lunedì 24 dicembre 2012

La verità sulla cancellazione del sito di bonifica nazionale di Pitelli!

Cancellato il sito di bonifica nazionale di Pitelli. Gioisce il Sindaco di Spezia e tutti  coloro che vedono le norme a tutela di ambiente e salute un peso inutile  per lo “sviluppo” del territorio.

Le conseguenze di questa scelta non sono state adeguatamente analizzate,  anche dalla stampa locale come al solito sempre pronta a recepire passivamente tutte le notizie del Palazzo. Non solo ma neppure sono state analizzate le ragioni che hanno portato il Sindaco di Spezia ad esultare per  la  scelta del Ministero dell’Ambiente. 

Eppure queste conseguenze e le ragioni dei fautori della eliminazione del sito sono  assolutamente rilevanti non solo per la tutela dell’ambiente e della salute dei cittadini, ma per la difesa della legalità , della verità e quindi della democrazia.
Vediamo  perché……..



LE FALSITÀ DI FEDERICI: SENZA IL SITO NAZIONALE LE PROCEDURE SI SEMPLIFICANO
Dichiara Federici: “Si supera  la classificazione che per tanto tempo ha tenuto il golfo e parte del territorio con la collina di Pitelli “prigionieri” di procedure burocratico amministrative farraginose e inconcludenti, senza peraltro portare alcun beneficio sotto il profilo ambientale”.

Davvero cancellando il sito nazionale si cancellano le procedure di legge in materia di bonifiche? No per il semplice motivo che la procedura autorizzatoria in materia di bonifiche è la stessa sia per i siti dichiarati di interesse nazionale che per quelli dichiarati di interesse locale/regionale.  Si legga Federici il comma 4 articolo 252 del DLgs 152/2006. 

Quanto sopra salvo che il sig. Federici non dimostri che solo perché è scomparso il sito nazionale è altrettanto scomparso l’inquinamento. Ovviamente come dimostrano tutti gli atti ufficiali a cominciare da quello più importante, la caratterizzazione dell’inquinamento nel golfo di Spezia, ciò non corrisponde alla verità. 

Allora il Sig. Federici dovrebbe leggersi la definizione di sito inquinato (a prescindere da nazionale o locale) affermato dalla normativa in materia: “e) sito contaminato: un sito nel quale i valori delle concentrazioni soglia di rischio (Csr), determinati con l'applicazione della procedura di analisi di rischio di cui all'allegato 1 alla parte quarta del presente decreto sulla base dei risultati del piano di caratterizzazione, risultano superati;” (lettera e) comma 1 articolo 240 DLgs 152/2006).  Ora, ma è solo un esempio il sig. Federici si vada a leggere la pagina 105 del Progetto preliminare di bonifica per l’area a mare del sito di Pitelli elaborato per conto del Ministero dell’Ambiente dall’Istituto centrale per la Ricerca scientifica e tecnologica applicata al mare (ora assorbita da ISPRA), ma soprattutto si legga il passaggio conclusivo del suddetto Progetto: “Conclude lo studio di ICRAM: "Da una visione complessiva si identificano alcune aree la cui contaminazione risulta particolarmente critica: l’area del Seno della Pertusola, il settore nord occidentale del Porto Mercantile (dal Molo Garibaldi alla Darsena Duca degli Abruzzi) ed il tratto costiero orientale, da Cadimare al Seno di Panigaglia. In alcune di queste aree concentrazioni molto elevate di metalli e contaminanti organici si spingono anche alle profondità maggiori". 

Allora sig. Federici l’inquinamento resta sia che il sito lo si chiami nazionale, regionale o “pippo”!

E quindi resta la procedura di cui all’articolo 242 del DLgs 152/2006 compresi i passaggi documentali previsti nel caso si decida di intervenire nelle aree inquinate e quindi di bonificarle: caratterizzazione, analisi del rischio, progetto di bonifica o messa in sicurezza a seconda del livello di inquinamento.



