mercoledì 13 novembre 2013

I pini vincolati di Piazza Verdi e le responsabilità del Comune.

Dopo il provvedimento della Direzione Regionale per i beni culturali che conferma il vincolo sul filare dei pini di Piazza Verdi,  si sta riproponendo la tesi per cui il Comune non avrebbe “sbagliato” nulla nella vicenda in quanto con il rilascio della autorizzazione da parte della Soprintendenza  il Comune pensava di essere in regola.

È davvero così?  


In realtà la Soprintendenza in ben due occasioni aveva invitato il Comune a svolgere la procedura di verifica dell’interesse culturale della intera piazza ( pertinenze e vegetali arborei compresi):
1. Autorizzazione del 6/11/2012: “…. Si specifica che l’immobile in oggetto è da ritenere sottoposto a tutela in base all’articolo 12 comma 1 del Decreto Legislativo in oggetto (Codice Beni Culturali ndr.) e non sulla base di uno specifico decreto di vincolo. Si inviata pertanto codesto Ente ad avviare presso la Direzione Regionale la necessaria procedura di verifica dell’interesse relativo all’immobile medesimo”.
2. Atto di sospensione del 17/6/2013 della esecuzione  della Autorizzazione del 6/11/2012, che in relazione alla procedura di verifica afferma: “Allo stato degli atti non risulta che codesta Amministrazione Comunale abbia attivato tale procedura e si invita pertanto a farlo con ogni possibile urgenza e, nelle more dell’avvenuto espletamento si inviata a non procedere con opere che interessano beni il cui eventuale interesse culturale deve tuttora essere verificato”.

Quindi dai sopra riportati passaggi presenti nei documenti ufficiali degli organi periferici del Ministero dei Beni Culturali si ricava che la piazza al momento della autorizzazione era vincolata, nel suo complesso ex lege (articolo 12 del Codice dei Beni Culturali). 

Come affermato dalla dottrina univoca in materia, la dichiarazione ex lege del vincolo  esclude che la richiesta di ufficio della verifica dello interesse culturale impedisca l’esercizio di poteri di tutela del Ministero sul bene così vincolato.   Quindi se la Soprintendenza nel novembre 2012 ritiene necessario chiedere al Comune di avviare la procedura di verifica è perché pur riconoscendo che il vincolo in generale sussiste questo deve essere approfondito nei suoi vari aspetti: pertinenze, componenti arborei etc. etc. 
Detto in altri termini la Soprintendenza essendo la piazza vincolata ex lege poteva autorizzare il progetto ma condizionando la esecutività della autorizzazione ad un approfondimento "necessario" della portata dell'interesse culturale.   

Non a caso la Direzione Regionale e la Soprintendenza di fronte al silenzio inadempimento del Comune nell’avviare la procedura di verifica è stato costretto (lo scorso luglio) ad avviare la procedura di riesame della autorizzazione del novembre 2012, prospettandone la revoca.  

Ricordo che la Revoca viene richiesta quando  si ritiene che un atto sia inficiato da vizi di merito in base ad una nuova valutazione degli interessi (Sandulli, Virga), in altri termini, anche alla luce della documentazione pervenuta alla Soprintendenza,  sono emerse concretamente quelle carenze istruttorie (di conoscenza della reale portata dell’interesse culturale della piazza) che a novembre del 2012 erano solo supposte dalla Soprintendenza.
Rispetto a questo quadro giuridico amministrativo il comportamento del Comune nei mesi successivi alla autorizzazione del novembre 2012 è stato di assoluta sufficienza, rimuovendo una richiesta che si è rivelata non solo fondata nei suoi presupposti (carenze istruttorie nella valutazione della portata dell’interesse  culturale della piazza nel suo complesso)  ma anche nei contenuti reali visto che si è dimostrato che il filare dei pini costituiva e quindi costituisce parte integrale del vincolo culturale di Piazza Verdi.

Perché quindi il Comune non avviò questa procedura di verifica che avrebbe richiesto al massimo qualche mese di indagine?  Incompetenza? Arroganza degli uffici? o altro? 


