La
Repubblica di oggi nelle sue pagine culturali (vedi QUI) riprende
un articolo di Liberation (noto quotidiano francese) sulla vicenda del progetto
Buren in piazza Verdi.
L’articolo
di Repubblica cita, dal quotidiano francese, una serie di affermazioni
assolutamente false. Il grave è che la giornalista di Repubblica non si è presa
neppure la “briga” di verificarle.
Il
comitato per il No al Progetto Buren Vannetti, risponderà adeguatamente
chiedendo uno spazio all’interno del quotidiano italiano e vedremo se gli sarà
dato.
Nel
frattempo in questo post mi limito a contestare le affermazioni più apertamente false del
quotidiano francese poi riprese in automatico da Repubblica, riportandole in
corsivo ed in riquadro con i successivi commenti miei.
Chi contesta il progetto
di Buren usa “il pretesto di salvare gli
alberi di pini”
Nessun
pretesto i pini fanno parte della piazza dagli anni 30 del secolo scorso, c’è
una procedura di verifica in corso sull’interesse culturale della piazza che
dovrà dimostrare quali elementi della stessa (pertinenze e componenti arboree
comprese) costituisce parte fondante della facies storica dell’immobile in
questione.
Non
solo ma, come avrebbe potuto appurare la giornalista di Repubblica, se si fosse
adeguatamente informata sul campo, la
stessa relazione storico culturale allegata al bando che ha selezionato il
Progetto Buren – Vannetti, contiene, proprio sui pini, sia un errore di
datazione della loro collocazione che
sul rapporto che gli stessi hanno con la definizione della facies della piazza
così come è arrivata ai giorni nostri.
Questo
errore è stato oggetto di una autocritica della stessa autrice (direttrice
delle Istituzioni Culturali) di detta relazione, ed è stato corretto anche
dalla Soprintendenza con lettera dello scorso 17/7 con la quale si conferma che i pini sono
stati collocati negli anni 30 e non nella seconda metà degli anni 50 del secolo
scorso (su questa lettera tornerò alla fine del post).
Soprattutto
la giornalista di Repubblica e Liberation con lei, omettono di spiegare che è
grazie a questo errore che ha potuto essere selezionato un progetto come quello
Buren Vannetti che prevedeva appunto il taglio dei pini e al centro della
Piazza.
In questi giorni sono
stati aperti i cantieri
Scritto
così sembra che i lavori procedano regolarmente.
In realtà il cantiere
relativamente al progetto complessivo (in particolare alla parte centrale della
piazza dove dovrebbero essere collocati i portali di Buren) è stato sospeso dalla Direzione Regionale dei
Beni Culturali per carenze istruttorie, è stato concesso solo di lavorare sulle
parti esterne della piazza, ma anche qui negli ultimi giorni ci sono stati
rallentamenti per i ritrovamenti di reperti, potenzialmente a rilevanza
archeologica, a conferma che il progetto
ha sottovaluto oltre al vincolo storico architettonico anche quello
archeologico. Voglio ricordare agli
autori degli articoli di Repubblica e Liberation che secondo l’atto (del 25/5/2012) della Soprintendenza dei
Beni Archeologici: “la progettazione dell’opera pubblica è stata effettuata
in totale difformità” con la vigente normativa in materia di vincolo
archeologico.
Secondo Liberation i
contestatori del progetto Buren hanno usato mezzi “faziosi e manovre politiche”
Invito
la giornalista di Repubblica a fare un salto in piazza Verdi a discutere con i
rappresentanti del Comitato del No al progetto Buren. Si renderà conto che
fanno parte del Comitato, cittadini
senza appartenenza partitica alcuna, anzi molti di loro alle ultime elezioni
votarono il Sindaco Federici. E poi se
vogliamo parlare di faziosità ecco l’elenco degli insulti pronunciati nel
consiglio comunale dello scorso 11 luglio dallo stesso Sindaco all’indirizzo
dei contestatori di questo progetto:
“falsari, squallidi approssimatori, mentitori, disinformatori,
intimidatori, diffamatori striscianti, diffusori di sfiducia, meschini tecnici
dell’uso distorto e manipolante dei social network, ambientalisti esauriti e
usurati e membri di associazioni dalla vita democratica interna oscura, regressori
antidemocratici, promotori di sedicente partecipazione
portatori di piccoli asti politici, ambiziosi frustrati, cercatori di
poltrone non avute
pretenziosi e ambiziosi politicamente, propugnatori di una città chiusa in
se stessa a macerarsi e autoflaggellarsi, meschini rivolgitori di sguardo
all’indietro, squallidi manipolatori“.