LE BALLE DEI GIORNALISTI CONFUSI: L’INQUINAMENTO O È REALE O NON È !!!
Nello articolo sulla notizia della cancellazione del sito nazionale , la giornalista del Secolo XIX fa una affermazione non vera:  “sotto l’aspetto formale–si può dire che ora il problema dell’inquinamento sia stato in qualche modo cancellato.”  
Ora questo è uno di quei casi del diritto ambientale in cui reale e formale si uniformano, infatti dalla  definizione ex lege di sito inquinato sopra riportata si evince che il concetto formale di inquinamento si fonda sull’inquinamento reale prodotto dal superamento dei limiti dei singoli inquinanti. Ecco ad esempio in cosa consiste l’inquinamento reale della sola parte a mare del sito di Pitelli, secondo il Progetto ICRAM sopra citato:
1. Concentrazioni di arsenico significative invece risultano nel tratto di mare davanti all'area della ex Pertusola e Cantieri navali di Muggiano, quindi vicinissimo alla parte iniziale della diga. Stesso discorso per il Rame, i PCB ( Policlorobifenili), i composti organostannici (TBT) per capire i rischi di questi ultimi vedi qui 
2. Sempre nell'area Pertusola e Cantieri del Muggiano abbiamo il cadmio: per questo ultimo nel seno di Pertusola ci sono concentrazioni che superano anche di due ordini di grandezza il valore d’intervento, con picchi pari a 485 mg/kg (pagina 75 studio ICRAM).
3. Valori di Idrocarburi Policiclici Aromatici (fino ad un metro di profondità del fondo) significativi invece nel tratto di mare di fronte alla parte ovest della diga ,verso Portovenere per intenderci (pagina 81 studio ICRAM).
4. concentrazioni notevoli di Zinco nel Seno della Pertusola (pagina 64 studio ICRAM): in particolare l'ICRAM rileva concentrazioni di molto superiori ai valori d’intervento (fino a 37772 mg/kg) in diverse aree, ma soprattutto davanti alla ex Fonderia di Piombo della Pertusola (pagina 61 studio ICRAM)
5. Per il piombo concentrazioni significative ovviamente nel Seno della Pertusola ma anche nella parte più ad est dei mitili, proprio davanti alla diga. Secondo lo studio ICRAM: "La contaminazione da Piombo (Pb) si presenta distribuita nei livelli superficiali lungo la fascia costiera, principalmente nel tratto interessato dalla ex Fonderia di Piombo della Pertusola e dalla cantieristica navale, con concentrazioni estremamente preoccupanti, superiori di due ordini di grandezza al valore di intervento (48518 mg/kg)" (pagina 56 studio ICRAM)
6. In relazione alle concentrazioni di Mercurio (Hg), si riscontra nei primi 50 cm uno stato generale di contaminazione per quasi tutta la fascia costiera e per un’area della parte meridionale della rada in prossimità della diga foranea (pagina 50 studio ICRAM).
  


