E’
stata pubblicata nel sito del Comune (vedi
QUI) la
relazione sulla stabilità dei pini di Piazza Verdi. Una relazione svolta con
metodologie di valutazione alla avanguardia e per la quale non possiamo che
essere grati al Prof. Sani per averla svolta con rigore professionale ed
equilibrio.
Quel
rigore professionale ed equilibrio che nella vicenda del progetto di
riqualificazione della piazza storica di Spezia non hanno certo dimostrato il
Comune e le Istituzioni Culturali.…….
LA QUESTIONE
DELLA DATAZIONE NATURALE DEI PINI
…….A
proposito di Istituzioni Culturali la relazione fornisce una ulteriore dimostrazione
della confusione di chi ci amministra sia politicamente che tecnicamente. A
pagina 13 si afferma: “Si tratta di dieci pini domestici (Pinus pinea L.), residuo di almeno dodici
esemplari, il cui impianto originario è abbastanza antico, in quanto può esser
fatto risalire, secondo la documentazione disponibile, intorno al 1939. Gli
alberi avrebbero quindi una età cronologica prossima a 75 anni o poco più (a seconda
del materiale utilizzato per la piantagione).” Quindi la relazione che ha
accompagnato il bando sul punto era sbagliata anche da un punto di vista
botanico oltre che storico culturale.
Già
dopo la sopra citata frase potremmo
chiuderla la relazione e non guardare oltre, perché tratta l’unico
elemento interessante ai fini
della querelle sul progetto
di riqualificazione della piazza: l’età
di collocazione dei pini.
E’
un atto di presunzione il mio? No di certo ho già scritto sopra che la
relazione è autorevole e condivisibile al 100%.
Il
punto è che questa relazione non serve minimamente a risolvere la questione che
ha fino ad ora comportato lo stallo nella esecuzione del progetto Buren Vannetti, e non poteva essere che così
peraltro.
LA QUESTIONE
DEL REALE INTERESSE CULTURALE STORICO
ARCHITETTONICO DEI PINI IN RAPPORTO ALL’INSIEME DELLA PIAZZA
Lo
voglio ripetere la questione non è se i pini in se siano o meno di interesse
culturale ai sensi del Codice dei beni culturali. Gli alberi sono soggetti a vincolo in se solo
se dichiarati monumentali altrimenti sono alberi come gli altri e possono avere
una valenza estetica, arborea fin che si vuole ma non culturale.
I
pini possono diventare di interesse culturale e quindi non abbattibili, a
prescindere dalla loro stabilità, solo se rapportati al resto della Piazza.
Questo
dovrà essere definito dalla procedura di verifica in corso e questa relazione
semmai conferma, sotto il profilo botanico, quello che sapevamo già sotto il
profilo storico e documentale: i pini hanno più di 70 anni.
Quindi
se hanno più di 70 anni sono stati collocati nel momento in cui la piazza
definiva la sua facies che è pervenuta ai giorni nostri…… è qui che si
definisce l’interesse culturale dei pini
ed in un certo senso tutto ciò è confermato, quasi in anticipazione delle conclusioni della
procedura di verifica, dalla comunicazione della Soprintendenza dello scorso 17
luglio. Afferma la Soprintendenza che la procedura di verifica è avviata al
fine di : “verificare la
sussistenza dell’interesse culturale della piazza che, per quanto ad oggi
risultante, rappresenta l’esito di un importante intervento di disegno urbano
conseguente al piano regolatore del 1904-1908, realizzato tra gli anni Venti e
gli anni Quaranta del Novecento grazie alla demolizione del Politeama, alla
progressiva definizione di quinte architettoniche di pregio – tra cui emerge il
Palazzo delle Poste – ed al completamento con alberature, questo ultimo
eseguito tra il 1937 e il 1939…”.
LA QUESTIONE DELLA SOSTITUIBILITÀ DEI PINI DA ABBATTERE PER
RISPETTARE L’INTERESSE CULTURALE E
STORICO ARCHITETTONICO DELLA PIAZZA
Quindi se questa sorta di anticipazione del legame dei
filari dei pini con la facies storica della piazza venisse confermata dalla
verifica dell’interesse culturale allora
i pini che sono risultati abbattibili
(sembra sicuramente 1 e forse altri 3) dovranno
essere sostituiti.
