Parecchi anni fa (anni 90 del secolo
scorso) un giurista di grande valore deceduto qualche anno fa avanzava una
visione del diritto ambientale[1]
che usciva dalle logiche polverose dei seminari giuridici slegati dalla
materialità dei conflitti ambientali che nei territori si svolgevano.......
1. assicurare all’Amministrazione
formazione del personale e strutture tecniche adeguate , invece che fare
emanare norme sulla attività e codici etici di comportamento
2. il potere di diritto è
subordinato agli interessi diffusi dei cittadini e quindi questi devono rendersi capaci di organizzarsi per agire rendendo troppo
costoso , o impossibile, perseguire il risultato con il diritto senza tenere
conto della loro presenza
3. mantenere acceso il conflitto e
con esso la prevalenza nell’azione degli interessi soggettivi all’ambiente su
quelli contrari
4. non si possono racchiudere i
molteplici interessi che stanno dietro ai conflitti ambientali in fattispecie
astratte ma occorre garantire la espressione dei molteplici interessi e culture
contro la omogeneizzazione delle esistenza
In
sintesi secondo l’autore non si tratta solo di adattare il diritto alla
tematica nuova dell’ambiente ma di generare a causa dell’ambiente nuove tecniche
di intervento nella società usando il diritto.
All’epoca in
cui Spantigati scriveva, questi concetti
sembravano lontani dalla realtà ma questi 10 -15 anni di conflitti ambientali
hanno dimostrato che proprio da quei conflitti sta nascendo una nuova visione
del diritto per cui la singola amministrazione non è più semplicemente un centro
d’imputazione attributario della cura di uno specifico e ben definito
interesse, ma è sempre più spesso una figura soggettiva chiamata ad operare
scelte dispositive (distributive) di risorse limitate, dopo aver condotto una
propedeutica valutazione di compatibilità fra – plurimi - interessi pubblici, e
fra questi e quelli dei privati, in relazione ai vari, possibili usi di tali
risorse, ciascuno corrispondete ad un dato interesse.
Insomma una
giustizia e un diritto che non si limitino a riprodurre e/o consolidare lo
status quo ma mirino a proteggere e tutelare la società civile.
Come afferma
l’associazione Law and Society [2] : studiare
il diritto in azione anziché il diritto dei libri.
[1]
F. Spantigati "Valutazione giuridica dell'ambiente. Di che cosa parliamo quando
parliamo di diritto dell'ambiente" (ed. CEDAM 2002)
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