LE PROCEDURE DI BONIFICA PER I SITI INQUINATI, NAZIONALI O MENO, SONO STATE DA TEMPO SEMPLIFICATE…..
Federici sostiene che la cancellazione del sito di bonifica nazionale è positiva anche perché le procedure erano troppo burocratiche. Non è così in questi anni sono state introdotte varie modifiche che hanno fortemente semplificato le procedure di approvazione dei progetti di bonifica anche per i siti nazionali come quello di Pitelli, vediamole sinteticamente:
1. Dal 2005 è in vigore una norma contenuta nel comma 434 della leggefinanziaria 2006  che prevede, al fine di consentire nei  siti di bonifica di interesse nazionale (vedi Pitelli) la  realizzazione degli  interventi di messa in sicurezza d'emergenza - caratterizzazione - bonifica e  ripristino ambientale delle aree inquinate per le quali sono in atto procedure fallimentari, siano sottoscritti accordi di programma tra il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio, la regione, le province, i comuni interessati con i quali sono individuati la destinazione d'uso delle suddette aree, anche in variante allo strumento urbanistico, gli interventi da effettuare, il progetto di valorizzazione dell'area da bonificare, incluso il piano di sviluppo e  di  riconversione delle aree, e il piano economico e finanziario degli interventi, nonché le risorse finanziarie necessarie per ogni area, gli impegni di ciascun soggetto sottoscrittore e le modalità per individuare il soggetto incaricato di sviluppare l'iniziativa. 
2. Per non parlare della legge finanziaria 2007 che al comma 996 articolo 1  che ha 
permesso di effettuare il dragaggio e la bonifica, contemporaneamente, aggirando la necessità di bonificare le aree più inquinate e la verifica del collegamento tra le diverse aree inquinate del sistema golfo. 
3. sotto il profilo penale il Decreto legislativo n.22/1997 – c.d. “Decreto Ronchi” – all’art. 51bis definiva il reato di “omessa bonifica”. Questo reato è stato abrogato e riformulato dall’art. 257 D.Lgs. n. 152/2006 in modo «più favorevole al reo ai sensi dell’art. 2 comma 4 cod. pen.(…)». La nuova formulazione e strutturazione del reato è talmente complessa da rendere, concretamente, quasi impossibile la sua punizione come ha confermato il Procuratore della Repubblica di Mantova, Antonino Condorelli, alla Commissione bicamerale d’inchiesta sugli illeciti connessi al ciclo dei rifiuti: «Dal nostro punto di vista abbiamo subito dal Parlamento – chiedo scusa ma è così – un totale disarcionamento, nel senso che quando è stata modificata la norma sul reato di omessa bonifica – la Cassazione è tassativa sul punto e ci sono molte sentenze – è stato eliminato il reato di non partecipazione al procedimento di bonifica. Senza un progetto approvato, quindi, il responsabile che si rifiuti di attuarlo non può essere sanzionato penalmente. Mentre prima al primo atto di procedimento rifiutato si ravvisava la responsabilità penale e quindi ci era possibile intervenire, oggi non è più così»
4. Da qualche anno (dal 2008) è in vigore l’articolo 252 bis al DLgs 152/2006 (c.d. Testo Unico Ambientale) che, in deroga alle procedure di bonifica ordinarie, prevede la individuazione di siti di interesse pubblico ai fini dell'attuazione di programmi ed interventi di riconversione industriale e di sviluppo economico produttivo, contaminati da eventi antecedenti al 30 aprile 2006, praticamente tutti i siti industriali inquinati visto che il 2006 è una data piuttosto vicina al presente. Peraltro questa norma è contenuta nell’articolo10 della attuale LR  10/2009  che ha sostituito la LR 18/1999 sopra citata. In particolare la norma regionale del 2009 prevede che insieme con il progetto di bonifica sia già definita la destinazione urbanistica dell’area.
5. Una altra norma in vigore da tempo è contenuta nella Legge 13/2009 che, all’articolo 2  prevede una procedura alternativa a quella definita dalla legislazione vigente in materia di copertura di oneri di bonifica e risarcimento danno ambientale nei siti di bonifica di interesse nazionale. Questa norma mette in discussione un principio fondamentale come quello della riduzione in pristino (cioè del riportare l'area da bonificare allo stato precedente all’inquinamento) in palese contrasto con la Direttiva sulla responsabilità ambientale in materia di prevenzione e e riparazione del dannoambientale
6. ancora  una norma contenuta nel decreto legge c.d. Salva Italia (comma5 articolo 40 Decreto Legge 201/2011  ). La norma prevede la possibilità di effettuare la bonifica di siti inquinati di livello regionale (quindi ora anche per il sito di Pitelli declassato a livello locale) in modo che il progetto di bonifica possa essere articolato per fasi progettuali distinte al fine di rendere possibile la realizzazione degli interventi per singole aree o per fasi temporali successive. Inoltre sempre al comma 9 dell’articolo 242 del DLgs 152/2006 viene aggiunta la possibilità di autorizzare interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria e di messa in sicurezza degli impianti e delle reti  tecnologiche, purché non compromettano la possibilità di effettuare o completare gli  interventi di bonifica che siano condotti adottando appropriate misure di  prevenzione  dei rischi.Concetto  ulteriormente rafforzato con la legge 27/2012 per il dragaggio nei siti di bonifica nazionale proprio come quello di Pitelli: norma finalizzata chiaramente a favorire e semplificare le procedura di autorizzazione dei dragaggi per i porti commerciali, per un commento di questa ultima norma vedi QUI
7. infine l’articolo 57 del Decreto Legge semplificazioni (convertito con Legge 35/2012) al comma 9 ha previsto che: “9. Nel caso di  attività  di reindustrializzazione  dei  siti  di interesse nazionale, i sistemi di sicurezza operativa  già in atto possono continuare a essere eserciti senza necessità  di  procedere contestualmente alla bonifica, previa autorizzazione del progetto  di riutilizzo delle aree interessate, attestante la non compromissione di  eventuali successivi interventi di bonifica”, quindi non c’è bisogno di bonifica se l’obiettivo è quello della reindustrializzazione del sito inquinato  limitandosi solo a chiedere di garantire un non peggioramento dell’inquinamento.  


