La Autorità Portuale annuncia per l’ennesima
volta un progetto di elettrificazione del porto al fine di ridurre le emissioni
da navi che attraccano ai moli spezzini ma anche dei mezzi di movimentazione
che operano a terra nello scarico carico dei container.
Non è una novità: il 2 Febbraio 2010 Autorità
Portuale ed Enel SpA firmarono un protocollo con gli stessi obiettivi che
doveva valere fino al giugno 2013. Questa data è stata ampiamente superata
senza alcuna realizzazione di quanto contenuto in quel Procollo ormai vecchio
di oltre 5 anni, quasi 6 possiamo dire.
Sarà questa la volta buona? Vedremo ma intanto il
punto è che questi annunci vengono fatti senza che si chiarisca:
1. perché il
Porto di Spezia sia così in ritardo nell’attuare
non solo la normativa europea e nazionale ma anche gli stessi documenti
ufficiali della UE in materia nonostante questi vengano citati anche nel
Protocollo del 2010;
2. perché,
nonostante la normativa che limita le emissioni nei porti sia molto datata, ad oggi non sia chiaro se e come venga
rispettata nel nostro porto;
3. perché non
sono mai stati avviati sistemi di monitoraggio mirati sulle emissioni
specifiche della navi e dei mezzi di movimentazione presenti nel nostro porto,
limitandosi ad applicare monitoraggi standard sulla qualità dell’aria.
Vediamo partitamente cosa c’è dietro queste tre
domande…
LA NORMATIVA SULLE
EMISSIONI DELLE NAVI NEI PORTI
Decreto
legislativo 205 del 2007 prevedeva dal 1/1/2010, il divieto di utilizzo di combustibili per uso marittimo
con tenore di zolfo superiore allo 0,1% in massa su navi all'ormeggio. Il divieto si applica anche ai periodi di carico,
scarico e stazionamento. La sostituzione dei combustibili utilizzati con
combustibili conformi a tale limite deve essere completata il prima possibile
dopo l'ormeggio. La sostituzione dei combustibili conformi a tale limite
con altri combustibili deve avvenire il più tardi possibile prima della
partenza.
Successivamente è intervenuto il DLgs 112/2014 che ha
ribadito per le navi nei porti il limite in tenore di zolfo inferiore
all’0,10 % a partire dal 1°gennaio 2015.
Quindi il termine è già scaduto e sarebbe interessante
sapere se l’Autorità Portuale e la Capitaneria di Porto lo hanno fatto rispettare. Su cosa occorra che
verifichino le autorità preposte a cominciare dalla Capitaneria l’ho spiegato
ampiamente in questo post del gennaio 2013: vedi QUI, ma non ho avuto ad oggi alcun riscontro concreto.
Ma sulla possibilità di usare sistemi alternativi, a quelli
dei combustibili a basso tenore di zolfo, per ridurre le emissioni delle navi nei porti è intervenuta da tempo anche una Raccomandazione della UE...
LA RACCOMANDAZIONE DELLA UE DEL 8/5 /2006
Già nel 2006
la Commissione UE raccomandava (vedi qui) agli
stati membri come metodo alternativo all’uso di combustibili marittimi più
puliti quello dell’utilizzo di elettricità erogata da reti elettriche terrestri
per le navi ormeggiate nei porti comunitari; in particolare per quei porti “in
cui siano stati manifestati timori da parte del pubblico riguardo ad elevati
livelli di inquinamento acustico, in particolare negli ormeggi situati
nelle vicinanze di zone residenziali” .
Non solo ma questa Raccomandazione contiene in allegato precise specifiche
tecniche per l’erogazione di elettricità, da rete elettriche terrestri,
alle navi in ormeggio.
Inoltre la Raccomandazione dimostra l’utilità economica, alla
luce del rispetto entro il 2010 dei nuovi vincoli di legge sulla qualità del
combustibile marittimo, della scelta elettrica. Afferma la Raccomandazione: “I
dati dimostrano che, erogando l’elettricità da terra, i benefici complessivi in
termini monetari dovrebbero variare tra 103 e 284 milioni di EUR l’anno (con un
tenore di zolfo pari allo 0,1 %). Tutto ciò si traduce in benefici per la
salute umana e in una riduzione dei danni materiali grazie all’abbattimento
delle emissioni inquinanti in atmosfera”, aggiunge la
Raccomandazione: “Il passaggio ad un sistema di erogazione di elettricità di
questo tipo porterà anche altri vantaggi che non emergono dalle cifre
riportate. Basti pensare che le emissioni di biossido di carbonio (CO2) si
ridurranno di oltre il 50 %, il monossido di carbonio (CO) sarà abbattuto del
99 % circa e le emissioni di ossido nitroso (N20) diminuiranno di oltre il 50
%. Saranno eliminate anche le vibrazioni e il rumore prodotto dai
motori ausiliari che, in base a misurazioni effettuate nelle immediate
vicinanze, si attesta sui 90-120 dB”.