Ciò è auspicabile non per una sorta di romantica difesa
della presenza degli alberi ma, come dimostra la relazione sulla stabilità dei pini domestici di Villa Borghese a Roma:
“ Dai rilievi effettuati si
evince come il popolamento analizzato sia da considerarsi stramaturo in quanto
circa 1/5 del popolamento (il 18,9%) mostri caratteristiche di decadimento
strutturale non più reversibili. L’eliminazione progressiva delle classi D e,
successivamente delle classi C-D, oltre a mettere in sicurezza l’area da
schianti e cedimenti di alberi interi e/o porzioni di essi – salvaguardando
l’incolumità delle persone che quotidianamente frequentano numerose la villa,
rappresenta il corretto metodo colturale per assicurare il futuro al popolamento arboreo così
fortemente caratterizzante il paesaggio della villa e permette, mediante la
messa a dimora con metodo razionale di nuovi giovani pini, di assicurare alle
future generazioni una visione del paesaggio della villa molto simile a quanto
oggi presente, ma sicuramente in condizioni migliori........".
Credo non ci sia bisogno di altri commenti, più chiaro di così!
Peraltro questa Relazione afferma sulla questione della durata dei pini anche da non abbattere subito che: "in ambiente urbano la sua vita media oscilla tra i 110 e i 150 anni, con rari esemplari che raggiungono i 170 anni, in formazioni naturali ....può raggiungere i 250 anni di età".
LA QUESTIONE DELLE PRESCRIZIONI DI CANTIERE PER TUTELARE I PINI E IL
REATO POTENZIALE
Torno da ultimo alla relazione peritale sulla stabilità
degli alberi. Nella parte finale c’è un paragrafo specifico sui rischi legati
ai danni ai pini in un’area di cantiere.
Afferma la relazione: “Molto spesso le attività dell’uomo eseguite in prossimità
degli alberi, siano esse la costruzione di un edificio o di un manufatto
qualsiasi, la messa in esercizio di una infrastruttura sotterranea o aerea,
l’approntamento di un asse viario, il rimodellamento morfologico di un sito o
quant’altro, possono provocare il danneggiamento,
talora irreparabile, dell’apparato radicale, del tronco e/o della chioma verde.
Questi possibili danneggiamenti non sono dovuti solamente alla mancata o inadeguata
previsione della natura dei conflitti fra l’opera compiuta e l’albero, ma anche
e soprattutto, ai comportamenti ed alle azioni messe in atto nella fase di
cantierizzazione dell’opera, qualora non si adottino le necessarie tecniche e
modalità di difesa dei diversi organi da cui è costituita la pianta arborea
(apparato radicale, fusto e chioma). Troppo spesso si osserva infatti come la
volontà di conservare gli alberi presenti in un’area oggetto di lavori, per quanto espressa, non è seguita da azioni
corrispondenti a loro difesa, con ciò provocando danni alle piante tali che, al
termine dei lavori, queste si presentano così danneggiate o in condizioni di instabilità
da essere opportuno abbatterle ai fini della sicurezza.”
Si conferma la illegittimità della
autorizzazione a lavorare sui lati della
piazza, rilasciata dalla Soprintendenza in data 21 giugno 2013. Infatti tale
autorizzazione venne rilasciata senza alcuna prescrizione di salvaguardia dei
pini dalle attività di cantiere. Tanto è vero che la stessa relazione peritale molto
opportunamente (ma ormai in grave ritardo, non dovuto a responsabilità degli
estensori ma di Comune e Soprintendenza) prevede in allegato prescrizioni di
cantiere.
Ma oltre la illegittimità io direi che in
questo paragrafo della relazione
peritale si conferma un rischio di potenziale illegalità. Infatti se l’attività
di cantiere svolta fino ad ora ( e successiva alla perizia sulla stabilità dei
pini) producesse un danno ai pini e se i pini come è probabile venissero
confermati quali elementi fondanti dell’interesse culturale e storico
architettonico della piazza, si realizzerebbe la fattispecie del reato di
danneggiamento al patrimonio archeologico storico ex articolo 733 del Codice
Penale. I responsabili di ciò sarebbero il Comune, la ditta che esegue i lavori
ed in concorso la Soprintendenza che non ha fornito le prescrizioni
preventive ora indicate dalla relazione esaminata.
CONCLUSIONE
Se come afferma la relazione alcuni pini dovranno essere
abbattuti si pone un ulteriore profilo penale a carico del Comune della Spezia.
Infatti i pini dichiarati a rischio lo erano probabilmente da molto tempo e
non si capisce come mai il Comune abbia deciso questa perizia solo ora. L’argomento
che tanto i pini dovevano essere abbattuti non vale come abbiamo visto perché la
verifica del loro interesse storico e culturale deve ancora essere definita e
comunque almeno quello più a rischio lo era sicuramente da prima del 2009 anno
della selezione del progetto Buren Vannetti.
Possiamo dire quindi che per l’Amministrazione Federici la
sicurezza dei cittadini viene in considerazione solo quando sono in gioco i
progetti che stanno a cuore a questi Amministratori?
SI POSSIAMO DIRLO E SIAMO QUI IN ATTESA DI ESSERE SMENTITI
CON I FATTI E LE ARGOMENTAZIONI.
SENZA INSULTI PER FAVORE SIG. FEDERICI !!!
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