Non a caso la stessa CGIL (non certo un “covo” di ambientalisti estremisti) ha intitolato un suo recentissimo, aprile 2012,  documento in materia: “La  bonifica  dei  siti  d’interesse  nazionale  (SIN):  più  che semplificare,  occorre  un  rilancio  urgente  degli  interventi  di
completamento e realizzazione dei progetti di bonifica” (per il testo vedi QUI). 

Credo quindi di avere dimostrato ampiamente che le semplificazione procedurali ci sono state, anche troppe per la stessa CGIL. Il problema è che le amministrazioni regionali e locali non le hanno volute e sapute utilizzare in questi anni: per incompetenza e sufficienza amministrativa e anche per un altro motivo che spiegherò a conclusione di questo post.



I PROGRAMMI DI BONIFICA DEI SITI NAZIONALI SONO STATI AVVIATI MA I SOLDI SONO STATI PROGRESSIVAMENTE TAGLIATI DAI VARI GOVERNI COMPRESI QUELLI DI CENTRO SINISTRA
Con Decreto Ministeriale 18/9/2001 n. 468 è stato  previsto il Programma   nazionale  di  bonifica  e  ripristino ambientale dei siti inquinati con particolare riferimento ai siti di bonifica nazionali. Con Decreto Ministeriale 14/10/2003  venne prevista la costituzione nel bilancio dello stato di apposito fondo di rotazione per finanziare la bonifica dei siti di interesse nazionale.  Con Decreto Ministeriale 28 novembre 2006, n. 308 si è modificato il Decreto del 2001 stabilendo nuovi finanziamenti e nuovi criteri per l’assegnazione degli stessi al fine della bonifica dei siti di interesse nazionale.
Con Deliberazione CIPE 2/4/2008  è stato approvato con prescrizioni il Programma straordinario nazionale per il recupero economico produttivo di siti industriali inquinati

Rispetto a questa impostazione programmatico-finanziaria, gli stanziamenti concreti sono diminuiti progressivamente come confermano gli atti parlamentari sui dibattiti in aula per varie mozioni presentate nel 2011: “«Con riferimento agli ultimi provvedimenti legislativi di natura finanziaria per il 2011, lo stanziamento complessivo di competenza iscritto nello stato di previsione del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare per il 2011 ammonta a 513,9 milioni di euro. Rispetto al dato assestato si registra, quindi, una diminuzione di ben 232,7 milioni di euro (con una riduzione pari al 31,2 per cento). La missione a cui sono assegnate la gran parte delle risorse a disposizione del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare è la missione 18 (391,2 milioni per sviluppo sostenibile e tutela del territorio e dell'ambiente) che, però, registra una diminuzione di 212,9 milioni di euro (pari al 35,2 per cento). In particolare, la dotazione di competenza del programma 18.12 (Tutela e conservazione del territorio e delle risorse idriche, trattamento e smaltimento rifiuti, bonifiche) risulta pari a 164,3 milioni di euro, con una riduzione di 81,1 milioni di euro (pari al 33 per cento)(vedi QUI).

Conclude il sopra citato documento della CGIL: ” Sul bilancio fallimentare delle bonifiche, ha concorso “il condono tombale” introdotto dalla  legge 13 del 2009, che, con l’art.2 sulla complessa gestione degli interventi di bonifica e sulla pianificazione del futuro delle aree interessate. In aggiunta, si sono ridimensionate le risorse pubbliche destinate agli interventi, permanendo un quadro normativo,  che  anche  a  seguito  dell'ultima  modifica  introdotta  con  il  Decreto Semplificazioni, sembra voler continuare a favorire l’inazione e il mancato risanamento ambientale che alimento i problemi per la salute umana e i costi sanitari.” 



DUE ESEMPI EMBLEMATICI DELLE RESPONSABILITÀ DELLA POLITICA NEL NON VOLERE FINANZIARE LE BONIFICHE NEI SITI CLASSIFICATI COME NAZIONALI
D’altronde un esempio lo avevamo avuto con gli stanziamenti per le bonifiche di aree inquinate di competenza militare, che riguardavano anche il nostro golfo.  Così,   la legge finanziaria 2008 (legge 244/2007) aveva ridotto di 10 milioni di euro per ciascun anno del triennio 2008-2010 la dotazione del fondo per tali bonifiche, fondo poi sparito del tutto negli anni successivi. 

