martedì 29 novembre 2011

Ordine del Giorno Consiglio Regionale sul rischio idrogeologico


Pubblico di seguito l'ordine del giorno approvato, oggi 29/11/2011, dal Consiglio Regionale sulla gestione futura del rischio idrogeologico. Ora si tratta di mettere in pratica quanto approvato a cominciare (vedi parti in rosso) dai provvedimenti in itinere o per i quali non sono ancora stati aperti cantieri od ottenute autorizzazioni definitive, comprese quelle urbanistiche. Questi ultimi in particolare dovranno essere quanto meno sospesi  in attesa della revisione dei piani di assetto idrogeologico  a cominciare da quello del fiume Magra. Su come gestire i progetti in itinere a potenziale rischio idrogeologico si veda anche il mio post sull'outlet di Brugnato




ordine del giorno
Il Consiglio Regionale della Liguria
Premesso che il territorio, così come la natura e la storia l'hanno consegnato a noi, è patrimonio che va amministrato con la massima saggezza, sapendo che è un bene limitato e non riproducibile; condiviso perciò l'appello rivolto dai geologi italiani a tutta la classe dirigente: "pianificare con la natura e non contro la natura";
 Considerato l'impatto che l'alluvione nello spezzino del 25 Ottobre 2011 e nel Comune di Genova del 4 novembre 2011 hanno avuto su ampie parti del territorio ligure e, in particolare, la morte di molte persone;
 Ritenuto necessario l'avvio di una profonda riflessione sul processo di impermeabilizzazione del territorio contiguo ai corsi d'acqua liguri tuttora in corso e provocato dalla cementificazione (come recentemente sottolineato dal Procuratore Capo di Genova);
 Apprezzati gli sforzi e gli investimenti effettuati negli ultimi sei anni da Regione Liguria, pari a circa 200 milioni di euro, nonostante i continui tagli di risorse operati dal Governo nazionale che hanno reso impossibile un'ulteriore estensione degli interventi;
 Considerato che nel solo capoluogo ligure le risorse di diversa provenienza investite nella prevenzione del rischio idrogeologico ammontano ad oltre 240 milioni di euro, pari a 400 euro per ogni genovese, così suddivisi: 81 milioni per interventi ultimati, 132 milioni per interventi in corso, 4 milioni per interventi a gara e 26 per interventi a programma.
 Ritenuto che la politica debba valutare in modo critico e propositivo le scelte urbanistiche sbagliate dei decenni passati, che, assistite spesso da ampio e trasversale consenso, hanno piegato le esigenze dei corsi d'acqua agli appetiti della cementificazione, alle richieste delle imprese e all'interesse dei cittadini stessi, lasciando costruire in aree esondabili e negli alvei dei torrenti;
 Condiviso il proposito di "costruire sul costruito", enunciato da diverse amministrazioni locali liguri e che ciò debba significare fermare il consumo di territorio, senza aumentare il carico insediativo e di urbanizzazioni primarie e secondarie in zone già densamente popolate;
Ritenuto che si debba lavorare per il passaggio dall'attuale cultura del risarcimento del danno alla cultura della prevenzione, con un'azione che interessi le istituzioni, le imprese, i mezzi di comunicazione e i cittadini;
 Tenuto conto del cambiamento climatico in atto, che comporta precipitazioni intense e frequenti, e della necessità di affrontare la sicurezza idrogeologica in maniera globale, sia con misure strutturali che con interventi non strutturali, quali la manutenzione dei corsi d'acqua e dei versanti, la riqualificazione del patrimonio forestale, nuovi vincoli urbanistici, la prevenzione e protezione civile, la rinaturalizzazione dei rivi, compresi i loro versanti, permettendo così la creazione di aree golenali, l'aumento della capacità di ritenzione delle acque e della dissipazione dell'energia, per ridurre il rischio idrogeologico più a valle (come si sta facendo da anni sulla Loira in Francia, sulla Orava in Austria o sul Reno in Germania), l'aumento di territorio permeabile, la demolizione di strutture in argine;
