martedì 6 agosto 2013

Il vero significato della relazione sulla stabilità dei pini di Piazza Verdi

E’ stata pubblicata nel sito del Comune  (vedi QUIla relazione sulla stabilità dei pini di Piazza Verdi. Una relazione svolta con metodologie di valutazione alla avanguardia e per la quale non possiamo che essere grati al Prof. Sani per averla svolta con rigore professionale ed equilibrio.
Quel rigore professionale ed equilibrio che nella vicenda del progetto di riqualificazione della piazza storica di Spezia non hanno certo dimostrato il Comune e le Istituzioni Culturali.…….




LA QUESTIONE DELLA DATAZIONE NATURALE DEI PINI
…….A proposito di Istituzioni Culturali la relazione fornisce una ulteriore dimostrazione della confusione di chi ci amministra sia politicamente che tecnicamente. A pagina 13 si afferma:  “Si tratta di dieci pini domestici  (Pinus pinea L.), residuo di almeno dodici esemplari, il cui impianto originario è abbastanza antico, in quanto può esser fatto risalire, secondo la documentazione disponibile, intorno al 1939. Gli alberi avrebbero quindi una età cronologica prossima a 75 anni o poco più (a seconda del materiale utilizzato per la piantagione).” Quindi la relazione che ha accompagnato il bando sul punto era sbagliata anche da un punto di vista botanico oltre che storico culturale.

Già dopo la sopra citata  frase potremmo chiuderla la  relazione  e  non  guardare  oltre, perché  tratta  l’unico  elemento  interessante  ai  fini  della  querelle  sul  progetto  di riqualificazione della piazza: l’età di collocazione dei pini. 

E’ un atto di presunzione il mio? No di certo ho già scritto sopra che la relazione è autorevole e condivisibile al 100%.   

Il punto è che questa relazione non serve minimamente a risolvere la questione che ha fino ad ora comportato lo stallo nella esecuzione del progetto Buren  Vannetti, e non poteva essere che così peraltro.



LA QUESTIONE DEL REALE INTERESSE CULTURALE  STORICO ARCHITETTONICO DEI PINI IN RAPPORTO ALL’INSIEME DELLA PIAZZA
Lo voglio ripetere la questione non è se i pini in se siano o meno di interesse culturale ai sensi del Codice dei beni culturali.  Gli alberi sono soggetti a vincolo in se solo se dichiarati monumentali altrimenti sono alberi come gli altri e possono avere una valenza estetica, arborea fin che si vuole ma non culturale.

I pini possono diventare di interesse culturale e quindi non abbattibili, a prescindere dalla loro stabilità, solo se rapportati al resto della Piazza.

Questo dovrà essere definito dalla procedura di verifica in corso e questa relazione semmai conferma, sotto il profilo botanico, quello che sapevamo già sotto il profilo storico e documentale: i pini hanno più di 70 anni. 

Quindi se hanno più di 70 anni sono stati collocati nel momento in cui la piazza definiva la sua facies che è pervenuta ai giorni nostri…… è qui che si definisce l’interesse culturale dei pini  ed in un certo senso tutto ciò è confermato,  quasi in anticipazione delle conclusioni della procedura di verifica, dalla comunicazione della Soprintendenza dello scorso 17 luglio. Afferma la Soprintendenza che la procedura di verifica è avviata al fine di : “verificare la sussistenza dell’interesse culturale della piazza che, per quanto ad oggi risultante, rappresenta l’esito di un importante intervento di disegno urbano conseguente al piano regolatore del 1904-1908, realizzato tra gli anni Venti e gli anni Quaranta del Novecento grazie alla demolizione del Politeama, alla progressiva definizione di quinte architettoniche di pregio – tra cui emerge il Palazzo delle Poste – ed al completamento con alberature, questo ultimo eseguito tra il 1937 e il 1939…”.



LA QUESTIONE DELLA SOSTITUIBILITÀ DEI PINI DA ABBATTERE PER RISPETTARE  L’INTERESSE CULTURALE E STORICO ARCHITETTONICO DELLA PIAZZA
Quindi se questa sorta di anticipazione del legame dei filari dei pini con la facies storica della piazza venisse confermata dalla verifica  dell’interesse culturale allora i pini che sono risultati abbattibili (sembra sicuramente 1 e forse altri 3) dovranno essere sostituiti
Ciò è auspicabile non per una sorta di romantica difesa della presenza degli alberi ma, come dimostra la relazione sulla stabilità dei pini domestici di Villa Borghese a Roma: “ Dai rilievi effettuati si evince come il popolamento analizzato sia da considerarsi stramaturo in quanto circa 1/5 del popolamento (il 18,9%) mostri caratteristiche di decadimento strutturale non più reversibili. L’eliminazione progressiva delle classi D e, successivamente delle classi C-D, oltre a mettere in sicurezza l’area da schianti e cedimenti di alberi interi e/o porzioni di essi – salvaguardando l’incolumità delle persone che quotidianamente frequentano numerose la villa, rappresenta il corretto metodo colturale per assicurare il futuro al popolamento arboreo così fortemente caratterizzante il paesaggio della villa e permette, mediante la messa a dimora con metodo razionale di nuovi giovani pini, di assicurare alle future generazioni una visione del paesaggio della villa molto simile a quanto oggi presente, ma sicuramente in condizioni migliori........". Credo non ci sia bisogno di altri commenti, più chiaro di così!
Peraltro questa Relazione afferma sulla questione della durata dei pini anche da non abbattere subito che: "in ambiente urbano la sua vita media oscilla tra i 110 e i 150 anni, con rari esemplari che raggiungono i 170 anni, in formazioni naturali ....può raggiungere i 250 anni di età". 