Altro esempio emblematico è quanto previsto da una norma del  2011 con la quale si sono mantenuti gli investimenti per la realizzazione delle nuove banchine del porto commerciale di Spezia proprio grazie al fatto che il golfo di Spezia era nel sito nazionale di bonifica di Pitelli. Ho spiegato tutto QUI
Insomma i soldi per bonificare il sito non si trovano ma quelli delle infrastrutture portuali si….ecco la dimostrazione lampante che la bonifica non è mai stata fatta non per il sito nazionale ma perché alla politica non ha mai fregato niente di eliminare l’inquinamento dal nostro Golfo!!! 



LE MANCATE BONIFICHE NON SONO DOVUTE ALLA ISTITUZIONE DEI SITI DI BONIFICA NAZIONALI MA ALLA CATTIVA VOLONTÀ POLITICA DI GOVERNI NAZIONALI REGIONALI E LOCALI DI OGNI COLORE POLITICO
Il Sig. Federici afferma che la istituzione del sito di bonifica non ha prodotto interventi di risanamento ambientale!  Una vera faccia di bronzo! 
Come ho dimostrato ampiamente sopra la responsabilità delle mancata bonifiche non sta nello avere costituito i siti di bonifica nazionali, ma nello avere:
1. semplificato eccessivamente le procedure,
2. ridotto la responsabilità anche penale degli inquinatori
3. quasi annullato gli stanziamenti previsti inizialmente. 

Il problema non sta nel cambiare denominazione ai siti, da nazionali a regionali o locali, il problema è considerare quella delle bonifiche una priorità nazionale e, come afferma sempre la CGIL una occasione per: “favorire  la  ricerca  e l’innovazione, creando occupazione e salvaguardando il territorio, le risorse naturali e la salute umana”.



IL DECRETO ISTITUTIVO – nel 2000 - DEL SITO DI BONIFICA NAZIONALE DI PITELLI DIMOSTRA LA MALAFEDE DEL SIG. FEDERICI E DI CHI HA CHIESTO LA DECLASSIFICAZIONE DEL SITO
Se uno legge le dichiarazioni di questa banda di bugiardi, incompetenti, che ci governa a livello locale,  potrebbe pensare che il sito sia stato istituito (nel 2000) per volontà di chissà quale entità, lontana migliaia di km da Spezia e dalla Liguria.
In realtà:
1. la normativa sulle bonifiche prevedeva già nel 2000 che la perimetrazione del sito venisse decisa sentiti gli enti locali
2. il decreto del 2000 venne approvato sulla base di una nota della regione Liguria prot. n. 1512/66726 datata 3 giugno 1999 con allegata apposita documentazione tecnica
3.alla proposta di perimetrazione del sito da parte del Ministero dell’Ambiente sono seguiti i pareri positivi:  del Comune di La Spezia con nota n.2021 del 17 dicembre 1999; del Comune di Lerici con nota n.27916 del 29 novembre 1999 e del Comune di Arcola con nota n.17829 del 10 dicembre 1999.




LA DECLASSIFICAZIONE DEL SITO DI PITELLI È IN CONTRASTO CON LA NORMATIVA NAZIONALE CHE DEFINISCE I PRESUPPOSTI PER LA ISTITUZIONE DEI SITI DI BONIFICA NAZIONALI.

Nel Decreto istitutivo (vedi QUI) del sito di Pitelli si affermava a  presupposto di questa decisione che:
1. in attesa della caratterizzazione  si perimetrava un’area ampia riguardante le zone di discarica nelle colline di Pitelli, le aree occupate dagli insediamenti industriali presenti sia nell'entroterra che sulla fascia costiera dei comuni di La Spezia e Lerici e al tratto di mare prospiciente i cui fondali siano stati oggetto di sversamenti abusivi e nei quali abbiano recapitato o recapitino scarichi
2. le aree così individuate, erano caratterizzate da una significativa presenza di attività produttive, di discariche e da gravi condizioni di degrado, e sono collocate a ridosso dei centri abitati.
3. Il perimetro poteva essere modificato con decreto del Ministro dell'ambiente nel caso in cui dovessero emergere altre aree con una possibile situazione di inquinamento tale da rendere necessari ulteriori accertamenti analitici e/o interventi di bonifica. 