 Condiviso l'appello, rivolto ai Presidenti delle regioni Liguria e Toscana dai 27 sindaci dello spezzino e della Lunigiana colpiti dall'alluvione dello scorso 25 ottobre, che chiedono "in via di indifferibilità ed urgenza, l'aggiornamento del piano di bacino del fiume Magra, sia per quanto riguarda l'individuazione di aree da sottoporre a salvaguardia, sia per quanto riguarda gli interventi strutturali da programmare, mettendo in evidenza la fragilità e criticità dell'assetto idro-geologico ed idraulico forestale dell'intero bacino";
 Considerato che le risorse stanziate con la finanziaria 2010 (1 miliardo di euro) per la messa in sicurezza del territorio non sono mai state rese disponibili, come ammesso recentemente dal Ministro dell'Ambiente e che i fondi del ministero dell'Ambiente destinati alla manutenzione dei corsi d'acqua sono stati ridotti negli ultimi 3 anni del 84% (erano 550 milioni di euro nel 2008, saranno 84 milioni nel 2012);
impegna il Presidente e la Giunta Regionale
 • Ad effettuare una nuova valutazione degli interventi edificatori, in via di autorizzazione, previsti in prossimità di fiumi, torrenti, rivi e delle fasce fluviali, nonché a non autorizzare nuovi insediamenti e parcheggi in aree naturali e inondabili; 
·         A rafforzare nella propria pianificazione e legislazione territoriale ed urbanistica, misure tese a favorire la quantità di territorio permeabile nella Regione Liguria, nonché a rivedere la propria regolamentazione relativamente alla diminuzione della distanza minima da osservare per l'edificazione in prossimità di corsi d'acqua per i canali che non hanno  ancora avuto la sistemazione idraulica definitiva;
 • A perseguire l'obiettivo di eliminare ogni ulteriore consumo di suolo ligure, favorendo invéce  i processi di riqualificazione edilizia e di abbattimento-ricostruzione;
 • A provvedere all'aggiornamento del piano di bacino del fiume Magra, sia per quanto riguarda l'individuazione di aree da sottoporre a salvaguardia, sia per quanto riguarda la revisione della classificazione delle aree a pericolosità idraulica e relative norme attuative, sia per quanto riguarda gli interventi strutturali da programmare e, più in generale e di concerto con le amministrazioni provinciali, la pianificazione di bacino con misure più restrittive rispetto a nuovi interventi, compresi quelli in itinere, che possano aumentare il rischio complessivo;
 • Ad implementare - di concerto con gli altri soggetti interessati - nuovi e più efficaci protocolli con sistemi integrati di allarme per la gestione dell'emergenza in tutto il territorio regionale, imperniati su Piani Locali di Protezione Civile per le aree a maggior rischio da mettere a punto anche attraverso periodiche esercitazioni che mettano la cittadinanza in una condizione di consapevole preparazione ad eventi naturali che potrebbero ripetersi in qualunque momento.
A continuare ad attivarsi verso le competenti autorità di polizia territoriale per procedere all'abbattimento degli edifici situati sugli argini, che riducono la sicurezza;  
• Ad adoperarsi, di concerto con le altre amministrazioni nazionali e locali: per aiutare economicamente gli alluvionati a riavviare le attività; per intervenire prioritariamente sui corsi con particolare emergenze idrauliche; per aumentare la capacità di smaltimento dei tronchi coperti, fino a soddisfare lo smaltimento della portata due centennale; per la realizzazione di un piano di prevenzione complessivo, che contempli le operazioni di messa in sicurezza delle zone a rischio, le delocalizzazioni degli edifici residenziali nelle aree golenali, la manutenzione del territorio, ma anche e soprattutto la formazione dei cittadini.  
• A chiedere al Governo di individuare i fondi straordinari per le opere di difesa del territorio e per la manutenzione dei corsi d'acqua (pulizia degli alvei, rimboschimento delle sponde per aumentarne la solidità e la capacità drenante delle acque), interventi da considerarsi prioritaria opera pubblica nazionale.
·         A verificare la possibilità di costruire sul territorio, di intesa con le Amministrazioni provinciali e i comuni interessati, un ufficio regionale per la ricostruzione delle aree alluvionate, con una dotazione adeguata di personale regionale, con diverse competenze (urbanistica, ambiente, agricoltura, attività produttive) per supportare l’azione degli enti locali




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