreggiante;
3. la distanza tra i punti di scarico del materiale nelle tramogge e il cumulo dei materiali trattati non dovrà essere superiore a due metri;
4. le tramogge devono essere a ciclo completamente chiuso;
5. il riferimento al rispetto delle prescrizioni contenute all’allegato V parte I  (vedi  QUIalla parte quinta del decreto legislativo n. 152/2006 per le emissioni di polveri provenienti da attività di produzione, manipolazione, trasporto, carico, scarico, e stoccaggio di materiali polverulenti[1].
6. non adegua mento della attuali zoonizzazione acustica comunale agli indirizzi della giurisprudenza in materia di contiguità di aree aventi classificazioni  non progressive (caratterizzate, cioè, da valori limite che differiscano per più di 5 decibel )


LA SPECULAZIONE ECONOMICA E I DANNI AMBIENTALI DIETRO IL COMMERCIO DELLE SCAGLIE DI MARMO
Infine una ultima questione che va al di la del tema ambientale e riguarda la presunta “utilità socio - economica” del ciclo produttivo che sta dietro impianti come quello qui esaminato.
Come si rileva anche dalle relazioni tecniche della ditta in questione, l’attività dell’impianto utilizza come materia prima le scaglie di marmo bianco di Carrara  provenienti direttamente dalle cave dislocate generalmente sul territorio apuo-versiliese.
Come affermano documenti di Legambiente Carrara lo sfruttamento delle scaglie ha fatto sopravvivere le cave con il marmo scadente, provocando un danno ambientale in cambio di un limitato guadagno. Perché il carbonato di calcio si ottiene dagli scarti dell’escavazione, che vengono venduti in grande quantità ma a un prezzo decisamente inferiore rispetto ai blocchi di marmo puro: il marmo più pregiato può arrivare a costare fino a 2-3 mila euro la tonnellata, i detriti a meno di due euro.
Non solo ma dietro al traffico delle scaglie di marmo ci potrebbero essere fenomeni di elusione fiscale come denunciato perfino dalla Commissione Marmo del Comune di Carrara (vedi  QUI).



CONCLUSIONI LA VICENDA NON FINISCE CON IL DISSEQUESTRO
Dissequestro o meno il Comune di Vezzano Ligure insieme con gli altri enti competenti non possono pensare in questo quadro sopra descritto di autorizzare i due impianti nelle prossime conferenze dei servizi convocate ad ottobre.  Un quadro che, come sopra descritto,  vede il permanere di gravi lacune autorizzatorie, di  prevenzione sanitaria, di istruttorie e non ultima di permanere di provvedimenti di sequestro penale sia pura su uno solo dei due impianti.

Il Comitato dei cittadini residenti nella zona recentemente costituitosi  ha già diffidato il Comune di Vezzano Ligure ad annullare la convocazione delle due conferenze dei servizi (vedi QUI il testo della Diffida). 
Se così non sarà ogni ente competente si assumerà le responsabilità morali, prima di tutto, ed in secondo luogo legali, di nuove autorizzazioni.

Sulla prevenzione della salute occorre cambiare passo in questa Provincia, mi auguro che questo accada con la buona politica, ma se questa non bastasse allora sarà inevitabile rivolgersi ancora una volta alla magistratura e non solo a quella locale. 





[1] Si veda in particolare l’obbligo relativo il contenimento ermetico delle polveri” previsto dal punto 2.1. (produzione e manipolazione di materiali polvurolenti)

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