Secondo Liberation gli
oppositori al progetto Buren sono “una piccola minoranza di cittadini”
Premesso
che, trattandosi di questione che riguarda immobile soggetto a vincolo ai sensi
del codice dei beni culturali, la quantità dei cittadini conta poco e
soprattutto la istruttoria di valutazione dovrebbe rispondere a parametri
tecnici e non certo decisa a colpi di maggioranze sia pure elettorali. Premesso tutto ciò sono state organizzate due
grandi manifestazioni soprattutto la seconda che ha visto la partecipazione di
almeno un migliaio di cittadini senza contare la petizione per il No al
progetto Buren sottoscritta da più di un migliaio di cittadini.
Quindi
l’argomentazione di Liberation oltre che sbagliata nei principi istituzionali è
pure falsa! Anche qui se la signora giornalista di Repubblica si fosse
informata almeno dai colleghi delle testate locali avrebbe potuto verificare
tali falsità.
“Il ministero dei Beni
Culturali aveva da tempo deliberato l’autorizzazione al progetto Buren”
Il
progetto era stato autorizzato dalla
Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici nello scorso novembre
2012, ma si trattava di una autorizzazione condizionata all’avvio della
procedura di verifica dell’interesse culturale della piazza ai sensi dell’articolo
12 del Codice dei Beni Culturali.
Si tratta di uno di quei casi classici
come affermato da autorevole dottrina”…. in cui l’amministrazione stimi di
poter giungere ad un esito positivo riguardo alla sussistenza dell’interesse
culturale dei beni che ne costituiscono oggetto, ma, allo stesso tempo, detto
interesse risulti dubbio o, comunque, opinabile. In tali casi, difatti, può essere opportuno confermare espressamente la
presunzione legale di “culturalità” per evitare ogni possibile incertezza sull’operare
del regime di tutela;…”
(Aicardi, vedi QUI, citato in
Codice dei Beni Culturali ed. Giuffrè 2012).
Non avendo avviato
la procedura di verifica come indicato dalla autorizzazione del novembre 2012
si è verificata una carenza istruttoria e quindi un vizio di merito da cui consegue
la sospensione amministrativa.
Per questo
(sia pure in ritardo e su questo c’è sicuramente un responsabilità della
Soprintendenza), lo scorso 17 giugno, l’attività
di esecuzione del progetto Buren è stata sospesa ai sensi del comma 2 articolo
28 del Codice dei Beni Culturali (mancato avvio procedura di verifica) ma anche
del comma 1 (mancato rispetto della autorizzazione del novembre 2012), infatti
questa autorizzazione chiedeva un approfondimento istruttorio attraverso la
procedura di verifica che non è mai stato avviato e questo approfondimento era
richiesto dalla Soprintendenza proprio per definire in modo puntuale l’interesse
culturale dell’intera facies della piazza, come ho spiegato sopra.