Forse la spiegazione sta nei passaggi che hanno portato alla selezione del progetto Buren Vannetti

1. Con delibera del 13/10/2008 (vedi QUI), il Consiglio Comunale approva la partecipazione del Comune della Spezia al P.O.R. Liguria - Fesr 2007-2013,  Asse 3 “Sviluppo Urbano” in qualità di soggetto proponente dei due Progetti Integrati  Territoriali: Centro storico e periferie urbane della costa di Levante.  In questa delibera non c’è alcun accenno a Piazza Verdi.
2. Il giorno dopo, 14/10/2008,  la Giunta approva invece una ipotesi di intervento di recupero e pedonalizzazione di Piazza Verdi. In questa ipotesi progettuale  si prevede anticipatamente l’abbattimento dei pini senza che venisse avviata la procedura di verifica dell’interesse storico architettonico
3. Nel 2009 viene predisposto il bando per la selezione del progetto sulla riqualificazione di Piazza Verdi allegando la famosa relazione storico architettonica  che nonostante all’epoca vigesse il vincolo cinquantennale sulla intera piazza (quindi anche i pini visto che secondo l’autrice della relazione erano stati collocati intorno al 1955, data rivelatasi poi sbagliata)  dichiara il filare “una incomprensione totale” rispetto al resto della facies della piazza.


In un solo giorno da un indirizzo generale di progettazione presentato per ottenere il finanziamento europeo si è passati ad una ipotesi progettuale precisa e solo su Piazza Verdi, che poco aveva ed ha a che vedere con gli obiettivi del citato asse 3 del POR Liguria –FESR 2007-2013, come pure con gli stessi indirizzi deliberati dal Consiglio Comunale del 13/10/2008.  Ne può bastare il generico riferimento alla discussione in Commissione Consiliare, basterà guardare i verbali di queste riunioni (o riunione) per capire che in questo passaggio non è stato presentato e tanto meno discusso alcun contenuto di istruttoria in grado di motivare questo salto nella idea di progettazione del centro storico.
Soprattutto come confermato dalla relazione dirigenziale del 2010 sullo stato di attuazione dei progetti finanziari dall’asse 3 del POR Liguria –FESR 2007-2013 ,  ma anche dallo stesso bando di selezione del progetto , come pure dal progetto vincente, le motivazioni di queste scelte non sono per niente coerenti con i suddetti obiettivi e indirizzi.  

In altri e più precisi termini  si conferma anche dalla analisi dei documenti ufficiali del Comune e dalla scansione temporale degli stessi che c’è stata :   
1. una mancanza di trasparenza nei vari passaggi amministrativi
2. una mancanza di adeguata istruttoria per valutare le reali priorità del centro storico anche in rapporto con le periferie
3. un mancato rispetto degli obiettivi dei regolamenti europei e  regionali sulle modalità di finanziamento ed  utilizzo dei fondi in oggetto;  se non in maniera del tutto marginale: generico miglioramento della accessibilità della piazza, non essendo prevista alcuna pedonalizzazione della stessa ma una ZTL classica.


Da questi oggettivi passaggi procedurali si capisce benissimo perché il Comune non ha adempiuto alla richiesta assolutamente legittima che la Soprintendenza avanza nel novembre 2012.
Se il Comune  avesse svolto la procedura con la supervisione della Soprintendenza probabilmente sarebbe emerso che  la piazza era vincolata in modo contraddittorio con il progetto che era nel frattempo già stato selezionato, secondo una impostazione decisa a priori fuori di una adeguata istruttoria rispettosa dei regolamenti sui fondi UE ma soprattutto dei principi relativi alle istruttorie relative agli interventi su beni soggetti a vincolo culturale ex lege come Piazza Verdi.

Questa è la realtà amministrativa di questa vicenda che da questa realtà possano scaturire anche conseguenze penali sarà compito della magistratura decidere, certo che  al di là degli aspetti strettamente giuridici l'Amministrazione Comunale ha dimostrato un preoccupante mix di arroganza politica  e superficialità tecnica, peraltro non nuovi purtroppo per i cittadini spezzini. 





1 commento:

  1. E come la mettiamo con il filare degli aranci e degli oleandri distrutto?

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