sabato 5 giugno 2021

Progetto di Centrale a gas a Spezia: le rimozioni di Toti, l’inerzia del Governo. Un piano di azione

Il Presidente della Regione Liguria Giovanni Toti con una dichiarazione uscita sui quotidiani spezzini on line (QUI e QUI) dichiara: “Regione Liguria si allinea al parere negativo espresso dagli Enti locali e non sarà disponibile a discutere ulteriormente di riconversione al turbogas, di compensazioni e ricadute territoriali fino a quando le stesse forze politiche che a Roma, con diversi ministri, hanno votato il piano energetico del Paese, con la proposta di riconversione dal carbone al turbogas quale transizione verso altre fonti di energia, non esprimeranno anche a livello locale spezzino il proprio supporto a quelle scelte, assunte dai loro partiti a livello nazionale.”


Dichiarazione incompleta e inesatta...

Incompleta perché non basta che il Presidente della Regione dichiari che si “allinea al parere negativo degli Enti Locali”. Visto che chiede chiarezza istituzionale dovrebbe fornirla anche lui. Il Presidente sa bene, o qualcuno glielo ricordi, che l’autorizzazione finale del Ministero della Transizione Ecologica viene rilasciata “previa Intesa” con la Regione territorialmente interessata. Sulla natura di questa Intesa ho trattato ampiamente QUI. Insomma il Presidente dica come eserciterà questo potere preciso che la legge gli riconosce altro che allinearsi.


Inesatta perché il Presidente della Regione Liguria sa bene, oppure qualcuno glielo spieghi, che il progetto di centrale a gas su Spezia non è previsto da quello che lui definisce il “Piano Energetico del Paese” (per esattezza la sigla è PNIEC). Anzi il Piano Nazionale Integrato Energia e Clima (PNIEC) a pagina 111 afferma testualmente: “Le valutazioni delle modifiche infrastrutturali eventualmente necessarie ai fini della concreta attuazione del phase out del carbone dalla produzione elettrica si baseranno sul confronto in appositi tavoli settoriali (per zone di mercato elettrico, per singolo sito e specifico per la Sardegna), con gli operatori, le autonomie locali, Terna, le parti sociali e le associazioni ambientaliste e di categoria. I tavoli hanno lo scopo di valutare le condizioni tecniche e normative, le infrastrutture necessarie, nonché le modalità di salvaguardia dell’occupazione (per la quale sono state stanziate apposite risorse)”.

Non solo ma la Dichiarazione di sintesi (22 gennaio 2020) relativa alla procedura di Valutazione Ambientale Strategica del PNIEC, a pagina 10, afferma: “Il Piano è un documento di natura strategica e non scende nel dettaglio degli interventi, né li localizza sul territorio” per poi aggiungere: Nelle fasi attuative del Piano è previsto che i Ministeri competenti insieme alle Regioni individuino le aree idonee e quelle non idonee”.  

 

Domanda al Presidente Toti perché non utilizza il contenuto del PINIEC per contestare al Governo la mancata attuazione dei principi di questo Piano proprio in relazione alle localizzazione delle centrali a gas per la transizione energetica?

 

Certo il Presidente può permettersi di fare queste dichiarazioni perché il Governo Nazionale in questi anni:

1. ha attuato il meccanismo del capacity market solo a favore delle fonti fossili

2. non ha approvato i ripotenziamenti delle centrali a gas esistenti che avrebbero evitato sia la ventilata possibilità di prorogare il funzionamento delle centrali a carbone (a partire da quella spezzina) e probabilmente anche il progetto di una nuova centrale a gas quanto meno in un sito già compromesso come quello spezzino.

3. non ha approvato e permesso la realizzazione degli impianti di accumulo che avrebbero garantito la programmabilità degli impianti da fonti rinnovabili.

 

 

Concludendo e una proposta di lavoro…

Il Governo Nazionale ha delle responsabilità enormi nel ritardo sulla transizione alle fonti rinnovabili per la generazione elettrica ma il Presidente della Regione non può usare questo ritardo rimuovendo i suoi poteri e limitandosi ad accodarsi al no degli Enti Locali. Può fare molto di più come afferma lo stesso PNIEC sempre a pagina 111: “ferma restando la necessità di accelerare la crescita delle energie rinnovabili, nell’ambito degli interventi complessivi (accumuli, reti, generazione flessibile, altre opere di rete) da realizzare per il target 2030, alcune modifiche infrastrutturali risultano in particolare connesse allo scenario di phase out dal carbone e in particolare, da avviare nella finestra 2020-2025: - nuova capacità a gas per circa 3 GW, di cui circa il 50% sostanzialmente connesso al phase outcoerentemente con la pianificazione e la regolamentazione (paesaggistica e ambientale) regionale,…”.


Cosa occorre fare: 

1.  La Regione deve impostare, da subito senza attendere la conclusione della VIA sul progetto di centrale a gas spezzino, la motivazione del diniego di Intesa al progetto di centrale a gas fondandolo sui margini di flessibilità che le norme europee sul mercato comune della energia elettrica e il Piano Nazionale Integrato Energia Clima (PNIEC) lasciano per decidere su quali fonti fondare la transizione al 2025 aggiungendo anche i nuovi obiettivi del Green Deal che richiedono al più presto una revisione degli stessi PNIEC;

2. Impegnare il Governo ad accelerare i progetti in corso di autorizzazione presso il Ministero Ambiente sia per le fonti rinnovabili (impianti di accumulo compresi sia da realizzare che da riattivare garantendo così la programmabilità degli impianti a fonti rinnovabili per la stabilità del sistema elettrico) che per il potenziamento degli impianti a gas esistenti  che permetterebbero di evitare sicuramente la continuazione della centrale a carbone dopo il 31 dicembre 2021 ma anche la prospettata nuova centrale a gas a Spezia;

3. utilizzare la pressione derivante dall’esercizio del potere di Intesa nel senso prospettato al punto 1 per avviare immediatamente un tavolo di confronto Stato Regione Enti Locali parti sociali ed Enel, dando attuazione a quanto previsto dallo stesso PNIEC

4.  La Regione apra un confronto con il governo sulla gestione del meccanismo del capacity market attualmente tutto indirizzato a favore delle fonti fossili e del gas in particolare. Voglio ricorda che in Italia il meccanismo capacity market è stato approvato con Decreto Ministeriale quindi non servirebbe neppure una legge per modificarlo. Certo ci sono le aste assegnate ma questo si può superare con un accordo al tavolo di concertazione suddetto che garantisca ai produttori la realizzazione di progetti diversi dalle nuove centrali a gas. 

 

P.S.

Questo è il quadro reale della situazione non perché lo scriva io ma perché è contenuto negli atti e nelle norme in materia.

 

 

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