LA QUESTIONE DELLE PRESCRIZIONI DI CANTIERE PER TUTELARE I PINI E IL REATO POTENZIALE
Torno da ultimo alla relazione peritale sulla stabilità degli alberi. Nella parte finale c’è un paragrafo specifico sui rischi legati ai danni ai pini in un’area di cantiere.
Afferma la relazione: “Molto spesso le attività dell’uomo eseguite in prossimità degli alberi, siano esse la costruzione di un edificio o di un manufatto qualsiasi, la messa in esercizio di una infrastruttura sotterranea o aerea, l’approntamento di un asse viario, il rimodellamento morfologico di un sito o quant’altro,  possono provocare il danneggiamento, talora irreparabile, dell’apparato radicale, del tronco e/o della chioma verde. Questi possibili danneggiamenti non sono dovuti solamente alla mancata o inadeguata previsione della natura dei conflitti fra l’opera compiuta e l’albero, ma anche e soprattutto, ai comportamenti ed alle azioni messe in atto nella fase di cantierizzazione dell’opera, qualora non si adottino le necessarie tecniche e modalità di difesa dei diversi organi da cui è costituita la pianta arborea (apparato radicale, fusto e chioma). Troppo spesso si osserva infatti come la volontà di conservare gli alberi presenti in un’area oggetto di lavori,  per quanto espressa, non è seguita da azioni corrispondenti a loro difesa, con ciò provocando danni alle piante tali che, al termine dei lavori, queste si presentano così danneggiate o in condizioni di instabilità da essere opportuno abbatterle ai fini della sicurezza.”
Si conferma la illegittimità della autorizzazione a  lavorare sui lati della piazza, rilasciata dalla Soprintendenza in data 21 giugno 2013. Infatti tale autorizzazione venne rilasciata senza alcuna prescrizione di salvaguardia dei pini dalle attività di cantiere. Tanto è vero che la stessa relazione peritale molto opportunamente (ma ormai in grave ritardo, non dovuto a responsabilità degli estensori ma di Comune e Soprintendenza) prevede in allegato prescrizioni di cantiere.
Ma oltre la illegittimità io direi che in questo paragrafo  della relazione peritale si conferma un rischio di potenziale illegalità. Infatti se l’attività di cantiere svolta fino ad ora ( e successiva alla perizia sulla stabilità dei pini)  producesse un danno ai pini  e se i pini come è probabile venissero confermati quali elementi fondanti dell’interesse culturale e storico architettonico della piazza, si realizzerebbe la fattispecie del reato di danneggiamento al patrimonio archeologico storico ex articolo 733 del Codice Penale. I responsabili di ciò sarebbero il Comune, la ditta che esegue i lavori ed in concorso la Soprintendenza che non ha fornito le prescrizioni preventive ora indicate dalla relazione esaminata.


 
CONCLUSIONE
Se come afferma la relazione alcuni pini dovranno essere abbattuti si pone un ulteriore profilo penale a carico del Comune della Spezia. Infatti i pini dichiarati a rischio lo erano probabilmente da molto tempo e non si capisce come mai il Comune abbia deciso questa perizia solo ora. L’argomento che tanto i pini dovevano essere abbattuti non vale come abbiamo visto perché la verifica del loro interesse storico e culturale deve ancora essere definita e comunque almeno quello più a rischio lo era sicuramente da prima del 2009 anno della selezione del progetto Buren Vannetti.

Possiamo dire quindi che per l’Amministrazione Federici la sicurezza dei cittadini viene in considerazione solo quando sono in gioco i progetti che stanno a cuore a questi Amministratori? 

SI POSSIAMO DIRLO E SIAMO QUI IN ATTESA DI ESSERE SMENTITI CON I FATTI E LE ARGOMENTAZIONI.  
SENZA INSULTI PER FAVORE SIG. FEDERICI !!!






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