Conclude la Raccomandazione: “per le navi con motori più grandi che
approdano regolarmente nello stesso porto, l’erogazione di elettricità
da terra dovrebbe essere un’opzione da preferire, sotto il
profilo ambientale ed economico, rispetto all’impiego di combustibile
contenente lo 0,1 % di zolfo. In termini economici, questo sistema di
erogazione dovrebbe comportare un risparmio per le navi nuove che utilizzano
combustibile a basso tenore di zolfo e che approdano regolarmente nello stesso
porto, in particolare — ma non solo — in presenza di
esenzioni fiscali come quelle consentite dalla direttiva 2003/96/CE. Gli
Stati membri e le autorità locali potrebbero voler prendere in esame
altri strumenti per incentivare i porti ad investire nell’infrastruttura di
erogazione dell’elettricità tramite allacciamento alle reti terrestri e a
garantirne l’impiego.”
MONITORAGGIO
SPECIFICO PER LE EMISSIONI DELLE NAVI NEI PORTI
Attualmente la normativa sulle emissioni da navi nei porti prevede
obblighi di campionamento e analisi solo sui combustibili marittimi. Quindi,
come avviene anche nel nostro porto, si applicano sistemi di monitoraggio secondo la normativa generale
sulla qualità dell’aria ma non specifici sulle emissioni da navi.
È possibile effettuare tali monitoraggi specifici? Direi di
si.
Si veda a titolo di esempio il progetto POSEIDON, coordinato dall’Istituto di scienze
dell’atmosfera e del clima del Cnr (Isac-Cnr). Il metodo di raccolta
e analisi dei dati permette di isolare il contributo specifico delle
emissioni navali dall’inquinamento atmosferico totale. Grazie all’elevata
frequenza di campionamento, infatti, è possibile raccogliere prima, durante
e dopo il passaggio di una nave tutte le informazioni su polveri sottili (pm2,5)
e gas (ossidi di azoto e zolfo). Tale metodologia deve in particolare
servire per valutare i picchi di emissioni al momento dell'arrivo e della
partenza delle navi oltre che nella loro permanenza.
Per un approfondimento vedi QUI.
Un altro progetto correlato al Poseidon è il progetto CAIMANs (vedi QUI), per un approfondimento vedi QUI.
I due progetti sono finanziati dal Programma europeo MED per la cooperazione territoriale, che lavorano sui porti di Venezia, Brindisi, Genova, Rijeka (Croazia), Patrasso (Grecia) e Marsiglia (Francia)
Per un approfondimento vedi QUI.
Un altro progetto correlato al Poseidon è il progetto CAIMANs (vedi QUI), per un approfondimento vedi QUI.
I due progetti sono finanziati dal Programma europeo MED per la cooperazione territoriale, che lavorano sui porti di Venezia, Brindisi, Genova, Rijeka (Croazia), Patrasso (Grecia) e Marsiglia (Francia)
A questi progetti ora si è aggiunto il recentissimo Regolamento (UE)
2015/757 (vedi QUI)
che stabilisce
norme per il monitoraggio, la comunicazione e la verifica accurati delle
emissioni di anidride carbonica (CO2) e di altre informazioni pertinenti in relazione
alle navi che arrivano, circolano o partono da porti sotto la giurisdizione di
uno Stato membro al fine di promuovere in modo efficace dal punto di vista dei
costi la riduzione delle emissioni di CO2 derivanti dal trasporto
marittimo.
Ma senza cercare questo ultimo Regolamento basterebbe fosse
stato applicato quanto previsto dal giudizio di Valutazione di Impatto Ambientale (VIA) del Piano Regolatore del Porto,
espresso ormai molti anni fa dal Ministero dell’Ambiente e mai attuato
completamente: (pag.
54 del Decreto VIA 11 aprile 2006):” Per l’acquisizione
di dati rappresentativi dell’inquinamento prodotto sulla qualità dell’aria dal
traffico diretto ed indotto
dall’attività propriamente portuale sulla fascia di probabile propagazione degli impatti dovrà
essere posto in atto un programma di monitoraggio esteso a tutta la fascia urbana di possibile coinvolgimento in accordo con
l’ARPAL;detto monitoraggio -da effettuarsi in continuo con postazioni fisse
integrate da postazioni mobili gestite dal Proponente a titolo compensativo,
individuate con particolare attenzione ai siti dove si
prevede incremento delle emissioni-dovrà verificare l’attuale situazione
ambientale della componente atmosfera nonché l’evolversi delle possibili
variazioni determinate dall’attuazione del PRP per l’adozione delle eventuali
misure di mitigazione;”
Questo
non è un invito è una prescrizione contenuta in un provvedimento
autorizzatorio!
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