Si tratta di presupposti chiarissimi confermati dai documenti tecnici successivi che infatti non hanno mai portato ne ad una riduzione del perimetro (anzi prevedevano solo il possibile ampliamento)  ne alla dimostrazione che non ci fosse un inquinamento diffuso e prodotto da fonti diverse.

Si tratta di presupposti coerenti  con i parametri normativi (articolo 252 DLgs 152/2006) sulla base dei quali deve essere classificato come nazionale un sito di bonifica:
a) gli interventi di bonifica devono riguardare aree e territori, compresi i corpi idrici, di particolare pregio ambientale;
b) la bonifica deve riguardare aree e territori tutelati dal Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio
c) il rischio  sanitario ed ambientale che deriva dal rilevato superamento delle concentrazioni soglia di rischio deve risultare particolarmente elevato in ragione della densità della popolazione o dell'estensione dell'area interessata;
d) l'impatto socio economico causato dall'inquinamento dell'area deve essere rilevante;

Quindi il Decreto Ministeriale che declassificherà il sito di Pitelli dovrà dimostrare che i suddetti parametri sono superati altrimenti sarà in palese contrasto con una legge cioè con un atto gerarchicamente superiore nelle fonti del diritto. 

E’ sotto gli occhi di chiunque sia in buona fede che: 
1. il sito è tutt’ora inquinato, 
2. l’inquinamento è diffuso e proveniente da più fonti, 
3. l'inquinamento è vicino a una zona densamente abitata 
4. il sito riguarda zone sottoposte a vincoli paesaggistici.
 
Quindi sono curioso di leggere come motiverà il Ministero questa decisione!!!



CONCLUSIONI: LE VERE RAGIONI DELLA DECLASSIFICAZIONE DEL SITO
Considerato che:
1. il sito è tutt’ora inquinato in modo diffuso;
2. i costi delle bonifiche se non sono stati coperti dallo Stato tanto meno saranno coperti da Regione ed Enti Locali;
3. la procedura di bonifica nel caso sia necessario attivarla resta sostanzialmente la stessa;  
4. la procedura è stata più volte semplificata, anche in maniera eccessiva;
5. i soggetti  non inquinatori ma proprietari di aree interessate non sono obbligati a fare la bonifica quindi non  siamo di fronte a  nessuna imposizione indebita possibile da parte dei poteri pubblici
6. il sito è ad oggi coerente con i parametri normativi che giustificano la sua classificazione  come nazionale…..

Considerato tutto ciò come ho dimostrato sopra, l’unica giustificazione che ha il Sig. Federici per sostenere la tesi della declassificazione del sito è che con questo atto: 
A. le prossime bonifiche verranno decise dal Comune. 
B.  si perderà la unitarietà del sito di bonifica nazionale come ho spiegato QUI  (nell'apposito paragrafo)

Le conseguenze saranno che si avvieranno solo bonifiche parziali che interesseranno i soliti noti a prescindere da priorità di tipo ambientale, in particolare ci riferiamo:
1. al sito di Saturnia per la riapertura della discarica c.d. di servizio vedi QUI ; 
2. al dragaggio del golfo per le nuove banchine del porto commerciale e per l’eventuale ampliamento del rigassificatore;
3.  ad eventuali interventi per la nautica da diporto;
4.  alle bonifiche di siti inquinati in aree militari, che verranno effettuati in coordinamento tra autorità civili comunali e militari. In tal modo si aggirerà il DM 22/10/2009  per il quale invece se il sito è nazionale la procedura resta di competenza del Ministero dell’Ambiente con la partecipazione alle conferenze dei servizi di rappresentanti del Ministero della Difesa.

Il resto cioè il grosso dell’inquinamento sia nel golfo che a terra non è un problema per il Sig. Federici per lui l’importante è che l’inquinamento sia cancellato per decreto.  


Abbiamo un Sindaco che pensa di nascondere i rifiuti pericolosi sotto il tappeto , peccato che quel tappeto si chiami golfo di Spezia e colline di Spezia! 