Che questa sia
la interpretazione giusta è dimostrato dalla comunicazione della Soprintendenza
del 17/7 con la quale conferma l’avvio di ufficio della procedura di verifica: “al fine di verificare la sussistenza dell’interesse
culturale della piazza che, per quanto ad oggi risultante, rappresenta l’esito
di un importante intervento di disegno urbano conseguente al piano regolatore
del 1904-1908, realizzato tra gli anni Venti e gli anni Quaranta del Novecento
grazie alla demolizione del Politeama, alla progressiva definizione di quinte
architettoniche di pregio – tra cui emerge il Palazzo delle Poste – ed al
completamento con alberature, questo ultimo eseguito tra il 1937 e il 1939…”
Quindi mi pare
chiaro l’interesse culturale della piazza è da definire, in tutti i suoi
elementi, e fino a quando non verrà
colmata questa lacuna istruttoria non potrà essere avviato il progetto Buren -
Vannetti. Non solo ma se da questa verifica, come peraltro sembra già
anticipare la stessa soprintendenza, dovessero emergere valenze culturali
ulteriori e/o in contraddizione con il progetto Buren - Vannetti , questo
andrebbe rivisto e nuovamente autorizzato con la possibilità di avviare anche
una nuova selezione pubblica.
Il caso lo ha risolto il Sindaco
di Spezia: quei pini sono malati e morirebbero comunque”
Questa è la
balla più grave perché la più gratuita in assoluta. Il Sindaco non ha risolto
nulla. E’ in corso una perizia di valutazione della stabilità dei pini. Perizia caso strano avviata solo dopo che il
progetto è stato sospeso per le ragioni sopra evidenziate, eppure se c’era un
rischio stabilità i pini erano in quel posto da 70 anni quindi??????
Comunque la
perizia non è ancora conclusa e saranno i tecnici non un politico a decidere se
i pini sono o meno malati e stupisce che una giornalista di Repubblica non
evidenzi la assurdità della dichiarazione del Sindaco.
“se ne sono viste di tutti i
colori compresa una rissa che si è conclusa con un vigile urbano e un
consigliere del movimento 5stelle al
pronto soccorso”
Altra balla
inaudita su un quotidiano serio come Repubblica!!!
Non c’è stata
nessuna rissa ma una vera e propria aggressione al consigliere 5stelle nella
quale è stato parzialmente coinvolto il vigile che era intervenuto per bloccare
l’aggressore. Infatti e non a caso sono partite denuncie verso l’aggressore e
non certo verso l’aggredito cioè il consigliere 5stelle. Non solo ma nonostante ciò il Sindaco non ha
avuto neppure il bon ton istituzionale di esprimere solidarietà al consigliere.
CONCLUSIONI
Questa è la
verità dei fatti e degli atti amministrativi, altro che le battutine sciocche, contenute
nell’articolo di Repubblica, sulle contraddizioni presunte del Ministro….. il
Ministro e gli organi periferici del Ministero hanno solo applicato la legge,
certo potevano farlo con maggior celerità ma alla fine lo hanno fatto.
E la
giornalista in questione dovrebbe quindi preoccuparsi non di difendere il
progetto Buren (come di fatto fa nel suo articolo), riportando fatti e commenti
totalmente infondati, ma piuttosto di
come si svolgono le procedure autorizzatorie per interventi sui beni a valenza
storico architettonica.
L’unica cosa
vera contenuta in questo articolo confuso e non degno della tradizione di un
quotidiano prestigioso come Repubblica è il riferimento finale ai partigiani….. si loro hanno chiarito
che i pini c’erano già negli anni 40.
Noi del NO al
progetto Buren siamo in buona compagnia quindi..... anche perché la storia non
si può e non si deve adeguare alle convenienze politico/amministrative e alle amicizie e/o cordate artistiche personali!
Lo sciovinismo francese esce dai suoi confini per
RispondiEliminaproporre in Italia a La Spezia in piazza Verdi un loro progetto. Immaginate quale credibilità avrebbe avuto in Francia un progetto di un italiano,sostenuto da un referendum italiano per costruire in casa loro un qualsiasi monumento. Renzo Piano a suo tempo realizzò il Beauburg a aParigi senza referendum italioti.
In questo voler adottare,a prescindere progetti stranieri,si evidenzia il tentativo di strizzar l'occhio agli erogatori dei fondi europei(comunque denaro nostro)ed un mai superato provincialismo, che una città di provincia non deve mai esorcizzare,salvo essere condannata a rimanere in tale condizione.