Il
Rapporto ecosistema urbano 2015 di Legambiente e Sole24ore (vedi
QUI) ha
rilevato che per La Spezia ha avuto
emissioni significative di biossidi di azoto.
Niente di nuovo in quanto il ben
più autorevole Rapporto Ispra sulla
Qualità dell’Ambiente Urbano del 2014
aveva rilevato per la nostra città un aumento delle emissioni di ossidi di
zolfo, vedi QUI, in particolare pagine 382 e 383.
Peraltro quel Rapporto
metteva l’accento anche sulle rilevanti emissioni (con superamenti dei limiti
di legge, vedi pagina 400 e 401) di un altro inquinante, l’ozono, prodotto
dalla reazione dell’ossido di azoto e
composti organici volativi con la luce solare, di cui si parla poco ma che è
ufficialmente un cancerogeno.
Le
ragioni, come spiega anche oggi un
ottimo articolo del Secolo XIX, non possono essere limitate alla centrale Enel ma anche e soprattutto al porto ed in
particolare alle emissioni delle navi container e da crociera che vi attraccano
nonché ai motori diesel che alimentano i
macchinari di movimentazione sui piazzali.
Lo
avevo spiegato in questo post dello scorso giugno (vedi QUI).
Ma
il nodo di fondo che non viene sciolto dalle amministrazioni competenti (prima
di tutto Autorità Portuale e Capitaneria di Porto ma anche in seconda battuta
Comune della Spezia) è quello del monitoraggio delle emissioni da navi nel
porto e soprattutto dei risultati di questo monitoraggio a cominciare dalla
documentazione ufficiale che dovrebbe dimostrare se e quanto la navi che
attraccano nel porto della Spezia rispettano la normativa in materia.
Nel
frattempo la Autorità Portuale ha annunciato da mesi un Protocollo che dovrebbe
anticipare, per il nostro porto,
l’applicazione di una norma comunitaria che a detta della Autorità Portuale: “diventerà obbligatoria dal prossimo anno”.
In realtà non c’era
bisogno di alcun protocollo pomposo per applicare la normativa suddetta bastava
semplicemente applicarla e andava fatto non dal 2015 ma come minimo dal 2008. A questa normativa ora si è aggiunto il Regolamento (UE) 2015/757 (vedi QUI) che stabilisce norme per il monitoraggio, la comunicazione e la verifica accurati delle emissioni di anidride carbonica (CO2) e di altre informazioni pertinenti in relazione alle navi che arrivano, circolano o partono da porti sotto la giurisdizione di uno Stato membro al fine di promuovere in modo efficace dal punto di vista dei costi la riduzione delle emissioni di CO2 derivanti dal trasporto marittimo.
Ma
cosa vuol dire applicare questa normativa nel nostro Porto?
Per
capire occorre analizzare specificamente la normativa che disciplina le
emissioni da navi nei porti, sia quella originaria del 2007 che quella entrata
in vigore successivamente
Soprattutto
occorre analizzare gli obblighi a carico non solo degli armatori e dei
comandanti delle navi che attraccano nel porto ma anche degli obblighi di
pubblicazione dei documenti di controllo a carico delle Autorità Pubbliche
preposte.
Spiego
tutto in questo post del novembre 2014: vedi QUI.
Ma
quello che non torna da tempo sono anche le dichiarazioni degli organi di
controllo a cominciare dalla Capitaneria di Porto e a seguire la Autorità
Portuale.
In
particolare nel porto gli organi di controllo continuano a sostenere una tesi
minimalista della vigilanza sulle
emissioni da navi rispetto a quanto prevede la legge.
Non
sono sufficienti nei i controlli a campione
ne la tenuta del registro dei soli fornitori di combustibili
per le navi che attraccano nel porto.
Su cosa occorre che verifichino le autorità preposte a
cominciare dalla Capitaneria l’ho spiegato ampiamente in questo post del
gennaio 2013: vedi QUI, ma non
ho avuto ad oggi alcun riscontro concreto.
Nel
quadro sopra delineato risultino un poco oziose le discussioni su quelle che si
potrebbe fare per ridurre le emissioni
delle navi, magari presentate in convegni tenuti in sale ovattate. Discussioni
che, come dimostra il progetto di deposito gnl per trazione marittima e non
nell’area del rigassificatore di Panigaglia, potrebbero portare nuovi impatti
al nostro territorio, vedi QUI.
Quello
che arriverà lo vedremo e la discussione è certamente interessante ma intanto cominciamo
ad applicare la normativa che vige dal 2008, sarebbe un segnale importante di
trasparenza e soprattutto di rispetto della salute dei cittadini spezzini che a
migliaia vivono nelle aree limitrofe alle banchine di attracco del porto.
In secondo luogo va colmata la lacuna della normativa sopra descritta che prevede obblighi di campionamento e analisi solo sui combustibili marittimi. Occorre invece introdurre anche nel nostro porto sistemi di monitoraggio, che utilizzando la normativa generale sulla qualità dell'aria, specifici sulle emissioni da navi. Si veda a titolo di esempio il progetto POSEIDON, coordinato dall’Istituto di scienze dell’atmosfera e del clima del Cnr (Isac-Cnr). Il metodo di raccolta e analisi dei dati permette di isolare il contributo specifico delle emissioni navali dall’inquinamento atmosferico totale. Grazie all’elevata frequenza di campionamento, infatti, è possibile raccogliere prima, durante e dopo il passaggio di una nave tutte le informazioni su polveri sottili (pm2,5) e gas (ossidi di azoto e zolfo). Tale metodologia deve in particolare servire per valutare i picchi di emissioni al momento dell'arrivo e della partenza delle navi oltre che nella loro permanenza.
Per un approfondimento vedi QUI.
Un altro progetto correlato al Poseidon è il progetto CAIMANs (vedi QUI), per un approfondimento vedi QUI.
I due progetti sono finanziati dal Programma europeo MED per la cooperazione territoriale, che lavorano sui porti di Venezia, Brindisi, Genova, Rijeka (Croazia), Patrasso (Grecia) e Marsiglia (Francia)
Per un approfondimento vedi QUI.
Un altro progetto correlato al Poseidon è il progetto CAIMANs (vedi QUI), per un approfondimento vedi QUI.
I due progetti sono finanziati dal Programma europeo MED per la cooperazione territoriale, che lavorano sui porti di Venezia, Brindisi, Genova, Rijeka (Croazia), Patrasso (Grecia) e Marsiglia (Francia)
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