6 commenti:

  1. Cazzo ne sai una più del diavolo complimenti. Domanda è possibile fare qualcosa di più semplice per il lettore tipo un prospetto/tabella da poter stampare e svolantinare? Complimenti ancora!

    RispondiElimina
  2. scusa Roberto se rispondo solo ora hai visto la pubblicazione online dell'appello che abbiamo inviato al MInistero? mi pare risponda alla tua richiesta.... http://www.causes.com/causes/809686-appello-a-clini-stop-al-declassamento-del-sin-di-pitelli

    RispondiElimina
  3. Ho una domanda, che riguarda i "vantaggi" derivanti dalla declassificazione del SIN. Tu sostieni che permetterà bonifiche parziali ma mi sembra che le bonifiche parziali siano attualmente già possibili e attuate. Mi riferisco ai dragaggi.

    Sono stata assente per un po'e ho perso alcuni pezzi di cui non trovo spiegazione in giro: con quali motivazioni la Paita avrebbe chiesto e ottenuto la declassificazione?

    P.S. in un articolo sul secolo di oggi Pagano, che di volta in volta scopiazza un po' i post dei blog locali (se non i contenuti, ma anche, senz'altro gli argomenti) scrive a sua volta di Pitelli dichiarando di non conoscere le ragioni della richiesta di declassamento. A lui direi: una telefonatina alla Paita? o a Massimo? Sui giornali si danno informazioni, non lacune...

    RispondiElimina
  4. Ancora un paio di cose
    La prima che ho pensato, rispetto ai vantaggi, sempre considerando la scarsità di informazioni che ho al riguardo, è che senza il SIN Spezia diventerebbe sulla carta meno "particolare": meno soggetta a incidenza di patologie come accade per i SIN e anche meno "particolare" ai fini dell'AIA che prima o poi qualche governo dovrà pur rilasciare all'Enel...

    Inoltre, quando finalmente saranno aggiornati i dati al 2009 del progetto S.E.N.T.I.E.R.I., come fatto per Taranto, noi non ci saremo. Come dire, saremo ancora nelle mani del sindaco, dell'asl e dell'arpal spezzina, e dei conseguenti tavoli tecnici farlocchi, senza possibilità di uno sguardo esterno e maggiormente qualificato.

    RispondiElimina
  5. Daniela sul tuo secondo commento nulla da eccepire hai colto nel segno. Sul primo commento voglio precisare che è vero che ora si possono fare bonifiche parziali ma tenendo conto del perimetro complessivo del sito e quindi della dispersione degli inquinanti oltre il punto di presunta bonifica parziale. Con la declassificazione non si capisce bene cosa succederà. Ma soprattutto con la declassificazione le autorizzazioni alla bonifica le darà il Comune e visti i precedenti dell'area IP possiamo stare poco tranquilli. Inoltre voglio vedere dove troveranno i soldi: certo neppure prima li hanno trovati ma tanto meno li troverannno ora. In sostanze l'obiettivo è chiaro farsi le bonifiche senza controlli esterni e bonificare solo quelle che serve ai poteri forti a prescindere dal livello complessivo dell'inquinamento in tutta l'area del golfo e colline comprese.

    RispondiElimina
  6. Beh, sai la centrale e annessi ce l'ho abbastanza sotto controllo. Per quanto attiene l'altro punto, dunque, abbiamo qualche dubbio... oltre alla certezza che che controlli e autorizzazione saranno "home made, ma questo viaggia insieme alla riflessione su S.E.N.T.I.E.R.I.

    Invece, apparentemente, nessuno sa come mai la Paita s'è presa la briga di andare a Roma a chiedere la declassificazione. Mi piace che la politica (nel senso della Paita e in quello più generale) non senta l'esigenza di spiegare ai cittadini le ragioni delle proprie azioni, oltre che quelle delle proprie non-azioni.

    Strano che nessuno (della politica) abbia mai sentito l'esigenza di andare a Roma a capire come siamo con l'AIA, perchè non l'hanno rilasciata, sollecitare e quant'altro. Neppure tramite quelli che a Roma ci sono e dovrebbero rappresentare il territorio. In quel caso ci accontentiamo dei "pare" e dei "sembra" dell'assessore all'ambiente del Comune e aspettiamo con diligente pazienza.

    Grazie,
    d

    RispondiElimina